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Cronache

Furbetti cartellino di Sanremo, assolto il vigile che timbrava in mutande

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Dieci assoluzioni in rito abbreviato, 16 patteggiamenti con pene dai 10 ai 19 mesi, 16 rinvii a giudizio. Si chiude cosi’ l’udienza preliminare del processo a carico dei cosiddetti Furbetti del cartellino di Sanremo, quasi tutti ex dipendenti del Comune finiti nella rete della Guardia di Finanza il 22 ottobre 2015. Tra gli assolti di oggi anche l’ex vigile urbano addetto al Mercato Alberto Muraglia la cui immagine, mentre in mutande timbrava il cartellino, era diventata icona dell’indagine stessa. L’inchiesta mise sotto la lente d’ingrandimento il 72% della forza lavoro del Comune: una indagine su larga scala che ipotizzava, a vario titolo, il reato di truffa ai danni dello Stato per l’infedele timbratura del cartellino. L’ex vigile Muraglia, che aveva chiesto e ottenuto il rito abbreviato, e’ stato assolto “perche’ il fatto non sussiste” dall’accusa di truffa ai danni dello Stato in quanto c’era una disposizione del comandante della polizia locale secondo cui il vigile doveva timbrare dopo aver aperto il mercato e in abiti borghesi. Quando e’ stato ripreso in mutande dalle telecamere della Gdf, ha spiegato il difensore, era perche’ aveva gia’ aperto il mercato e si era dimenticato di timbrare, quindi era uscito in slip perche’ la timbratrice era a due passi dall’alloggio comunale all’interno del mercato, che gli era stato concesso proprio per questo servizio: doveva aprire il mercato alle 5.30 ed entrare in servizio alle 6, dopo aver timbrato in abiti civili, perche’ il tempo di indossare la divisa rientra nel tempo lavoro. In particolare, in quattro occasioni Muraglia e’ salito in casa, dopo aver aperto il mercato, dimenticandosi di timbrare il cartellino. Per questo motivo, e’ sceso alla timbratrice in mutande o ha mandato la figlia a timbrare. L’ex vigile oggi fa l’artigiano: ha impugnato il licenziamento e attende adesso con l’assoluzione in tasca gli esiti della causa di lavoro patrocinata dal suo avvocato, Alessandro Moroni. Per il sostituto procuratore Grazia Pradella “l’impianto accusatorio vede una sostanziale conferma, con i 16 patteggiamenti e i 16 rinvii a giudizio.

Per quanto riguarda gli abbreviati leggeremo con attenzione le motivazioni delle assoluzioni anche perche’ su queste posizioni vi erano prove che la procura ha considerato di spessore”. La data di inizio del processo, per chi ha scelto il rito ordinario, e’ stata fissata al prossimo 8 giugno. “La sentenza di oggi introduce un elemento di importante novita’ che l’amministrazione comunale e’ chiamata ad esaminare con attenzione ed equilibrio. Resto in attesa di conoscere le indicazioni del segretario generale, dei dirigenti e degli avvocati, che devono ancora leggere le motivazioni di questa sentenza, per poi fare ogni opportuna valutazione”, ha dichiarato il sindaco di Sanremo, Alberto Biancheri. Tra coloro che hanno patteggiato (19 mesi) c’e’ anche Alessandro Vellani, 57 anni, ex perito agrario assegnato al servizio Progettazione-Arredo urbano che secondo le risultanze investigative della Guardia di Finanza, timbrava il cartellino, usciva dal Comune e si dedicava al canottaggio. Parallelamente al procedere delle indagini si era messa al lavoro anche la Commissione Disciplinare che in pochi mesi ha disposto 32 licenziamenti, 98 sospensioni da alcune settimane a sei mesi, 21 sanzioni, 19 rimproveri e 28 archiviazioni. Tra i sospesi figuravano anche alcuni dirigenti, non toccati dall’inchiesta penale ma ‘puniti’ per omesso controllo. La maggior parte dei dipendenti licenziati ha impugnato il provvedimento, ma 16 di loro hanno accettato il licenziamento dopo il mancato accoglimento del ricorso in primo grado.

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Cronache

Falso terapista accusato di stupro, vittima minorenne

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Accoglieva le sue pazienti all’interno di un finto studio allestito in una palestra di Fondi e, una volta solo con loro nelle stanze della struttura, le molestava nel corso di presunti trattamenti di fisioterapia, crioterapia e pressoterapia, facendo leva sulle loro fragilità psicologiche e fisiche affinché non raccontassero nulla. Dolori e piccoli problemi fisici che spingevano ciascuna delle vittime, tra cui anche una minorenne, a recarsi da lui per sottoporsi alle sedute, completamente all’oscuro del fatto che l’uomo non possedesse alcun titolo di studio professionale, né tanto meno la prevista abilitazione, e che non fosse neanche iscritto all’albo. È finito agli arresti domiciliari il finto fisioterapista trentenne di Fondi, per il quale è scattato anche il braccialetto elettronico, accusato di aver commesso atti di violenza sessuale su diverse donne, tra cui una ragazza di neanche 18 anni, e di aver esercitato abusivamente la professione.

Un’ordinanza, quella emessa dal giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Latina ed eseguita nella giornata di oggi dagli agenti del Comando Provinciale della Guardia di Finanza, arrivata al termine di un’indagine di polizia giudiziaria svolta su delega della Procura di Latina. Durata all’incirca un anno, quest’ultima ha permesso di svelare, attraverso le indagini condotte anche con accertamenti tecnici, acquisizioni di dichiarazioni ed esami documentali, i numerosi atti di violenza da parte dell’uomo nei confronti delle pazienti del finto studio da lui gestito. Tutto accadeva all’interno di un'”Associazione sportiva dilettantistica” adibita a palestra nella città di Fondi, nel sud della provincia di Latina: quella che il trentenne spacciava per il suo studio, sequestrata in queste ore dalle fiamme gialle quale soggetto giuridico formale nella cui veste è stata esercitata l’attività professionale, in assenza dei prescritti titoli di studio, della prevista abilitazione e della necessaria iscrizione all’albo, nonché dei locali, attrezzature e impianti utilizzati. Un’altra storia di abusi a Lodi.

