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Cronache

Gino Sorbillo risponde alle ombre sollevate dalla blogger Lucarelli sull’attentato subito dedicandole una risposta sui social ed una “pizza Selvaggia”

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Ha risposto con la sua arte e le ha dedicato una pizza. Così Gino Sorbillo, il noto pizzaiolo napoletano ha detto la sua dopo che Selvaggia Lucarelli dalle colonne del ‘Fatto’ di Marco Travaglio  ha detto “che non tutto torna”. La blogger ha lanciato delle ombre sulla bomba che nella notte del 16 gennaio ha colpito la pizzeria di Gino Sorbillo in via dei Tribunali, nel cuore del centro storico di Napoli. E così punto per punto il pizzaiolo risponde alle ombre della Lucarelli. La pizzeria di Gino Sorbillo al momento dell’attentato era chiusa per manutenzione. “La mia pizzeria – ha detto – mostrava ben visibile all’esterno un cartello che indicava la chiusura di una settimana. Tale cartello è rimasto danneggiato nell’esplosione assieme alla tenda e ad alcuni collegamenti elettrici che si son dovuti ripristinare”.

La porta in ferro della pizzeria è stata danneggiata, così come alcuni collegamenti elettrici. Tutti danni che hanno portato alla chiusura del locale “per un motivo sopraggiunto all’improvviso per opera di due balordi”. L’ordigno non è stato silenzioso. È stato sentito dai “commercianti e dai residenti arrivati dopo un po’ anche dalle non vicinissime piazza Bellini e via San Sebastiano nel cuore della notte”. Anche se amareggiato e spaventato, all’indomani dell’episodio Gino Sorbillo non si è sottratto ad interviste. “I giornalisti mi paventavano varie ipotesi e ovviamente rispondevo che tutto poteva essere, anche se io che vivo quel difficile quartiere da bambino, avevo alcune mie considerazioni di cui ne ho parlato con gli inquirenti, così come ne ho sull’incendio di alcuni anni fa che sempre dall’ingresso della pizzeria si propagò a tutta la sala del piano terra”.

I fratelli della pizza. Toto e Gino Sorbillo. Dopo la bomba, mentre qualcuno ironizzava, loro riaprivano i locali al pubblico in tempi record per non darla vinta ai delinquenti

In seguito all’ordigno in via dei Tribunali, Gino Sorbillo ha incontrato il Ministro degli Interni che “ha chiesto un incontro alla presenza del Prefetto di Napoli”. Ma c’è stata la solidarietà di tanti cittadini e del mondo politico in modo trasversale dal presidente della Camera Roberto Fico, al vicepremier Luigi Di Maio passando per il parlamentare del Partito democratico Maurizio Martina. Sorbillo con educazione articola una lunga risposta a Selvaggia Lucarelli, illustrando un altro aspetto della vicenda. “Alcuni commercianti del mio quartiere che “vivono” letteralmente sull’indotto turistico che ho creato da 25 anni a questa parte nella zona non mi hanno portato  una parolina  un semplice sguardo di solidarietà”. Qui si evince l’amarezza del pizzaiolo che chiosa: “Ho tanti buoni propositi nel cuore, sono un uomo, e vivo in una città che tanto amo, anche se talvolta è scenario di eventi difficili e sconcertanti”. 

Una bomba in via Tribunali distrugge la pizzeria #Sorbillo. Gino Sorbillo: mi scuso, Napoli non è di questi delinquenti

 

Salvini, show tra gli applausi ad Afragola e incontro in aeroporto col pizzaiolo Sorbillo

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Appalti Anas, presunte tangenti per 400mila euro: indagati funzionari Anas

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Ci sono almeno due funzionari di Anas tra gli indagati nell’inchiesta della Procura di Milano in cui si ipotizzano mazzette in cambio di appalti sui lavori stradali che riguardano la Lombardia e il Nord-Est Italia. Da quanto si è saputo, sono in corso acquisizioni e perquisizioni nelle sedi Anas di Roma e Milano e anche presso tre società di esecuzione lavori, tra cui il Consorzio Stabile Sis che ha sede a Torino, e nei confronti di nove persone fisiche.

Si ipotizzano presunte tangenti per circa 400mila euro nell’inchiesta della Procura di Milano che vede al centro appalti per lavori stradali da circa 400 milioni di euro. Lo si apprende in ambienti giudiziari dell’indagine che vede nove persone indagate, tra cui due funzionari Anas.

