Uno schema illecito, già venuto a galla in almeno altre due indagini milanesi nel settore della logistica, attraverso il quale le grandi aziende si garantiscono “tariffe altamente competitive appaltando manodopera” in modo irregolare per i loro servizi, che gli viene fornita da una serie di cooperative, che nascono e muoiono in breve tempo.
E tutto a danno dei lavoratori che non hanno alcuna “tutela” e a cui non vengono spesso versati i contributi assistenziali e previdenziali previsti. E’ il sistema di una presunta maxi frode fiscale che stamani ha portato il Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano a sequestrare, nell’inchiesta del pm Paolo Storari, circa 102 milioni di euro, di cui oltre 81 milioni a carico dei colossi della logistica-trasporti Brt (44 milioni), la storica azienda italiana ex Bartolini attiva nelle spedizioni, e Geodis, entrambi controllati da due diversi gruppi francesi, a capitale anche statale. In un’indagine, in cui si contesta pure la compensazione di crediti inesistenti, che vede al centro l’uso dei cosiddetti “serbatoi di manodopera”, ossia lavoratori messi a disposizione da società ‘filtro’ o finte cooperative per le due grandi aziende.
Uno dei due decreti di sequestro d’urgenza firmati dal pm ha riguardato anche (per circa 21 milioni di euro) Antonio Suma, titolare, secondo l’accusa, proprio di una ventina di quelle società intermediarie nella presunta frode. La “gestione di Brt”, scrive il pm, “non si distanzia da Dhl e Gls”, altri due giganti della logistica finiti al centro di indagini a Milano. Anzi “sotto più punti di vista il fenomeno pare addirittura più grave”. Dagli atti risulta indagato per la presunta frode con false fatture, per gli anni che vanno dal 2016 al 2021, il presidente Giorgio Bartolini, insieme ad un altro dirigente e alla stessa Brt per la legge sulla responsabilità amministrativa. Azienda che nel 2021 ha avuto un volume di affari di oltre 1,7 miliardi di euro. “La condotta posta in essere da Brt di carattere fraudolento – scrive la Procura – dura (almeno) dal 2016 e ha comportato ingentissimi danni all’Erario”.
E ancora: “Nessuna tutela per i lavoratori, ‘costretti’ a passare da una cooperativa all’altra, pena la perdita del posto di lavoro”. Dagli accertamenti emerge pure che da almeno due delle cosiddette società ‘filtro’, che fornivano manodopera a Brt, sarebbero “transitati” oltre 3100 operai, ossia “oltre il 60% della forza lavoro complessiva”. Il “primo beneficiario” della maxi frode, secondo il pm, oltre a Brt che “può garantirsi tariffe altamente competitive” così ‘drogando’ il mercato, è Suma (indagato assieme ad altri due) che “drena risorse dalle cooperative fornitrici”, attraverso Service Volt, una delle società a lui riconducibili. Suma che, tra il 2014 e il 2021, ha avuto redditi per oltre “10 milioni di euro”. Stesso meccanismo, sempre con la “stipula di fittizi contratti di appalto per la somministrazione di manodopera” e con evasione dell’Iva, anche nel caso Geodis, nel quale sono indagati, oltre alle società, anche due dirigenti.