Collegati con noi

Cultura

Fotografia e cerimonie a Napoli, un matrimonio perfetto fatto di luce e creatività

Pubblicato

del

Possiamo dire che la fotografia cerimonialistica assolve pienamente alla funzione primaria della fotografia?

Possiamo affermare che una delle missioni basilari della fotografia è brillantemente compiuta  dalla fotografia applicata alle cerimonie, gioiose, che scandiscono il tempo della nostra vita? Battesimi, Comunioni, a volte Cresime e poi Matrimoni?

Credo che senza il minimo tentennamento la risposta sia SI, la fotografia cerimonialistica è la celebrazione del ricordo e quindi  al netto di tutte le retoriche e le argomentazioni e le ragioni che si accompagnano agli usi creativi della fotografia. la fotografia di cerimonia è sicuramente uno dei settori fotografici che rispecchia in pieno e totalmente la funzione per la quale la fotografia oggi è divenuta una delle arti e mezzi e strumenti che fermando  il tempo e la storia lo rimanda al futuro, facendo conoscere il passato.

Il fotografo è invitato nella sfera privata dei protagonisti

Può sembrare ripetitivo l’evento matrimonio, i tempi sono sempre gli stessi, foto a casa della sposa, foto in chiesa, foto panoramiche e foto al ristorante, per finire con le foto alla torta e alle bomboniere, ma interpretando ognuno di essi in base alla luce, alla sensibilità dei protagonisti, ai luoghi e all’evento, ci si rende conto che ogni cerimonia è una storia singola, ognuna diversa dall’altra, ognuna con il suo inizio e la sua fine e il fotografo, benché abbia una precisa sceneggiatura da seguire nella mente, deve sempre dare spazio alla creatività, cercando di cogliere aspetti che nessun altro ha l’autorizzazione a cogliere, il fotografo diventa nel giorno del matrimonio, ma anche degli eventi precedenti, un confessore, uno psicologo, un amico, un consigliere.

Nulla può essere lasciato al caso, non si può non aver instaurato un rapporto intenso, se si vuole lasciare un ricordo fotografico del giorno, nel quale i festeggiati si ritrovino anche a distanza di anni.

La responsabilità è alta, ma i fotografi napoletani, dove sicuramente c’è la scuola più importante d’ Italia e forse del mondo, assolvono questo compito nel migliore dei modi e sono tra i più ricercati sul mercato internazionale.

Accompagnati e rispettosi delle bellezze del territorio si sviluppa un mercato unico in Italia

Napoli, al centro tra le bellezze della costiera sorrentina e delle isole di Capri e Ischia, mete da sempre preferite da giovani e facoltosi sposi internazionali ha anche offerto a queste neo coppie un parterre fotografico d’eccezione e quindi è giocoforza che oggi tanti fotografi napoletani siano chiamati all’estero nelle mete più esotiche a documentare i matrimoni e le giornate di festa che li accompagnano. Bali, Aruba, Dubai, Singapore, Beirut, sono solo alcune delle mete dove operano i nostri professionisti.

