Giallo al Cardarelli, sabotata l’unità coronarica: potevano morire i pazienti
L’unità coronarica dell’ospedale Cardarelli è stata sabotata da qualcuno. Una manina criminale che non faceva sentire il suono di pericolo in caso di problemi al cuore dei pazienti. Il sabotaggio poteva anche uccidere qualche paziente. Ora c’è una inchiesta dei carabinieri.
Qualcuno potrebbe aver manomesso l’apparecchiatura elettromedicale complessa che viene usata per il monitoraggio del cuore del paziente. È quel dispositivo che oltre a verificare il tracciato del funzionamento del cuore avvisa con un “beep” ad intermittenza i medici quando ci sono anomalie ed occorre intervenire. È quel che possiamo definire un salvavita. Qualcuno lo avrebbe messo fuori gioco, lo avrebbe sabotato applicando una graffetta, un banale pezzettino di ferro infilato nella unità centrale dell’apparecchiatura che monitora più pazienti impedendo di registrare le anomalie al tracciato del funzionamento del cuore. Questo è accaduto al Cardarelli, reparto cardiologia.
Che cosa poteva accadere? Anche l’irreparabile. Se qualche paziente sotto controllo dell’apparecchiatura sabotata avesse avuto scompensi nella notte e quel beep non avesse avvisato, poteva anche accadere di trovare il paziente morto. Perchè senza il suono che segnala l’anomalia del tracciato del cuore nessun medico interviene. E allora ciò vuol dire che al Cardarelli, il più grande ospedale del Sud, qualcuno ha provato a sabotare un centro di medicina di eccellenza della sanità campana che si occupa di emergenze cardiache. C’è una inchiesta della magistratura su questo sabotaggio. Così come ce ne sono sulla storia delle formiche dell’ospedale San Giovanni Bosco o con le blatte trovate all’ospedale Vecchio Pellegrini. Sono tre casi di presunti sabotaggi della sanità in tre ospedali che prestano assistenza in tre luoghi strategici della metropoli Napoli: dalla periferia al centro storico alla zona collinare.
Il sabotaggio con la graffetta al Cardarelli si sarebbe verificato a metà febbraio, quando gli impianti elettronici dell’unità coronarica fanno registrare anomalie. Il segnale che qualcosa non va è il silenzio delle apparecchiature che non segnalano problemi al cuore di pazienti. La richiesta di verifiche e accertamenti fa emergere la graffetta inserita nell’apparecchiatura con un obiettivo evidente: eliminare l’allarme sonoro che segnale scompensi cardiaci. Quel beep è essenziale, salva vite ai pazienti che sono sotto monitoraggio attivo 24 ore al giorno. L’inchiesta è sia di natura interna che penale. Le ipotesi quali sono? Quella più seria la batte la magistratura: fare del male ai pazienti. Il mancato funzionamento dell’apparecchiatura elettromedicale può provocare la morte del paziente in crisi cardiaca. Che possa esserci un disegno criminale dietro un comportamento criminale è evidente, si tratta di capire quale è la matrice del sabotaggio e a cosa mira. Fare male al paziente è un effetto del sabotaggio, i motivi per cui viene commesso porta agli autori. Ovviamente, se davvero c’è stato sabotaggio. Il professore Ciro Mauro, direttore dell’unità coronarica del Cardarelli, un centro medico di eccellenza della sanità italiana, davanti a quel pezzettino di ferro infilato nell’apparecchiatura che impediva di sentire il “beep” ha esposto denuncia ai carabinieri. Che dal giorno dopo stanno provando a capire che cosa è accaduto.
Un evento sconcertante ha scosso l’Archivio di Stato di Napoli, uno dei luoghi di maggiore rilevanza culturale della città. Lo scorso 7 dicembre, i preziosi saloni dell’Archivio sono stati teatro di una festa di matrimonio con 300 invitati, completa di tavole imbandite, musica ad alto volume, champagne e fumo di sigarette, persino tra antichi documenti e affreschi di inestimabile valore storico.
L’episodio, documentato sui social dal deputato Francesco Emilio Borrelli e denunciato dai sindacati, ha sollevato un’ondata di indignazione, spingendo il direttore generale degli Archivi del Ministero della Cultura, Antonio Tarasco, a richiedere “urgenti chiarimenti” alla direttrice dell’Archivio, Candida Carrino (la signora con occhiali scuri nella foto sotto).
Uso inappropriato degli spazi e rischi per il patrimonio
Secondo le denunce dei sindacati Cgil, Cisl, Uil e Confsal, il chiostro del Platano, luogo storico dell’Archivio, è stato utilizzato per accogliere un numero eccessivo di invitati. “Gli spazi sono risultati insufficienti, mettendo a repentaglio il ciclo pittorico cinquecentesco ivi presente”, si legge nella denuncia. Il taglio della torta nuziale, effettuato sul prato del chiostro, è stato accompagnato da fuochi artificiali, con gravi rischi per il patrimonio artistico.
Inoltre, i sistemi di sicurezza si sarebbero attivati ripetutamente a causa del fumo artificiale e dell’eccessivo numero di fumatori presenti. “Siamo sbigottiti”, ha dichiarato Borrelli, sottolineando che eventi di questa natura potrebbero compromettere la conservazione degli affreschi e dei beni monumentali.
Candida Carrino sotto accusa
Nonostante la direttrice Candida Carrino possa essere considerata una persona candida nel senso figurato del termine (e sicuramente è una persona perbene, quì non la si accusa di alcun reato ma le richiede conto di quanti accaduto), non può sottrarsi alle proprie responsabilità. Come funzionario pubblico, è tenuta a rispondere dell’eventuale uso inappropriato di uno dei più importanti luoghi della cultura a Napoli. Il ministero ha già fatto sapere che, qualora emergessero gravi responsabilità, saranno presi provvedimenti seri. Carrino potrebbe rischiare il trasferimento in una posizione dove non avrà più la possibilità di compromettere la gestione del patrimonio culturale.
Oltre a Carrino, sarà fondamentale capire chi ha autorizzato l’evento, quanto è stato pagato e chi ha usufruito degli spazi, per far luce su eventuali carenze nei controlli o negligenze.
Precedenti e futuro degli eventi all’Archivio
Non è la prima volta che la gestione dell’Archivio di Napoli finisce sotto esame. Già lo scorso 5 dicembre, il Ministero della Cultura aveva richiesto spiegazioni per altri due eventi privati organizzati nella struttura. Il deputato Borrelli ha chiesto di sospendere ogni evento mondano che possa comportare rischi per il patrimonio artistico e culturale custodito nell’Archivio.
Il caso riapre il dibattito sull’uso degli spazi pubblici per eventi privati: se da un lato l’affitto può rappresentare una fonte di entrate, dall’altro il rischio di danni irreversibili a beni culturali inestimabili non può essere trascurato.
La risposta del ministero
Il Ministero della Cultura ha assicurato che, qualora emergessero responsabilità gravi, saranno adottati provvedimenti rigorosi. L’intervento diretto del direttore generale degli Archivi dimostra l’intenzione di fare chiarezza e tutelare il patrimonio storico-culturale dell’Archivio di Stato di Napoli, evitando che episodi simili possano ripetersi.
Era stato visto cantare al piano bar proprio in uno dei giorni ‘coperti’ dal certificato medico in cui si attestava il suo stato di salute precario: una forte sindrome d’ansia, la diagnosi messa nero su bianco. Per questo, nel febbraio del 2020, la società di trasporti del Lazio, Cotral, ha proceduto al licenziamento di un suo dipendente ‘reo’ di essersi dedicato all’attività canora il 6 aprile del 2019, giorno in cui non era a lavoro per motivi di salute. La decisione dell’azienda venne impugnata dal lavoratore davanti al Tribunale di Roma che in due gradi di giudizio gli ha dato ragione.
Una posizione ribadita, ora, anche dalla sezione civile di Cassazione che nella sentenza depositata il 29 novembre scorso ha definito “illegittimo” quel licenziamento. Gli ermellini hanno, dunque, confermato quanto già tracciato dai giudici merito che avevano ordinato il reintegro dell’impiegato riconoscendogli a suo favore anche una indennità risarcitoria di circa 2 mila euro. I magistrati di secondo grado sono andati anche oltre: nelle motivazioni della sentenza affermano che per la patologia di cui era affetto l’uomo “l’impegno in attività ricreative non configura in sé un comportamento incompatibile la dichiarata condizione depressiva, anzi – sostengono – poteva giovare alla guarigione”.
