La sentenza del Tar Ligure che impone al Comune di Sanremo di mettere a gara, dal 2026, l’uso del marchio “Festival della canzone italiana” ha scosso i piani alti della Rai, ma l’azienda di viale Mazzini non intende arretrare. Mentre si prepara il ricorso al Consiglio di Stato, l’amministratore delegato Giampaolo Rossi ha già delineato le possibili strategie per mantenere la gestione di uno degli eventi più iconici della televisione italiana.
Un ricorso fondamentale per la Rai
Nei primi conciliaboli interni, l’azienda ha chiarito che, qualora il ricorso fallisse, parteciperà comunque alla gara. “Non possiamo non rispondere a un eventuale bando”, si è detto al settimo piano di viale Mazzini, dove si punta sull’esperienza e sul know-how della Rai per mantenere il Festival.
Un dirigente sottolinea: “Abbiamo organizzato anche l’Eurovision Song Contest a Torino partendo da zero”, dimostrando di poter gestire eventi di grande portata. Tuttavia, c’è scetticismo sull’attrattività del Festival senza il supporto della Rai, che finora si è adattata a lavorare in strutture non all’altezza e a pagare somme significative per garantire la continuità dell’evento.
Sanremo senza la Rai: uno scenario possibile?
Alcuni dirigenti immaginano uno scenario alternativo in cui la Rai, persa la gestione del marchio, organizzi un Festival itinerante, sfruttando strutture migliori e facendosi finanziare dagli enti locali. “Potremmo creare un nuovo format ovunque, rendendolo ancora più grande”, afferma un addetto ai lavori.
Tuttavia, per Sanremo, la perdita del Festival potrebbe significare un duro colpo all’economia locale, che vive anche grazie all’indotto generato dall’evento.
Le motivazioni del Tar e le ipotesi future
La decisione del Tar si basa sul principio di trasparenza e concorrenza. Il giudice ha respinto l’argomento secondo cui la società ricorrente, “Je”, non sarebbe stata adeguata per organizzare l’evento, sostenendo che l’omissione di una gara pubblica compromette un interesse legittimo generale.
La Rai, che aveva sostenuto l’indissolubilità tra marchio e format, ha visto smontare questa tesi: il Tar ha ricordato che dal 1951 al 1991 il Comune organizzava autonomamente il Festival, con la Rai impegnata solo nella trasmissione televisiva.
Tra le ipotesi ventilate, una soluzione “istituzionale” prevede di dichiarare il Festival patrimonio culturale per legge, attribuendo la sua gestione esclusiva al servizio pubblico. Tuttavia, questa strada è stata esclusa dal Tar, che ha ritenuto Sanremo privo dei requisiti necessari.
Nomine Rai e altre priorità
Mentre il ricorso prende forma, la Rai affronta anche altre questioni interne. Il prossimo consiglio di amministrazione dovrebbe concentrarsi sulla nomina del nuovo direttore del Tg3, un ruolo che potrebbe andare alle opposizioni o essere oggetto di scambi politici con Forza Italia.
Inoltre, la modifica statutaria necessaria per il nuovo ruolo di Stefano Coletta come responsabile dei palinsesti sarà discussa nel 2025, posticipando qualsiasi decisione.
Conclusioni
La partita per il controllo del Festival di Sanremo resta aperta, con la Rai pronta a difendere il suo ruolo storico. Mentre il Comune di Sanremo si prepara a ottemperare alla sentenza del Tar, il futuro dell’evento si intreccia con complesse dinamiche politiche e organizzative, che potrebbero ridefinire il destino di uno dei simboli della cultura italiana.