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Cronache

Esplode una villetta bifamiliare, due morti e due feriti

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Un boato improvviso che rimbomba in tutto il paese dopo un’esplosione per una perdita di gas della rete cittadina che ha fatto crollare una villetta bifamilare intrappolando sotto le macerie una famiglia di quattro persone: padre e madre e gli anziani genitori della donna. Si salva solo il figlio 21enne della coppia, perchè studente fuori sede. Pesante il bilancio: due morti e due feriti, uno dei quali lotta tra la vita e la morte. Erano le 7.45 a Tiana, un paesino del Nuorese di 450 abitanti, quando nella sua periferia, che è già aperta campagna, si consuma la tragedia che ha sconvolto la vita di un’intera famiglia, rientrata solo ieri sera da una crociera. Duccio Ibba, di 90 anni, ex maresciallo, ed Eugenia Madeddu, insegnante in pensione di 83, sono nell’appartamento al piano terra quando vengono travolti dai detriti e dalle fiamme sprigionatesi dall’esplosione. Verranno estratti vivi poco dopo: l’uomo viene ricoverato in gravissime condizioni al centro grandi ustionati di Sassari, la moglie all’ospedale di Nuoro, cosciente e non in pericolo di vita: nel pomeriggio riuscirà anche a parlare al telefono con il nipote. Al primo piano c’erano la figlia dell’anziana coppia, Marilena Ibba, di 55 anni, responsabile della Cooperativa sociale Janas ed ex assessora ai Servizi sociali e alla Cultura del Comune di Tiana, e suo marito, Guglielmo Zedda, dipendente della Tim di 59: la donna è stata ritrovata priva di vita intorno alle 15 dopo sette ore di scavo, travolta dai detriti mentre ancora dormiva in pigiama nel suo letto, il marito invece è stato recuperato in un’altra ala della casa a distanza di 11 ore dal crollo: il corpo era stato fiutato poco prima dai cani addestrati nei salvataggi. Imponente il dispiegamento di forze al lavoro per tutta la giornata. All’opera 70 pompieri giunti da tutti i comandi provinciali della Sardegna con i colleghi del Nucleo cinofili di Sassari, Lanusei e Tempio, decine di uomini della Protezione civile e tanti volontari, soprattutto compaesani che hanno scavato mani nude. Sul posto anche i sostituti procuratori di Oristano Armando Mamone e Silvia Mascia che hanno aperto un fascicolo al momento contro ignori. Sulla dinamica dell’esplosione c’è una prima ricostruzione del comandante dei vigili del fuoco di Nuoro, Antonio Giordano, che ha coordinato le operazioni. “La casa è rimasta disabitata per 15 giorni per le ferie dei proprietari, rientrati ieri sera da una crociera, ed è possibile che ci sia stata a lungo una perdita di gas delle rete cittadina e che l’abitazione stamattina si sia saturata. E’ probabile che l’accensione di un interruttore o della macchinetta per il caffè abbia fatto da innesco per l’esplosione. Quel che è certo è che l’innesco è partito dai piani bassi e ha tirato giù l’intera palazzina, con i detriti scaraventati a centinaia di metri di distanza, in piena campagna”. Sgomenti i compaesani della famiglia Ibba-Zedda, stimata da tutti. “Marilena è stata assessora nella mia giunta dal 2015 al 2020, era una donna impegnata insieme al marito nella vita di comunità per cui si spendevano molto – ricorda l’ex sindaco Francesco Zucca – Entrambi facevano parte del coro polifonico e operavano nel volontariato. Siamo tutti sconvolti, non ci sono molte parole da dire, lasciateci il tempo di realizzare questa enorme tragedia che ci ha colpito”.

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Falso terapista accusato di stupro, vittima minorenne

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Accoglieva le sue pazienti all’interno di un finto studio allestito in una palestra di Fondi e, una volta solo con loro nelle stanze della struttura, le molestava nel corso di presunti trattamenti di fisioterapia, crioterapia e pressoterapia, facendo leva sulle loro fragilità psicologiche e fisiche affinché non raccontassero nulla. Dolori e piccoli problemi fisici che spingevano ciascuna delle vittime, tra cui anche una minorenne, a recarsi da lui per sottoporsi alle sedute, completamente all’oscuro del fatto che l’uomo non possedesse alcun titolo di studio professionale, né tanto meno la prevista abilitazione, e che non fosse neanche iscritto all’albo. È finito agli arresti domiciliari il finto fisioterapista trentenne di Fondi, per il quale è scattato anche il braccialetto elettronico, accusato di aver commesso atti di violenza sessuale su diverse donne, tra cui una ragazza di neanche 18 anni, e di aver esercitato abusivamente la professione.

Un’ordinanza, quella emessa dal giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Latina ed eseguita nella giornata di oggi dagli agenti del Comando Provinciale della Guardia di Finanza, arrivata al termine di un’indagine di polizia giudiziaria svolta su delega della Procura di Latina. Durata all’incirca un anno, quest’ultima ha permesso di svelare, attraverso le indagini condotte anche con accertamenti tecnici, acquisizioni di dichiarazioni ed esami documentali, i numerosi atti di violenza da parte dell’uomo nei confronti delle pazienti del finto studio da lui gestito. Tutto accadeva all’interno di un'”Associazione sportiva dilettantistica” adibita a palestra nella città di Fondi, nel sud della provincia di Latina: quella che il trentenne spacciava per il suo studio, sequestrata in queste ore dalle fiamme gialle quale soggetto giuridico formale nella cui veste è stata esercitata l’attività professionale, in assenza dei prescritti titoli di studio, della prevista abilitazione e della necessaria iscrizione all’albo, nonché dei locali, attrezzature e impianti utilizzati. Un’altra storia di abusi a Lodi.

Vittima una ragazza siriana di 17 anni arrivata in Italia per sfuggire alla guerra e al sisma del 2023: finita nelle mani dei trafficanti è stata sottoposta a violenze e maltrattamenti e poi abbandonata. La Polizia, coordinata dalla Procura di Lodi e dalla Procura presso la Direzione distrettuale antimafia di Bologna, ha arrestato i due aguzzini.

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Aggressione omofoba a Federico Fashion style, ‘botte e insulti’

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Preso a schiaffi e pugni sul treno e insultato da un passeggero solo perchè gay. Un’aggressione omofoba che ha visto sul treno Milano-Napoli vittima Federico Lauri, conosciuto come Federico Fashion Style, parrucchiere e volto tv. Lo racconta lui stesso sui social e un’intervista al Corriere della Sera on line. “Preso a schiaffi e pugni in faccia su un treno Italo davanti agli occhi di tutti — scrive Federico, che è anche un volto di Real Time —Essere insultato, denigrato e aggredito per l’orientamento sessuale è vergognoso. Vi prego smettetela di chiamare la gente fr… L’omosessualità non è una malattia». L’aggressione è avvenuta sul Milano Napoli all’altezza di Anagni. Il treno si ferma per un guasto, Lauri chiede informazioni e un passeggero prima lo insulta con frasi omofobe e poi lo picchia. Lauri finisce all’ospedale a Colleferro cn un trauma cranico e una prognosi di 15 giorni. Ora promette che denuncerà tutto. “Questa bestia mi ha dato un cazzotto, ma se avesse avuto un coltello mi avrebbe accoltellato -dice al Corriere- Il rischio è uscire di casa e non rientrare più. L’omofobia è la malattia, non l’omosessualità. Loro si devono curare”.

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Lo stupro di Palermo, la difesa vuole la vittima in aula

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Dentro l’aula è scontra tra accusa e difesa. Fuori dal tribunale di Palermo i familiari dei detenuti che arrivano con il pullman della polizia penitenziaria sono in attesa di salutare ‘i loro ragazzi’ mentre non lontano una decina di associazioni hanno dato vita ad un sit in per chiedere di essere ammesse come parti civili. Sono in aula cinque dei sei giovani indagati per lo stupro di gruppo a una 19enne avvenuto lo scorso 7 luglio a Palermo in un cantiere abbandonato del Foro Italico. Uno solo segue l’udienza in videoconferenza, collegato da una sala del carcere dove è recluso. Assente la vittima dello stupro, ospite in una comunità protetta, fuori dalla Sicilia. L’unico minorenne del branco è in un istituto minorile, dopo essere stato già condannato a 8 anni e 8 mesi in abbreviato. L’udienza preliminare davanti al gup Cristina Lo Bue per i sei maggiorenni – Elio Arnao, Cristian Barone, Gabriele Di Trapani, Angelo Flores, Samuele La Grassa e Christian Maronia – si apre in un clima di scontro aperto tra le parti. I legali degli indagati hanno già preannunciato le contromosse per ribaltare le accuse nei confronti dei loro assistiti.

La linea difensiva è chiara ed è legata alla richiesta di ascoltare nuovamente la vittima alla luce delle “nuove prove” che gli avvocati avrebbero raccolto. Alla prossima udienza chiederanno l’abbreviato condizionato a una nuova audizione della vittima, già ascoltata dal gip di Palermo Clelia Maltese due mesi fa nel corso dell’incidente probatorio. Il materiale raccolto dalla difesa già in un’udienza stralcio a marzo non era stato ammesso fra le carte del procedimento, ma i legali insistono. Secondo gli avvocati le nuove prove dimostrerebbero in sostanza che la giovane era consenziente. Una linea difensiva che non sorprende l’avvocato Carla Garofalo, legale della ragazza. “Questa è letteratura – spiega -, lo fanno in tutti i processi per stupro. Lo farei anche io, ma è improbabile perché mai difenderò un indagato per stupro. In ogni caso questa tesi è insostenibile, perché ci sono i filmati che parlano (i video girati con i cellulari dagli stessi indagati ndr)”.

La legale parla di “un ambiente tossico” attorno alla sua assistita “che a Pasquetta è stata pesantemente minacciata e aggredita” e denuncia “una campagna denigratoria nei confronti della ragazza durata tutta l’estate”. “Io, purtroppo – aggiunge -, sono entrata nel processo solo a gennaio per cui non ho potuto gestire e seguire la parte precedente”. L’avvocato Garofalo sottolinea anche lo stato di profonda prostrazione vissuto dalla giovane: “ha alti e bassi, momenti di angoscia e di speranza. Per fortuna abbiamo un buon rapporto. Sta raccogliendo i cocci di tutto lo sfacelo attorno a lei, con aggressioni continue. E a volte si chiede chi glielo ha fatto fare”. Attorno alla ragazza vittima dello stupro si sono strette una decina di associazioni che oltre a manifestare davanti al tribunale hanno chiesto di costituirsi parte civile, così come ha fatto il Comune di Palermo. Il Gup ha rinviato ogni decisione alla prossima udienza, fissata per il 29 aprile. Se il giudice non ammetterà l’abbreviato condizionato i legali degli imputati dovranno scegliere tra l’abbreviato “secco” o l’ordinario.

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