La fotografia di matrimonio nasce dallo studio fronte strada degli antichi fotografi del centro di Napoli, chiamati nel dopoguerra a produrre quelle poche foto che facessero ricordare il giorno della importante cerimonia che in genere una volta era il giorno del matrimonio o del funerale di un congiunto. Nata con la fotografia, ma esclusiva delle classi agiate è nel dopoguerra che comincia a svilupparsi il mercato cerimonialistico, quello che fino ad allora era priorità delle famiglie abbienti, comincia a diventare un rito irrinunciabile. Inizialmente si contrattava sul numero delle foto da produrre, non sulla giornata lavorativa, come in genere avviene oggi, con l’aggiunta delle spese, quindi il fotografo faceva di tutto per aumentare il numero di foto da consegnare e il numero aumentava obbligatoriamente in corso d’opera, con la cerimonia in pieno svolgimento. La tecnica era abbastanza semplice e si basava sulla felicità manifestata dagli sposi e specialmente dai parenti degli sposi, che in genere pagavano per regalo o per “contratto” le foto della cerimonia. Più si era felici, più foto supplementari si potevano aggiungere negli album.  Se nei primi anni ’50 un album fotografico consisteva nelle classiche 25 fotografie di tutta la cerimonia più le foto con gli invitati (chi poteva permetterselo), già negli anni ’70 si cominciava a contrattare per 100 foto di cerimonia più le canoniche 30 per i gruppi degli invitati, di formato più piccolo, ma complete di cartellina per omaggiarle agli ospiti intervenuti e immortalati nei loro vestiti immacolati. Nel frattempo aumentavano anche le famiglie fotografiche, si, perché fino agli anni ’80 questa ereditarietà era rigorosa e il mestiere passava da padre in figlio e da fratello a fratello. I Ruggieri, con Gabriele, Vincenzo e poi Francesco e Toty, gli Averardi, gli Armenio, i Gaita, i Laporta, con Antonio, detto Ndo’Ndo’, Carmine con i figli Mario e Salvatore. Tutti dell’area del Duomo di Napoli, vera officina di talenti e scuola per antonomasia della fotografia cerimonialistica. Da quella scuola e da quel territorio è emerso, forse il più conosciuto e popolare fotografo di matrimoni d’Italia, Oreste Pipolo, scomparso negli anni passati, ma sempre vivo nei ricordi di tutti per la sua esuberanza e per il suo stile professionale unico che si rifaceva all’antico sapere fotografico partenopeo, ma attualizzato e ammiccante alla società dello spettacolo degli anni ’80. Capace di creare icone, Pipolo sapeva leggere nella sfera sociale dei suoi clienti. Fino alla sua prematura scomparsa  è stato il punto di riferimento per intere generazioni di fotografi del matrimonio che lo hanno seguito ed assistito come le due figlie che oggi continuano la tradizione familiare e gestiscono l’archivio e lo studio in via Duomo ed è stato sicuramente un  faro per  la lettura culturale dell’evento matrimonio inteso come il giorno più importante della propria vita e spaccato sociale meridionale. Da Pipolo hanno preso spunto per servizi fotografici e televisivi Ferdinando Scianna, Domenico Iannaccone e Francesco Cito, il quale  ha fatto conoscere al mondo l’universo matrimonio napoletano vincendo il prestigioso World Press Photo indagando nei lavori non solo di Pipolo, ma anche di Salvatore Ecuba, altra rinomata firma di questo universo fotografico,  che come  Pipolo è riuscito a formare tantissimi fotografi che oggi sono   ricercati professionisti, come Stefano Cardone e molti altri, mentre  diverso è invece il percorso intrapreso   da   Alessandro Capuano che inizia il suo cammino professionale tra matrimoni e comunioni per realizzarsi oggi, dopo importanti esperienze fotografiche, come  appassionato operatore culturale, firmatario di vari progetti artistici in città e nel nord Italia.  Negli stessi anni si affermava anche Antonio Aragona, che iniziava a selezionare un bacino d’utenza diverso, non solo quello popolare dei quartieri del centro di Napoli, ma anche sondando nel ceto della media borghesia del quartiere Vomero, dove si ricercava un servizio fotografico più indirizzato alla documentazione e alla ricerca della fotografia di posa che riproducesse più verosimilmente lo scatto colto all’improvviso che quello costruito. Nei quartieri alti Foto Jaques era la summa di questa tendenza un po’ chic e forse anche snob di interpretazione della fotografia di cerimonia, lui, egregio ritrattista, lo si riconosceva dalle vetrine del suo studio in via Manzoni da dove spiccavano  gigantografie con i volti delle sue spose e dei suoi clienti,  che attiravano l’attenzione degli automobilisti imbottigliati nel  traffico della strada panoramica che si creava nei giorni festivi e prefestivi per raggiungere i belvedere della città.

