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Economia

Fmi, Georgieva vince la corsa ma è polemica in Ue

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Sara’ con tutta probabilita’ la bulgara Kristalina Georgieva a guidare il Fondo monetario internazionale dopo la partenza di Christine Lagarde per Francoforte a novembre. I ministri dell’economia della Ue l’hanno scelta come loro candidatA preferendola all’olandese Jeroen Dijsselbloem, ma dopo una votazione tesa e contestata fino alla fine. La guerra tra Nord e Sud Europa ha segnato anche quest’ultima elezione, nonostante da scegliere stavolta ci fosse la guida di un’istituzione globale come il Fondo monetario e non un organismo europeo. Ma i due nomi rimasti in lizza dopo settimane di diplomazia, 24 ore di intensi contatti tra le capitali e un round ufficiale di votazione, descrivono bene la frattura che c’e’ nella Ue: l’ex presidente dell’Eurogruppo, Dijsselbloem, non e’ riuscito a trovare una maggioranza solida perche’ tutti i Paesi del Sud e dell’Est hanno preferito la sua avversaria Georgieva, che non si e’ ‘compromessa’ con le politiche di austerita’ arrivate dalla Troika in poi. Ma la scelta non e’ stata semplice. Il Tesoro francese, che ha guidato il processo di selezione, aveva inviato ai 28 ministeri una mail con le istruzioni: il candidato si sarebbe votato a maggioranza qualificata come ‘benchmark’, e non come regola. Con la maggioranza qualificata, il vincitore doveva ottenere i voti del 55% dei 28 Stati membri, che rappresentano almeno il 65% della popolazione Ue. Nessuno dei due candidati ha centrato entrambi i criteri: la Georgieva ha ottenuto il 56% dei Paesi e il 57% della popolazione, mentre Dijsselbloem il 44% dei Paesi e il 43% della popolazione. Secondo fonti europee e francesi, la vittoria della Georgieva era comunque chiara, visto che la maggioranza qualificata non era una regola, ma solo un ‘benchmark’. Ma i Paesi del Nord hanno contestato il risultato, chiedendo addirittura che si cambiassero le regole d’ingaggio considerando il peso dei Paesi in seno al Fmi e non alla Ue, criterio che avrebbe favorito l’olandese. Alla fine, pero’, di fronte alla pressione e’ stato lo stesso Dijsselbloem ad accettare il risultato, nonostante avesse dalla sua la Germania e tutti gli altri ‘falchi’. Francia, Italia, Paesi del Sud e dell’Est hanno invece preferito l’avversaria. Immediate le congratulazioni del presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno e di quello della Commissione Ue, Jean Claude Juncker. L’istituzione di Washington e’ stata storicamente diretta da un europeo, mentre agli Usa va la Banca Mondiale.

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Economia

Mercati guardano a reazione iraniana, occhi sul petrolio

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L’attacco statunitense ai siti nucleari iraniani è sembrato quasi scontato ai mercati del Golfo, aperti di domenica. L’indice di riferimento dell’Arabia Saudita, quello del Qatar, di Kuwait e Oman, hanno tutti registrato sedute in leggero rialzo, senza grandi scossoni. Decisamente meglio è andata alla Borsa israeliana, che ha addirittura toccato i massimi di sempre, e a quella egiziana, in rialzo di oltre il 2%. Ma la stessa reazione non è affatto scontata alla riapertura dei mercati asiatici e nemmeno di quelli occidentali, dove gli occhi saranno puntati soprattutto sul prezzo del petrolio e, in Europa, su quello del gas.

Le previsioni sono al momento di un rialzo deciso, ma non ingestibile, compreso tra i 2 e i 5 dollari al barile, con un assestamento nei giorni successivi. A meno di reazioni iraniane che potrebbero influenzare il mercato molto più profondamente, provocando un’impennata dei prezzi e un’ondata di speculazioni che porterebbero i prezzi del petrolio a superare, secondo le grandi banche d’affari, i 100 dollari al barile. Nel caso estremo, per quanto improbabile, della chiusura dello stretto di Hormuz paventata dal Parlamento iraniano, si salirebbe anche a 200 dollari, secondo il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli, che non crede però fino in fondo all’intimidazione di Teheran.

