Collegati con noi

Cronache

Giovanni Brusca è libero: il boia di Capaci ha scontato la pena

Dopo 20 anni in carcere e 4 anni di libertà vigilata è un uomo definitivamente libero.

Pubblicato

del

Giovanni Brusca, il boia di Capaci, è definitivamente libero. Il boss mafioso di San Giuseppe Jato, che il 23 maggio 1992 azionò il telecomando che fece esplodere l’autostrada A29, uccidendo il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre uomini della scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani, ha concluso anche l’ultimo tratto della sua pena: quattro anni di libertà vigilata, decisi dalla magistratura di sorveglianza come debito residuo da scontare dopo 25 anni di carcere.

La collaborazione dopo un primo falso pentimento

Brusca fu arrestato nel 1996 e inizialmente simulò un pentimento strategico, che non convinse del tutto la magistratura. Solo in una seconda fase inizia a collaborare pienamente, rivelando importanti dettagli sulle stragi di mafia, sull’organizzazione interna di Cosa nostra e sui legami tra politica, affari e criminalità organizzata. La sua collaborazione ha permesso l’arresto di altri boss e l’avvio di inchieste delicate, ma non ha cancellato l’orrore dei crimini commessi.

Il killer di oltre cento omicidi

Brusca ha ammesso oltre cento omicidi, compreso quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio di un pentito, rapito a 12 anni, tenuto in ostaggio per 779 giorni, strangolato e sciolto nell’acido. Un delitto che ha marchiato per sempre la sua figura e che ha suscitato orrore trasversale, anche tra altri mafiosi. È noto anche per avere fatto giustiziare i fratelli del collaboratore Santino Di Matteo, per aver ordinato esecuzioni di boss rivali e per aver fatto saltare in aria l’auto blindata di Falcone con una carica di 500 chili di tritolo.

La scarcerazione che divide l’Italia

Era già in semilibertà da quattro anni, ma la sua uscita definitiva dal programma di protezione e dalla giustizialascia un senso di inquietudine e amarezza. Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso, ha ricordato che “la legge va rispettata”, ma ha sottolineato “l’enorme dolore personale e collettivo” per un’uscita che tocca il cuore di milioni di italiani. Anche Tina Montinaro, vedova del caposcorta, ha dichiarato: «Questa non è giustizia. Brusca non doveva più rivedere la luce da uomo libero».

Nessun ritorno in Sicilia

L’unica limitazione oggi è il divieto di dimora in Sicilia. Brusca potrà vivere altrove, senza scorta, senza controlli, senza più alcun vincolo con lo Stato che ha servito come collaboratore. Il boss che faceva esplodere i giudici, che scioglieva bambini nell’acido e che trattava le vite umane come “zavorra”, è ora un uomo libero tra noi.

Advertisement

Cronache

Il giovane napoletano Matteo Atticciati emoziona il Bundestag: «Io sono un cittadino europeo»

Matteo Atticciati, giovane napoletano, parla al Bundestag davanti a Mattarella e alle autorità tedesche: «Siamo tutti cittadini europei». Una giornata storica per le relazioni Italia-Germania.

Pubblicato

del

È Matteo Atticciati, giovane di Napoli, il simbolo europeo della Giornata del lutto nazionale celebrata oggi al Bundestag. Dal podio del Parlamento tedesco, davanti al presidente Sergio Mattarella e alle massime cariche istituzionali della Germania, Atticciati ha pronunciato un messaggio semplice e potentissimo: «Quando commemoriamo le vittime delle guerre e delle tirannie lo facciamo in tante lingue diverse, ma diciamo tutti la stessa cosa: io sono un cittadino europeo».

Una cerimonia dedicata all’amicizia Italia-Germania

L’edizione 2025 del lutto nazionale è stata dedicata al rapporto fra Italia e Germania, in un momento di forte cooperazione politica e istituzionale fra i due Paesi, nonostante la diversa collocazione delle loro leadership di governo. L’amicizia è rafforzata dal legame personale tra Mattarella e il presidente federale Frank-Walter Steinmeier, che ha accolto il Capo dello Stato italiano con parole di grande affetto: «Chi trova un amico trova un tesoro».

Un intervento storico di Mattarella

L’ambasciatore italiano a Berlino, Fabrizio Bucci, ha definito la giornata «memorabile», ricordando che per la prima volta un presidente della Repubblica italiana ha preso la parola nella plenaria del Bundestag. Un momento che conferma lo stato eccellente delle relazioni bilaterali e il ruolo centrale dell’Europa nella difesa della pace.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della Cerimonia della “Giornata del Lutto Nazionale”
(foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Le storie che uniscono due Paesi

La commemorazione ha riportato al centro le vicende dei Gastarbeiter, degli imprenditori e dei professionisti italiani che hanno costruito un ponte umano ed economico con la Germania negli ultimi settant’anni, dopo l’accordo del 1955 sul reclutamento dei lavoratori italiani.

Fra i momenti più significativi, il racconto del conduttore Markus Lanz, che ha ricordato con ironia il suo servizio militare a Salerno e la proverbiale empatia italiana.

Giovani protagonisti del futuro europeo

Nella plenaria hanno parlato giovani italiani e tedeschi impegnati nella Bundeswehr e nelle associazioni civili, richiamando i valori comuni che devono guidare il continente per garantire un «mai più» alle guerre e alle persecuzioni.

La studentessa Lea Schuster ha ricordato che il cammino europeo ha senso solo se capace di impedire che «si imbraccino di nuovo le armi gli uni contro gli altri».