Dalla massificazione inconsulta alla rinascita qualitativa

La fine degli anni ’90 e gli inizi del nuovo secolo anche con il passaggio dal formato 6cmx6cm analogico, appannaggio di tutti i fotografi professionisti del settore fino ad allora, al formato 3×2 digitale, videro l’apoteosi dei fotografi dei riti familiari. Oltre alle catene di negozi mono firma, come quelli di Francesco Errico, che ne contava almeno 3 in città e dai quali sono poi usciti varie personalità del fotocerimonialismo napoletano, il mercato assiste in quel periodo ad un fenomeno negativo, compaiono improvvisamente sul mercato centinaia di improvvisati fotografi, molti dei quali doppiolavoristi e nemmeno iscritti a nessuna associazione o elenco fiscale. La fotografia di cerimonia perse quel fascino di indagatrice interna della società, che l’aveva contraddistinta e fatta apprezzare. Tantissimi “falsi fotocerimonialisti” aiutati dall’avvento del digitale, cercavano di accaparrarsi quante più cerimonie possibili a prezzi dimezzati, rispetto alle reali spese dei fotografi autorizzati e con studio, contando anche sul beneplacito di alcuni operatori del settore che favorivano o consigliavano le loro prestazioni per ragioni parentali o meramente economiche.

Ma questo non ha scoraggiato i veri fotografi che con grande pazienza e tantissima professionalità sono riusciti a superare queste difficoltà, addirittura formando intere generazioni di nuovi operatori che nelle loro foto mettono passione, onestà, rispetto e comprensione riguardo ad un settore importantissimo della fotografia. Questo passaggio è stato molto delicato e tanto ha contribuito l’hinterland e la provincia napoletana a mantenere alta la dignità dei fotografi, pensiamo a Ciro Lauria, che da Frattamaggiore che pur con le spese di una attività commerciale fronte strada ha resistito prestandosi anche ad altre attività fotografiche come la fotografia di sport o di cronaca, stesso percorso per Salvatore Gallo a Torre Annunziata e anche di Cristoforo Acunzo a Napoli e poi i fotografi capresi, di cui accennavamo all’inizio, Foto Flash con Andrea  D’Agostino e Fabrizio D’Alessandro e gli altri studi presenti sull’isola, Foto Rosso e Foto Bianco. Anche il territorio vesuviano ha espresso e ancora detiene un potenziale fotografico invidiabile con la famiglia Gibotta dal capostipite Ciro, Canon Ambassador al giovane figlio Antonio anch’egli ambasciatore Canon e  oramai affermato fotografo internazionale vincitore di un World Press Photo. Il team Gibotta, dispone anche di  video operatori e montatori  e sono tra i più attivi sul campo cerimonialistico internazionale con numerose trasferte in ogni angolo del mondo.

Un futuro ricco di un grande passato

Il linguaggio fotografico applicato agli eventi familiari cambiava e continua a cambiare, un work in progress che tiene conto delle esigenze del cliente armonizzandole con l’estro e la professionalità del fotografo, relazionandosi anche alle sempre più presenti  e pressanti agenzie di Weddings Planner. Molti, fotografi che operano in questo settore, si esprimono al di fuori delle cerimonie nei campi che più sentono vicini e più’ vogliono esplorare, riportando poi queste esperienze nel loro lavoro commissionato. Enzo Truppo, Salvatore Scialò e Vincenzo Ferraro, uno dei cerimonialisti più impegnati e richiesto dalle giovani coppie ne sono l’esempio.

