Collegati con noi

Politica

Giubileo, slitta Termini ma chiudono i lavori al Vaticano

Pubblicato

del

Galeotta fu la basaltina di Bagnoregio, una pietra grigia pregiata che si estrae nella provincia di Viterbo. A un certo punto – ne serviva parecchia, per il piazzale della atazione Termini – è iniziata a scarseggiare. L’alternativa era mettere il cemento. S’è scelto piuttosto di far slittare la conclusione del cantiere di una settimana: era il 23, adesso è il 30 dicembre. Su piazza Risorgimento invece, a ridosso del Cupolone, si farà prima, mentre per via Ottaviano il ‘colpevole’ dello slittamento dei tempi è stato il clima capriccioso. Storie dal Giubileo in arrivo, storie di cantieri, a 15 giorni esatti dall’apertura della Porta Santa: le racconta il sindaco-commissario Roberto Gualtieri di fronte alla commissione capitolina Giubileo. Più di un’ora di relazione, correggendo in avanti o all’indietro il cronoprogramma delle inaugurazioni. “Siamo quasi al traguardo – ha detto il sindaco – Il Giubileo farà Roma migliore”. Si comincia da Piazza Pia, inizialmente prevista per il 20. Sarà aperta invece, come già annunciato, il 23, ma i cantieri non c’entrano. E’ una questione di agende: servirà a far partecipare “il governo”, e c’è chi sostiene che per l’opera simbolo dell’Anno Santo potrebbe intervenire anche la stessa premier Giorgia Meloni. Più vicine invece altre due scadenze: l’11 dicembre saranno inaugurate la rinnovata stazione della metro di Piazza di Spagna (già riaperta ai passeggeri da qualche settimana) ma soprattutto via Ottaviano pedonalizzata, che dalla metropolitana conduce verso il Vaticano.

A novembre non s’è potuto perché “il caldo – ha spiegato Gualtieri – ha costretto a rinviare la messa a dimora degli alberi”. C’era poi da risolvere il problema delle pozzanghere che rimanevano a terra dopo ogni acquazzone: ora “sono state installate delle piccole grate”. Da via Ottaviano, diretti al Colonnato, si passa per Piazza Risorgimento. Qui il calendario invece è in anticipo: la piazza (ora pedonale al 75%) doveva aprire il 23, ma aprirà già il 20. “I lavori sono in piena attività. Inizialmente – ha ricordato Gualtieri – si pensava di realizzare un parcheggio ma non c’erano i tempi”. Si vedrà dopo il 2025. Invariate le aperture sia di piazza San Giovanni (28 dicembre) sia del Ponte dell’Industria (fine gennaio). I cambiamenti d’agenda più significativi si registrano invece nel complesso di interventi tra piazza dei Cinquecento e piazza della Repubblica. Il cantiere (“un’area pari a nove campi di calcio” ha ricordato il sindaco) doveva essere inaugurato il 23 nella sua interezza. Sarà invece aperto a tappe: per la parte di piazza della Repubblica-Planetario l’appuntamento è il 22, mentre per il piazzale di Termini si andrà al 30.

Tor Vergata invece, con il recupero della Vela di Calatrava e il nuovo palasport scoperto, sarà pronta per l’estate in tempo per il Giubileo dei Giovani, ma arriveranno prima le opere di viabilità. Nel secondo trimestre del 2025, infine, sarà completata la Casa delle Famiglie di Pietralata. I cantieri del Giubileo però non sono solo cemento e ruspe ma anche tecnologia e cultura. Saranno 30 e non 11, ha annunciato il sindaco, le piazze coperte da wifi gratuito entro la fine dell’anno, mentre per le periferie oggi l’assessore alla Cultura Massimiliano Smeriglio ha lanciato il bando ‘Open 25 – Artes et Iubilaeum’ da 5 milioni per eventi di teatro, cinema, danza, letteratura, arti visive, gastronomia che si terranno tra aprile e dicembre lontani dal centro, con particolare attenzione alle proposte dei giovani. “Siamo pronti ad accogliere turisti e pellegrini – ha detto l’assessore capitolino – ma a Roma vivono i romani e le romane, è una città di quartieri, borgate e rioni”. Si concentrano invece nel centro storico gli interventi di Caput Mundi, la tranche ‘giubilare’ del Pnrr: oggi nell’ambito del programma di recupero delle fontane storiche, l’acqua è tornata a scorrere nelle magnifiche vasche di Piazza Farnese, dove insieme all’ambasciatore di Parigi a Roma è stata inaugurata anche la facciata dell’omonimo palazzo, sede della diplomazia d’oltralpe in Italia. Un intervento non legato ai finanziamenti dell’Anno Santo, “ma volevamo fosse pronto per il Giubileo – ha detto l’ambasciatore Martin Briens – e ce l’abbiamo fatta”.