“Su Hormuz è dagli anni ’70 che arrivano minacce ma non è mai successo niente”, spiega. Alla riapertura dei mercati in Asia non ci si aspettano dunque al momento movimenti sconsiderati, piuttosto “un aumento moderato di circa due dollari” grazie ad approvvigionamenti che ora sono ancora abbondanti. Di petrolio nel mondo “ce n’è tantissimo”, sottolinea Tabarelli. Diverso invece il caso del gas che per l’Europa rappresenta una fonte primaria: nonostante i tentativi di diversificazione degli ultimi anni, senza le forniture russe il mercato resta ancora “più tirato”.

Per questo dai circa 40 euro a MWh di venerdì scorso, questa settimana il prezzo ad Amsterdam potrebbe salire fino a 45-50 euro, prevede Tabarelli. Più che le Borse del mondo arabo, finora a soffrire di fronte all’escalation militare sono state le criptovalute. Il Bitcoin, con un calo di quasi il 4% è sceso sotto i 100.000 dollari introno ai 99.780. Il Dogecoin ha segnato un ribasso di oltre il 7% a 0,14 dollari, ma il più colpito è stato l’Ethereum che ha perso il 10%, arrivando a 2.180 dollari. L’intero mercato cripto ha perso nel corso della giornata oltre il 4%.

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Economia

Disuguaglianza in crescita: il 5% degli italiani detiene quasi la metà della ricchezza nazionale

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La ricchezza in Italia si concentra sempre più nelle mani di pochi. Secondo Oxfam, il 5% più ricco della popolazione detiene oggi il 47,7% della ricchezza nazionale, oltre 20 punti percentuali in più rispetto a quella posseduta dal 90% più povero. Un dato che riflette uno squilibrio strutturale, aggravato da rendimenti crescenti e da un’imponente trasmissione ereditaria.

Crescono i patrimoni, ma non per tutti

Il Global Wealth Report 2025 pubblicato da UBS evidenzia che nel 2024 la ricchezza media per adulto in Italia è aumentata del 3,81% al netto dell’inflazione. Una crescita che colloca il nostro Paese al 23º posto su 56 nel mondo, ma con un incremento mediano del 15%, il sesto più alto a livello globale.

Attualmente in Italia ci sono circa 1,3 milioni di milionari, mentre i miliardari sono 71. Questi ultimi hanno visto salire il proprio patrimonio complessivo di 61,1 miliardi in un solo anno, pari a una media di oltre 166 milioni di euro al giorno. In totale possiedono 272,5 miliardi di euro.

Ricchezza ereditaria: un’eredità che rischia di aumentare le disuguaglianze

Il dato più impressionante riguarda la composizione della ricchezza: in Italia il 63% del patrimonio dei super-ricchi deriva da eredità, contro una media globale del 36%. Nei prossimi 20-30 anni si prevede che oltre 2.300 miliardi di euro verranno trasferiti tra famiglie benestanti, una cifra che rappresenta più di un quinto dell’intera ricchezza privata nazionale. Un processo che, secondo gli esperti, rischia di amplificare ulteriormente il divario economico e sociale.

I milionari del quotidiano: quadruplicati dal 2000

A livello globale, la ricchezza è cresciuta del 4,6% nel 2024, spinta in particolare dalle Americhe che hanno assorbito oltre l’11% dell’incremento complessivo. Il Nord America guida la classifica con una ricchezza media per adulto di 593.347 dollari, seguita da Oceania ed Europa occidentale. La Svizzera resta il paese con la ricchezza media pro capite più elevata, mentre tra i Paesi europei a crescere di più ci sono Danimarca, Irlanda, Corea del Sud, Svezia, Polonia e Croazia.

Il report UBS accende i riflettori anche sugli Everyday Millionaires, chiamati anche “Emilli”, ovvero persone con un patrimonio tra 1 e 5 milioni di dollari. Il loro numero è quadruplicato dal 2000, raggiungendo i 52 milioni nel mondo. Complessivamente, gli “Emilli” detengono 107.000 miliardi di dollari, una cifra ormai vicina ai 119.000 miliardi posseduti dai cosiddetti super-ricchi, coloro con più di 5 milioni di patrimonio.

