Collegati con noi

Politica

FI accelera su giustizia, subito intercettazioni in Aula

Pubblicato

del

Forza Italia accelera sulla giustizia. E le priorità restano riforma delle intercettazioni e separazione delle carriere dei magistrati. “La legislatura dura 5 anni e ne sono già passati due. Quanto ancora vogliamo aspettare per realizzare tutto il programma che ci siamo prefissati su questi temi?” chiede il presidente dei senatori di FI Maurizio Gasparri che per i prossimi giorni ha convocato una riunione di tecnici del partito “per fare il punto” e indicare una precisa tabella di marcia. “Prima di tutto – avverte Gasparri – chiediamo con forza che il disegno di legge sulle intercettazioni, presentato da Pierantonio Zanettin e approvato in Commissione Giustizia ad aprile, venga subito inserito nel calendario dell’Aula” di Palazzo Madama.

Il senatore, infatti, dice di essere “stanco” e “contrariato” per il ritardo che si è accumulato nell’esaminare questo provvedimento che stabilisce una proroga massima per le intercettazioni di 45 giorni (tranne che per reati di mafia e terrorismo o in casi particolarmente gravi adeguatamente motivati) e fa capire che in caso di diniego potrebbero esserci “ripercussioni sul resto dei lavori parlamentari”. Ad aprile il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro aveva espresso perplessità dicendo di “condividere le indicazioni di Zanettin”, ma osservando che potevano essere introdotti “ancora dei miglioramenti”. “Bisogna evitare stanche proroghe e chiedere motivazioni sempre più rafforzate”, aveva detto Delmastro aggiungendo però che “sul mettere un tetto secco” alla proroga, la discussione era “ancora aperta”.

Ma dopo 6 mesi di attesa, Gasparri dice basta e annuncia che chiederà alla prossima Conferenza dei Capigruppo “l’immediata calendarizzazione del ddl in Aula”. Un’accelerazione, in generale sui temi della giustizia, che ora anche la Lega, solidale con il proprio leader sotto processo per il caso ‘Open Arms’, vede sempre più di buon occhio. E richiesta analoga verrà fatta alla Camera sul fronte della separazione delle carriere. “Non appena ci saranno le condizioni – spiega il viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto – chiederemo che venga fissato in Aula, entro Natale, l’esame della separazione delle carriere”. Il ddl, infatti, sottolinea, “non prevedendo alcuna voce di spesa può benissimo andare in Aula durante la Manovra. Non c’è alcuna incompatibilità”. “In realtà – spiega il deputato Enrico Costa appena rientrato da Azione nel gruppo di FI – il mio ddl sulla separazione delle carriere, presentato a inizio legislatura, era già stato messo in calendario a marzo. Ma il governo allora perse tempo decidendo di presentarne uno suo. Ora, se si vuole accelerare in Commissione l’esame dei 4 testi sul tema, si deve fissare una nuova data per l’Aula”.

Ma sul fronte giustizia per FI c’è anche una terza priorità. Il capogruppo alla Camera, Paolo Barelli sarebbe intenzionato a chiedere a breve che l’altro ddl di Zanettin sul sequestro di telefonino, pc o altro dispositivo informatico, già approvato al Senato, “cominci subito l’iter alla Camera”. Il progetto di legge, al quale anche Sisto ha lavorato molto insieme a Zanettin e al relatore Sergio Rastrelli, prevede che per sequestrare questi apparecchi, il Pm debba sempre chiedere prima l’autorizzazione al Gip. E sempre il Gip, con decreto motivato, dovrà autorizzare anche il sequestro di chat, sms o e-mail ai quali dovrà essere applicata la disciplina delle intercettazioni.

Advertisement

Politica

Italia firma all’Onu un piano sviluppo per sei Paesi africani

Pubblicato

del

E’ stato firmato al Palazzo di Vetro dell’Onu il progetto ‘Rafforzamento delle capacità dei Governi Nazionali e Locali per la localizzazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile in Africa’, finanziato dall’Italia nel quadro della programmazione del dipartimento Onu per gli Affari Economici e Sociali. A siglare l’intesa, l’ambasciatore Maurizio Massari e il sottosegretario Generale delle Nazioni Unite Li Junhua, a capo di Undesa. Il progetto, con durata prevista fino a marzo 2027, si propone di rafforzare le capacità di governi locali e nazionali in sei paesi africani (Costa d’Avorio, Ghana, Sierra Leone, Mozambico, Sud Africa e Zambia) per accelerare e localizzare l’attuazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030. Numerose le attività previste, fra cui la condivisione di esperienze e il sostegno alla creazione di strumenti di pianificazione e budget allineati agli Obiettivi di Sviluppo, o ancora la promozione di inclusione di genere e diritti umani. Il progetto contribuirà a raggiungere alcuni obiettivi chiave, in particolare quelli relativi a città sostenibili, governance inclusiva e partenariati per lo sviluppo, affrontando sfide come disuguaglianze, finanziamento locale e resilienza.

Continua a leggere

In Evidenza

Meloni al giuramento: l’Italia ponte fra Usa e Ue

Pubblicato

del

Il suo posto è accanto a Javier Milei, poco distante dal vicepresidente cinese Han Zheng, nella fila esterna del settore alle spalle del podio, quello dedicato ai predecessori del nuovo presidente americano e ai capi di Stato e governo ospiti. E da lì Giorgia Meloni partecipa solo a una delle varie standing ovation nella mezz’ora di discorso di insediamento, quando Donald Trump dichiara l’intenzione di essere “un pacificatore e un unificatore”. Ma non è certo l’unico passaggio significativo per il primo presidente del Consiglio italiano a partecipare alla cerimonia del giuramento a Capitol Hill. È anche l’unica leader europea in platea, con l’intenzione dichiarata di far rivestire all’Italia un “ruolo di ponte tra Stati Uniti ed Ue”, come hanno chiarito anche dal suo partito, grazie a “un rapporto privilegiato che restituisce centralità alla nostra nazione”.

Quella di Meloni è una missione lampo, poco più lunga di quella di due settimane in Florida da Trump, cruciale per la liberazione di Cecilia Sala. Invitata personalmente dal tycoon e dalla figlia Ivanka, la premier ha sciolto le riserve solo a ridosso del viaggio, il cui senso ha poi inquadrato in un breve video diffuso da Palazzo Chigi. “È estremamente importante per una nazione come l’Italia, che ha rapporti estremamente solidi con gli Stati Uniti, dare una testimonianza della volontà di continuare e, semmai, rafforzare quella relazione in un tempo in cui le sfide sono globali e interconnesse”.

Poi, al termine della cerimonia, il post con gli auguri di “buon lavoro” al presidente, accompagnato da una foto che risale all’incontro di Mar-a-Lago, e da una promessa strategica: “L’Italia sarà sempre impegnata nel consolidare il dialogo tra Stati Uniti ed Europa, quale pilastro essenziale per la stabilità e la crescita delle nostre comunità”. Prima di volare a Washington, la premier si è sentita con Ursula von der Leyen, ma non in relazione alla missione in sé, precisano da Bruxelles. Anche perché l’insediamento è considerato dai vertici Ue “una cerimonia più che un incontro e non c’era esigenza di veicolare nessun messaggio a Trump attraverso Meloni”. Decisamente fredde anche le considerazioni di Parigi e Berlino.

“La Francia commercia di più con l’Italia che con gli Stati Uniti e se ci sono dazi sui beni di lusso influenzeranno anche gli italiani – osserva il francese Stéphane Séjourné, vicepresidente della Commissione Ue -. Quindi abbiamo interesse a parlare con una sola voce a livello Ue, questa sarà la sfida per la Commissione”. Un breve incontro fra la premier e il successore di Joe Biden veniva definito altamente probabile, a inizio giornata, negli ambienti politici e diplomatici di Washington.

“Durante o dopo il pranzo per i cosiddetti dignitari, dopo l’insediamento”, la previsione di Carlo Fidanza, presente nella delegazione Ecr con un altro esponente di FdI, Antonio Giordano, così come il deputato meloniano Andrea Di Giuseppe, e il leghista Paolo Borchia nella delegazione dei Patrioti. Meloni ha partecipato alla funzione religiosa nella chiesa di St John, vicino alla Casa Bianca, assieme fra gli altri a Elon Musk e alcuni degli ospiti internazionali invitati dal nuovo presidente degli Usa. Fra cui appunto il leader argentino Milei, la cui confidenza con la premier è confermata dalle risate che i due si sono scambiati a Capitol Hill, prima di prendere posto nel settore dove sedeva anche il numero uno del calcio mondiale, il presidente della Fifa Gianni Infantino.

“Non è l’Italia a essere in prima fila, ma è Giorgia Meloni che ha portato l’Italia in prima fila”, sottolinea il ministro della Difesa Guido Crosetto. “Meloni si è prefissata l’obiettivo di fare da testa di ponte tra Usa e Europa, vediamo se ci riuscirà”, nota il leader di Iv Matteo Renzi. E fra le opposizioni lo scetticismo abbonda. La premier, è convinto il segretario di Azione Carlo Calenda, “proverà a proporsi come la vassalla di Trump in Europa, sperando che magari non metta i dazi sul Parmigiano Reggiano, non capendo che se cade l’Europa cade l’Italia”. “Mi domando quale sia il messaggio che l’Italia voglia inviare al mondo – aggiunge Angelo Bonelli, di Avs -. È forse quello di distanziarsi dall’Europa, preferendo inseguire nostalgie sovraniste e alleanze con leader divisivi come Trump?”.

Continua a leggere

Politica

Bandecchi chiude l’esperienza di Ap con centrodestra

Pubblicato

del

E’ la fine di un’intesa politica probabilmente mai consolidata fino in fondo quella tra il centrodestra e Alternativa popolare segnata oggi dal leader di quest’ultima e sindaco di Terni Stefano Bandecchi. Prima il nuovo, ennesimo, screzio in Consiglio comunale e poi l’annuncio: “reputo chiusa l’esperienza con il centrodestra” che “è stato sgarbato e latitante”,le sue parole. L’accordo, nazionale, era stato firmato a settembre in vista delle elezioni regionali in Liguria, Umbria e Emilia Romagna. Anche se proprio Bandecchi aveva mesi prima conquistato il Comune di Terni superando al ballottaggio il candidato del centrodestra Orlando Masselli, FdI, indicato dallo schieramento al posto dell’uscente Leonardo Latini, Lega.

E l’intesa con Ap aveva provocato diversi mal di pancia nello schieramento. Bandecchi aveva quindi spiegato che “lo stimolo” a portare il contributo di Alternativa popolare alle regionali in Umbria (finite con il successo del centrosinistra) era arrivato “proprio dal centrodestra” e di avere così ritirato la sua candidatura a presidente della Regione. “Del resto, lo ricordo – aveva detto -, sono stato per molti anni militante di FI accanto a Silvio Berlusconi, poi le nostre strade si sono divise essendo lui più di destra e io più centrista. E da centristi porteremo le nostre idee, i nostri principi e le nostre visioni nella destra, che a maggior ragione potrà ora definirsi centrodestra”. Aveva comunque rivendicato: “non ci siamo fusi, data la differenza tra noi e gli altri partiti dello schieramento”.

“Semplicemente – aveva spiegato – condividiamo idee per raggiungere insieme una posizione finale: questa è la democrazia liberale del centrodestra. Saremo, in sostanza, la sinistra del centrodestra e opereremo in sinergia”. A sorpresa l’annuncio della fine di quell’esperienza politica. “Dopo alcune riunioni in varie regioni italiane, tenute dalla coalizione di centrodestra, e dopo non aver ricevuto alcun invito dei nostri responsabili, arriviamo alla conclusione di non stare simpatici al centrodestra”, ha detto Bandecchi. “Per quanto mi riguarda – ha aggiunto -, mi sento indipendente e libero di continuare a fare la politica che ritengo: avere alleati che si dimostrano i tuoi peggiori nemici, mi fa venire in mente il proverbio ‘Dagli amici mi guardi Iddio, che dai nemici mi guardo io'”. Bandecchi ha quindi affermato che il centrodestra nei confronti di Alternativa popolare “è stato sgarbato e latitante”.

“Da quali riunioni siamo stati esclusi? Ci sono stati incontri in Toscana e in Campania – ha aggiunto -, regioni interessate dalla prossima tornata elettorale. Ce ne andremo per conto nostro in quelle che ci interesseranno di più. Non vogliamo dare fastidio ad un centrodestra che ci sembra momentaneamente molto confuso”.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto