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Eruzione vulcanica su “Io”, la luna di Giove: lo spettacolo visibile dallo spazio

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Mentre sulla Terra si è dovuto far fronte al potere distruttivo del vulcano Krakatoa in Indonesia e dell’Etna in Sicilia, nei giorni a cavallo di Natale, anche Io, la luna di Giove, è stata protagonista di un’eruzione vulcanica. Il fenomeno e’ stato catturato dallo spazio lo scorso 21 dicembre, il giorno del solstizio invernale, dalla sonda Juno della Nasa, con ben quattro dei suoi strumenti. Nel Sistema solare sono solo cinque i corpi sui quali si pensa ci possa essere attivita’ vulcanica: oltre alla Terra, e’ stata osservata su Venere, probabilmente sulla luna di Saturno Encelado, sulla luna di Nettuno Tritone, e su Io, il corpo vulcanicamente piu’ attivo. Le immagini sono state raccolte tra le 13 e le 14 ora italiana dagli strumenti JunoCam, Stellar Reference Unit (Sru), Ultraviolet Imaging Spectrograph (Uvs) e la Jovian Infrared Auroral Mapper (Jiram), strumento a guida italiana. “Nessuno si aspettava che saremmo stati cosi’ fortunati da vedere un pennacchio vulcanico attivo sparare materiale dalla superficie della luna”, commenta Scott Bolton, responsabile scientifico della missione Juno.

JunoCam ha scattato le sue fotografie quando la Io stava entrando nel cono d’ombra di Giove, ma era ancora ben illuminata dal Sole. “Il vulcano e’ gia’ in ombra, ma l’altezza del pennacchio e’ tale da fargli riflettere la luce del Sole, un po’ come qui, sulla Terra, vediamo le cime delle montagne ancora illuminate anche dopo il tramonto”, spiega Candice Hansen-Koharcheck, responsabile di JunoCam. La Stellar Reference Unit (Sru) e’ riuscita invece a immortalare Io, e il suo vulcano attivo, mentre era gia’ nel cono d’ombra di Giove, illuminata soltanto dalla luce riflessa di Europa un’altra luna del gigante gassoso. Da queste immagini arrivano nuove informazioni sulle interazioni di Giove con le sue cinque lune. La sonda Juno, lanciata nel 2011, dovrebbe completare la mappatura di Giove nel luglio 2021.

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Follie italiane: strage di 2.000 ulivi per un impianto fotovoltaico in Puglia

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“Ormai qui è una distesa di erba e malinconia”, sospira chi passa davanti a un terreno che adesso sembra incolto e senza un passato. Perché lì, c’erano poco meno di duemila alberi di ulivo che sono stati eradicati per trasformare l’uliveto in un suolo che produce energia grazie al sole. Località Pozzo delle Grue, che guarda la strada che da Bitonto (Bari) porta al mare, diventerà terra di energia fotovoltaica. “Quell’area è adesso desolata e deturpata: è uno squarcio nel cuore”, spiega Gennaro Sicolo, presidente di Cia Puglia. È stata l’associazione agricola a denunciare quanto sta accadendo dove da sempre maturano, gonfi di olive, alberi dalle chiome verdi. “Chiederemo l’accesso agli atti perché è intollerabile. Ed è altrettanto inammissibile il silenzio del Comune”, aggiunge Sicolo.

Ad autorizzare la Gdr solar Srl a realizzare un’opera con una potenza nominale pari a 11,9712 megawatt elettrico ed estesa su quasi 15 ettari su cui saranno piantati pannelli e cemento, sarebbe stata la Regione Puglia a cui, quattro anni fa, la società ha presentato “istanza di autorizzazione unica per la costruzione e l’esercizio di un impianto di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile fotovoltaica, nel comune di Bitonto su un suolo di proprietà privata”, fanno sapere dal Comune. “Non risulta alcun sì da parte dell’Ente regionale – evidenzia Sicolo – come mi è stato confermato dai vertici del dipartimento Agricoltura. Il Comune avrebbe potuto almeno opporsi, non c’è stata trasparenza. E lo dico da cittadino residente a Bitonto”.

È diversa la posizione di Palazzo di Città. “La nostra Amministrazione ha sin dal primo momento seguito con la massima attenzione questo procedimento, non condividendone la logica né sul piano delle politiche produttive né del paesaggio”, replica Francesco Bardi, assessore comunale all’Agricoltura di Bitonto spiegando che “purtroppo la legislazione nazionale al momento della richiesta di autorizzazione alla Regione Puglia, non permetteva il diniego neppure alla struttura regionale”. “Lo scollamento tra i livelli nazionale, regionale e infine comunale in casi come questo, raggiunge livelli assurdi”, annota Bardi. Non concorda Sicolo secondo cui “il Comune che avrebbe potuto bloccare l’impianto, non lo ha fatto né ha condiviso con noi le informazioni di questo scempio: l’operazione è stata chiusa sottotraccia”. “È assurdo che nella terra dell’olio si faccia scempio di ulivi. Mi chiedo se sia questo il futuro che vogliamo dare a un territorio come Bitonto che ha legato le sue tradizioni, la sua economia, la sua storia anche all’olivicoltura”.

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Copernicus, aprile 2025 è il secondo più caldo della storia

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Aprile 2025 è stato il secondo aprile più caldo della storia a livello globale con la temperatura ancora di 1,5 gradi oltre la media del periodo preindustriale. Lo rende noto Copernicus Climate Change Service (C3S) per conto della Commissione europea nel consueto aggiornamento mensile. La temperatura media dell’aria in superficie è stata di 14,96 gradi centigradi, 0,60 in più rispetto alla media di aprile del periodo 1991-2020. Inoltre, la temperatura è stata di 1,51 gradi superiore alla media stimata del periodo 1850-1900 utilizzata per definire il livello preindustriale ed è stato il 21/o mese degli ultimi 22 in cui la temperatura media globale dell’aria in superficie è stata superiore di oltre 1,5 gradi rispetto al livello preindustriale.

Il periodo di 12 mesi da maggio 2024 ad aprile 2025 è stato di 0,70 gradi superiore alla media del periodo 1991-2020 e di 1,58 gradi superiore al livello preindustriale. Samantha Burgess, responsabile strategico per il Clima dell’Ecmwf, il Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine, afferma che “a livello globale, aprile 2025 è stato il secondo aprile più caldo mai registrato, proseguendo la lunga sequenza di mesi con temperature superiori di 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali. Il monitoraggio continuo del clima è uno strumento essenziale per comprendere e rispondere ai continui cambiamenti del nostro sistema climatico”.

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Acea Ambiente con Suez Italy, Kanadevia Inova, Vianini e Rmb costruiranno il termovalorizzatore di Roma

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 È stata aggiudicata in via definitiva al Raggruppamento di imprese guidato da Acea Ambiente con Suez Italy, Kanadevia Inova, Vianini e Rmb la realizzazione del termovalorizzatore di Roma, previsto nell’area industriale di Santa Palomba. Lo rende noto il Campidoglio. Il via libera è arrivato a seguito della validazione tecnica del progetto da parte della società di certificazione incaricata. Roma Capitale e RenewRome, la società che gestirà l’impianto per i prossimi 33 anni, hanno firmato anche il contratto di concessione. Per Gualtieri è “un passo avanti decisivo”.

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