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Cultura

Frank Cancian, “1801 passaggi” alla base di un concorso del MAVI per conservare le memorie

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Ogni volta che il dito fa pressione sul pulsante di scatto non è soltanto un click che senti o una foto che hai ripreso, ogni volta che impressioni un fotogramma, stai fermando la storia, non importa se essa sia quella con la S maiuscola o meno, stai fermando la storia di quell’evento, di quella situazione, di quella persona per tramandarla a chi in futuro la vedrà e quindi, dovrai farlo nel migliore dei modi e tenendo sempre presente che sei un testimone e non puoi permetterti di mentire. Questo il concetto universale, che il grande fotoreporter Luciano d’Alessandro consigliava di seguire a chi gli chiedesse come affrontare la professione o anche a tutti coloro che appassionati di fotografia  volessero appieno rendersi conto della forza che lo strumento fotografico possedesse è cio’ che sicuramente ha informato, pur forse, non conoscendosi, lo straordinario lavoro prodotto dallo statunitense Frank Cancian nei 7 mesi trascorsi a Lacedonia in provincia di Avellino.

Giovane e brillante studente di antropologia, vince una borsa di studio Fullbright che spenderà nel paese Irpino nel 1957, documentando fotograficamente gli usi e costumi della comunità irpina in un particolare periodo storico quale quello del secondo dopoguerra. Cerca situazioni di ordinaria quotidianietà  dalle quali far emergere i particolari. I suoi 1801 scatti, diverranno lo spaccato della vita di una comunità ed una testimonianza cosi forte a tal punto che oggi, il Museo MAVI (Museo Antropologico Visivo Irpino ) propone un’interessante concorso fotografico rivolto a tutti per ripercorrere le stesse sensazioni, ma in realtaà diverse e anche distanti dello studente/fotografo del 1957 che oggi è professore emerito di Antropologia presso l’università Irvine in California, dove la sua ricerca è continuata tra le popolazioni californiane e messicane.

Molto particolare il concorso indetto dal MAVI dove Una serie di 20 foto tra le 1801 scattate da Frank Cancian a Lacedonia nel 1957 costituisce la base del concorso, nel quale gli autori vengono chiamati a presentare proprie opere che trovino riferimento nelle foto di riferimento e propongano una libera reinterpretazione attualizzata di quelle immagini. Così come il lavoro fotografico del giovane statunitense indagò a Lacedonia tutti gli ambiti di vita di una comunità rurale colta nel cruciale momento di passaggio dei tardi anni ‘50 del secolo scorso , allo stesso modo la richiesta ai nuovi autori è quella di prendere spunto dai temi e dai soggettidel 1957 per

raccontare come tutto questo possa essere tradotto nell’oggi. Unatraduzione–eincerticasiun cambiodisenso – dato alle azioni, ai gesti quotidiani e ai luoghi che ovviamente non sia conseguenza soltanto del naturale cambiamento che il trascorrere del tempo impone, ma costituisca anche una riflessione sulle nuove sfide che la società odierna è chiamata a vivere.

L’edizione 2019 di questo particolare concorso è composta da eccezionali personalità della fotografia: Simona Guerra, esperta in ordinamento e valorizzazione di archivi fotografici, autrice di biografie e saggi di fotografia, nel ruolo di coordinatrice; Francesco Faeta, antropologo visuale, docente ordinario all’Università di Messina, fotografo e documentarista etnografico; Francesco Zizola, fotografo, vincitore di numerosi premi tra cui World Press Photo of the Year.

Il progetto, simbolicamente chiamato “1801 passaggi” è un percorso/confronto tra passato e presente che, proiettato negli anni a venire, coniugando lo sguardo etnografico con la fotografia e indagando l’evoluzione dell’essere umano, si propone un duplice obiettivo: da una parte quello di divulgare il lavoro fotografico dello studente americano, divenuto poi professore universitario,  come documento storico-etnografico relativo al passato di una comunità e, più ingenerale, di una forma di vita come quella dei piccoli borghi rurali del Meridione italiano; dall’altra, acquisire all’archivio del MAVI nuove immagini fotografiche selezionate utilizzando le 1801 fotografie di  riferimento come chiave di lettura di piccole realtà sociali nelle loro trasformazioni contemporanee, e, per questa via, accumulare una testimonianza dinamica dei cambiamenti della persona e della società e dell’evoluzione dello sguardo fotografico su di esse.

Per chi volesse partecipare a questo interessante concorso fotografico, consigliamo di consultare i link elencati di seguito.

