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Ferrandino, sindaco di Ischia: effetto Covid devastante sui comuni a vocazione turistico-balneare, il Governo ci aiuti altrimenti…

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I Comuni d’Italia a vocazione turistico-balneare si uniscono nel G20s e sottopongono al Governo un documento per far sentire la propria voce. Chiedono il riconoscimento dello status di “Città Balneare” e un trattamento economico di favore per sopperire alle mancate entrate fiscali (imposta di soggiorno, IMU, TARI) ed evitare il dissesto finanziario. Enzo Ferrandino, sindaco del Comune di Ischia che ha aderito alla piattaforma del G20s, ha spiegato a Juorno l’impatto devastante dell’emergenza scatenata dal Covid sui Comuni che basano la propria economia sull’attività turistica esercitata in forma stagionale.

Enzo Ferrandino. Sindaco di Ischia

Sindaco, ci spiega che cos’è e come nasce il G20s?

Nasce come piattaforma di confronto fra le località d’Italia a forte vocazione turistico-balneare e  include quei Comuni che amministrano territori con ampie spiagge, arrivando a conseguire un milione di presenze all’anno. La Campania è rappresentata dai Comuni di Ischia, Forio, Sorrento. Con l’emergenza sanitaria ed economica, abbiamo riscontrato gli stessi problemi e, in seguito al decreto Rilancio appena pubblicato abbiamo redatto insieme questo documento. Denunciamo il rischio di bancarotta dei nostri enti e la conseguente impossibilità di garantire i servizi essenziali alla cittadinanza. Sono 27 Comuni che hanno scelto di sottoscrivere questo documento che sottoponiamo al Governo centrale.

Ischia. Le località turistiche balneari subiranno danni devastanti dall’effetto del covid 19 sulle attività economiche stagionali

Quali sono le voci dei principali mancati introiti?

Ogni Comune avrà una perdita che oscilla fra i 4 e i 10 milioni di euro. Si tratta del mancato introito per la tassa di soggiorno (per Ischia era un’entrata di circa 2 milioni e mezzo di euro) e della drastica riduzione delle entrate per IMU e TARI. Il Comune di Ischia spende per la gestione corrente delle proprie attività circa 23 milioni di euro all’anno; perderemo quasi la metà delle entrate che prima ci consentivano di erogare servizi sul territorio. E’ una situazione molto allarmante, rischiamo il dissesto finanziario, che comporterebbe la desertificazione sociale ed economica del nostro territorio.

Nel documento chiedete il riconoscimento dello status di “Città Balneare”; che cosa comporterebbe?

Richiediamo un trattamento di favore che ci consenta di sopperire alle mancate entrate fiscali. L’attività economica prevalente svolta dai Comuni del G20s è quella turistica esercitata in forma stagionale, l’impatto economico della crisi per noi sarà fortissimo nell’immediato. E’ diverso il caso di un normale Comune a vocazione commerciale o industriale, che non sostiene il suo bilancio comunale con l’imposta di soggiorno e che non ha sul territorio tante strutture ricettive che non pagheranno più l’IMU, o ancora, attività commerciali legate al turismo che oggi rimangono chiuse e non pagheranno le imposte al Comune. Chiediamo il riconoscimento di questo status particolare, con una legislazione di favore per poter garantire l’erogazione di servizi sul territorio. C’è anche una questione legata all’insorgenza di forti tensioni sociali, per tutti quei lavoratori stagionali del turismo che rischiano di restare senza lavoro; molti di loro, assunti da agenzie interinali, non hanno potuto neanche accedere al bonus dei 600 euro.

Con il decreto Rilancio, il Governo ha stanziato un fondo da 3 miliardi di euro per i Comuni, che però ne avevano richiesti 6, il doppio. 

Esatto, ci hanno riconosciuto la metà di quello che chiedevamo e ora stiamo cercando di comprendere i criteri di riparto dei fondi. Il 30% sarà erogato entro il 10 di luglio in base al rapporto fra il totale delle entrate dei Comuni d’Italia, circa 53 miliardi, e le entrate del titolo I e del titolo III del bilancio di ogni singolo Comune. Secondo i nostri calcoli, al Comune di Ischia spetteranno 300mila euro di acconto, una cifra irrisoria rispetto ai 10 milioni di euro di entrate che perderemo. 

Ischia

Il Governo ha previsto la possibilità di riaprire le spiagge e i servizi collegati. E’ soddisfatto di questa decisione?

Siamo contenti nella misura in cui possiamo programmare l’inizio delle attività, e finalmente si sta definendo la questione del protocollo da adottare per garantire la sicurezza di operatori e clienti. E’ senz’altro un importante passo in avanti; adesso però c’è da affrontare con decisione la questione economica.

Che stagione turistica prevede per Ischia?

Ischia gode di una stagione turistica molto lunga, che parte a Pasqua e si conclude col ponte di Ognissanti. Quest’anno il 35-40% delle presenze l’abbiamo sicuramente già perso. Per quel che riguardo la parte restante della stagione, stimiamo di avere una perdita di circa il 50%. L’aspetto più drammatico è che, a causa di questa marcata riduzione delle presenze turistiche, che si tradurrà nella mancata apertura di molte strutture ricettive e della ristorazione, molti lavoratori stagionali rimarranno senza lavoro.

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Confindustria, tutti i nomi della nuova squadra del presidente Orsini

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Il consiglio generale di Confindustria, su proposta del presidente designato Emanuele Orsini, ha approvato la squadra di presidenza per il quadriennio 2024-2028 con l’84% delle preferenze. Dieci i vicepresidenti elettivi: Francesco De Santis, Maurizio Marchesini, Lucia Aleotti, Angelo Camilli, Barbara Cimmino, Vincenzo Marinese, Natale Mazzuca, Marco Nocivelli, Lara Ponti. Completeranno la squadra di presidenza i tre vicepresidenti di diritto: Giovanni Baroni presidente della Piccola Industria, Riccardo Di Stefano presidente dei Giovani Imprenditori, Annalisa Sassi presidente del Consiglio delle Rappresentanze Regionali.

Il consiglio generale di Confindustria ha approvato la squadra di presidenza per il quadriennio 2024-2028 con l’84% delle preferenze: su 132 presenti, 110 hanno votato a favore, i contrari sono stati 9 e 13 le schede bianche. Queste le deleghe ai vicepresidenti. Francesco De Santis continuerà il suo impegno su Ricerca e Sviluppo. Maurizio Marchesini, dopo aver seguito le Filiere e le Medie Imprese, avrà la delega su Lavoro e Relazioni industriali. Stefan Pan, croseguirà il lavoro svolto in Europa negli scorsi quattro anni in veste di delegato del presidente, con la vicepresidenza per l’Unione europea e il rapporto con le Confindustrie europee. A Lucia Aleotti andrà la vicepresidenza per il centro studi, snodo cruciale nella definizione delle strategie di politica economica. Ad Angelo Camilli la delega su credito, finanza e fisco. Barbara Cimmino seguirà l’export e l’attrazione degli investimenti. A Vincenzo Marinese sarà affidata la responsabilità dell’organizzazione e dei rapporti con i territori e le categorie. Natale Mazzuca avrà la delega alle politiche strategiche e allo sviluppo del Mezzogiorno. A Marco Nocivelli la nuova delega sulle politiche industriali e made in Italy. Lara Ponti si occuperà di transizione ambientale e obiettivi Esg, temi centrali nell’agenda di Confindustria. Emanuele Orsini manterrà per sé la responsabilità su alcuni grandi capitoli strategici: transizione digitale, cultura d’impresa e certezza del diritto.

La squadra di presidenza di Emanuele Orsini, al vertice di Confindustria per il 2024-2028, su richiesta del presidente designato si avvarrà anche del contributo di tre special advisor: Antonio Gozzi con delega all’autonomia strategica europea, piano Mattei e competitività; Gianfelice Rocca per le Life Sciences e Alberto Tripi per l’intelligenza artificiale. Il nuovo board di Confindustria sarà coadiuvato da cinque delegati del presidente: Leopoldo Destro ai trasporti, alla logistica e all’industria del turismo, Riccardo Di Stefano al quale sarà affidata la delega all’education, Giorgio Marsiaj si occuperà di space economy, ad Aurelio Regina andrà la delega all’energia, mentre Mario Zanetti seguirà l’economia del mare.

 

Il presidente Orsini ha anche ringraziato l’ambasciatore Raffaele Langella per il lavoro svolto come direttore generale, annunciando che fino al suo prossimo incarico, sarà al suo fianco come consigliere diplomatico. Il nuovo direttore generale sarà Maurizio Tarquini.

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Ponte sullo Stretto, i dubbi del Ministero dell’Ambiente

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Il ministro Matteo Salvini lancia la Conferenza dei servizi sul Ponte sullo Stretto, per avviare entro l’estate i cantieri della sua opera-bandiera. Ma il primo sgambetto gli arriva proprio da un altro ministero, quello dell’Ambiente, guidato da Gilberto Pichetto di Forza Italia. Alla prima riunione della Conferenza dei servizi, che riunisce tutti i soggetti interessati per sveltire le procedure (imprese, Ministeri, enti locali), il Mase ha chiesto alla Società Stretto di Messina S.p.a. ben 239 integrazioni di documenti. Per il ministero, la documentazione presentata dalla concessionaria è superficiale, insufficiente e non aggiornata, e va approfondita su tutti i fronti.

I tecnici della Commissione Via-Vas, quelli che devono fare la valutazione di impatto ambientale dell’opera, in 42 pagine di relazione hanno chiesto nuove informazioni praticamente su ogni aspetto del progetto. Le richieste di integrazione di documenti riguardano la compatibilità coi vincoli ambientali, la valutazione dei costi e benefici, la descrizione di tutti gli interventi previsti, il sistema di cantierizzazione, la gestione delle terre e rocce di scavo. Il Mase chiede dati più approfonditi e aggiornati sul rischio di maremoti, sull’inquinamento dell’aria, sull’impatto del Ponte sull’ambiente marino e di terra e sull’agricoltura, sulle acque, sui rischi di subsidenza e dissesto, sulla flora e sulla fauna, sul rumore e i campi magnetici, sulle aree protette di rilevanza europea Natura 2000. Le associazioni ambientaliste come Wwf e Legambiente e i comitati locali anti-Ponte parlano di “passo falso” e di “farsa”, e ribadiscono “il progetto non sta in piedi”.

Ma sono soprattutto le opposizioni a cavalcare la vicenda. Per Marco Simiani del Pd, “il ministero dell’Ambiente sconfessa clamorosamente Matteo Salvini, bloccando di fatto il progetto”. Proprio il leader della Lega era assente alla Conferenza dei servizi, che si è tenuta al suo ministero delle Infrastrutture. “Dal ministero dell’Ambiente arriva un macigno sul progetto del Ponte sullo Stretto”, commenta il leader Cinquestelle Giuseppe Conte, che parla di “un progetto vecchio, risalente al 2011/2012, pieno di falle sul piano ingegneristico, ambientale, trasportistico e finanziario”. Angelo Bonelli di Avs rincara la dose: “La commissione tecnica Via del Ministero dell’Ambiente ha demolito il progetto definitivo sul ponte. Ma esiste un progetto definitivo? O quello che avete presentato è quello di 15 anni fa, che era stato bocciato nel 2012 dal ministero dell’Ambiente?”. Mentre il Codacons chiede l’intervento della Corte dei Conti, l’amministratore delegato della Stretto di Messina, Pietro Ciucci, non si mostra preoccupato per le osservazioni del Mase: “Sono richieste congrue, data l’entità dell’opera. In 30 giorni daremo tutti i chiarimenti richiesti”.