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Economia

Energia troppo cara in Italia: il mercato libero non funziona e penalizza i consumatori

Il commento di Ferruccio de Bortoli: “Chi è passato al mercato libero ha pagato di più”.

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Il prezzo dell’energia in Italia continua ad essere tra i più alti d’Europa. Una distorsione che danneggia le imprese, costrette a fare i conti con costi energetici insostenibili, ma che colpisce soprattutto i cittadini, vittime della giungla del mercato libero. Lo sottolinea Ferruccio de Bortoli nella sua analisi su L’Economia, in edicola con il Corriere della Sera.

Secondo l’editorialista, chi ha scelto il mercato libero si è spesso trovato a pagare di più, attratto da offerte poco trasparenti e bombardato da telefonate commerciali invasive. Anche le offerte più competitive si rivelano spesso fittizie: durano un periodo promozionale limitato e poi si trasformano in contratti più onerosi. De Bortoli parla di “concorrenza attenuata”, lasciando intendere che il mercato manca di reali dinamiche competitive.

Dal 1° luglio riepiloghi più chiari per aiutare i consumatori

Un piccolo passo avanti arriverà a luglio, quando le famiglie riceveranno bollette con riepiloghi più chiari e codici identificativi dell’offerta sottoscritta. Si tratta di uno strumento utile per confrontare prezzi e condizioni tra i diversi fornitori, ma resta l’interrogativo: si riuscirà davvero a far partire una competizione autentica tra operatori?

Il nodo da sciogliere è la mancanza di trasparenza e la complessità delle offerte, che spesso scoraggiano anche i consumatori più attenti. A trarne vantaggio restano le grandi utility, che approfittano della confusione per fidelizzare i clienti con pacchetti poco vantaggiosi.

Il nuovo incarico di Luca de Meo: dal settore auto al lusso

Nella sezione dedicata alle imprese, spicca la storia di Luca de Meo, manager italiano in partenza da Renault per approdare a Kering, colosso francese del lusso. Il presidente François-Henri Pinault ha scelto de Meo per la sua esperienza nel rilancio dei brand. Un compito non facile, in un momento in cui i conti del gruppo sono in calo.

De Meo dovrà guidare un nuovo ciclo, all’insegna dell’innovazione e della valorizzazione del marchio in un settore estremamente competitivo.

La strategia di Mirato e l’espansione nell’industria cosmetica

Fabio Ravanelli, ad del gruppo Mirato, ha annunciato un piano di crescita basato su acquisizioni mirate. Dopo un 2024 da record con 290 milioni di ricavi, la società — proprietaria di brand come Intesa, Malizia e Clinians — intende rafforzarsi rilevando quote di maggioranza in aziende affini, come già avvenuto con Tintolav e Alga Bio.

Una strategia industriale orientata alla diversificazione e all’innovazione in un comparto ad alta concorrenza.

Fameccanica e Vimar: innovazione tecnologica e sfida globale

Innovazione e sviluppo sono le parole chiave anche per Fameccanica, società del gruppo Angelini, specializzata in macchine industriali avanzate. Il ceo Luigi De Vito parla di “sviluppo enorme grazie all’intelligenza artificiale” per potenziare le linee produttive.

Vimar, invece, guarda al mercato internazionale con ambizioni globali, puntando sulla domotica e sulla qualità del Made in Italy. Con un investimento in ricerca pari al 9% dei ricavi e una supply chain interamente italiana, l’azienda sfida la concorrenza cinese. Gli imprenditori Viaro e Gusi rilanciano: “Produciamo tutto qui”.

Ristrutturazioni e valore delle case: quanto aumenta dopo i lavori

Nella sezione Patrimoni, si analizza l’effetto delle ristrutturazioni sul valore degli immobili. A Milano, nella zona Policlinico, il valore al metro quadro può salire fino a 3.500 euro dopo i lavori. A Roma, gli aumenti sono più contenuti, tra i 500 e i 1.000 euro al metro. Un’indagine utile per orientarsi in un mercato influenzato dal taglio delle detrazioni fiscali.

 

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