(Nella foto di Imagoeconomica in evidenza il Palazzo di Giustizia di Milano)  

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Cronache

Operazione Antimafia a Napoli: 60 arresti per associazione mafiosa e traffico di droga

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Questa mattina la Polizia di Stato, attraverso l’intervento congiunto della Squadra Mobile e del Commissariato di P.S. Ponticelli, ha eseguito un’importante operazione antimafia. Su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia e con un’ordinanza emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli, è stato disposto l’arresto di 60 persone, accusate di vari reati tra cui associazione di stampo mafioso, tentato omicidio, estorsione e traffico di sostanze stupefacenti.

Le famiglie camorristiche coinvolte

Le indagini, condotte tra il 2021 e il 2022, hanno svelato la presenza di un sodalizio criminale attivo nell’area orientale di Napoli e in alcuni comuni della provincia. I clan coinvolti sono le famiglie De Micco (Bodo) e De Martino (XX), collegate al più noto clan Mazzarella, che si sono contrapposti al clan De Luca/Bossa, insieme ad altre famiglie camorristiche come i Minichini, Casella, Aprea e Cuccaro, appartenenti alla cosiddetta “Alleanza di Secondigliano”.

Faide e contrapposizioni armate

Gli investigatori hanno ricostruito come le lotte tra il clan D’Amico (Fraulella) e il clan De Micco (Bodo) abbiano lasciato un vuoto di potere, presto colmato dal clan De Luca/Bossa a Ponticelli. La fragile alleanza con il clan De Martino è stata minata da numerosi omicidi e atti di violenza, aggravati dalla scarcerazione di membri chiave delle due fazioni. Tra gli episodi più significativi, il tentato omicidio di Luigi Aulisio, del clan Casella, e vari attentati dinamitardi che hanno colpito le rispettive roccaforti dei clan.

Narcotraffico e armi

L’organizzazione criminale aveva pieno controllo del traffico di droga, gestendo l’intera filiera dallo smercio di cocaina, crack, marijuana e hashish. Durante l’operazione, sono stati sequestrati 200 kg di sostanze stupefacenti e smantellati laboratori per la produzione e il confezionamento di droga. Il sodalizio disponeva inoltre di un vasto arsenale, comprendente armi da fuoco, ordigni esplosivi e locali dedicati alla manutenzione delle armi. Particolare attenzione è stata posta al “grattacielo di Ponticelli”, dove è stato scoperto un deposito di armi modificato.

Estorsioni e racket

Le indagini hanno evidenziato come il clan controllasse anche il racket degli alloggi popolari, imponendo il pagamento di tangenti per l’assegnazione delle abitazioni e la gestione delle attività di pulizia dei complessi abitativi. Le minacce e le estorsioni ai danni degli inquilini erano all’ordine del giorno, con le famiglie criminali che gestivano il settore in modo monopolistico.

“Cavallo di ritorno” e sequestri

Tra le attività estorsive più frequenti vi era il cosiddetto “cavallo di ritorno”, una tecnica che prevedeva il furto di veicoli e la successiva restituzione ai proprietari dietro il pagamento di somme di denaro. Grazie al sequestro di documenti contabili, le forze dell’ordine sono riuscite a tracciare gli ingenti proventi del traffico di droga e delle estorsioni, ricostruendo il sistema di gestione dei pusher e delle attività illecite.

L’operazione, condotta su delega della Procura di Napoli, rappresenta un duro colpo per le attività criminali nel capoluogo campano, anche se gli arrestati rimangono presunti innocenti fino a sentenza definitiva.

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Auto sbanda e finisce contro un palo, morta donna nel cremonese

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Una donna di 42 anni è morta questa mattina in un incidente stradale alle porte di Calvatone, in provincia di Cremona. Lo schianto si è verificato alle otto, in un momento di pioggia battente. Ed è presumibilmente proprio per le condizioni di guida non ottimali, nello specifico per l’asfalto viscido, che la vittima potrebbe aver perso il controllo della sua auto, una Fiat Panda, per poi sbandare sulla destra e finire contro un palo della luce. Nonostante l’arrivo tempestivo dei soccorsi, non c’è stato nulla da fare. Sul posto i carabinieri che ora stanno conducendo le indagini per chiarire la dinamica del fuori strada fatale. Nessun altro veicolo risulta coinvolto.

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