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Cultura

Fotografi sulla Fotografia, Vera Maone apre la seconda stagione dei dialoghi

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“Fotografi sulla Fotografia” continua il ciclo di incontri promosso da Luca Sorbo, a partire da  lunedì 13 gennaio alle 17.30 sempre presso lo spazio NEA in via Costantinopol. La rassegna dei “dialoghi” sarà inaugurata da Vera Maone, intellettuale appassionata di fotografia classe 1936. Vera maone  ha avuto un ruolo significativo alla fine degli anni ’90 per la promozione della cultura fotografica a Napoli.  Si avvicenderanno in questa seconda edizione maestri e giovani autori per comprendere insieme cosa è oggi la fotografia e cosa potrà essere in futuro. Luca Sorbo mantiene vivo il terreno per grandi riflessioni intorno alla fotografia, la crisi della “fotocrazia”, i nuovi linguaggi e le contaminazioni artistiche mettendo ad interagire tanti percorsi come i lavori di Raffaela Mariniello, Luciano Romano e Ciro Battiloro, Mario Laporta, Ivonne De Rosa e ancora tanti altri. Una tendenza all’indagine attraverso l’obiettivo ma anche a non lasciare andare nulla nel nulla questo il passo che si era colto già nella prima edizione animata da tanti maestri e fotografi tra cui Antonio Biasucci, Gianni Fiorito, Lucia Patalano, e molte anche allora le provocazioni e le domande aperte a cui quest’anno daranno la loro personale declinazione attraverso i loro scatti sulla città, sulle mode, sull’emozioni. “Il pregio di questo progetto è quello di fare emergere il lavoro dei fotografi che operano a Napoli e che si muovono in modo isolato – dice Vera Maone -mi piacerebbe poter partecipare in questi tempi liquidi ad una stagione più corale e partecipata e perciò gratificata, specie nei confronti di questo enorme patrimonio di cui i fotografi napoletani si trovano ad essere custodi”. Vera Maone, mi invita a tenere a mente tra in tanti, i lavori di uno dei maestri della fotografia napoletana come Luciano D’Alessandro scomparso pochi anni fa, autore di un viaggio fotografico nel posto più buio dell’anima con i pazienti del manicomio di Aversa, prima della legge Basaglia, gli “Esclusi”, un documento per una memoria collettiva raccontata per amore e per verità. Le parole di Vera Maone che inizia ad essere prima un’insegnante nelle scuole di frontiera, e poi fotografa per elezione d’animo, risuonano come una chiamata al risveglio- creativo attraverso mille canali espressivi, autrice versatile dal lavoro di recupero e indagine sull’Italsider di Bagnoli dimenticata, al lessico delle emozioni con “Trilogia degli affetti”. Con una memoria di ferro elenca stagioni di grandi eventi come nel 1998 con i “Reading di Fotografia” incontri sulla fotografia e i grandi fotografi presso l’Accademia delle Belle Arti, facendomi ragionare su quanto rigida e monadistica sia la regia della narrazione culturale di questa città nonostante tante battaglie. “L’individualismo è la cifra caratterizzante della vita artistica cittadina e forse in fotografia lo è ancor di più – dice Vera Maone – un tratto spesso narcisistico e distruttivo che ha forse impedito alla fotografia napoletana nel suo complesso di avere i riconoscimenti che meritava a livello nazionale ed internazionale”. Mi racconta che ha provato con molte iniziative a creare aggregazione e dialogo, riuscendo ad attivare meccanismi virtuosi di confronto fra autori già affermati e giovani leve della fotografia. Nel 1997, in collaborazione con Cecilia Battimelli e Lucia Patalano, la consulenza di Antonio Biasiucci, Fabio Donato e Mimmo Jodice, ha dato vita, come si è detto, ai “Lunedì della Fotografia”, incontri periodici fra fotografi, per la progettazione e la realizzazione di eventi finalizzati alla diffusione della fotografia d’autore e alla promozione della giovane fotografia napoletana. I “Lunedì della Fotografia” sono durati fino al 2007. Dopo, nel 2009, Vera Maone ha curato per conto della Fondazione Premio Napoli, in occasione del centenario della nascita di Maurizio Valenzi, la mostra fotografica a lui dedicata “La Napoli di Maurizio”, che ha raccontato la straordinaria stagione dal 1975 al 1983, in cui Valenzi fu sindaco di Napoli, attraverso il lavoro di alcuni tra i più rappresentativi fotografi della città, attivi in quegli anni.

