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Cronache

Finti carabinieri in una casa alla Riviera di Chiaia, fingono una perquisizione e rubano soldi e oggetti d’oro: in strada però ci sono i veri poliziotti che li arrestano

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Erano sei pregiudicati ma si erano travestiti da carabinieri per rapinare una famiglia in una abitazione della Riviera di Chiaia, zona ricca e opulenta di Napoli. I sei banditi sono stati arrestati dai “colleghi” poliziotti. Gli arrestati sono Mauro Salvatore, 46 anni; Alberto Cacace, 31 anni;  Emiliano Brullino, napoletano, 42;  Paolo, Lo Giudice63 anni; Ciro Pizzo,  Mondragone (CE), 43 anni;  Gaetano Vaccaro, napoletano, 43 anni.

Sono finiti in carcere grazie a quella che possiamo definire l’intuizione degli sbirri. È un talento naturale che non lo impari a scuola di polizia, o ce l’hai o non ce l’hai. Alcuni poliziotti della sezione Falchi della Squadra Mobile di Napoli, mentre transitavano in via Riviera di Chiaia, si sono insospettiti per il via vai di due scooter che si incrociavano tra viale Gramsci e via Riviera di Chiaia, scambiandosi segni di intesa con un’altra persona ferma all’esterno di uno stabile. I “falchi” hanno capito subito che si stesse consumando un reato ed hanno chiesto l’intervento immediato di altre pattuglie in zona. Quando hanno visto uscire i banditi da quello stabile per poi salire a bordo di un’auto, hanno prontamente bloccato ogni via di fuga, sbarrando la strada da entrambi i sensi di marcia e catturando i soggetti. Avevano  5.450 euro, un orologio di marca e altri oggetti preziosi oltre ad un’arma finta.

Pochi minuti dopo, gli agenti hanno accertato il crimine commesso. I sei arrestati, poco prima avevano  bussato al citofono del palazzo, si erano qualificati come appartenenti all’Arma dei Carabinieri, erano saliti nell’appartamento, al cui interno vi era il proprietario di casa insieme alla moglie, al figlio e alla fidanzata. I finti carabinieri hanno mostrato un decreto di perquisizione falso, chiesto al proprietario di casa di consegnare loro spontaneamente la droga che custodiva nell’abitazione, se non avesse voluto vedere la casa a soqquadro ed essere arrestato. Per poter far credere che erano carabinieri hanno esibito un finto portatessere con il fregio dell’Arma, indossavano pettorine con la scritta Carabinieri per meglio fare la sceneggiata, hanno anche mostrato una pistola perfetta replica  calibro 9×21 (arma in uso alle forze di polizia). Così i malviventi hanno intimorito l’intera famiglia ed hanno eseguito la finta perquisizione. In camera da letto hanno infatti rubato tutto quello che c’era da razziare e sono andati via in tutta tranquillità, Solo che in strada hanno trovato le manette dei “falchi” della Squadra Mobile che li hanno accompagnati a Poggioreale. Dovranno rispondere di rapina aggravata e sequestro di persona. Anzi, di una intera famiglia. Per le pettorine, i fregi dell’Arma, la perquisizione, le intimidazioni si vedrà che cosa vorrà formulare il magistrato dell’accusa.

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Ucraina: Polonia, favoriremo rimpatrio uomini in età militare

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Varsavia aiuterà Kiev a riportare in Ucraina i suoi uomini in età militare, in seguito alle nuove modifiche alle leggi sui passaporti e sul servizio consolare per gli uomini ucraini che vivono all’estero: lo ha detto il ministro della Difesa polacco Wladyslaw Kosiniak-Kamysz. “Penso che molti polacchi siano indignati vedendo giovani ucraini negli alberghi e nei caffè, sentendo quanti sforzi dobbiamo fare per aiutare” Kiev, ha detto ieri Kosiniak-Kamysz ai media di polacchi. Il ministro ha sottolineato anche che Varsavia si era già offerta di aiutare l’Ucraina a identificare i rifugiati che vivono in Polonia e che sono sotto obbligo militare. La Polonia ospita circa un milione di ucraini fuggiti dalla guerra totale della Russia. Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha dichiarato che le nuove misure di Kiev intendono “ripristinare atteggiamenti equi nei confronti degli uomini in età di leva in Ucraina e all’estero”.

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Cronache

Ticket Venezia: 80mila prenotati oggi, uno su 10 non paga

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Nel primo giorno di sperimentazione del ticket d’ingresso a Venezia sono oltre 80mila le persone che hanno registrato la loro presenza in città oggi, 25 aprile. Solo 7mila però, uno su dieci, secondo i dati aggiornati a ieri pomeriggio’, hanno pagato il voucher di 5 euro per accedere al centro storico. Tutti gli altri accessi sono di persone esenti alla tassa (cittadini veneti, i lavoratori, gli studenti e altre categorie), tenuti a registrarsi sulla piattaforma on line ma non a pagare. Tra questi, 30.300 sono gli ospiti delle strutture ricettive, 9.450 sono i veneti, potenziali vacanzieri ‘di giornata’.

 

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Cronache

Choc a Nola: marito violento, giovane ‘liberata’ dai carabinieri grazie all’intervento della suocera

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Dopo anni di soprusi e maltrattamenti, la storia di terrore vissuta da una giovane donna di Nola ha finalmente trovato un epilogo in tribunale. Un giovane di 21 anni, con un passato turbolento segnato da dipendenza da droga e violenze, è stato arrestato e accusato di sequestro di persona, maltrattamenti e lesioni personali aggravate. Le aggressioni brutali, compresa una tentata strangolazione e attacchi pericolosi anche ai passanti nel centro antico di Nola, finiranno con il suo arresto.

La Procura di Nola, con l’ausilio dei carabinieri, ha condotto un’indagine lampo che ha portato alla luce gli abusi subiti dalla donna per anni. La vittima, che aveva sopportato in silenzio gli attacchi del compagno, ha trovato la forza di parlare solo dopo l’intervento della madre dell’aggressore, che l’ha convinta a cercare aiuto e cure mediche.

Durante l’ultima aggressione, la donna ha subito gravi danni all’orecchio e all’occhio, oltre a numerose altre ferite. In ospedale, il personale ha allertato le autorità, innescando una serie di eventi che hanno portato all’arresto del giovane. Nonostante il profondo legame affettivo che la legava al suo aguzzino, il quale chiudeva la porta di casa a chiave per impedirle di scappare, la donna ha finalmente deciso di rompere il silenzio.

Il Gip del Tribunale di Nola, Teresa Valentino, ha accolto la richiesta di custodia cautelare in carcere presentata dalla Procura, segnando un decisivo punto di svolta nel caso. La giovane donna ha espresso il desiderio di vedere giustizia fatta: «Chiedo che venga punito per quello che mi ha fatto», ha dichiarato, evidenziando il lungo calvario e la paura che ha vissuto, temendo anche per la sicurezza della sua famiglia.

Questa vicenda sottolinea la tragica realtà della violenza domestica e l’importanza di supportare le vittime nel trovare la forza di parlare e denunciare i loro aggressori. L’arresto del giovane non solo mette fine a un ciclo di violenza, ma serve anche come monito sulle conseguenze legali che attendono coloro che sceglieranno di perpetrare tali crimini.

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