Il panorama contemporaneo è ricco e offre ampie possibilità di scelte stilistiche per gli utenti che richiedono di documentare o interpretare le cerimonie familiari. La maggior parte dei fotografi che più sono presenti sul mercato hanno curriculum importanti con approfondimenti e studi specifici in fotografia come la pattuglia che dopo aver seguito il Biennio Specialistico in Fotografia presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, ha trovato interessanti sbocchi economici ed espressivi proprio nel campo dei matrimonialisti, apportando linguaggi nuovi e in linea con i desideri delle coppie di sposi. Lucia Dovere e Claudia Giglio, due ex allieve, insieme hanno ideato e portano avanti il progetto MILL Photo Studio dove hanno formato un team che comprende anche colleghi video operatori con specialisti nel pilotaggio di droni. Sempre dell’Accademia, Giuseppe Barbato e Francesca Rao, che spaziano anche nel mondo delle gallerie d’arte con le loro ricerche personali, Mary Saccardo e poi, non dal mondo accademico, ma proveniente dal fotogiornalismo c’è Daniele Veneri, corrispondente a Napoli di importanti studi nazionali e stranieri.  Le contaminazioni dei linguaggi si sono sempre riscontrate in tanti di questi professionisti, ne è esempio Carlo Falanga proveniente dalla comunicazione ed in particolare dal settore della moda dove ancora opera.

Un traguardo che apre nuove strade da esplorare

Con questa breve carrellata sui professionisti che operano nel  settore matrimonialistico si chiude il tour di 4 tappe sulla fotografia napoletana  che abbiamo intrapreso a inizio mese di agosto, forse non sarà stato un completo ed esaustivo viaggio nell’interezza  del mondo fotografico napoletano, ma ciò è dovuto proprio alla complessità del settore, sia nei termini di linguaggi che in quelli di opportunità economiche, tanti fotografi e colleghi sono ancora da scoprire e tanti da riscoprire e molte altre le discipline da indagare, nelle quali operano valenti professionisti come Massimo Velo, Luciano Pedicini e Fabio Speranza finissimi specialisti nel settore delle fotografie di documentazione delle opere d’arte delle sovraintendenze locali, e poi Pino Miraglia, Guido Giannini, Gianluigi Gargiulo Gianfranco Irlanda che seguono un loro percorso creativo sempre tesi alla ricerca e alla passione per lo strumento fotografico, come tanti sono gli appassionati e le associazioni che divulgano con i loro limiti e le loro eccellenze messaggi di educazione visiva, realtà che operano in città e di cui approfondiremo in seguito, tutte queste esperienze di diffusione della fotografia sono i pilastri per la crescita e la conoscenza di un affermata arte che è ancora tutta da scoprire.

Fotogiornalista da 35 anni, collabora con i maggiori quotidiani e periodici italiani. Ha raccontato con le immagini la caduta del muro di Berlino, Albania, Nicaragua, Palestina, Iraq, Libano, Israele, Afghanistan e Kosovo e tutti i maggiori eventi sul suolo nazionale lavorando per agenzie prestigiose come la Reuters e l’ Agence France Presse, Fondatore nel 1991 della agenzia Controluce, oggi è socio fondatore di KONTROLAB Service, una delle piu’ accreditate associazioni fotografi professionisti del panorama editoriale nazionale e internazionale, attiva in tutto il Sud Italia e presente sulla piattaforma GETTY IMAGES. Docente a contratto presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli., ha corsi anche presso la Scuola di Giornalismo dell’ Università Suor Orsola Benincasa e presso l’Istituto ILAS di Napoli. Attualmente oltre alle curatele di mostre fotografiche e l’organizzazione di convegni sulla fotografia è attivo nelle riprese fotografiche inerenti i backstage di importanti mostre d’arte tra le quali gli “Ospiti illustri” di Gallerie d’Italia/Palazzo Zevallos, Leonardo, Picasso, Antonello da Messina, Robert Mapplethorpe “Coreografia per una mostra” al Museo Madre di Napoli, Diario Persiano e Evidence, documentate per l’Istituto Garuzzo per le Arti Visive, rispettivamente alla Castiglia di Saluzzo e Castel Sant’Elmo a Napoli. Cura le rubriche Galleria e Pixel del quotidiano on-line Juorno.it E’ stato tra i vincitori del Nikon Photo Contest International. Ha pubblicato su tutti i maggiori quotidiani e magazines del mondo, ha all’attivo diverse pubblicazioni editoriali collettive e due libri personali, “Chetor Asti? “, dove racconta il desiderio di normalità delle popolazioni afghane in balia delle guerre e “IMMAGINI RITUALI. Penitenza e Passioni: scorci del sud Italia” che esplora le tradizioni della settimana Santa, primo volume di una ricerca sui riti tradizionali dell’Italia meridionale e insulare.

Advertisement

Cultura

Jorit dedica un ritratto a Luigi Mangione,sparò a Brian Thompson

Pubblicato

del

Lo street artist napoletano Jorit ha pubblicato su Facebook una sua opera, un ritratto di Luigi Mangione, l’ingegnere italoamericano 26enne arrestato in America per l’omicidio di Brian Thompson. Il 50enne Ceo della divisione assicurativa di UnitedHealthcare, è stato ucciso a New York lo scorso dicembre. Non è la prima volta che Jorit usa la sua sua arte e la sua immagine per messaggi controversi. L’artista fu al centro di polemiche quando incontrò Putin a Mosca. “La mia foto con Putin è stata fraintesa. L’arte è sempre politica”, disse.

Continua a leggere

Cultura

Intesa Sanpaolo, i volti dei napoletani negli scatti di Jr

Pubblicato

del

Dopo aver lasciato il segno a Clichy-Montfermeil, San Francisco, Dallas, New York e Miami, l’artista JR, tra i più influenti della scena artistica contemporanea, si prepara a realizzare un nuovo, imponente murale partecipato a Napoli. Il progetto Chronicles, ispirato alle opere monumentali di Diego Rivera, prevede la creazione di un grande murale realizzato incollando migliaia di ritratti di persone del luogo, fotografate e intervistate dallo stesso JR e dal suo team.

Ad anticipare l’evento è stato Michele Coppola, direttore esecutivo Arte, Cultura e Beni storici di Intesa Sanpaolo, nel corso della presentazione del libro Photoansa presso le Gallerie d’Italia di Napoli.

Un murale che racconta Napoli attraverso i suoi volti

Il progetto Chronicles ha già trasformato le strade di alcune delle città più iconiche del mondo e ora si prepara a dare voce ai napoletani attraverso un’installazione che si preannuncia spettacolare. Nei mesi scorsi, JR ha immortalato i volti della città, catturando istantanee di vita quotidiana che ora potrebbero trovare spazio sulla facciata del Duomo di Napoli.

L’obiettivo del progetto è chiaro: dare un volto artistico e identitario alla città, attraverso la partecipazione diretta della sua comunità. Una filosofia che si sposa con la visione di Intesa Sanpaolo, da anni impegnata nella trasformazione delle proprie sedi in spazi culturali aperti a tutti.

L’arte come spazio di condivisione

La collaborazione tra JR e Intesa Sanpaolo è iniziata nel 2023 con il progetto Déplacées, ospitato nelle Gallerie d’Italia di Torino, e ora vede Napoli come nuova protagonista.

“Quando abbiamo trasformato questo palazzo nella quarta sede delle Gallerie d’Italia, ci siamo interrogati sul ruolo che potesse avere un museo contemporaneo aperto a un pubblico dinamico per una città così caratterizzante e piena di energia come Napoli”, ha spiegato Michele Coppola.

L’idea è stata quella di offrire spazi aperti alla comunità, dove l’arte potesse avere un ruolo centrale e aggregante. La sede di via Toledo, già teatro di importanti esposizioni come “Warhol” e la scultura di Jago, conferma il suo ruolo di polo culturale di riferimento per la città.