Dal canto suo la Suprema Corte ribadisce che è diritto dell’impiegato in malattia dedicarsi ad altre attività purché non compromettano la guarigione o siano incompatibili con la diagnosi medica. Gli ermellini aggiungono, inoltre, che il licenziamento di un impiegato per attività non lavorative durante la malattia deve essere considerato valido solo se l’azienda riesce a dimostrare un nesso, un collegamento tra l’attività svolta e un peggioramento dello stato di salute.
L’altro elemento messo in luce dalla Cassazione è legato alle visite fiscali. Nel rispetto infatti degli orari previsti per legge dalle visite, un dipendente in malattia può svolgere attività di tipo ricreativo e tra queste c’è sicuramente cantare in un piano bar. Su questo ultimo punto l’azienda deve infatti dimostrare che tali attività siano non compatibili con la patologia come ad esempio il lavoratore che afferma di essere affetto da mal di schiena e viene “scoperto” mentre è intento a giocare a tennis.
Un’esplosione devastante si è verificata nell’area Eni di Calenzano, alle porte di Firenze, causando due vittime, otto feriti e lasciando ancora quattro persone disperse. Lo ha confermato la Prefettura di Firenze, che ha immediatamente convocato il centro coordinamento soccorsi per gestire l’emergenza.
La dinamica dell’incidente e le prime misure di sicurezza
L’incidente è avvenuto nei pressi del campo sportivo in via del Pescinale, dove si è sprigionata una densa colonna di fumo nero accompagnata da un forte odore acre dovuto alla combustione di idrocarburi. Per precauzione, il Dipartimento della Protezione Civile ha attivato il sistema It-Alert, avvisando la popolazione nel raggio di 5 km dall’area interessata di tenere chiuse porte e finestre e di non avvicinarsi.
Evacuazioni e assistenza medica
Sul posto sono intervenuti Vigili del Fuoco, Protezione Civile e squadre di soccorso. È stato allestito un posto medico avanzato per fornire assistenza ai feriti e distribuire mascherine protettive alla popolazione locale.
Ripercussioni sul traffico e sulla rete ferroviaria
L’esplosione ha avuto conseguenze anche sulla viabilità. L’uscita di Calenzano sulla A1 Milano-Napoli è stata chiusa in entrambe le direzioni, con Autostrade per l’Italia che consiglia percorsi alternativi: Firenze Scandicci per chi proviene da Firenze e Barberino di Mugello per chi arriva da Bologna. La linea ferroviaria tra Firenze Castello e Prato è stata sospesa, con Trenitalia che ha attivato un servizio sostitutivo di bus.
Le caratteristiche dello stabilimento Eni di Calenzano
Lo stabilimento Eni di Calenzano è una struttura dedicata allo stoccaggio e alla spedizione di benzina, gasolio e petrolio. I prodotti arrivano tramite due oleodotti collegati con la raffineria Eni di Livorno e vengono gestiti attraverso una sala di controllo che sovrintende al riempimento dei serbatoi e al carico delle autobotti. Secondo la scheda fornita dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), lo stabilimento occupa una superficie di oltre 170.000 metri quadrati e dispone di impianti antincendio, aree di stoccaggio e sistemi per il trattamento delle acque.
Indagini in corso
Le autorità hanno circoscritto l’area e avviato le verifiche per accertare le cause dell’esplosione. La Prefettura e il Comune di Calenzano hanno ribadito l’importanza di rispettare le misure di sicurezza e hanno invitato i cittadini a mantenere la calma.
Un evento tragico che richiede risposte
L’incidente ha scosso profondamente la comunità locale e pone interrogativi sulla sicurezza degli impianti industriali di questa portata. In attesa di ulteriori aggiornamenti, l’attenzione rimane alta per le persone ancora disperse e per le condizioni dei feriti.