Per scaricare il bando e i materiali per la partecipazione al concorso: museomavi.it/concorso-2019/ Per informazioni: concorso@museomavi.it
Il video di presentazione del concorso: vimeo.com/354482741/

 

 

Fotogiornalista da 35 anni, collabora con i maggiori quotidiani e periodici italiani. Ha raccontato con le immagini la caduta del muro di Berlino, Albania, Nicaragua, Palestina, Iraq, Libano, Israele, Afghanistan e Kosovo e tutti i maggiori eventi sul suolo nazionale lavorando per agenzie prestigiose come la Reuters e l’ Agence France Presse, Fondatore nel 1991 della agenzia Controluce, oggi è socio fondatore di KONTROLAB Service, una delle piu’ accreditate associazioni fotografi professionisti del panorama editoriale nazionale e internazionale, attiva in tutto il Sud Italia e presente sulla piattaforma GETTY IMAGES. Docente a contratto presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli., ha corsi anche presso la Scuola di Giornalismo dell’ Università Suor Orsola Benincasa e presso l’Istituto ILAS di Napoli. Attualmente oltre alle curatele di mostre fotografiche e l’organizzazione di convegni sulla fotografia è attivo nelle riprese fotografiche inerenti i backstage di importanti mostre d’arte tra le quali gli “Ospiti illustri” di Gallerie d’Italia/Palazzo Zevallos, Leonardo, Picasso, Antonello da Messina, Robert Mapplethorpe “Coreografia per una mostra” al Museo Madre di Napoli, Diario Persiano e Evidence, documentate per l’Istituto Garuzzo per le Arti Visive, rispettivamente alla Castiglia di Saluzzo e Castel Sant’Elmo a Napoli. Cura le rubriche Galleria e Pixel del quotidiano on-line Juorno.it E’ stato tra i vincitori del Nikon Photo Contest International. Ha pubblicato su tutti i maggiori quotidiani e magazines del mondo, ha all’attivo diverse pubblicazioni editoriali collettive e due libri personali, “Chetor Asti? “, dove racconta il desiderio di normalità delle popolazioni afghane in balia delle guerre e “IMMAGINI RITUALI. Penitenza e Passioni: scorci del sud Italia” che esplora le tradizioni della settimana Santa, primo volume di una ricerca sui riti tradizionali dell’Italia meridionale e insulare.

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Cultura

Lucio Gregoretti neo direttore artistico Fondazione Ravello

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Lucio Gregoretti è stato nominato direttore artistico dell’edizione 2025 del Ravello Festival e della programmazione musicale della Fondazione. Il Consiglio di amministrazione della Fondazione Ravello ha scelto lui “dopo attenta valutazione delle qualificate manifestazioni di interesse pervenute”. Compositore, organizzatore musicale, direttore artistico e docente di composizione, Lucio Gregoretti è nato a Roma nel 1961 e si è formato al Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma, dove si è diplomato tra l’altro in Composizione con Mauro Bortolotti e successivamente ai corsi di perfezionamento di Luciano Berio.

Gregoretti, ricorda la nota, ha studiato anche direzione d’orchestra con Piero Bellugi, Franco Ferrara e Giampiero Taverna. Già presidente dell’Associazione Nuova Consonanza, è stato “composer in residence” e docente presso diversi organismi internazionali. Sue opere di teatro musicale sono state commissionate e rappresentate per le più prestigiose istituzioni musicali in ambito nazionale ed internazionale. “Saluto con soddisfazione l’arrivo a Ravello come direttore artistico di Lucio Gregoretti – ha commentato il presidente della Fondazione Ravello, Alessio Vlad – Musicista di solide basi, ottimo e versatile compositore, intellettuale curioso che conoscendo profondamente il nostro territorio e la sua storia ne saprà interpretare al meglio le esigenze. Buon lavoro Lucio Gregoretti!”

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Ambiente

Ischia, la perla italiana celebrata dal Financial Times: un viaggio tra charme e natura

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L’Italia si conferma una delle mete più amate al mondo, e il prestigioso Financial Times non ha mancato di celebrare il Bel Paese nella sua classifica delle 50 destinazioni da visitare nel 2025. Tra le meraviglie italiane che hanno conquistato un posto d’onore, Ischia emerge come una meta imperdibile, capace di regalare un’esperienza unica tra bellezza naturale e charme esclusivo.

Ischia e l’incanto del faro

Il Financial Times suggerisce un’esperienza straordinaria: soggiornare in un faro, una location che rappresenta il perfetto connubio tra lusso e tranquillità. Situato in un contesto naturale mozzafiato, questo faro offre un rifugio esclusivo per chi cerca relax e serenità, lontano dal trambusto della vita quotidiana. Qui, i tramonti spettacolari diventano un’esperienza indimenticabile, soprattutto se accompagnati da un aperitivo a base di specialità locali. È un luogo ideale per ricaricare le energie, lasciandosi avvolgere dalla magia dell’isola.