La musica come ponte tra culture

La cerimonia si è chiusa con una delle espressioni più alte dell’incontro culturale fra Italia e Germania: lo Stabat Materdi Pergolesi nella revisione di Johann Sebastian Bach, un simbolo di dialogo e armonia fra due tradizioni che continuano a costruire Europa.

La voce di un ragazzo napoletano, oggi a Berlino, ha ricordato che quell’Europa non è un’idea astratta: è una comunità viva, fatta di memoria, pace e futuro condiviso.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della Cerimonia della “Giornata del Lutto Nazionale”
(foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Continua a leggere

Cronache

Furto in casa del dirigente del Real Forio: denunciato un calciatore del Lacco Ameno. «Nessuna rivalità sportiva»

Un calciatore 21enne del Lacco Ameno è stato denunciato per il furto di 2.000 euro in casa del direttore generale del Real Forio. Le società isolane respingono ogni lettura sportiva dell’episodio.

Pubblicato

del

Una vicenda iniziata fuori dal campo e finita nella caserma dei carabinieri di Forio. Un calciatore senegalese di 21 anni del Lacco Ameno è stato denunciato dopo essersi introdotto, nella notte tra giovedì e venerdì, nell’abitazione del direttore generale del Real Forio, rubando 2.000 euro in contanti.
Il dirigente, svegliato di soprassalto mentre era in casa con la moglie, ha scoperto il furto soltanto al mattino, quando ha avvisato i carabinieri guidati dal luogotenente Luigi Di Nola.

Le immagini di videosorveglianza e l’identificazione

Grazie alle telecamere della zona, i militari hanno riconosciuto l’autore del furto nonostante il cappuccio della felpa. L’abbigliamento era infatti familiare ai carabinieri, spesso visto addosso al giovane nelle aree della movida.
Quando è stato fermato, il ragazzo indossava ancora gli stessi vestiti e aveva con sé un sacchetto con alcuni capi appena acquistati. In tasca sono stati recuperati 1.400 euro, parte del bottino. I contanti sono stati restituiti al dirigente del Real Forio.

Le società respingono ogni “derby della cronaca”

L’episodio non ha incrinato i rapporti tra Real Forio e Lacco Ameno. Il Real ha pubblicato un comunicato su Facebook per «evitare strumentalizzazioni», chiarendo che il furto è privo di qualsiasi connotazione sportiva:
l’appartenenza dell’autore e della vittima a due squadre diverse dell’isola è «una mera casualità» e ogni tentativo di collegare l’episodio alle rivalità calcistiche viene «respinto con forza».

Solidarietà al dirigente e vicinanza al giovane calciatore

Anche il Lacco Ameno conferma i buoni rapporti con la società confinante, esprimendo solidarietà al dirigente derubato. Al tempo stesso i dirigenti lacchesi hanno dichiarato l’intenzione di stare vicino al giovane, definendolo un ragazzo «ingenuo» che ha bisogno di essere seguito e riportato «sulla retta via».

Continua a leggere

Cronache

Papa Leone con i poveri: messa a San Pietro e pranzo con 1300 persone per la Giornata mondiale

Papa Leone celebra la Giornata mondiale dei poveri con una messa gremita a San Pietro e un pranzo con 1300 persone in difficoltà, richiamando i leader mondiali ad ascoltare il grido degli ultimi.

Pubblicato

del

Papa Leone ha scelto di vivere la Giornata mondiale dei poveri accanto a chi affronta ogni giorno la fatica della sopravvivenza. Il pranzo con 1300 persone in difficoltà ha rappresentato il momento più intenso di una giornata nata da un’intuizione di Papa Francesco, che Leone ha voluto ricordare e applaudire.

La messa a San Pietro e il saluto fuori dalla Basilica

La mattina si è aperta con la messa nella Basilica di San Pietro, troppo piccola per contenere le migliaia di persone presenti. Prima della celebrazione, il Papa è uscito in Piazza San Pietro per salutare chi non era riuscito a entrare e invitarlo a seguire la celebrazione dai maxischermi.

Il richiamo ai responsabili del mondo

Nell’omelia, Papa Leone ha rivolto un appello diretto ai leader mondiali:
«Ascoltate il grido dei poveri».
Ha parlato delle tante forme di povertà, materiali, morali e spirituali, ricordando che alla radice di tutte c’è una ferita comune: la solitudine.

Secondo Leone, la sensazione di impotenza globale nasce da una menzogna: credere che nulla possa cambiare. «Il Vangelo – ha detto – ci dice che proprio negli sconvolgimenti della storia il Signore viene a salvarci. La comunità cristiana deve esserne oggi segno vivo, in mezzo ai poveri».

Pace, giustizia e responsabilità

Il Papa ha insistito sul ruolo dei responsabili istituzionali:
«Non ci potrà essere pace senza giustizia», richiamando alle proprie responsabilità capi di Stato e governanti. Il grido dei poveri, ha ricordato, è spesso soffocato da un mito del benessere che non include tutti e lascia indietro chi non riesce a reggere il passo.

Il pranzo nell’Aula Nervi e la visita ai volontari

La giornata si è conclusa con il pranzo nell’Aula Nervi, organizzato grazie alle realtà che ogni giorno lavorano accanto ai poveri: Vincenziani, Caritas, Sant’Egidio e l’associazione francese Fratello, che ha curato un secondo pranzo nei Giardini Vaticani.

Papa Leone, a sorpresa, si è recato anche lì per salutare e benedire volontari e ospiti, ribadendo così la sua vicinanza concreta agli ultimi.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto