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Cronache

Fassina ferito, il capo della Polizia Gabrielli assolve gli agenti operanti e la Procura di Roma apre una inchiesta

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“L’operato della polizia e’ stato ineccepibile”. Il capo della Polizia Franco Gabrielli non ha dubbi su quanto accaduto l’1 ottobre alla manifestazione dei lavoratori di Roma Metropolitane in cui e’ rimasto ferito il deputato di Leu Stefano Fassina. Ma ha ben chiaro che “altri non avrebbero dovuto consentire che si arrivasse a quel punto e che il delegato dell’assessore avrebbe dovuto avere maggior cautela nel chiedere l’intervento della polizia per entrare in una circostanza nella quale forse se non fosse entrato non avrebbe creato quanto successo dopo”. Intanto la Procura di Roma ha aperto un’inchiesta in relazione alla vicenda al momento senza indagati e ipotesi di reato.

Franco Gabrielli. Il capo polizia

Stefano Fassina, che stava partecipando ad una manifestazione assieme ad un gruppo di lavoratori dopo l’annuncio del Comune sulla chiusura dei cantieri per la Metro C, e’ rimasto ferito quando alcuni agenti hanno tentato di aprire un varco per fare passare un collaboratore di un assessore del Comune di Roma. Una forzatura, agli occhi del capo della Polizia: “Io credo che chi manifesta deve sempre porsi nella condizione di manifestare pacificamente il proprio pensiero. E di non considerare i poliziotti e i carabinieri dei punching ball. Questo e’ un Paese nel quale si e’ ritenuto che sputare a un poliziotto sia un comportamento di tenue gravita’. Io credo che non sia cosi’. Chi veste una divisa e chi rappresenta un’istituzione, credo che dovrebbe essere portatore di un rispetto non solo per la persona ma anche per quello che rappresenta”. E aggiunge: “Se mi dovessero chiedere qual e’ il deficit maggiore del nostro Paese, direi che e’ la perdita di credibilita’ delle istituzioni a tutti i livelli che fa si’ che la gente si allontani dalla cosa pubblica e tutto questo e’ il prodotto di una modalita’ con la quale si ritiene che le istituzioni non siano degne di rispetto”. A Stefano Fassina, che era stato portato al San Giovanni a causa di un trauma toracico da compressione, “interessa tenere quanto accaduto sul terreno politico. La ministra Lamorgese si e’ impegnata a rispondere all’interrogazione che abbiamo presentato alla Camera e al Senato e attendiamo la sua risposta. E’ evidente che c’e’ stata una indisponibilita’ da parte dell’assessore ad avere un minimo di dialogo con i lavoratori. Lemmetti si comporta come il padrone di Roma”. Sulle parole di Gabrielli, il deputato si chiede: “Ho grande rispetto e stima per il capo della Polizia, ma mi chiedo se non si poteva provare a dialogare, come e’ successo tante altre volte; se di fronte al diritto del delegato dell’assessore di entrare non si dovesse tenere in considerazione anche il diritto di manifestare di lavoratori che perdono il posto di lavoro, diritto sancito anche dalla Costituzione”.

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Cronache

Caso Procura di Pavia, il Riesame smonta l’ipotesi di un “sistema”: dissequestrati i dispositivi a Venditti

Il Tribunale del Riesame smonta l’ipotesi di un “sistema Pavia”: nessuna prova di corruzione o peculato per l’ex procuratore Venditti e il pm Mazza. Restituiti cellulari e computer sequestrati nell’indagine di Brescia.

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Secondo il Tribunale del Riesame, al momento non ci sono indizi che consentano di ipotizzare l’esistenza di un “sistema” nella Procura di Pavia, come sostenuto dalla Procura di Brescia. Per i giudici mancano gli elementi necessari per ritenere che l’ex procuratore Mario Venditti e il pm Pietro Paolo Mazza, oggi a Milano, abbiano ottenuto auto a prezzi agevolati in cambio di incarichi alla società Esitel per servizi di intercettazione e noleggio.

Le auto usate per attività istituzionali

Le tre vetture e il furgoncino al centro dell’inchiesta, secondo il Riesame, erano realmente impiegati dalla polizia giudiziaria nell’attività investigativa. Non emerge un uso esclusivo o prevalente da parte dei magistrati né elementi che indichino un abuso sistemico. I mezzi, acquistati dalla società di Cristiano D’Arena, sarebbero stati pagati a prezzi di mercato e con transazioni tracciate.

Il doppio dissequestro dei dispositivi digitali

Per Venditti arriva un nuovo successo giudiziario: il Riesame ha confermato il dissequestro di cellulari, computer e memorie esterne già sottratti nell’ambito della tranche di indagine legata al caso Garlasco. Anche in questo caso i giudici non hanno ravvisato i presupposti per mantenere il vincolo. Nel decreto originario, secondo il collegio, mancavano limiti temporali e le parole chiave necessarie per la ricerca dei dati.

Accuse “non supportate” dai dati raccolti

Nella motivazione, i giudici spiegano che non emergono elementi a sostegno delle ipotesi di corruzione o peculato contestate a Venditti e Mazza. Anche l’assegnazione degli incarichi per le intercettazioni non presenta anomalie. Le circostanze sollevate, si legge, potrebbero “eventualmente assumere rilievo in termini di opportunità”, ma non supportano un’ipotesi penale.

Le reazioni delle difese

“Il Riesame ha spazzato via ogni malevola illazione”, ha commentato Massimo Dinoia, avvocato di Mazza. Anche il legale di Venditti, Domenico Aiello, si prepara a ottenere la restituzione definitiva dei dispositivi, rinunciando all’incidente probatorio.

La Procura di Brescia valuta il ricorso

Gli inquirenti bresciani intendono ricorrere in Cassazione per ripristinare il sequestro. Nel frattempo, è stato ascoltato per otto ore l’ex carabiniere della polizia giudiziaria di Pavia, Silvio Sapone, che all’uscita si è limitato a dichiarare: “Nessuno ha coperto nessuno”.

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Cronache

Frana a Brazzano, muore per salvare la vicina: la storia eroica di Quirin Kuhnert

Quirin Kuhnert, 32 anni, è morto travolto dalla frana a Brazzano mentre tentava di salvare l’anziana vicina. Una tragedia in una notte di maltempo estremo che ha colpito il Goriziano.

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Quirin Kuhnert (nella foto), 32 anni, originario della Baviera e residente da anni in Friuli Venezia Giulia, è morto travolto da una frana mentre tentava di salvare la vicina di casa, Guerrina Skocaj, 83 anni. L’anziana risulta ancora dispersa sotto un enorme accumulo di fango e roccia precipitato dal colle di San Giorgio, alle spalle di Brazzano di Cormons.

La “bomba d’acqua” che ha devastato il Goriziano

Nella notte sulla zona si è abbattuta una precipitazione eccezionale: circa 300 millimetri di pioggia in poche ore. Un evento fuori scala rispetto all’allerta gialla emessa dai previsori. I residenti hanno raccontato minuti di panico: lo stesso Quirin aveva pubblicato sui social un video che mostrava la scalinata della chiesa adiacente alla sua abitazione trasformata in un torrente in piena.

Il tentativo disperato di salvare la vicina

All’alba, insospettito dai rumori provenienti dalla collina, Quirin è uscito con la moglie per controllare. Insieme a un vicino ha raggiunto le abitazioni della piccola schiera, avvisando una donna che è riuscita a mettersi in salvo scalza e in pigiama. Ma quando i due hanno raggiunto la porta dell’anziana, la colata di fango li ha travolti. Quirin è stato inghiottito mentre si trovava su una scala, il vicino è stato scaraventato via e trascinato a terra. Salvato dai soccorritori, ha riportato uno schiacciamento del bacino e la frattura del femore.

Dodici ore di ricerche tra detriti e fango

Per recuperare il corpo di Quirin sono servite dodici ore di lavoro ininterrotto: vigili del fuoco con squadre specializzate, protezione civile, forze dell’ordine, unità cinofile ed elicotteri hanno scavato fino a localizzarlo sotto tonnellate di detriti. Resta dispersa Guerrina Skocaj.

Fedriga: “Doloroso che una vita venga spezzata per salvarne un’altra”

Il presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, ha espresso cordoglio alla famiglia e ha dichiarato lo stato di emergenza regionale. Stanziato un primo milione di euro per gli interventi urgenti. Il ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, ha attivato la mobilitazione nazionale per inviare ulteriori supporti. Giorgia Meloni ha telefonato al governatore per essere aggiornata e ha ringraziato i soccorritori.

Paesi evacuati e danni diffusi

La notte di paura ha colpito l’intero Goriziano: Versa, piccolo centro di 300 abitanti, è stato evacuato a causa degli allagamenti e dei blackout. Gli sfollati sono stati ospitati nella palestra comunale. Tra i luoghi colpiti anche il ristorante stellato della chef Antonia Klugmann, completamente allagato.

Maltempo anche nel resto d’Italia

Il maltempo ha interessato anche altre regioni: una frana ha coinvolto un’abitazione a Pietrasanta, senza feriti. In Campania è stata diramata un’allerta meteo gialla: a Napoli domani saranno chiusi parchi, spiagge e il pontile Nord di Bagnoli.

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La famiglia Maradona a Roma contro l’ex manager Ceci: “Accuse false e senza prove”

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Claudia Villafañe e le figlie Dalma e Giannina sono arrivate a Roma direttamente da Buenos Aires per partecipare al processo che vede imputato l’ex manager di Diego, Stefano Ceci. Le tre donne, costituite parte civile, sono state ascoltate per oltre due ore dal giudice del tribunale monocratico di piazzale Clodio.

L’intervista contestata e le frasi ritenute diffamatorie

Il procedimento nasce da un’intervista del 30 ottobre 2021 in cui Ceci, parlando delle dispute sui diritti di immagine del Pibe de Oro, aveva definito alcuni familiari “parassiti”, “miserabili” e aveva raccontato episodi che la famiglia ritiene completamente falsi, come:
“Lui era sul letto, morto, e c’era chi gli svuotava il frigorifero”.

Parole durissime che hanno spinto la famiglia a rivolgersi alla magistratura italiana.

La replica di Claudia Villafañe: “Ha detto solo menzogne”

In aula, Claudia ha parlato con grande fermezza:
Ha detto solo falsità. Sono accuse terribili che ci hanno fatto molto male”.

Ha poi risposto all’accusa di aver sottratto oggetti del campione:
Quando io e Diego ci siamo separati, le sue cose sono rimaste in casa mia e un giudice argentino le ha riconosciute come mie. Non ho venduto nulla”.

La testimonianza di Dalma e Giannina

Le due figlie hanno raccontato di aver scoperto solo dopo la morte del padre l’esistenza di un contratto tra Maradona e Ceci per i diritti di immagine:
Ci disse di aver messo da parte soldi per noi eredi, ma non abbiamo mai visto nulla”.

Hanno precisato di essere indipendenti economicamente:
Non abbiamo bisogno dei soldi di papà. Ma lui fa affermazioni senza alcuna prova”.

Una vicenda che riapre ferite ancora vive

Il giudice dovrà ora stabilire se le dichiarazioni dell’ex manager costituiscano diffamazione. Intanto il processo riporta al centro dell’attenzione la memoria di Diego Armando Maradona, ancora oggi al centro di dispute, racconti e contestazioni che continuano a generare dolore nella sua famiglia.

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