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Cultura

Nei papiri di Ercolano il luogo di sepoltura di Platone

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Dai papiri di Ercolano riemerge il luogo esatto della sepoltura di Platone nell’Accademia ad Atene: era situato nel giardino a lui riservato (un’area privata destinata alla scuola platonica) vicino al cosiddetto Museion o sacello sacro alle Muse. Lo rivela il papirologo Graziano Ranocchia dell’Università di Pisa, presentando alla Biblioteca Nazionale di Napoli i risultati di medio termine del progetto di ricerca ‘GreekSchools’ condotto con il Consiglio Nazionale delle Ricerche. La scoperta è racchiusa in mille parole nuove o diversamente lette del papiro contenente la Storia dell’Accademia di Filodemo di Gadara.

L’aumento del testo (pari al 30% in più rispetto alla precedente edizione del 1991) corrisponde all’incirca alla scoperta di 10 nuovi frammenti di papiro di media grandezza. Il testo rivela che Platone fu venduto come schiavo sull’isola di Egina già forse nel 404 a.C., quando gli Spartani conquistarono l’isola o, in alternativa nel 399 a.C., subito dopo la morte di Socrate.

Finora si era creduto che Platone fosse stato venduto come schiavo nel 387 a.C. durante il suo soggiorno in Sicilia alla corte di Dionisio I di Siracusa. I testi parlano anche della sua ultima notte, ma non solo. Diverse nuove letture forniscono un nuovo quadro delle circostanze della corruzione dell’oracolo di Delfi da parte del filosofo accademico Eraclide Pontico. Viene inoltre corretto il nome di Filone di Larissa in ‘Filione’ (allievo del grammatico Apollodoro di Atene per due anni e dello stoico Mnesarco per sette anni), che morì a 63 anni in Italia durante una pandemia influenzale.

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Cultura

La Giornata del Libro con Maraini, tra letture e rose

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Incontri con scrittori, reading, presentazioni di libri, letture condivise, spettacoli, convegni. Esplodono le iniziative per la Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore, istituita dall’Unesco, che si celebra il 23 aprile, giorno della scomparsa di Shakespeare, Cervantes e Garcilaso de la Vega, tra i sommi autori della letteratura universale. In Catalogna si festeggia San Giorgio (Sant Jordi) ed è tradizione che il 23 aprile gli uomini regalino una rosa alle donne e vengano contraccambiati con un libro. Dall’Italia parte ‘Una nave di libri per Barcellona’ che in questa edizione, la XII, ha a bordo oltre 500 passeggeri in viaggio da Civitavecchia per raggiungere la capitale della Catalogna che è un trionfo di rose e di libri.

A bordo della nave, con ospite d’onore lo scrittore spagnolo Juan Gomez Barcena, scrittori e artisti fra i quali Gabriella Genisi, Giampaolo Simi, Roberto Riccardi, Carola Carulli, Anna Maria Gehnyei, Peppe Millanta e Francesca Andronico. La cantautrice Patrizia Cirulli, che ha musicato e interpretato poesie di Garcia Lorca, Frida Kahlo, Quasimodo, D’Annunzio, Alda Merini, Eduardo De Filippo, duetterà con l’attore Gino Manfredi che leggerà alcuni brani di questi grandi poeti. Nella Giornata mondiale del libro si alza anche il sipario sulla quattordicesima edizione del Maggio dei Libri con la regina della letteratura italiana, Dacia Maraini, che il 23 aprile sarà in dialogo, al Centro per il Libro e la Lettura a Roma, con il professore e saggista Guido Vitiello, che alla lettura ha dedicato il suo ultimo lavoro, La lettura felice (Il Saggiatore). A fare gli onori di casa il presidente del Cepell Adriano Monti Buzzetti e il direttore Luciano Lanna.

Il 23 aprile è un importante nastro di partenza anche per l’inaugurazione a Strasburgo, città simbolo e casa dell’Unione Europea, del suo 2024 in veste di Capitale mondiale del Libro Unesco 2024: il 26 aprile ci sarà una serata speciale dedicata ai libri italiani condotta dalla scrittrice e insegnante Kareen De Martin Pinter. Organizzato dall’Istituto Italiano di Cultura di Strasburgo, l’appuntamento si inserisce nella Grande Lettura che sarà il filo conduttore della settimana inaugurale (23-28 aprile) di Strasbourg, Capitale Mondiale del Libro Unesco. La lettura è protagonista, tra Giornata mondiale e Salone del Libro, dal 9 al 13 maggio a Torino, delle iniziative di TikTok che l’11 maggio al Lingotto annuncerà i vincitori della prima edizione dei TikTok Book Awards. Negli ultimi anni, #BookTok ha catturato l’attenzione con quasi 32 milioni di post creati utilizzando l’hashtag, ma quest’anno l’orizzonte si amplia al SalTo24 intrecciandosi con le 7 aree tematiche del Salone approfondite con alcuni live di conversazioni e interviste.

Tra gli eventi in tutta Italia spiccano quelli di Torino che legge, la manifestazione nata per celebrare la Giornata mondiale del Libro, organizzata dal Forum del Libro con la Città di Torino, le Biblioteche civiche e le circoscrizioni, dedicata quest’anno alla lettura ad alta voce condivisa. Per la Giornata arriva anche Bing Bunny, protagonista di una delle serie animate più amata dai bambini e dalle bambine in età prescolare, con 5 miliardi di visualizzazioni su YouTube, che sarà al centro di una campagna di sensibilizzazione e promozione della lettura condivisa.

Il gioiellino è il focus di Nati per Leggere sulla lettura in famiglia fin da piccoli, e prima ancora nella pancia della mamma che “è una delle più semplici pratiche quotidiane che un genitore può adottare per far crescere bene il proprio bambino o la propria bambina” con consigli di lettura a seconda delle fasce d’età. Per esempio dai 3-4 anni, i bambini amano molto le storie che parlano della vita quotidiana, in cui possono confrontarsi con la loro realtà di gioco, di scuola, di esperienza. Il progetto promosso dall’idolo Bing si chiama Le buone abitudini e ha già coinvolto oltre 8 milioni di famiglie italiane nella promozione del benessere dei bambini 0-6 anni.

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Cambio al vertice della Scala, arriva Ortombina

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Se ne va Dominique Meyer e arriva Fortunato Ortombina, resta Riccardo Chailly fino al 2026 per poi passare il testimone, anzi la bacchetta, a Daniele Gatti: sulla futura guida della Scala “finalmente è arrivata una decisione”. “Finalmente” è l’aggettivo usato dal sindaco di Milano Giuseppe Sala in apertura della conferenza stampa con cui ha annunciato la scelta come sovrintendente di Ortombina, a conclusione di una vicenda lunga oltre un anno, andata avanti a indiscrezioni, veti, decreti legge e colpi di scena. “Una soluzione eccellente, frutto di una collaborazione istituzionale” ha detto il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, con cui inizia “una fase nuova” che segna il ritorno di un sovrintendente italiano dopo tre stranieri. “Abbiamo fatto tutto per il bene della Scala” ha assicurato Sala.

Mantovano, classe 1960, diplomato al Conservatorio di Parma, laureato in Lettere, studioso di musicologia, Ortombina è stato professore d’orchestra e corista del Regio di Parma, la lavorato all’Istituto di Studi Verdiani, e poi in vari teatri italiani prima di approdare proprio alla Scala dove è stato coordinatore artistico dal 2003 al 2007. Dal 2007 è alla Fenice di Venezia inizialmente come direttore artistico e poi dal 2017 anche come sovrintendente. Una duplice carica che probabilmente manterrà anche a Milano. Sulle sue competenze nessuno ha avuto da ridire. Forse l’unica perplessità è che “passerà dal guidare una gondola a un transatlantico”, come ha ironizzato qualcuno nei corridoi. Anche la Cgil ha riconosciuto le sue “capacità” in una nota in cui però esprime “preoccupazione” per la progettualità a lungo periodo del teatro. Ortombina al Piermarini inizierà dal primo settembre il lavoro come sovrintendente designato affiancando nella fase iniziale il sovrintendente in carica Dominique Meyer.

Il mandato del manager francese, ufficialmente partito nel giorno in cui il teatro ha chiuso per covid nel 2020, terminerà il prossimo 28 febbraio. Lui sarebbe voluto rimanere più a lungo perché, come ha detto nel marzo del 2023, dopo aver messo “a posto la Ferrari” avrebbe voluto “guidarla un po’”. Almeno un anno era la proposta uscita dall’ultimo cda. Ma dopo il confronto con il ministro Sangiuliano, alla fine gli è stato proposto di restare quattro mesi in più, fino al 1 agosto quando compirà 70 anni (una scelta, ci ha tenuto a precisare Sala, slegata dal decreto legge che prevede quella come età massima per i sovrintendenti e che per la Scala, in virtù della sua autonomia, non vale).

Meyer ha assicurato che resterà al suo posto fino alla fine del mandato, mentre rifletterà sulla proposta della proroga. Chi rimarrà fino a metà 2026 è il direttore musicale Riccardo Chailly, che inaugurerà le prossime due stagioni (il prossimo 7 dicembre con La Forza del destino e nel 2025 con Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk di Sostakovic) prima di lasciare il compito nel 2026 a Gatti. Sul suo arrivo c’è già l’accordo anche se formalmente sarà Ortombina a proporre al cda la sua nomina a direttore musicale. E dovrà essere Ortombina anche a proporre la nomina di un direttore generale, figura cancellata da Meyer ma che Sala ha consigliato al futuro sovrintendente di ripristinare. La proposta comunque non sarà fatta a questo cda, in scadenza a febbraio, ma al futuro. E anche sulla nomina dei nuovi consiglieri si giocherà una partita importante. Ma questa è un’altra storia.

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