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Cronache

Genitori no vax negano test Covid a figlio, indagati

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Si sono rifiutati di sottoporre il proprio bambino a un tampone Covid, nonostante in quel momento fosse di importanza vitale. Sono indagati per tentato omicidio colposo i genitori no vax di un piccolo di 4 anni, al quale nei giorni scorsi è stata diagnosticata una sospetta leucemia in un ospedale di Milano. Per potere fare tutti gli accertamenti del caso e iniziare le terapie, però, il bimbo doveva assolutamente essere trasferito in un’altra struttura. Un reparto specializzato che, ospitando pazienti fragili e immunodepressi, richiede un test molecolare con esito negativo come requisito indispensabile di accesso. Mamma e papà non hanno mai dato il consenso. A sbloccare la situazione è intervenuta la Procura milanese, che dopo essere stata contattata direttamente dai medici, ha emesso un decreto di urgenza per autorizzare il prelievo forzoso di campioni biologici che si applica solitamente in caso di indagine. Un atto indispensabile per salvare la vita al piccolo in un momento particolarmente delicato, in cui ogni minuto era estremamente prezioso.

Già al suo arrivo nella prima struttura, infatti, le condizioni del bimbo erano molto serie ed era necessario che il suo trasferimento avvenisse il prima possibile quella stessa giornata. A quel punto non c’era nemmeno il tempo per fare intervenire il Tribunale dei minorenni: denunciando i genitori di 41 e 43 anni, il pm ha potuto ricorrere all’articolo 359 bis del codice di procedura penale, come accade nei casi in cui vi è “fondato motivo di ritenere che dal ritardo del prelievo” di un campione biologico “possa derivare grave o irreparabile pregiudizio alle indagini”. Con l’apertura di un’inchiesta nei confronti di madre e padre, dunque, il figlio dei genitori no vax ha avuto la possibilità di sottoporsi a un tampone molecolare ed essere spostato nel giro di poche ore nella struttura più adatta, dove adesso potrà ricevere l’assistenza di cui ha bisogno. Pur essendo stati informati “della gravità della diagnosi” e del “reale pericolo di vita” del figlio in caso di mancate cure, i genitori, entrambi no vax convinti, erano irremovibili. Nonostante accettassero che il bambino venisse trasferito e preso in carico nell’ospedale specializzato, hanno continuato a negare il consenso al tampone.

Una misura, questa, che tra l’altro è indispensabile anche per la vita degli altri piccoli pazienti ricoverati in quel reparto, che nelle loro condizioni, con le difese immunitarie molto basse a causa della malattia, non possono rischiare di contrarre il Covid. Dopo l’esecuzione del test sul piccolo e il risultato negativo che gli ha permesso il ricovero, anche la mamma ha ceduto, scegliendo di fare un passo indietro e dare la priorità al figlio. Mettendo da parte le proprie convinzioni no vax, infatti, la 41enne ha deciso a sua volta di sottoporsi a un tampone, l’unico modo per potere accompagnare il figlio nell’altro ospedale e stargli accanto nel difficile percorso che lo attende. Adesso spetta al gip di Milano Fabrizio Filice decidere se convalidare o meno il decreto d’urgenza firmato ieri dal sostituto procuratore Nicola Rossato. Il responso, seppur al momento irrilevante da un punto di vista pratico, poiché il test è già stato eseguito, è atteso per la mattinata di domani. Il direttore di Malattie Infettive dell’ospedale San Martino di Genova, Matteo Bassetti, ha commentato la vicenda sul proprio profilo Twitter: “In questi casi bisognerebbe togliere la responsabilità genitoriale per sempre – scrive -, le vie dell’ignoranza sono infinite”.

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Campi Flegrei, che cosa succede? Parla il vulcanologo Giuseppe Mastrolorenzo

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La preoccupazione è alta: le scosse di terremoto nei Campi Flegrei sono tante nelle ultime settimane. Bradisismo, eruzione, piani di evacuazione… La gente ha paura. Quello che potrebbe succedere nell’area flegrea puo interessare fino a 3 milioni di persone: abbiamo chiesto di capire di più ad un vulcanologo esperto, Giuseppe Mastrolorenzo. Ed ecco che cosa ci ha spiegato.

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Tgr Rai Sardegna, Usigrai e Cdr: Da capo ufficio stampa Regione a caporedattore, fatto grave

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Le giornaliste e i giornalisti della Testata Giornalistica Regionale (Tgr) stanno per intraprendere una forma di protesta senza precedenti contro alcune nomine ritenute inopportune dalla direzione e dall’azienda. Questo atto di ribellione, che vedrà il ritiro delle firme dai servizi per tre giorni consecutivi, è una chiara manifestazione dell’importanza della credibilità, dell’autorevolezza e dell’indipendenza dell’informazione all’interno della Rai.