Vittima una ragazza siriana di 17 anni arrivata in Italia per sfuggire alla guerra e al sisma del 2023: finita nelle mani dei trafficanti è stata sottoposta a violenze e maltrattamenti e poi abbandonata. La Polizia, coordinata dalla Procura di Lodi e dalla Procura presso la Direzione distrettuale antimafia di Bologna, ha arrestato i due aguzzini.

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Aggressione omofoba a Federico Fashion style, ‘botte e insulti’

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Preso a schiaffi e pugni sul treno e insultato da un passeggero solo perchè gay. Un’aggressione omofoba che ha visto sul treno Milano-Napoli vittima Federico Lauri, conosciuto come Federico Fashion Style, parrucchiere e volto tv. Lo racconta lui stesso sui social e un’intervista al Corriere della Sera on line. “Preso a schiaffi e pugni in faccia su un treno Italo davanti agli occhi di tutti — scrive Federico, che è anche un volto di Real Time —Essere insultato, denigrato e aggredito per l’orientamento sessuale è vergognoso. Vi prego smettetela di chiamare la gente fr… L’omosessualità non è una malattia». L’aggressione è avvenuta sul Milano Napoli all’altezza di Anagni. Il treno si ferma per un guasto, Lauri chiede informazioni e un passeggero prima lo insulta con frasi omofobe e poi lo picchia. Lauri finisce all’ospedale a Colleferro cn un trauma cranico e una prognosi di 15 giorni. Ora promette che denuncerà tutto. “Questa bestia mi ha dato un cazzotto, ma se avesse avuto un coltello mi avrebbe accoltellato -dice al Corriere- Il rischio è uscire di casa e non rientrare più. L’omofobia è la malattia, non l’omosessualità. Loro si devono curare”.

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Lo stupro di Palermo, la difesa vuole la vittima in aula

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Dentro l’aula è scontra tra accusa e difesa. Fuori dal tribunale di Palermo i familiari dei detenuti che arrivano con il pullman della polizia penitenziaria sono in attesa di salutare ‘i loro ragazzi’ mentre non lontano una decina di associazioni hanno dato vita ad un sit in per chiedere di essere ammesse come parti civili. Sono in aula cinque dei sei giovani indagati per lo stupro di gruppo a una 19enne avvenuto lo scorso 7 luglio a Palermo in un cantiere abbandonato del Foro Italico. Uno solo segue l’udienza in videoconferenza, collegato da una sala del carcere dove è recluso. Assente la vittima dello stupro, ospite in una comunità protetta, fuori dalla Sicilia. L’unico minorenne del branco è in un istituto minorile, dopo essere stato già condannato a 8 anni e 8 mesi in abbreviato. L’udienza preliminare davanti al gup Cristina Lo Bue per i sei maggiorenni – Elio Arnao, Cristian Barone, Gabriele Di Trapani, Angelo Flores, Samuele La Grassa e Christian Maronia – si apre in un clima di scontro aperto tra le parti. I legali degli indagati hanno già preannunciato le contromosse per ribaltare le accuse nei confronti dei loro assistiti.

La linea difensiva è chiara ed è legata alla richiesta di ascoltare nuovamente la vittima alla luce delle “nuove prove” che gli avvocati avrebbero raccolto. Alla prossima udienza chiederanno l’abbreviato condizionato a una nuova audizione della vittima, già ascoltata dal gip di Palermo Clelia Maltese due mesi fa nel corso dell’incidente probatorio. Il materiale raccolto dalla difesa già in un’udienza stralcio a marzo non era stato ammesso fra le carte del procedimento, ma i legali insistono. Secondo gli avvocati le nuove prove dimostrerebbero in sostanza che la giovane era consenziente. Una linea difensiva che non sorprende l’avvocato Carla Garofalo, legale della ragazza. “Questa è letteratura – spiega -, lo fanno in tutti i processi per stupro. Lo farei anche io, ma è improbabile perché mai difenderò un indagato per stupro. In ogni caso questa tesi è insostenibile, perché ci sono i filmati che parlano (i video girati con i cellulari dagli stessi indagati ndr)”.

La legale parla di “un ambiente tossico” attorno alla sua assistita “che a Pasquetta è stata pesantemente minacciata e aggredita” e denuncia “una campagna denigratoria nei confronti della ragazza durata tutta l’estate”. “Io, purtroppo – aggiunge -, sono entrata nel processo solo a gennaio per cui non ho potuto gestire e seguire la parte precedente”. L’avvocato Garofalo sottolinea anche lo stato di profonda prostrazione vissuto dalla giovane: “ha alti e bassi, momenti di angoscia e di speranza. Per fortuna abbiamo un buon rapporto. Sta raccogliendo i cocci di tutto lo sfacelo attorno a lei, con aggressioni continue. E a volte si chiede chi glielo ha fatto fare”. Attorno alla ragazza vittima dello stupro si sono strette una decina di associazioni che oltre a manifestare davanti al tribunale hanno chiesto di costituirsi parte civile, così come ha fatto il Comune di Palermo. Il Gup ha rinviato ogni decisione alla prossima udienza, fissata per il 29 aprile. Se il giudice non ammetterà l’abbreviato condizionato i legali degli imputati dovranno scegliere tra l’abbreviato “secco” o l’ordinario.

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