Ischia regala emozioni uniche, e tra i suoi gioielli più suggestivi si annovera il Faro di Punta Imperatore, uno dei punti panoramici più affascinanti del Mediterraneo. Situato a 164 metri di altezza tra Forio e Sant’Angelo, questo luogo magico è un connubio perfetto di natura, storia e modernità, capace di regalare momenti indimenticabili ai suoi visitatori.

Un viaggio attraverso la bellezza naturale

Per raggiungere il Faro si percorre un sentiero immerso nella macchia mediterranea, tra cespugli di mirto e fichi d’India, lungo una scala di 155 gradini scavati nella roccia tufacea. Il cammino, che si snoda tra tornanti e scorci mozzafiato, culmina con la vista della torre bianca che ospita una delle lanterne più antiche e potenti del Mediterraneo, in grado di proiettare i suoi fasci di luce fino a 22 miglia di distanza.

La rinascita di un luogo storico

Dal 1884, il Faro di Punta Imperatore è stato una guida per i naviganti. Dopo anni di abbandono, grazie al restauro conservativo della società tedesca Floatel GmbH, il Faro ha riaperto nel luglio 2025 con una nuova veste. Trasformato in un boutique hotel e ristorante, offre un’accoglienza esclusiva con sole quattro camere, ciascuna dedicata ai venti (Scirocco, Grecale, Libeccio e Maestrale), e un’atmosfera unica che preserva l’anima storica del luogo.

Un’esperienza di lusso e autenticità

Le camere del Faro combinano eleganza minimale e dettagli vintage, grazie al lavoro del designer Marc Nagel. Al piano terra si trovano una cucina raffinata e due salette che ospitano il ristorante Lucì, in omaggio a Lucia Capuano, la prima donna guardiana del Faro. Lo chef Antonio Monti, originario di Forio, propone una cucina contemporanea che valorizza le materie prime dell’isola, con un percorso degustazione di nove portate a 120 euro.

Magia sotto le stelle

La sera, il Faro si trasforma in un luogo da sogno: la lanterna si accende e il cielo stellato avvolge gli ospiti in un’atmosfera unica, accompagnata dal suono del vento e delle onde. Un’esperienza che si completa con l’accoglienza del team guidato dal direttore Fabio Mattera, il servizio impeccabile del maitre Antonio, e i cocktail creativi del barman Vincenzo.

Come raggiungere il Faro

L’indirizzo è via Costa 135, una strada tortuosa ma percorribile fino all’imbocco del sentiero pedonale. Per chi vuole evitare difficoltà, si consiglia di contattare Regina Taxi (tel. 328 7551359), che offre un trasporto dedicato. Una teleferica facilita il trasporto bagagli, rendendo l’arrivo al Faro ancora più semplice.

Un rifugio per sognatori

Con prezzi che variano dai 300 ai 700 euro a notte, il Faro di Punta Imperatore rappresenta una meta esclusiva per chi cerca tranquillità, romanticismo e bellezza in una cornice naturale senza pari. Un luogo che celebra l’essenza autentica di Ischia, tra passato e presente, offrendo un’esperienza indimenticabile.

La magia di Ischia

Oltre al soggiorno nel faro di Forio, Ischia si presenta come una destinazione completa, capace di accontentare ogni tipo di viaggiatore. Dalle spiagge dorate alle suggestive sorgenti termali, l’isola invita a immergersi in un mix unico di natura, cultura e benessere. Passeggiare tra i borghi, visitare il celebre Castello Aragonese o semplicemente perdersi nei vicoli caratteristici regala emozioni autentiche.

L’Isola Magica di Ischia: soggiornare al Castello Aragonese nel fascino del Monastero

Ischia non smette mai di stupire con i suoi tesori unici. Oltre al suggestivo Faro di Punta Imperatore, un luogo iconico e mozzafiato dove vivere un’esperienza indimenticabile è il Castello Aragonese a Ischia Ponte. Qui, sull’isolotto che ospita questa storica fortezza, si trova L’Albergo del Monastero, un rifugio carico di storia, bellezza e tranquillità.

Un ex convento ricco di fascino storico

L’Albergo del Monastero affonda le sue radici nel XVI secolo, quando Beatrice Quadra, vedova D’Avalos, fondò un convento di monache clarisse. Silenzio, preghiera e contemplazione erano i pilastri della vita monastica tra queste mura. Negli anni ’60, l’ex convento venne trasformato in un luogo di accoglienza per i viaggiatori, mantenendo intatta l’atmosfera di pace e spiritualità. All’epoca, i primi ospiti ricevevano candele per illuminare le notti, in assenza di elettricità.

Un’esperienza unica tra tradizione e modernità

L’Albergo ha preservato l’antica facciata e le caratteristiche architettoniche originali, come le volte a padiglione in calce bianca. Le 18 camere e 2 suite offrono un sobrio stile mediterraneo, con arredi essenziali, letti in ferro battuto e maioliche blu che raccontano una storia unica. Tra queste, spicca la Suite L’Altana, con due terrazze private che offrono una vista mozzafiato sull’isola.

Arte e cultura al centro dell’esperienza

Gli ambienti comuni e le camere dell’albergo riflettono la passione per l’arte della famiglia Mattera. Dipinti e opere di artisti come Gabriele Mattera, Leonardo Cremonini e Raffaele Iacono adornano le pareti, creando un’atmosfera raffinata e unica. In estate, il Castello Aragonese si anima di eventi culturali, tra concerti, esposizioni e festival, regalando agli ospiti un’immersione totale nella cultura mediterranea.

Relax tra natura e mare

L’Albergo del Monastero non è solo storia e cultura, ma anche un’oasi di pace. L’orto-giardino offre un rifugio perfetto per passeggiare, leggere o semplicemente rilassarsi tra gli alberi da frutto e le erbe aromatiche, con il suono del mare e i gabbiani che volano alti nel cielo. Inoltre, gli ospiti possono esplorare i quasi 2 chilometri di sentieri che attraversano il Castello, tra chiese, terrazze e coltivazioni, respirando a pieni polmoni il profumo del Mediterraneo.

Come raggiungere l’Albergo del Monastero

L’isolotto del Castello Aragonese è accessibile tramite un ascensore scavato nella roccia, un percorso che già di per sé regala emozioni uniche. L’albergo è una scelta perfetta per chi cerca un soggiorno esclusivo, dove la storia incontra il comfort moderno e la natura si sposa con la cultura.

Un soggiorno tra magia e contemplazione

L’Albergo del Monastero offre una combinazione unica di lusso discreto, bellezza senza tempo e tranquillità assoluta. È il luogo ideale per chi vuole vivere un’esperienza autentica nel cuore di Ischia, tra il fascino della storia e il contatto diretto con la natura.

L’Italia protagonista nella top 50

Ischia non è l’unica destinazione italiana celebrata nella classifica del Financial Times. Pompei, con le sue straordinarie meraviglie archeologiche, Venezia e il suo fascino eterno, e la Sardegna, perfetta per un viaggio autunnale tra mare e cultura, confermano come l’Italia sia capace di unire tradizione, innovazione e bellezze naturali senza eguali.

Un invito a scoprire Ischia

Che siate alla ricerca di un rifugio esclusivo o di una vacanza all’insegna della scoperta, Ischia rappresenta una meta ideale per il 2025. Con il suo mix di paesaggi mozzafiato, charme e tradizioni culinarie, l’isola si distingue come una delle perle più brillanti del Mediterraneo, pronta a regalare emozioni indimenticabili a chiunque la visiti.

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Cultura

Capitale italiana Cultura 2027, scelte le dieci finaliste

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La Giuria per la selezione della città Capitale italiana della Cultura 2027, presieduta da Davide Maria Desario, ha scelto i 10 progetti finalisti dopo aver esaminato le 17 candidature pervenute, privilegiando quelle i cui dossier più rispondono al bando. Lo annuncia il ministero della Cultura. Parteciperanno, dunque, alla fase finale della selezione i seguenti Comuni con i relativi dossier:

  • 1. Alberobello (provincia di Bari, Puglia) “Pietramadre”
  • 2. Aliano (provincia di Matera, Basilicata) “Terra dell’altrove”
  • 3. Brindisi (Puglia) “Navigare il futuro”
  • 4. Gallipoli (provincia di Lecce, Puglia) “La bella tra terra e mare”
  • 5. La Spezia (Liguria) “Una cultura come il mare”
  • 6. Pompei (provincia di Napoli, Campania) “Pompei Continuum”
  • 7. Pordenone (Friuli Venezia Giulia) “Pordenone 2027. Città che sorprende”
  • 8. Reggio Calabria (Calabria) “Cuore del Mediterraneo”
  • 9. Sant’Andrea di Conza (provincia di Avellino, Campania) “Incontro tempo”
  • 10. Savona (Liguria) “Nuove rotte per la cultura”.

Le finaliste verranno convocate per le audizioni pubbliche il 25 e 26 febbraio 2025. Sarà l’occasione per ogni candidata di illustrare nel dettaglio il proprio progetto agli esperti che dovranno valutarli. Per ciascun dossier le audizioni avranno una durata di massimo 60 minuti, di cui 30 per la presentazione del progetto e 30 per una sessione di domande effettuate dalla Giuria. La proclamazione della Capitale italiana della Cultura si terrà entro il 28 marzo 2025. Alla città vincitrice verrà assegnato un contributo finanziario di un milione di euro per realizzare le iniziative e gli obiettivi delineati nel progetto di candidatura.

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