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Cronache

Genovese ai domiciliari, andrà “in clinica per disintossicarsi”

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Dopo quasi nove mesi Alberto Genovese, il plurimilionario ‘mago’ delle start up digitali, lascia il carcere per andare a proseguire, ai domiciliari, il percorso di disintossicazione, iniziato a San Vittore, nella Comunita’ ‘Crest’ di Cuveglio, in provincia di Varese. A decidere l’attenuazione della misura cautelare e’ stato stato il gip di Milano Tommaso Perna, che ha accolto l’istanza dei legali dell’imprenditore, nei cui confronti la Procura milanese ha chiuso di recente le indagini per due casi di violenza sessuale ai danni di due ragazze stordite con mix di droghe. Genovese, 44 anni, era stato arrestato il 6 novembre scorso nell’inchiesta della Squadra mobile di Milano, coordinata dall’aggiunto Letizia Mannella e dai pm Rosaria Stagnaro e Paolo Filippini. Per lui si avvicina la richiesta di processo per presunti abusi nei confronti di una 18enne il 10 ottobre scorso a Milano dopo un ‘festino’ nell’attico di lusso ‘Terrazza sentimento’, a due passi dal Duomo, e di una 23enne il 10 luglio 2020 a ‘Villa Lolita’ a Ibiza, sempre dopo averla resa incosciente con mix di cocaina, ketamina e mdma. Per questo secondo episodio e’ indagata anche l’ex fidanzata dell’epoca dell’imprenditore, il quale potrebbe, davanti ad un gup, scegliere il rito abbreviato. Un processo senza la presenza della stampa in aula, ne’ sfilate di ragazze testimoni e vittime e con lo sconto di un terzo sulla pena. E’ innegabile, spiega il giudice nel provvedimento, “che l’attenzione mediatica” sull’inchiesta “nel bene e nel male, ha permesso di disvelare un sistema patologico di relazioni interpersonali, fortemente alterato dall’uso smodato di sostanze stupefacenti, talvolta volontario e talaltra indotto, che aveva la sua genesi all’interno degli eventi organizzati” da Genovese, che “nella connivenza generale dei partecipanti” selezionava “le proprie vittime”. Sempre il gip chiarisce i motivi per cui le esigenze cautelari si sono affievolite e sono sufficienti i domiciliari con braccialetto elettronico (difficilissimo da reperire nella pratica, come al solito). Riguardo al pericolo di reiterazione del reato segnala che nel “lungo periodo di detenzione ha tranciato i suoi legami con l’ambiente nell’ambito del quale si erano sviluppate le relazioni patologiche con le vittime”. E in merito alla “potenziale pressione esercitabile” su testi e vittime, per il gip va “tenuto conto del fatto che non sono stati chiariti gli aspetti del tentativo di depistaggio effettuato nei confronti” della 18enne, che avrebbe subito violenze ad ottobre. E non si puo’ fare, dunque, una valutazione sull’esistenza di “un pericolo di inquinamento probatorio”. In piu’, sull’attenuarsi del pericolo di fuga spunta un nuovo elemento: Genovese, che di recente ha subito un sequestro da 4,3 milioni per reati fiscali, “e’ in procinto di devolvere l’intero patrimonio in un trust”, un modo per separarsi “dalle proprie disponibilita’ e dal controllo delle stesse” garantendo “comunque il pagamento delle spese di giustizia” e “eventuali risarcimenti dei danni dovuti” alle vittime. Infine, tra qualche giorno sara’ depositata la relazione di un perito, nominato dal gip su istanza della difesa, che ha analizzato gli audio delle telecamere interne di ‘Terrazza sentimento’. La difesa, infatti, ha chiesto di verificare in questo modo se in quel ‘festino’ di ottobre la ragazza possa aver espresso un consenso, anche se le immagini agli atti hanno registrato le violenze durate ore.

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Arbitro dà rigore, botte ai giocatori dai tifosi entrati in campo

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“Rigore è quando arbitro fischia” diceva Vujadin Boskov, allenatore famoso per le sue massime. Non erano d’accordo alcuni spettatori del match fra Fc Garlasco 1976 e Cesano Boscone Idrostar dello scorso 1 aprile che, quando l’arbitro ha assegnato un rigore sono entrati in campo e hanno picchiato tre giocatori della squadra ospite. Aggressione che ha innescato la risposta dei tifosi della squadra milanese di Cesano Boscone. La gara del campionato Juniores in corso a Garlasco, nel Pavese, trasformata in rissa, è stata quindi sospesa. Ora i carabinieri di Vigevano hanno denunciato a piede libero due ventenni per lesioni aggravate in concorso. Sono entrambi residenti a Vigevano, disoccupati e incensurati.

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Cronache

Falsi incidenti, cinque denunce nell’Avellinese

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Falso ideologico e tentata truffa ai danni di un’agenzia assicurativa con sede a Verona. A conclusione delle indagini degli agenti del Commissariato di Lauro, in provincia di Avellino, cinque persone residenti nel Vallo di Lauro con analoghi precedenti a carico, sono state iscritte nel registro degli indagati per una serie di falsi incidenti stradali al fine di intascare i relativi indennizzi. Dalle indagini è emerso anche il caso di una donna che d’accordo con il conducente dell’auto aveva inscenato un finto investimento nel centro di Avellino, che si era fatta refertare in ospedale per lesioni ed escoriazioni. Ulteriori elementi nei confronti degli indagati sono stati acquisiti dalle conversazioni al telefono nelle quali venivano organizzati i falsi incidenti.

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Non accetta la fine della relazione, vessa e violenta la fidanzatina: arrestato un 17enne

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Per delega del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Napoli si comunica che nella mattinata odierna i Carabinieri della Compagnia di Sorrento, in esecuzione di un’ordinanza cautelare emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale per i Minorenni di Napoli, hanno proceduto all’arresto di un 17enne della Penisola Sorrentina, destinatario della misura cautelare della custodia in IPM, perché gravemente indiziato in ordine a gravissimi episodi di atti persecutori, violenza sessuale e rapina.

Gli eventi risalgono ai mesi di giugno, luglio e agosto 2023, allorché l’indagato, non accettando la fine della relazione sentimentale con la fidanzata, avrebbe costretto la minore a subire atti di violenza, con minacce gravi rivolte anche a prossimi congiunti e costringendola di fatto a vivere in un perdurante stato di ansia e sotto minaccia costante di morte.

I militari, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Napoli, espletavano accurate indagini che consentivano di raccogliere il grave quadro indiziario compendiato nel provvedimento cautelare eseguito in data odierna.

Al termine delle formalità di rito, l’arrestato è stato associato presso l’istituto penale per i minorenni di Nisida.

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