La controversia ruota attorno alla recente promozione a caporedattore di un giornalista (Ignazio Artizzu)che, fino a soli 45 giorni prima, ricopriva l’incarico di capo ufficio stampa della Regione Sardegna. Questo fatto ha suscitato preoccupazioni legittime all’interno della redazione, poiché si tratta di una situazione senza precedenti che solleva interrogativi sulla trasparenza e l’indipendenza dell’informazione fornita dalla Rai, soprattutto in vista delle prossime elezioni regionali.

L’Usigrai, il sindacato dei giornalisti, ha espresso la sua forte opposizione a questa nomina, sottolineando che la decisione è stata approvata dalla struttura aziendale competente in materia di anticorruzione, che “non ha ravvisato un conflitto di interessi in assenza di sovrapposizione di incarichi”. Tuttavia, il sindacato considera questa risposta come “pilatesca e miope”, poiché sembra ignorare la rapida successione di eventi che ha portato a questa nomina. Il giornalista in questione è stato trasferito in un’altra redazione, ha rassegnato le dimissioni dal suo ruolo di capo ufficio stampa della Regione e, poco dopo, è stato nominato caporedattore, il che solleva legittime preoccupazioni sul possibile conflitto di interessi.

L’assemblea dei caporedattori della Tgr ha unito le proprie voci a quelle dei giornalisti, ribadendo la loro autonomia e indipendenza nell’erogare servizi informativi. Questo atto di solidarietà sottolinea quanto sia fondamentale proteggere l’integrità dell’informazione pubblica contro ingerenze politiche e decisioni discutibili.

In un momento in cui l’informazione è cruciale per il funzionamento della democrazia e per la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica, è essenziale che i giornalisti possano operare in un ambiente che garantisca la loro indipendenza e credibilità. La protesta dei giornalisti della Tgr è un richiamo a questa fondamentale esigenza e un segnale che la lotta per l’informazione libera e imparziale è ancora ben viva. La Rai, come servizio pubblico, deve prendere atto di queste preoccupazioni e lavorare per ripristinare la fiducia del pubblico nell’integrità delle sue operazioni giornalistiche.

In un contesto in cui le nomine e le decisioni aziendali possono influenzare notevolmente il modo in cui viene presentata l’informazione al pubblico, è essenziale che i giornalisti possano agire senza timori o pressioni esterne, lavorando sempre nell’interesse del pubblico e della democrazia stessa. La protesta dei giornalisti della Tgr è un potente richiamo a questa responsabilità fondamentale.

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Voleva processione sotto casa mafioso, indagato sindaco

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Avrebbe tentato di costringere il comandante della polizia municipale a scrivere al questore per ottenere che la processione passasse sotto casa del mafioso del paese: è una delle accuse rivolte a Salvatore Geraci, sindaco di Cerda (Palermo) che è anche deputato regionale da poco passato alla Lega. Il primo cittadino ha ricevuto l’avviso di conclusione dell’indagine con l’accusa di concussione da parte della Procura di Termini Imprese.

Abusando dei sui poteri, secondo i pm, il 14 febbraio del 2022 in occasione della processione del Venerdì Santo – che imponeva un itinerario differente rispetto a quello tradizionale che prevedeva il transito vicino casa di un mafioso – avrebbe fatto pressioni per ottenere la deviazione del corteo “al fine di ottenere consenso elettorale da parte della comunità e il favore del Comitato della Madonna Addolorata di Cerda”.

In particolare, Geraci avrebbe intimato al capo dei vigili, Giuseppe Biondolillo, di salire nel suo ufficio dove avrebbero “fatto i conti” e l’avrebbe accusato di essergli “andato contro” aggiungendo: “quando parlo io devi stare fermo, zitto e sugli attenti, non gesticolare! Ti ho dato una possibilità e te la sei giocata, tu devi fare ciò che ti dico io! Prendi carta e penna e scrivi al questore e guai a te se stasera per la processione fai una cosa diversa”. Geraci avrebbe anche sottratto il cellulare del comandante della polizia municipale per timore di essere registrato.

Il sindaco è anche accusato di varie ipotesi di abuso d’ufficio. Secondo la procura, tra l’altro, il primo cittadino, durante la Sagra del Carciofo non avrebbe fatto pagare i tributi ai commercianti che avevano allestito gli stand in violazione del regolamento comunale, sopperendo alla mancanza di fondi con i contributi ottenuti per la manifestazione e così facendo perdere soldi all’erario.

Accuse che non fanno dell’accusa un condannato ma solo un indagato. Se abbia commesso reati lo deciderà un giudice terzo e noi lo consideriamo innocente, l’indagato, fino al terzo grado di giudizio.

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