Un progetto che unisce arte e memoria

Il sostegno di Intesa Sanpaolo alla cultura non si limita a progetti artistici come Chronicles, ma si estende anche alla conservazione della memoria storica. La banca, infatti, supporta il progetto di digitalizzazione e conservazione dell’archivio fotografico e testuale dell’ANSA, in occasione dell’80º anniversario dell’agenzia.

Un’opportunità unica per Napoli

L’arrivo di Chronicles rappresenta un’occasione straordinaria per Napoli, che si conferma capitale dell’arte contemporanea e della sperimentazione visiva. La città sarà protagonista di un’opera corale, in cui la gente comune diventerà parte integrante dell’arte stessa, in un progetto che unisce storia, comunità e innovazione.

La street art di JR si prepara così a lasciare un segno indelebile nel cuore della città, raccontando Napoli attraverso i suoi volti, le sue storie e la sua energia unica.

Continua a leggere

Cultura

Adelante Gianni Mattera espone a “Venice in Love”: un ritorno emozionante nella città lagunare

Pubblicato

del

L’artista Adelante Gianni Mattera sarà tra i protagonisti della mostra collettiva internazionale “Venice in Love”, ospitata presso Venezia Open Art, Dorsoduro, Calle de le Pazienze 2620, dal 8 al 22 febbraio 2025. L’evento, curato e presentato dal Critico d’Arte e Curatrice Maria Palladino, sarà inaugurato sabato 8 febbraio alle ore 17:00, con l’intervento del filosofo e scrittore Stefano Tonetto.

Il ritorno a Venezia dopo sei anni

Per Adelante Gianni Mattera, la partecipazione a questa prestigiosa esposizione segna un ritorno carico di emozione nella città lagunare, un luogo che aveva già accolto la sua arte nel 2019 durante la Biennale di Venezia presso il Padiglione Armeno.

“Oggi voglio condividere con voi un traguardo che mi riempie di felicità e gratitudine. Ho avuto l’onore di partecipare a una mostra così importante, proprio alla Biennale di Venezia nel 2019, e ora, dopo sei anni – anche a causa della pandemia e dell’alluvione – torno con entusiasmo in questa città straordinaria”, ha dichiarato Mattera.

Un riconoscimento alla crescita artistica

L’artista ha voluto esprimere il suo profondo apprezzamento per Maria Palladino, curatrice della mostra, sottolineando il suo ruolo fondamentale nella realizzazione di questa esposizione.

“Un ringraziamento speciale va a Maria Palladino, che mi ha dato l’opportunità di essere parte di questo progetto straordinario. La sua visione e il suo sostegno sono stati fondamentali per questa esperienza unica.”

Partecipare a un evento di tale rilievo è per Mattera un’occasione di crescita e confronto con il panorama artistico internazionale, un momento per continuare a evolversi e a esplorare nuove espressioni creative.

L’arte come viaggio e condivisione

Mattera ha voluto dedicare questo successo a chi lo ha sempre sostenuto nel suo percorso artistico, sottolineando l’importanza del legame tra artista e pubblico.

“La felicità per questa esperienza non è solo personale, ma riguarda anche tutti voi che mi avete supportato nel tempo. Ogni passo che faccio nel mio cammino artistico è grazie alla fiducia che mi avete dato.”

Con un forte senso di gratitudine e determinazione, l’artista guarda al futuro con entusiasmo:

“Con il cuore pieno di gratitudine, sono pronto a continuare questo viaggio, cercando di portare avanti la bellezza e l’emozione che l’arte sa regalare.”

Un evento imperdibile per gli amanti dell’arte

“Venice in Love” si preannuncia come un’occasione unica per ammirare opere di grande valore in una delle città più affascinanti del mondo. La mostra collettiva internazionale riunisce artisti di talento, offrendo al pubblico un viaggio tra sensibilità, tecniche e visioni artistiche differenti.

La partecipazione di Adelante Gianni Mattera aggiunge ulteriore prestigio all’evento, consolidando il suo legame con Venezia e il panorama artistico internazionale.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto