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Cronache

Falsa dichiarazione per reddito cittadinanza, condannato a Torino un uomo di Torre Annunziata

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Per avere una quota maggiore del reddito di cittadinanza dichiarò di coabitare con la moglie, dalla quale era separato. Una bugia che è costata a un quarantaseienne originario di Torre Annunziata (Napoli) e residente nell’Alessandrino una condanna a un anno, quattro mesi e venti giorni di reclusione per il reato. La sentenza, pronunciata dalla Corte di appello di Torino nel 2022, è stata confermata dalla Cassazione, che si è anche respinto la tesi difensiva legata al cosiddetto “falso innocuo”: l’uomo aveva il diritto al reddito di cittadinanza, ma fornire informazioni sbagliate per ottenere una maggiorazione resta un reato. L’episodio è del luglio del 2020.

L’alessandrino aveva presentato una domanda di accesso al reddito di cittadinanza il 16 luglio 2020 allegando una Dsu (dichiarazione sostitutiva unica) di pochi giorni prima da cui risultava abitare con la moglie. In realtà, come è emerso nel corso dei controlli, la coppia era legalmente separata dal maggio dell’anno precedente (la donna aveva pure cambiato residenza) ed era avviata verso il divorzio, che fu sancito il 10 ottobre 2020. La Suprema Corte, per confutare la tesi del “fatto innocuo”, si è soffermata sul senso dell’articolo 7 della legge del 2019 che ha istituito il reddito di cittadinanza, quello che punisce con la reclusione chi utilizza documenti “attestanti cose non vere”. Gli ermellini parlano di “beneficio indebitamente ottenuto” anche se è maggiore di quello legittimamente spettante. “Sembra irrazionale – scrivono nella sentenza – ritenere, anche in chiave di coerenza logica del sistema, che le falsità e le omissioni dirette a ottenere un importo maggiore siano penalmente indifferenti, mentre le omesse comunicazioni di informazioni dovute e rilevanti ai fini della revoca o della riduzione del reddito, anche quando non attinenti a variazioni reddituali o patrimoniali, siano assoggettate a sanzione penale”.

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De Luca commissaria la Camera di commercio di Napoli

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Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, con decreto, ha disposto il commissariamento della Camera di Commercio di Napoli. “Sulla base dell’istruttoria degli uffici regionali competenti”, il governatore “ha preso atto – si legge in una nota – dell’avvenuta scadenza del termine massimo di durata del Consiglio della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Napoli per avvenuto decorso del periodo di proroga di 6 mesi previsto dalla legge”.

Come “previsto dalla normativa vigente – prosegue il comunicato della Regione – il presidente ha dichiarato lo scioglimento dell’organo e ha nominato Commissario straordinario dell’ente un dirigente di ruolo della Giunta Regionale della Campania”, Maria Salerno. Il commissariamento è stato disposto “per il tempo strettamente necessario alla ricostituzione dell’organo e comunque per un periodo di non oltre 60 giorni”. Con lo stesso decreto, è stato demandato alla Direzione Generale per lo Sviluppo Economico e le Attività Produttive della Giunta regionale “il sollecito completamento del procedimento finalizzato alla nomina del nuovo consiglio camerale, allo stato in corso”.

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Strage di Erba, per la difesa di Olindo e Rosa la dinamica scagiona la coppia

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E’ la stessa dinamica della strage di Erba secondo i consulenti della difesa, a “escludere la presenza” di Olindo Romano e Rosa Bazzi sulla scena dell’eccidio in cui, a sprangate e a coltellate, furono uccise quattro persone, tra cui un bambino di due anni, mentre una quinta sopravvisse quasi miracolosamente, l’11 dicembre del 2010. E sulle prove che la difesa dei coniugi chiede per riaprire la partita si avrà certezza il 10 luglio quando i giudici di Brescia si riuniranno in Camera di consiglio anche per stabilire se è ammissibile l’istanza di revisione.

I difensori della coppia si sono impegnati in un’udienza fiume per cercare di smontare gli elementi che portarono l’ex netturbino e l’ex donna delle pulizie alla condanna definitiva all’ergastolo. In un clima di discreta tensione tra i difensori e il pg di Brescia e l’avvocato dello Stato, gli avvocati Nico D’Ascola, Fabio Schembri, Patrizia Morello e Luisa Bordeaux hanno ribadito le loro convinzioni: quella traccia del sangue di una delle vittime, Valeria Cherubini, trovata sul battitacco della Seat Arosa di Olindo “non esiste”, nel senso che non c’è il conforto del Luminol e non c’è prova che sia genuina o deteriorata. Valeria Cherubini, vicina di casa di Raffaella Castagna, fu colpita e uccisa nella sua casa al piano di sopra, non sul pianerottolo di Raffaella per poi trascinarsi agonizzante nel suo appartamento, come stabiliscono le sentenze.

Lo testimonierebbero le tracce di sangue analizzate dalla criminologa Roberta Bruzzone secondo la quale anche quelle tracce presenti sul piccolo Youssef dimostrano che non fu ucciso come raccontato da Rosa Bazzi nella sua confessione poi ritrattata (lo stesso fece suo marito). A entrambi ai fini della confessione furono fatte “pressioni e promesse” che, esaminate alla luce dei loro disturbi mentali emersi dalle recenti consulenze, furono tali da “coartare la loro volontà”. A Olindo sarebbe stato prospettato che non avrebbe più visto la moglie. “Olindo non conosce l’ordinamento penitenziario, non sa che un ergastolo non viene inflitto in cinque minuti”, ha detto l’avvocato Schembri. “All’epoca – ha detto il legale – non si capì con certezza quella forzatura psicologica, ma all’epoca nulla sapeva il giudice delle condizioni psiocopatologiche di Olindo e Rosa”.

Per gli inquirenti “Rosa è furba” mentre “non sa leggere né scrivere e Olindo lo sa e confessa; e così Rosa si adegua”. “Olindo cerca di salvare Rosa e Rosa cerca di salvare Olindo – ha detto il difensore -. Quando ritrattano vengono puniti: mentre prima si vedevano. Solo un giudice di Sorveglianza di Reggio Emilia ristabilirà i colloqui”. Il supertestimone Mario Frigerio, che si salvò nonostante una gravissima ferita alla gola e che riconobbe Olindo come aggressore prima parlò di una persona “con la pelle olivastra” che non conosceva e solo il 26 dicembre del 2010 affermò che era Olindo per ribadirlo in aula. Morì alcuni anni dopo le condanne. Quando fu sentito nel dicembre di quasi 18 anni fa era obnubilato dal monossido scatenato dall’incendio in casa Castagna ed era “cerebroleso” per via dell’aggressione e del fumo. Il suo fu “un falso ricordo”.

La difesa dichiaratamente ipotizza la pista alternativa del massacro avvenuto nell’ambito di un regolamento di conti nello spaccio di droga per il quale finì in carcere Azouz Marzouk, marito di Raffaella e padre di Youssef. “La Guardia di Finanza documentò oltre 400 cessioni” e c’è un testimone, un tunisino. che chiede sia sentito e che racconta dei pestaggi, degli accoltellamenti” nell’ambito di una faida tra tunisini e marocchini: “Ci dà un movente alternativo”, afferma convinta la difesa.

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Superbonus, partiti i primi recuperi sulle compensazioni della truffa miliardaria dei bonus

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Le truffe collegate al Superbonus non sono ancora emerse tutte ma l’attività di contenimento dei danni all’erario è partita. L’Agenzia delle Entrate ha iniziato ad inviare le prime contestazioni per recuperare le somme da chi ha cercato di pagare le imposte con crediti fasulli portati in compensazione. Intanto il Mef cala la scure sui bonus edilizi del passato: agevolazioni senza controlli preventivi non sono più compatibili con il nuovo quadro di norme europee sui conti pubblici. “Sono in corso verifiche fiscali sui crediti oggetto di compensazione, che stanno portando all’emissione di atti di recupero nei confronti dei responsabili”, ha detto il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, al termine dell’audizione sull’ultimo decreto Superbonus in commissione Finanze al Senato.

Sui bonus edilizi, ha spiegato, “abbiamo intercettato insieme alla Guardia di finanza truffe per circa 15 miliardi di euro: di questi, grazie ai nostri controlli preventivi, 6,3 miliardi di euro sono stati individuati e scartati prima che si realizzassero le frodi; 8,6 miliardi sono invece stati oggetto di decreti di sequestro da parte dell’autorità giudiziaria”. La lotta alle truffe proseguirà, ma la dimensione del fenomeno Superbonus ha spinto il Tesoro a metterci un punto. “Misure agevolative automatiche, senza una preventiva autorizzazione, non sono più compatibili col nuovo quadro di finanza pubblica a seguito delle nuove regole di governance europea”, ha detto il direttore del dipartimento Finanze del Mef, Giovanni Spalletta, nella stessa aula del Senato da dove Ruffini ha fornito i dati aggiornati sulle frodi, non tutte con ricadute per i contribuenti perché alcune sono state intercettate prima della compensazione. Spalletta ha spiegato che, da ora in poi, gli obiettivi di efficientamento energetico e di miglioramento del rischio sismico “devono tenere conto degli obiettivi di sostenibilità finanziaria nel medio-lungo periodo e della riduzione del debito pubblico sia nelle fasi congiunturali sia in ottica strutturale”.

Il Mef riflette su “una complessiva razionalizzazione delle norme in materia di agevolazioni edilizie”, in vista delle scadenze di fine anno. Non si potrà prescindere – ha spiegato Spalletta – da due lezioni frutto della recente esperienza. La prima, è che gli incentivi fiscali “devono essere congegnati evitando aliquote eccessivamente generose e prevedendo limitazioni più stringenti sui massimali di spesa, per ridurre comportamenti opportunistici ed effetti dirompenti”. La seconda lezione è che i crediti d’imposta dovranno essere “soggetti a procedure preventive di autorizzazione”, per consentire il monitoraggio della spesa e quindi l’impatto sulla finanza pubblica.

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