Il ministro Gilberto Pichetto si trova all’improvviso in una posizione scomodissima, con gli uffici del suo ministero che bastonano un progetto che è il cavallo di battaglia di un suo collega. “Con queste istanze abbiamo dato via alla procedura di valutazione di impatto ambientale”, commenta asettico. La richiesta di integrazioni “è atto tipico della prima parte di ogni procedimento di valutazione di impatto ambientale”. Per il Ponte “si è tenuto conto, come di consueto, anche di elementi tratti dai contributi di Ispra e di soggetti non pubblici aventi diritto, per legge, ad esprimersi”. “Le richieste della Commissione Via-Vas del Mase non rappresentato assolutamente una bocciatura del Ponte sullo Stretto, ma sono legittime integrazioni proporzionate ad un progetto enorme – ha commentato Matilde Siracusano, sottosegretario di FI ai Rapporti con il Parlamento – Ho sentito il ministro Pichetto e anche Pietro Ciucci, e non ci sono criticità”.

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Cronache

Superbonus, partiti i primi recuperi sulle compensazioni della truffa miliardaria dei bonus

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Le truffe collegate al Superbonus non sono ancora emerse tutte ma l’attività di contenimento dei danni all’erario è partita. L’Agenzia delle Entrate ha iniziato ad inviare le prime contestazioni per recuperare le somme da chi ha cercato di pagare le imposte con crediti fasulli portati in compensazione. Intanto il Mef cala la scure sui bonus edilizi del passato: agevolazioni senza controlli preventivi non sono più compatibili con il nuovo quadro di norme europee sui conti pubblici. “Sono in corso verifiche fiscali sui crediti oggetto di compensazione, che stanno portando all’emissione di atti di recupero nei confronti dei responsabili”, ha detto il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, al termine dell’audizione sull’ultimo decreto Superbonus in commissione Finanze al Senato.

Sui bonus edilizi, ha spiegato, “abbiamo intercettato insieme alla Guardia di finanza truffe per circa 15 miliardi di euro: di questi, grazie ai nostri controlli preventivi, 6,3 miliardi di euro sono stati individuati e scartati prima che si realizzassero le frodi; 8,6 miliardi sono invece stati oggetto di decreti di sequestro da parte dell’autorità giudiziaria”. La lotta alle truffe proseguirà, ma la dimensione del fenomeno Superbonus ha spinto il Tesoro a metterci un punto. “Misure agevolative automatiche, senza una preventiva autorizzazione, non sono più compatibili col nuovo quadro di finanza pubblica a seguito delle nuove regole di governance europea”, ha detto il direttore del dipartimento Finanze del Mef, Giovanni Spalletta, nella stessa aula del Senato da dove Ruffini ha fornito i dati aggiornati sulle frodi, non tutte con ricadute per i contribuenti perché alcune sono state intercettate prima della compensazione. Spalletta ha spiegato che, da ora in poi, gli obiettivi di efficientamento energetico e di miglioramento del rischio sismico “devono tenere conto degli obiettivi di sostenibilità finanziaria nel medio-lungo periodo e della riduzione del debito pubblico sia nelle fasi congiunturali sia in ottica strutturale”.

Il Mef riflette su “una complessiva razionalizzazione delle norme in materia di agevolazioni edilizie”, in vista delle scadenze di fine anno. Non si potrà prescindere – ha spiegato Spalletta – da due lezioni frutto della recente esperienza. La prima, è che gli incentivi fiscali “devono essere congegnati evitando aliquote eccessivamente generose e prevedendo limitazioni più stringenti sui massimali di spesa, per ridurre comportamenti opportunistici ed effetti dirompenti”. La seconda lezione è che i crediti d’imposta dovranno essere “soggetti a procedure preventive di autorizzazione”, per consentire il monitoraggio della spesa e quindi l’impatto sulla finanza pubblica.

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