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Economia

Giorgetti: su Unicredit decide l’Italia non Bruxelles

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L’offerta di Unicredit su Banco Bpm, alla quale il governo ha posto dei paletti con il golden power, riguarda la sicurezza nazionale e non dà quindi spazio a un intervento dell’Unione europea. E’ il messaggio del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, alla vigilia del cda sui conti della banca guidata da Andrea Orcel. “Bruxelles ha delle competenze in materia bancaria di concorrenza. Sulla sicurezza nazionale decide lo Stato italiano e non l’Europa fino a questo momento”, ha affermato Giorgetti, a margine di un incontro a Tirano, riguardo a un possibile intervento della Commissione europea dopo gli ostacoli messi dal governo a Unicredit sulla strada verso Piazza Meda. “Penso che il golden power è stato valutato. E’ una decisione che è stata assunta dal Cdm, adesso come dice il golden power c’è il monitoraggio. Gli interessati devono fare delle cose e dimostrare delle cose e noi valuteremo quelle”, ha aggiunto parlando di Unicredit.

In gioco ci sono le visioni diverse del governo e degli uffici della Commissione sull’operazione, tanto che da Bruxelles oltre un mese fa è arrivata a Roma una lettera sull’uso del ‘potere speciale’ e sul rispetto delle regole europee che demandano in sostanza alla Bce il compito di valutare le acquisizioni bancarie. E’ accaduto prima del Consiglio dei ministri del 18 aprile dove c’è stato un aspro confronto fra le forze di maggioranza sui paletti a Unicredit. Tanto che Forza Italia ha fatto mettere a verbale le proprie riserve sulla base giuridica per l’esercizio del ‘potere speciale’ sull’offerta di scambio per Banco Bpm. La Direzione generale della concorrenza della Commissione Ue si esprimerà entro metà giugno in ambito antitrust. E su questo non ci piove. Il dubbio riguarda piuttosto se il governo debba notificare la decisione del 18 aprile alla Ue. Secondo il regolamento europeo sulle concentrazioni uno Stato può intervenire con norme nazionali – nello specifico il golden power – quando c’è in ballo la sicurezza nazionale. Per Giorgetti è questo il caso, di conseguenza su Unicredit decide l’Italia e non l’Europa.

Nel risiko bancario che ha messo in subbuglio il sistema finanziario italiano, vedendo coinvolti azionisti come il gruppo Caltagirone o la Delfin dei Del Vecchio, presenti in diversi istituti coinvolti, non è stato invece ravvisato l’interesse nazionale per l’offerta di Mps su Mediobanca. Sull’ops fra due banche, ritenute evidentemente a pieno titolo italiane, il governo non ha utilizzato il golden power. In attesa di capire se lo userà per l’offerta di Piazzetta Cuccia su Banca Generali, che oltre a essere una difesa di Mediobanca da Siena punta a far nascere un campione italiano nel risparmio gestito, a Giorgetti è stato chiesto un parere sull’ops di Bper sulla Popolare di Sondrio. “Tutti chiamano in ballo il governo su tutte le vicende. Il governo interviene, quando la legge lo chiama a intervenire, con le valutazioni e poi sono situazioni di mercato.

Certo la Sondrio su questo territorio significa moltissimo e questo non può essere ignorato. Il mio auspicio è che questa operazione, non so se si concluderà e come si concluderà, tenga conto delle specificità del territorio”, ha risposto il ministro a margine dell’incontro con gli studenti valtellinesi sulle Olimpiadi 2026. Domenica intanto i riflettori sono rivolti verso Piazza Gae Aulenti dove il cda approverà i risultati del trimestre che saranno comunicati lunedì. Ci si aspetta che la riunione possa toccare anche il tema del golden power mentre resta l’ombra di un ritiro dell’offerta su Banco Bpm. Ma Orcel può prendersi tempo per decidere.

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Economia

Sì dalla Bce all’opa di Mps su Mediobanca

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La Bce dice sì all’offerta pubblica di scambio di Mps su Mediobanca e l’operazione, se tutto filerà liscio, potrà partire agli inizi di luglio. Come ha anticipato Reuters, il consiglio di vigilanza della Banca centrale europea ha approvato l’operazione e ora tocca al consiglio direttivo ratificare la decisione. Trattandosi di una procedura scritta non serve che l’organo si riunisca ed è sufficiente una ‘non obiezione’ per il via libera definitivo di Francoforte. Si attende che una comunicazione venga inviata dalla Bce a Siena entro domani. Da quel momento, la Consob avrà 5 giorni di tempo per approvare il prospetto dell’ops.