Advertisement

Politica

Mastella: “Con Fico e Manfredi un asse politico solido. Il centro sarà decisivo per la vittoria in Campania”

Clemente Mastella rilancia l’asse politico tra Fico e Manfredi: “Il centro è con Fico e sarà decisivo per la vittoria in Campania. La remuntada del centrodestra non esiste”.

Pubblicato

del

Clemente Mastella, segretario nazionale di Noi di Centro e sindaco di Benevento, ha ribadito oggi il pieno sostegno a Roberto Fico, candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Campania, durante l’appuntamento elettorale per la presentazione dei candidati Giovanna Razzano e Pellegrino Mastella.

“Fico è – come ho detto – il più democristiano dei Cinque Stelle: con lui e con Manfredi c’è un asse politico solido che deve tradursi e si tradurrà in alleanze anche negli appuntamenti locali”, ha dichiarato Mastella dal palco del teatro di Benevento, gremito di sostenitori.


“La remuntada del centrodestra non esiste”

Nel suo intervento, il leader centrista ha riservato una stoccata al governo e alla premier Giorgia Meloni, commentando con ironia l’annunciata presenza della presidente del Consiglio in Campania per la chiusura della campagna elettorale.

“La remuntada del centrodestra non si vede, perché non esiste. La premier dice che verrà due volte a Napoli: si risparmi la trasferta. Il centro è con Fico e sarà decisivo per portarlo a Palazzo Santa Lucia”, ha affermato Mastella, suscitando l’applauso del pubblico.


“La Campania sarà il traino del campo largo”

A fianco di Mastella, Roberto Fico e il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, simboli del nuovo asse progressista campano.
Il sindaco di Benevento ha chiuso il suo intervento con una previsione ottimistica sul peso politico della Campania nel quadro nazionale:

“Benevento, come mostra questo teatro stracolmo, sarà traino per la vittoria in Campania. E la vittoria in Campania trainerà il campo largo verso le Politiche: Campania e Puglia, dove vinceremo, con i loro 10 milioni di abitanti, valgono cinque volte le loro affermazioni nelle Marche e in Calabria”.

Un messaggio chiaro: Mastella punta a rendere la Campania il laboratorio politico del nuovo centrosinistra riformista, con Fico e Manfredi come perno di un’alleanza estesa e coesa in vista delle sfide nazionali.

Continua a leggere

In Evidenza

Regionali in Campania, De Luca resta l’ago della bilancia. Fico e Cirielli in volata finale verso il voto del 25 novembre

De Luca, pur fuori corsa per il terzo mandato, resta protagonista della politica campana. Fico guida il centrosinistra, ma Cirielli accorcia nei sondaggi. Meloni e Carfagna scaldano la campagna elettorale.

Pubblicato

del

Sebbene non possa correre per un terzo mandato, Vincenzo De Luca continua a essere un protagonista silenzioso ma ingombrante della campagna elettorale per le Regionali in Campania. La sua lista civica, A Testa Alta, secondo i sondaggi potrebbe superare persino quella del candidato presidente del centrosinistra, Roberto Fico, alimentando il timore che l’influenza politica del governatore uscente resti forte anche nella prossima amministrazione.

Le relazioni tese con il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, che non ha mai nascosto la volontà di “voltare pagina”, rendono il quadro ancora più complesso. Manfredi, dal congresso dei giovani dem a Napoli, ha ribadito: “È finita una stagione politica, ora c’è un rinnovamento. Il futuro della Campania è con Roberto Fico”.


Piero De Luca rassicura: “Mio padre non sarà un governatore ombra”

A cercare di rasserenare gli animi ci ha pensato Piero De Luca, figlio del presidente uscente e segretario regionale del Partito Democratico. Dal palco del congresso dei Giovani Democratici ha smentito ogni ipotesi di regia occulta del padre:

“Non ci sarà un governatore ombra. Ci sarà un lavoro di squadra tra tutte le forze della coalizione progressista. Roberto Fico guiderà la Regione Campania verso obiettivi ancora più ambiziosi”.

Un messaggio chiaro a chi teme che l’ex sindaco di Salerno continui a esercitare un peso politico decisivo anche dopo il voto.


Fico in vantaggio ma Cirielli recupera, Meloni punta sulla “remuntada”

Il centrosinistra, forte degli ultimi sondaggi, guarda con ottimismo al 25 novembre. Ma nel centrodestra cresce la convinzione che Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri e candidato della coalizione, stia riducendo il distacco da Fico.

La premier Giorgia Meloni crede nella rimonta: sarà in Campania venerdì prossimo per la chiusura della campagna al Palapartenope, e potrebbe tornare a pochi giorni dal voto per annunciare nuovi interventi del governo per Caivano e il Mezzogiorno.


Attacchi e tensioni: Carfagna e Gasparri all’assalto del “Campo largo”

Il clima si fa sempre più acceso. La segretaria di Noi Moderati, Mara Carfagna, ha definito il Campo largouna truffa ai danni degli elettori”, sottolineando come Pd e Movimento 5 Stelle “si siano combattuti e insultati per dieci anni”.

Duro anche Fulvio Martusciello di Forza Italia, che ha sfidato Fico: “Accetti un confronto con Cirielli: è il sale della democrazia. Nell’ultima settimana faremo il sorpasso”.

Il senatore Maurizio Gasparri ha poi ironizzato sul caso del presunto ormeggio abusivo a Nisida dell’ex presidente della Camera:

“Quella di Fico è una barca che fa acqua da tutte le parti. Non sarebbe in grado neanche di fare il bagnino”.


Fico replica: “Niente polemiche, continuiamo a lavorare”

Lapidaria la risposta del candidato del Campo largo: “Le offese lasciano il tempo che trovano. Non hanno argomenti. Noi continuiamo a lavorare pancia a terra”.

Con il voto ormai alle porte, la battaglia per Palazzo Santa Lucia entra nel vivo. De Luca, pur fuori dalla corsa, resta l’ago della bilancia di una Regione contesa tra la voglia di continuità e l’ambizione di un cambio di stagione politica.

Continua a leggere

Politica

Informazione politica, cala la fiducia ma resistono i media tradizionali: cresce la “bolla” digitale e si riduce il confronto tra idee diverse

Un’indagine Ipsos Doxa per il Brand Journalism Festival fotografa il calo di fiducia nei media, la forza di radio e giornali tradizionali e la crescente chiusura dei giovani nelle proprie “bolle” digitali.

Pubblicato

del

L’informazione politica italiana sta attraversando una trasformazione profonda e complessa. Tra social network, podcast, influencer e nuovi canali digitali, la cosiddetta infosfera si è frammentata, rendendo più difficile orientarsi tra le fonti e mantenere un dialogo aperto tra opinioni diverse.

È quanto emerge dall’indagine Ipsos Doxa realizzata per la seconda edizione del Brand Journalism Festival, che verrà presentata martedì 11 novembre al Talent Garden di Roma.


Fiducia in calo, ma i media tradizionali resistono

Secondo la ricerca, il 64% degli italiani dichiara di avere meno fiducia nei media rispetto a cinque anni fa. A perdere terreno sono soprattutto i nuovi mezzi di comunicazione: social network, podcast e influencer restano tutti sotto la soglia del 50% di fiducia.

In controtendenza, i media tradizionali continuano a rappresentare un punto di riferimento.
La radio si conferma il mezzo più credibile con il 63% di fiducia, seguita dai giornali cartacei (60%) e dalla televisione.

Un dato incoraggiante arriva dai giovani della Generazione Z: nonostante siano i più immersi nel digitale, dichiarano livelli di fiducia simili o superiori alla media, con il 62% che ritiene affidabili i quotidiani.


Giovani più “chiusi” e meno disposti al confronto

Ma proprio i giovani mostrano un altro fenomeno preoccupante: una crescente chiusura nella propria “bolla informativa”.

Il 41% della GenZ ammette di sentirsi a disagio nel discutere di politica con chi ha idee diverse (contro una media nazionale del 33%), e il 64% dichiara di confrontarsi solo con persone che condividono le proprie opinioni.

Quasi un giovane su due, inoltre, si fida maggiormente delle notizie provenienti da fonti ideologicamente affini. Il risultato è una porzione di popolazione — uno su sei, uno su cinque tra i giovani — completamente immersa nella propria bolla, informata solo da fonti “assonanti” e refrattaria al dialogo esterno.


La politica come appartenenza identitaria

Il rischio, evidenzia l’indagine, è quello di una politica sempre più vissuta in chiave identitaria.
Per oltre la metà degli italiani (55%), chi vota partiti diversi appartiene a mondi distinti non solo per valori o visione del mondo, ma anche per livello culturale (53%), condizioni sociali ed economiche (50%), stile di vita (53%) e perfino provenienza geografica (44%).


Un segnale d’allarme per la democrazia del dialogo

La fotografia scattata da Ipsos Doxa rivela un Paese in cui cresce la diffidenza verso l’informazione, ma anche una società sempre più frammentata in micro-comunità digitali che parlano solo a sé stesse.

Se da un lato i media tradizionali resistono come argine di credibilità, dall’altro l’Italia appare sempre più divisa in “isole di consenso”, dove il confronto tra idee diverse rischia di diventare un esercizio raro.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto