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Cronache

Fedez torna sui social: io e lo psicofarmaco sbagliato

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Fedez torna sui social e attraverso una serie di stories su Instagram racconta quello che gli è successo nelle ultime settimane, dopo Sanremo, le polemiche e le illazioni su una presunta crisi coniugale con Chiara Ferragni. “Ciao a tutti, eccomi qua dopo una lunga, lunga assenza. Un periodo in cui non mi avete visto propriamente in forma, eccomi qua a raccontarmi un po’ quello che è successo”, spiega.

“Anzi tutto ci tengo a ringraziarvi per i messaggi di vicinanza che mi avete mandato, grazie davvero. E in seconda istanza ci tengo a raccontarvi quello che mi è successo, perché escono quotidianamente notizie su me e la mia famiglia, che non sono corrispondenti al vero, è giusto che vi racconti io quello che mi è successo. Purtroppo devo partire da un po’ indietro, da quando mi è stato diagnosticato il tumore al pancreas. Per quanto privilegiato possa essere, è stato un evento molto traumatico, e solo oggi ho realizzato quanto non mi sono preso cura della mia salute mentale rispetto a questo evento. Mi sono affidato solo a psicofarmaci che ho cambiato nel corso dei mesi fino a trovarne uno che proprio non era indicato a me”.

“Da gennaio – spiega ancora Fedez – mi è stato prescritto questo antidepressivo molto forte che mi ha cambiato molto, mi ha agitato tanto e mi ha dato anche degli effetti collaterali dal punto di vista fisico molto forti fino al punto di provocarmi dei tic nervosi alla bocca e da impedirmi di parlare in maniera libera. L’ho dovuto sospendere senza ‘scalarlo’: solitamente non si fa questa cosa, a meno che non ci siano rischi importanti. Io correvo rischi importanti e quindi ho dovuto sospenderlo in maniera repentina e mi ha provocato un effetto rebound, che è una cosa che non auguro a nessuno”.

Ha subito così “un annebbiamento importantissimo a livello cognitivo, mi ha dato forti spasmi muscolari alle gambe, che mi hanno impedito per diversi giorni di camminare sensazioni di vertigini molto forti, mal di testa incredibile, nausea forte, ho perso 5 chili in 4 giorni. Una cosa che mi ha impedito di svolgere il mio lavoro, motivo per cui non sono potuto essere presente alla presentazione di Lol, né al processo per la strage di Corinaldo. Ad oggi non sono al 100 per cento, ma giorno dopo giorno miglioro”.

“Per quanto questo periodo sia stato parecchio infelice, mi ha fatto capire tante cose – aggiunge commuovendosi – quanto io voglia focalizzarmi sulla mia salute mentale e soprattutto sulla mia famiglia, su mia moglie. In questo periodo ne sono state dette di ogni su di lei, è l’unica persona che mi è stata a fianco e mi spiace che abbia dovuto subire una tempesta di merda mediatica totalmente immeritata”.

Poi un consiglio ai follower: “Qualsiasi evento traumatico nella vostra vita vi possa accadere, prendetevi cura della vostra salute mentale, delle vostre ferite perché, se non lo farete, saranno le vostre ferite a reclamare il bisogno di essere curate nella maniera a volte anche più brutta possibile”. Fedez chiude così: “Questo è quanto, questo è il riassunto dei miei due mesi di merda. Ci tenevo a ringraziare nuovamente mia moglie, perché ha dovuto badare a una famiglia intera e a me in questo periodo. Non è per niente scontato, sono veramente un uomo fortunato”. Quanto al futuro, “nei prossimi mesi conto di affrontare tutti gli eventi traumatici della mia vita nella maniera più complessa, in salita e forse più dolorosa, quella della terapia, senza cercare scorciatoie come ho cercato di fare in questi mesi. Non cercate scorciatoie, perché possono farvi male”.

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Falso terapista accusato di stupro, vittima minorenne

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Accoglieva le sue pazienti all’interno di un finto studio allestito in una palestra di Fondi e, una volta solo con loro nelle stanze della struttura, le molestava nel corso di presunti trattamenti di fisioterapia, crioterapia e pressoterapia, facendo leva sulle loro fragilità psicologiche e fisiche affinché non raccontassero nulla. Dolori e piccoli problemi fisici che spingevano ciascuna delle vittime, tra cui anche una minorenne, a recarsi da lui per sottoporsi alle sedute, completamente all’oscuro del fatto che l’uomo non possedesse alcun titolo di studio professionale, né tanto meno la prevista abilitazione, e che non fosse neanche iscritto all’albo. È finito agli arresti domiciliari il finto fisioterapista trentenne di Fondi, per il quale è scattato anche il braccialetto elettronico, accusato di aver commesso atti di violenza sessuale su diverse donne, tra cui una ragazza di neanche 18 anni, e di aver esercitato abusivamente la professione.

Un’ordinanza, quella emessa dal giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Latina ed eseguita nella giornata di oggi dagli agenti del Comando Provinciale della Guardia di Finanza, arrivata al termine di un’indagine di polizia giudiziaria svolta su delega della Procura di Latina. Durata all’incirca un anno, quest’ultima ha permesso di svelare, attraverso le indagini condotte anche con accertamenti tecnici, acquisizioni di dichiarazioni ed esami documentali, i numerosi atti di violenza da parte dell’uomo nei confronti delle pazienti del finto studio da lui gestito. Tutto accadeva all’interno di un'”Associazione sportiva dilettantistica” adibita a palestra nella città di Fondi, nel sud della provincia di Latina: quella che il trentenne spacciava per il suo studio, sequestrata in queste ore dalle fiamme gialle quale soggetto giuridico formale nella cui veste è stata esercitata l’attività professionale, in assenza dei prescritti titoli di studio, della prevista abilitazione e della necessaria iscrizione all’albo, nonché dei locali, attrezzature e impianti utilizzati. Un’altra storia di abusi a Lodi.