Nel frattempo sulla strada per il calcio di inizio all’offerta è in agenda venerdì la presentazione dei target aggiornati al 2028 di Mediobanca per dare una base di confronto con gli obiettivi già annunciati per Mps dall’ad Luigi Lovaglio. Si tratta di un tentativo dell’amministratore delegato di Piazzetta Cuccia Alberto Nagel per convincere i suoi azionisti a non aderire all’offerta del Monte di Paschi. Sullo sfondo resta l’incognita legata alle indagini della Procura di Milano, a seguito di uno dei tanti esposti fatti da Mediobanca anche a Consob, Bce e Direzione generale della concorrenza della Ue, sull’Accelerated book building (Abb) con cui Banca Akros ha collocato per conto del Ministero dell’economia e delle finanze il 15% di Mps, acquisito dalla Delfin dei Del Vecchio, dal gruppo Caltagirone, oltre che da Banco Bpm e dalla sua controllata Anima. Banca Akros, la banca d’investimento del gruppo guidato da Giuseppe Castagna, è intanto intervenuta per contestare un articolo del Financial Times.

Secondo il quotidiano è finita sotto la lente della Dg Comp – dopo un esposto presentato da Mediobanca, come riportato nei giorni scorsi da un quotidiano – la procedura di collocamento accelerato, nella quale UniCredit avrebbe piazzato un ordine di acquisto del 10% delle azioni: si tratta di un importo significativo che normalmente comporterebbe il pagamento di un premio. L’articolo riporta anche il virgolettato un funzionario del Ministero dell’ Economia che nega qualsiasi irregolarità nel processo di bookbuilding, che ha seguito “uno standard di mercato”.

Ribadisce la correttezza e la trasparenza dell’operazione anche Akros: “tutti gli ordini sono stati raccolti, registrati ed elaborati allo stesso modo e nessun ordine di acquisto correttamente inoltrato è stato ignorato. Questo vale per tutte le centinaia di investitori istituzionali che sono stati invitati e hanno partecipato all’Abb; nessun grande investitore è stato escluso dalla procedura di offerta, come riportato nell’articolo, tra cui UniCredit, il fondo petrolifero norvegese e BlackRock”. Per Akros “UniCredit non ha impartito alcun ordine di acquisizione nell’ambito della procedura Abb”.

L’affermazione sembra contrastare in parte con quanto dichiarato in una recente in una intervista dal ceo di Piazza Gae Aulenti, Andrea Orcel. “Abbiamo provato a partecipare ma non ci siamo riusciti. A Consob abbiamo segnalato i fatti, peraltro già noti – ossia che Anima ha acquistato una partecipazione in Mps mentre era sotto offerta da parte di Banco Bpm (e quindi sotto passivity rule) e che Banco Bpm ha acquistato una partecipazione in Mps nel corso del collocamento gestito dalla sua controllata Banca Akros”, aveva detto il banchiere.

La verità probabilmente sta nel fatto che Piazza Gae Aulenti, come avvenuto in altre operazioni simili e come avviene di solito, avrebbe provato ad aggiudicarsi le azioni di Mps senza spendere il proprio nome bensì utilizzando come broker una primaria banca d’affari. A sua volta il gruppo guidato da Orcel, messo in seria difficoltò dal golden power per l’offerta in corso sul Banco Bpm, è in attesa della Dg Comp. Bruxelles ha già approvato l’ops ma dovrebbe far sapere se ritiene che i paletti messi dal governo rientrino nell’ambito della sicurezza nazionale e nella tutela del risparmio. Il verdetto della Ue è previsto prima del 9 luglio quanto toccherà al Tar del Lazio dire la sua sul golden power.

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Economia

Riassetto bancario, Mediobanca e Mps al bivio: attesa per il via libera della Bce e nuovo piano al 2028

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È iniziata un’altra settimana decisiva per il futuro del sistema bancario italiano, con particolare attenzione allo scontro tra Mediobanca e Monte dei Paschi di Siena. Gli investitori restano in attesa di nuovi segnali per decidere su quale strategia puntare. Al centro della contesa, da un lato, l’Ops lanciata da Mps su Mediobanca, ancora in attesa del via libera della Bce, e dall’altro, la difesa guidata dal ceo di Piazzetta Cuccia Alberto Nagel (foto in evidenza Imagoeconomica), che rilancia con una nuova visione fino al 2028.

Il piano di Mediobanca: crescita autonoma e focus sul wealth management

Venerdì Mediobanca comunicherà al mercato le nuove proiezioni al 2028, aggiornando le stime già riviste al rialzo nel piano al 2026. L’obiettivo è rafforzare la fiducia degli azionisti sulla solidità e sostenibilità del modello standalone.
Nagel punta tutto sul wealth management, ritenuto il vero asset strategico del gruppo, grazie all’integrazione sinergica con il corporate e investment banking, e soprattutto con un basso assorbimento di capitale.

Nel dettaglio, i target al 2026 confermati e potenziati includono:

  • Ricavi a circa 4 miliardi (rispetto ai 3,7 precedenti);
  • Utile netto sopra 1,4 miliardi (da 1,3 stimati);
  • Pay-out al 100%, per una distribuzione complessiva superiore a 4 miliardi (inizialmente previsti 3,7 miliardi), con un dividendo extra di 300-400 milioni l’anno prossimo.

Monte dei Paschi attende la Bce e guarda al controllo di Mediobanca

Nel frattempo, Mps guidata da Luigi Lovaglio attende il via libera della Bce sulla propria Ops, per poi passare a Dg Comp e Consob, in vista dell’apertura ufficiale dell’offerta nella prima decade di luglio.

Secondo osservatori, da Francoforte potrebbero arrivare prescrizioni sulle soglie di controllo (in particolare il 51%), o vincoli operativi in caso di adesioni inferiori. La necessità per Mps è ottenere la maggioranza per attivare fin da subito i benefici fiscali delle Dta.

Lovaglio aveva già presentato il proprio piano al 2028 nell’agosto dello scorso anno, dopo aver superato i target del 2026. Le nuove previsioni per il Monte includono:

  • Commissioni più che raddoppiate a 260 milioni;
  • Ricavi a 4 miliardi;
  • Utile pre-tasse in crescita da 1,4 a 1,7 miliardi;
  • Cet1 sopra il 18%, confermando la solidità patrimoniale.

Le incognite legali e la sfida aperta

Resta aperta la partita giudiziaria, con esposti depositati da Mediobanca presso la Procura di Milano, nonché notifiche inviate a Consob, Bce e Dg Comp. La competizione tra il rilancio “difensivo” di Nagel e l’attacco strategico di Lovaglio è ormai giunta al momento decisivo.

Il mercato attende le prossime mosse e, soprattutto, i nuovi elementi che emergeranno nei prossimi giorni: saranno decisivi per guidare le scelte degli investitori in un contesto reso sempre più incerto da regolatori, geopolitica finanziaria e sfide di governance.

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Economia

Antonio Filosa annuncia la nuova squadra di Stellantis e prepara il rilancio industriale

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Nel suo primo giorno ufficiale da amministratore delegato di Stellantis, Antonio Filosa ha annunciato la composizione della nuova squadra dirigente. Tredici manager affiancheranno il ceo nel delicato compito di rilanciare la casa automobilistica nata dalla fusione tra Fiat-Chrysler e Peugeot, in una fase cruciale per l’intero settore.

Tra i nuovi protagonisti della prima linea figurano tre italiani:

  • Davide Mele, incaricato della pianificazione di prodotto;

  • Monica Genovese, responsabile degli acquisti;

  • Emanuele Cappellano, a capo del mercato sudamericano e della divisione Pro One, dedicata ai veicoli commerciali.

Continuità nelle posizioni strategiche

Accanto alle novità, non mancano segni evidenti di continuità:

  • Doug Ostermann resta direttore finanziario;

  • Ned Curic mantiene il ruolo di chief technology officer;

  • Jean-Philippe Imparato continua a guidare il mercato europeo.

Come già fece Sergio Marchionne, anche Filosa ha deciso di tenere per sé la responsabilità diretta sul mercato nordamericano, da sempre traino dei profitti di Stellantis ma oggi fonte di criticità crescenti.

«Il team che annuncio oggi attinge a tutto ciò che di meglio c’è in Stellantis: leader interni con profonda conoscenza delle nostre persone, dei nostri marchi e dei nostri clienti», ha dichiarato Filosa.

L’assenza di Xavier Picat e l’ombra di Renault

Nella nuova squadra manca però un nome di peso: Xavier Picat, ex responsabile della filiera, che fino all’ultimo era stato considerato un possibile rivale interno di Filosa per la guida del gruppo. Picat lascerà Stellantis, e secondo indiscrezioni potrebbe essere in lizza per la carica di ceo di Renault, lasciata vacante da Luca de Meo.

Un piano da rivedere per tempi difficili

Nel 2022, l’allora ceo Carlos Tavares aveva delineato un piano industriale al 2030. Ma il contesto è oggi profondamente mutato: calo delle vendite, rallentamento della transizione elettrica, incertezze nelle forniture, dazi americani e la crescente concorrenza cinese impongono una revisione urgente.

Filosa, con la sua nuova squadra, si prepara dunque a rimettere mano alla strategia industriale, aggiornandola ai nuovi scenari di mercato per garantire competitività e sostenibilità al gruppo nel lungo periodo.

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