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I Sentieri del Bello

Gerardo Ferrara e i ricordi de “Il Postino”

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Certe volte, ciò che è scritto in una lettera può diventare il lascito di un’intera esistenza. Gerardo Ferrara è stato colui che ha permesso di girare le scene più impegnative nel film de “Il Postino” affiancando Massimo Troisi nella realizzazione del suo iconico capolavoro. Campano anche lui, precisamente di Sapri, con la sua bici si può dire abbia fatto, allegoricamente, il giro del mondo. Lo ha fatto, come ci racconterà, pedalando con amore per un Troisi già provato.

Divennero presto amici grazie alla sensibilità di entrambi e alla grande empatia del poetico attore di San Giorgio a Cremano. Tutti amavano Massimo ed il sentimento è ancora vivo. Dalle parole di Gerardo, in questa intervista, è facile comprenderne il perché.

Quando hai conosciuto Massimo?

L’ho conosciuto nel 1994 proprio durante le riprese del film de Il Postino. Era uno dei miei primi giorni di lavorazione ed eravamo a Cinecittà.

Cosa significa per te aver fatto la sua conoscenza?

Conoscerlo è stato per me un dono che la vita ha voluto riservarmi. Massimo ha rappresentato sempre il mito dei nostri tempi ed averlo conosciuto ed averne apprezzato soprattutto la persona, il suo volto umano, è stato un arricchimento meraviglioso di cui ringrazierò sempre la vita.

Uomo e attore, a quale dei due aspetti ti sei più affezionato e perché?

Prima di conoscerlo ero chiaramente affezionato all’artista, al suo modo di raccontare Napoli e la napoletaneità in un modo del tutto originale e mai scontato. Ero dunque coinvolto sensibilmente dalla sua arte. Poi, quando ho avuto il piacere e l’onore di conoscerlo, sono rimasto affascinato dall’uomo Troisi: dalla persona sempre attenta alle esigenze di tutti, vicino ad ognuno dei suoi collaboratori; dai suoi sorrisi; dalle sue dolci parole; dal suo modo di essere spontaneo, sincero e generoso nei confronti davvero di tutti.

E’ iconico il film de Il Postino che ti ha visto come interprete in alcune scene in sostituzione di Troisi. Raccontaci qualche aneddoto sul set.

Di aneddoti ce ne sono stati molti ed è difficile sceglierne uno ed esternarlo. Mi vengono in mente particolari situazioni e momenti vissuti insieme. E’ davvero difficile ma a doverne raccontare uno, ti racconto di quando stavamo girando la scena di un passaggio in bicicletta a Salina, mi avvicinai a Casa Neruda, scesi dalla bicicletta e feci un gesto spontaneo nello scostarmi il cappello quasi a voler scrollare la fatica di dosso. Lui era li, accanto a me aspettando di fare il cambio della bici visto che la prendeva per fare i primi piani, suonare il famoso campanellino e avvisare il poeta del suo arrivo. Sorrise dicendomi: “mamma Gerà, hai fatto esattamente quello che avrei fatto io!”. La troupe fece un caloroso applauso in quel momento. Sono stati quegli istanti, quei particolari e quei sorrisi che hanno effettivamente segnato l’intero percorso.

Massimo cosa pensava intimamente di questo suo ultimo lavoro?

Ci teneva tantissimo a questo film. Forse proprio perché era diverso dal genere classico.

Per me, il personaggio “Mario Ruoppolo”, quello che lui interpreta ne Il Postino, è esattamente lui. Vi era tutto il suo fascino per la cultura, l’amore per la poesia, la sua timidezza nel rapportarsi con il poeta e la generosità nel volerlo omaggiare in tutti i modi, la sua ricerca di quell’ amicizia bellissima con Neruda. Massimo era così: un amante della cultura, una persona meravigliosa e in questo film ha dato tutto se stesso. 

Lo ripeto sempre. Lui il film l’ha finito di girare, lo ha fatto tutto. Io l’ho solo sostituito nelle scene pesanti, l’ho affiancato e, di questo, mi era particolarmente grato. Delle volte era lui che mi veniva vicino dicendomi: “grazie Gerardo per quello che hai fatto”. Io ero esterrefatto poiché pensavo assurdo che fosse lui a ringraziare me. Mi sembrava una cosa così tanto fuori dal normale… ma Massimo era fatto così, era questo!

Durante le riprese del film gli sei stato vicino e così hai potuto vivere i momenti in cui la sua fragilità era ormai manifesta. Raccontaci una frase, un consiglio, un momento di quel periodo che, più di altri, rimarrà sempre con te.

Posso dire che io ho avuto, sin dall’inizio la giusta percezione. A distanza di anni mi sento orgoglioso e fiero di non aver mai pensato che quella poteva essere un’opportunità per un mio futuro. Ho da subito sentito di affrontare un ruolo particolare, quello di affiancare Massimo ed alleviarne la fatica affinchè riuscisse a portare a compimento il progetto che aveva in quel momento intenzione di concludere.

Come frase, ricordo nell’ultimo giorno, quando girò i primi piani di alcune scene a Salina. Noi eravamo soliti salutarci con un abbraccio e prima di farlo, poichè doveva andare e sottoporsi ad alcuni accertamenti, mi ringraziò ancora (e ripeto, immeritatamente) e mi disse: “Gerà, ti verrò a trovare a Sapri perché mi voglio riposare un po’ e tu me fai stà bbuon”.

Si era creato un bellissimo rapporto empatico seppur, purtroppo, per poco tempo. Eravamo entrati subito in sintonia (chiaramente non per merito mio ma suo). Questo mi ha permesso di vivere quei momenti con grandissima spontaneità e con una grandissima voglia di operare al meglio affinchè tutto il suo progetto potesse andar a buon fine.

Durante le riprese aveva qualche sentore di ciò che, purtroppo, poi è capitato?

Sicuramente era abbastanza provato e abbastanza affaticato soprattutto nell’ultimo periodo. Lui però ci teneva tantissimo a realizzare questo progetto e questo lo ha indotto a non desistere mai…

Chiunque parli di Troisi lo fa con amore. Da dove nasce questo immenso sentimento?

Tutti ne parlano con amore perché Massimo era un’espressione di sentimenti veri. Era un’esplosione di sentimenti veri! Non solo attraverso il set, lo schermo, la tv… no! Tu lo percepivi osservandolo. Eri inondato da questa esplosione di sentimenti veri, sinceri, spontanei guardandolo semplicemente negli occhi. Questo suo modo di essere spontaneo e generoso, impermeava tutta la persona. Faceva sempre in modo che tu ti sentissi a tuo agio e che entrassi in sintonia con lui ma con spontaneità senza alcun artificio. Era così che arrivava al cuore di tutti… per poi rimanerci!

 

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