Vittima una ragazza siriana di 17 anni arrivata in Italia per sfuggire alla guerra e al sisma del 2023: finita nelle mani dei trafficanti è stata sottoposta a violenze e maltrattamenti e poi abbandonata. La Polizia, coordinata dalla Procura di Lodi e dalla Procura presso la Direzione distrettuale antimafia di Bologna, ha arrestato i due aguzzini.

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Aggressione omofoba a Federico Fashion style, ‘botte e insulti’

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Preso a schiaffi e pugni sul treno e insultato da un passeggero solo perchè gay. Un’aggressione omofoba che ha visto sul treno Milano-Napoli vittima Federico Lauri, conosciuto come Federico Fashion Style, parrucchiere e volto tv. Lo racconta lui stesso sui social e un’intervista al Corriere della Sera on line. “Preso a schiaffi e pugni in faccia su un treno Italo davanti agli occhi di tutti — scrive Federico, che è anche un volto di Real Time —Essere insultato, denigrato e aggredito per l’orientamento sessuale è vergognoso. Vi prego smettetela di chiamare la gente fr… L’omosessualità non è una malattia». L’aggressione è avvenuta sul Milano Napoli all’altezza di Anagni. Il treno si ferma per un guasto, Lauri chiede informazioni e un passeggero prima lo insulta con frasi omofobe e poi lo picchia. Lauri finisce all’ospedale a Colleferro cn un trauma cranico e una prognosi di 15 giorni. Ora promette che denuncerà tutto. “Questa bestia mi ha dato un cazzotto, ma se avesse avuto un coltello mi avrebbe accoltellato -dice al Corriere- Il rischio è uscire di casa e non rientrare più. L’omofobia è la malattia, non l’omosessualità. Loro si devono curare”.

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Lo stupro di Palermo, la difesa vuole la vittima in aula

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Dentro l’aula è scontra tra accusa e difesa. Fuori dal tribunale di Palermo i familiari dei detenuti che arrivano con il pullman della polizia penitenziaria sono in attesa di salutare ‘i loro ragazzi’ mentre non lontano una decina di associazioni hanno dato vita ad un sit in per chiedere di essere ammesse come parti civili. Sono in aula cinque dei sei giovani indagati per lo stupro di gruppo a una 19enne avvenuto lo scorso 7 luglio a Palermo in un cantiere abbandonato del Foro Italico. Uno solo segue l’udienza in videoconferenza, collegato da una sala del carcere dove è recluso. Assente la vittima dello stupro, ospite in una comunità protetta, fuori dalla Sicilia. L’unico minorenne del branco è in un istituto minorile, dopo essere stato già condannato a 8 anni e 8 mesi in abbreviato. L’udienza preliminare davanti al gup Cristina Lo Bue per i sei maggiorenni – Elio Arnao, Cristian Barone, Gabriele Di Trapani, Angelo Flores, Samuele La Grassa e Christian Maronia – si apre in un clima di scontro aperto tra le parti. I legali degli indagati hanno già preannunciato le contromosse per ribaltare le accuse nei confronti dei loro assistiti.

La linea difensiva è chiara ed è legata alla richiesta di ascoltare nuovamente la vittima alla luce delle “nuove prove” che gli avvocati avrebbero raccolto. Alla prossima udienza chiederanno l’abbreviato condizionato a una nuova audizione della vittima, già ascoltata dal gip di Palermo Clelia Maltese due mesi fa nel corso dell’incidente probatorio. Il materiale raccolto dalla difesa già in un’udienza stralcio a marzo non era stato ammesso fra le carte del procedimento, ma i legali insistono. Secondo gli avvocati le nuove prove dimostrerebbero in sostanza che la giovane era consenziente. Una linea difensiva che non sorprende l’avvocato Carla Garofalo, legale della ragazza. “Questa è letteratura – spiega -, lo fanno in tutti i processi per stupro. Lo farei anche io, ma è improbabile perché mai difenderò un indagato per stupro. In ogni caso questa tesi è insostenibile, perché ci sono i filmati che parlano (i video girati con i cellulari dagli stessi indagati ndr)”.

La legale parla di “un ambiente tossico” attorno alla sua assistita “che a Pasquetta è stata pesantemente minacciata e aggredita” e denuncia “una campagna denigratoria nei confronti della ragazza durata tutta l’estate”. “Io, purtroppo – aggiunge -, sono entrata nel processo solo a gennaio per cui non ho potuto gestire e seguire la parte precedente”. L’avvocato Garofalo sottolinea anche lo stato di profonda prostrazione vissuto dalla giovane: “ha alti e bassi, momenti di angoscia e di speranza. Per fortuna abbiamo un buon rapporto. Sta raccogliendo i cocci di tutto lo sfacelo attorno a lei, con aggressioni continue. E a volte si chiede chi glielo ha fatto fare”. Attorno alla ragazza vittima dello stupro si sono strette una decina di associazioni che oltre a manifestare davanti al tribunale hanno chiesto di costituirsi parte civile, così come ha fatto il Comune di Palermo. Il Gup ha rinviato ogni decisione alla prossima udienza, fissata per il 29 aprile. Se il giudice non ammetterà l’abbreviato condizionato i legali degli imputati dovranno scegliere tra l’abbreviato “secco” o l’ordinario.

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