Collegati con noi

Cronache

Fabio Roia, il giudice delle donne: “Dalle vittime ho imparato che sono migliori degli uomini”

Pubblicato

del

Presidente del Tribunale di Milano, magistrato dal 1986, giudice e poi pubblico ministero, Fabio Roia (foto Imagoeconomica in evidenza) è conosciuto da molti semplicemente come il giudice delle donne. In una lunga intervista al Corriere della Sera, Roia ripercorre il suo cammino professionale e personale, segnato da una costante battaglia contro la violenza di genere, ma anche da scelte difficili, drammi familiari, e da una visione lucida e profonda del senso della giustizia.

Il dolore del Covid: “Il post-pandemia è una grande ingiustizia”

«La più grande ingiustizia a cui ho assistito? Il trattamento riservato agli operatori sanitari dopo la pandemia. Li chiamavamo angeli, ora li si indaga con una commissione parlamentare. È come se stessimo disconoscendo quella drammatica emergenza sanitaria». Parla anche per esperienza personale: «Io e mia moglie siamo stati travolti dalla prima ondata. Ricoverati il 3 marzo 2020. Ho temuto di non farcela».

Una vita in toga, accanto alle donne

Roia ha dedicato gran parte della sua carriera alla tutela delle donne vittime di violenza, fin dagli anni ’90. «Lo faccio per cercare una risposta alla loro sofferenza. Troppe volte noi uomini abbiamo girato la testa dall’altra parte. Il problema della violenza sulle donne è un problema del genere maschile». E rivendica con forza la sua contrarietà alla separazione delle carriere: «Il passaggio tra pubblico ministero e giudice arricchisce la professionalità. Obbligherei chi vuole fare il pm a iniziare in un collegio giudicante».

Dalla scrittura alla toga

Avrebbe voluto fare il medico o il giornalista: «Ho scritto per il Corriere d’Informazione e L’Occhio. Ma poi entrambi chiusero. Un fallimento. La magistratura mi ha dato più di quanto io abbia dato a lei». E sebbene sia sempre stato un “secchione”, ammette: «Da ragazzo marinavo la scuola per andare a giocare a pallone. Mai fumato, nemmeno una sigaretta. Sono ipocondriaco».

La famiglia e il coraggio delle figlie

Sposato con Adriana Cassano Cicuto, anche lei magistrata, Roia ha due figlie: «La prima, Alessia, vuole seguire la mia strada. La seconda, Federica, sogna la carriera diplomatica». Il giorno più bello? «Quando è nata Alessia. Sicuramente Federica si offenderà, ma la prima volta è la prima volta».

Alla moglie, nel discorso di insediamento, ha pubblicamente chiesto scusa: «Ha fatto un passo indietro per evitare incompatibilità con me. Le dovevo quelle parole».

Tre casi che non dimenticherà mai

Roia racconta tre casi emblematici della sua carriera:

  • Una donna ferita dal marito dopo aver ritirato una denuncia: «Ha trovato la forza di ricominciare, ma non tutte ce la fanno. La violenza supera ogni fantasia».

  • Una donna paralizzata dopo un incidente stradale: «Era il marito, lo disse lei con gli occhi. Ma fu assolto. Lì ho capito la differenza tra verità processuale e verità reale».

  • Il caso Marinella Colombo, madre che sottrasse i figli a un sistema giudiziario tedesco: «La condannammo per sequestro di persona. Una decisione giusta, ma emotivamente pesante. Non si torna mai indietro da una sentenza. Altrimenti si vive nel tormento».

Il patriarcato non è finito

Roia è chiaro: «La violenza maschile è ancora radicata, anche tra i giovani. Serve una condanna sociale netta, come avviene per un furto. Dobbiamo isolare i modelli patriarcali: sono contrari all’evoluzione sociale». E lancia un allarme: «Oggi nessuno direbbe più ‘non sapevo che picchiare mia moglie fosse reato’, ma il controllo, il possesso, l’umiliazione sono ancora diffusi».

Un Ambrogino e due foto sul tavolo

Tra le cose più belle della sua carriera, Roia cita l’Ambrogino d’Oro ricevuto dal Comune di Milano, ma soprattutto i volti delle donne che ha aiutato: «Tengo con me due foto inviatemi da donne che un tempo erano vittime di violenza sessuale. Oggi sono felici. È questo che mi dà senso».

“Le donne sono migliori degli uomini”

La sintesi del suo pensiero è netta: «Le donne hanno risorse che noi uomini non abbiamo. La capacità di soffrire, reagire, ricostruirsi. L’uomo questa forza se la sogna».

Advertisement

Cronache

Caso Procura di Pavia, il Riesame smonta l’ipotesi di un “sistema”: dissequestrati i dispositivi a Venditti

Il Tribunale del Riesame smonta l’ipotesi di un “sistema Pavia”: nessuna prova di corruzione o peculato per l’ex procuratore Venditti e il pm Mazza. Restituiti cellulari e computer sequestrati nell’indagine di Brescia.

Pubblicato

del

Secondo il Tribunale del Riesame, al momento non ci sono indizi che consentano di ipotizzare l’esistenza di un “sistema” nella Procura di Pavia, come sostenuto dalla Procura di Brescia. Per i giudici mancano gli elementi necessari per ritenere che l’ex procuratore Mario Venditti e il pm Pietro Paolo Mazza, oggi a Milano, abbiano ottenuto auto a prezzi agevolati in cambio di incarichi alla società Esitel per servizi di intercettazione e noleggio.

Le auto usate per attività istituzionali

Le tre vetture e il furgoncino al centro dell’inchiesta, secondo il Riesame, erano realmente impiegati dalla polizia giudiziaria nell’attività investigativa. Non emerge un uso esclusivo o prevalente da parte dei magistrati né elementi che indichino un abuso sistemico. I mezzi, acquistati dalla società di Cristiano D’Arena, sarebbero stati pagati a prezzi di mercato e con transazioni tracciate.

Il doppio dissequestro dei dispositivi digitali

Per Venditti arriva un nuovo successo giudiziario: il Riesame ha confermato il dissequestro di cellulari, computer e memorie esterne già sottratti nell’ambito della tranche di indagine legata al caso Garlasco. Anche in questo caso i giudici non hanno ravvisato i presupposti per mantenere il vincolo. Nel decreto originario, secondo il collegio, mancavano limiti temporali e le parole chiave necessarie per la ricerca dei dati.

Accuse “non supportate” dai dati raccolti

Nella motivazione, i giudici spiegano che non emergono elementi a sostegno delle ipotesi di corruzione o peculato contestate a Venditti e Mazza. Anche l’assegnazione degli incarichi per le intercettazioni non presenta anomalie. Le circostanze sollevate, si legge, potrebbero “eventualmente assumere rilievo in termini di opportunità”, ma non supportano un’ipotesi penale.

Le reazioni delle difese

“Il Riesame ha spazzato via ogni malevola illazione”, ha commentato Massimo Dinoia, avvocato di Mazza. Anche il legale di Venditti, Domenico Aiello, si prepara a ottenere la restituzione definitiva dei dispositivi, rinunciando all’incidente probatorio.

La Procura di Brescia valuta il ricorso

Gli inquirenti bresciani intendono ricorrere in Cassazione per ripristinare il sequestro. Nel frattempo, è stato ascoltato per otto ore l’ex carabiniere della polizia giudiziaria di Pavia, Silvio Sapone, che all’uscita si è limitato a dichiarare: “Nessuno ha coperto nessuno”.

Continua a leggere

Cronache

Frana a Brazzano, muore per salvare la vicina: la storia eroica di Quirin Kuhnert

Quirin Kuhnert, 32 anni, è morto travolto dalla frana a Brazzano mentre tentava di salvare l’anziana vicina. Una tragedia in una notte di maltempo estremo che ha colpito il Goriziano.

Pubblicato

del

Quirin Kuhnert (nella foto), 32 anni, originario della Baviera e residente da anni in Friuli Venezia Giulia, è morto travolto da una frana mentre tentava di salvare la vicina di casa, Guerrina Skocaj, 83 anni. L’anziana risulta ancora dispersa sotto un enorme accumulo di fango e roccia precipitato dal colle di San Giorgio, alle spalle di Brazzano di Cormons.

La “bomba d’acqua” che ha devastato il Goriziano

Nella notte sulla zona si è abbattuta una precipitazione eccezionale: circa 300 millimetri di pioggia in poche ore. Un evento fuori scala rispetto all’allerta gialla emessa dai previsori. I residenti hanno raccontato minuti di panico: lo stesso Quirin aveva pubblicato sui social un video che mostrava la scalinata della chiesa adiacente alla sua abitazione trasformata in un torrente in piena.

Il tentativo disperato di salvare la vicina

All’alba, insospettito dai rumori provenienti dalla collina, Quirin è uscito con la moglie per controllare. Insieme a un vicino ha raggiunto le abitazioni della piccola schiera, avvisando una donna che è riuscita a mettersi in salvo scalza e in pigiama. Ma quando i due hanno raggiunto la porta dell’anziana, la colata di fango li ha travolti. Quirin è stato inghiottito mentre si trovava su una scala, il vicino è stato scaraventato via e trascinato a terra. Salvato dai soccorritori, ha riportato uno schiacciamento del bacino e la frattura del femore.

Dodici ore di ricerche tra detriti e fango

Per recuperare il corpo di Quirin sono servite dodici ore di lavoro ininterrotto: vigili del fuoco con squadre specializzate, protezione civile, forze dell’ordine, unità cinofile ed elicotteri hanno scavato fino a localizzarlo sotto tonnellate di detriti. Resta dispersa Guerrina Skocaj.

Fedriga: “Doloroso che una vita venga spezzata per salvarne un’altra”

Il presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, ha espresso cordoglio alla famiglia e ha dichiarato lo stato di emergenza regionale. Stanziato un primo milione di euro per gli interventi urgenti. Il ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, ha attivato la mobilitazione nazionale per inviare ulteriori supporti. Giorgia Meloni ha telefonato al governatore per essere aggiornata e ha ringraziato i soccorritori.

Paesi evacuati e danni diffusi

La notte di paura ha colpito l’intero Goriziano: Versa, piccolo centro di 300 abitanti, è stato evacuato a causa degli allagamenti e dei blackout. Gli sfollati sono stati ospitati nella palestra comunale. Tra i luoghi colpiti anche il ristorante stellato della chef Antonia Klugmann, completamente allagato.

Maltempo anche nel resto d’Italia

Il maltempo ha interessato anche altre regioni: una frana ha coinvolto un’abitazione a Pietrasanta, senza feriti. In Campania è stata diramata un’allerta meteo gialla: a Napoli domani saranno chiusi parchi, spiagge e il pontile Nord di Bagnoli.

Continua a leggere

Cronache

La famiglia Maradona a Roma contro l’ex manager Ceci: “Accuse false e senza prove”

Pubblicato

del

Claudia Villafañe e le figlie Dalma e Giannina sono arrivate a Roma direttamente da Buenos Aires per partecipare al processo che vede imputato l’ex manager di Diego, Stefano Ceci. Le tre donne, costituite parte civile, sono state ascoltate per oltre due ore dal giudice del tribunale monocratico di piazzale Clodio.

L’intervista contestata e le frasi ritenute diffamatorie

Il procedimento nasce da un’intervista del 30 ottobre 2021 in cui Ceci, parlando delle dispute sui diritti di immagine del Pibe de Oro, aveva definito alcuni familiari “parassiti”, “miserabili” e aveva raccontato episodi che la famiglia ritiene completamente falsi, come:
“Lui era sul letto, morto, e c’era chi gli svuotava il frigorifero”.

Parole durissime che hanno spinto la famiglia a rivolgersi alla magistratura italiana.

La replica di Claudia Villafañe: “Ha detto solo menzogne”

In aula, Claudia ha parlato con grande fermezza:
Ha detto solo falsità. Sono accuse terribili che ci hanno fatto molto male”.

Ha poi risposto all’accusa di aver sottratto oggetti del campione:
Quando io e Diego ci siamo separati, le sue cose sono rimaste in casa mia e un giudice argentino le ha riconosciute come mie. Non ho venduto nulla”.

La testimonianza di Dalma e Giannina

Le due figlie hanno raccontato di aver scoperto solo dopo la morte del padre l’esistenza di un contratto tra Maradona e Ceci per i diritti di immagine:
Ci disse di aver messo da parte soldi per noi eredi, ma non abbiamo mai visto nulla”.

Hanno precisato di essere indipendenti economicamente:
Non abbiamo bisogno dei soldi di papà. Ma lui fa affermazioni senza alcuna prova”.

Una vicenda che riapre ferite ancora vive

Il giudice dovrà ora stabilire se le dichiarazioni dell’ex manager costituiscano diffamazione. Intanto il processo riporta al centro dell’attenzione la memoria di Diego Armando Maradona, ancora oggi al centro di dispute, racconti e contestazioni che continuano a generare dolore nella sua famiglia.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto