Collegati con noi

Esteri

Erdogan verso un blitz in Siria, sfida alla Nato

Pubblicato

del

Ankara e’ pronta a colpire ancora i curdi nel nord della Siria. Mentre si tiene ben strette le chiavi della porta d’ingresso della Nato, continuando a minacciare il veto contro Svezia e Finlandia proprio per il sostegno ai “terroristi” curdi, Recep Tayyip Erdogan torna a minacciare un’offensiva oltre confine. “I principali obiettivi di queste operazioni saranno aree che sono centri per attacchi contro il nostro Paese”, ha affermato il presidente turco, annunciando una campagna che iniziera’ “presto”. Sebbene il presidente non lo abbia detto esplicitamente, e’ chiaro che i territori nel mirino dell’intervento armato sarebbero quelli ancora controllati dai curdi siriani, a lungo sostenuti dagli Usa in funzione anti-Isis. Ankara li ritiene invece terroristi, allo stesso modo dei militanti curdi di Turchia del Pkk, le cui basi in nord Iraq sono al centro di un’altra operazione turca iniziata solo poche settimane fa. In Siria, l’obiettivo e’ completare “una zona di sicurezza profonda 30 km al nostro confine meridionale”, ha detto Erdogan, rispolverando il progetto di un’area sotto il completo controllo di Ankara al confine tra Siria e Turchia. Un’idea accarezzata gia’ alla fine del 2016 quando, nella Siria settentrionale, prese il via una campagna militare non solo contro i curdi ma anche contro il sedicente Stato islamico, che all’epoca si stava ritirando. In quasi 6 anni, l’Isis e’ stato neutralizzato e la Turchia ha davvero preso il controllo di una vasta porzione della Siria del nord, dove i soldati turchi proteggono i siriani oppositori del presidente Bashar al Assad e lo spazio per i curdi si e’ ridotto sempre di piu’. I toni usati da Erdogan fanno pensare a un’azione imminente, mentre domani si recheranno ad Ankara delegazioni di Svezia e Finlandia, a cui la Turchia ha chiesto di abbandonare il sostegno -finanziario e con la fornitura di armi – agli stessi curdi obiettivo dell’operazione. E’ questo che vuole Ankara in cambio dell’appoggio all’adesione alla Nato di Helsinki e Stoccolma. L’annuncio di un’operazione militare alla vigilia della visita delle delegazioni scandinave rende piu’ complessa la decisione che i due Paesi si troveranno a prendere. E il contesto della guerra in Ucraina gioca a favore di Erdogan, rappresentando un possibile elemento di distrazione nell’opinione pubblica occidentale, e magari anche di alcune cancelliere interessate al ruolo di mediazione di Ankara con Mosca. La nuova campagna militare ha anche una dimensione legata alla politica interna. Se Ankara riuscira’ a prendere completamente il controllo dell’area, sara’ piu’ facile per Erdogan trasferire in quella zona un milione dei siriani rifugiati in Turchia, sui 3,7 milioni totali. Un obiettivo gia’ annunciato dal presidente a inizio mese. E l’idea potrebbe essere apprezzata non solo dai suoi elettori, ma anche da molti altri considerato che, secondo numerosi sondaggi, la maggior parte della popolazione percepisce con sempre piu’ frustrazione la presenza dei rifugiati, che da anni sono ospitati nelle citta’ turche.

Advertisement

Esteri

L’Australia esorta i suoi cittadini a lasciare Israele

Pubblicato

del

Il governo australiano ha esortato i suoi cittadini in Israele a “andarsene, se è sicuro farlo”. “C’è una forte minaccia di rappresaglie militari e attacchi terroristici contro Israele e gli interessi israeliani in tutta la regione. La situazione della sicurezza potrebbe deteriorarsi rapidamente. Esortiamo gli australiani in Israele o nei Territori palestinesi occupati a partire, se è sicuro farlo”, secondo un post su X che pubblica gli avvisi del dipartimento degli affari esteri e del commercio del governo australiano.

Il dipartimento ha avvertito che “gli attacchi militari potrebbero comportare chiusure dello spazio aereo, cancellazioni e deviazioni di voli e altre interruzioni del viaggio”. In particolare è preoccupato che l’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv “possa sospendere le operazioni a causa di accresciute preoccupazioni per la sicurezza in qualsiasi momento e con breve preavviso”.

Continua a leggere

Esteri

Ian Bremmer: l’attacco di Israele è una sorta di de-escalation

Pubblicato

del

C’è chi legge una escalation e chi invece pensa che sia una de escalation questo attacco israeliano contro l’Iran. “È un allentamento dell’escalation. Dovevano fare qualcosa ma l’azione è limitata rispetto all’attacco su Damasco che ha fatto precipitare la crisi”. Lo scrive su X Ian Bremmer, analista fondatore di Eurasia Group, società di consulenza sui rischi geopolitici.

Continua a leggere

Esteri

Usa bloccano bozza su adesione piena Palestina all’Onu

Pubblicato

del

Gli Usa hanno bloccato con il veto la bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu che raccomandava l’adesione piena della Palestina alle Nazioni Unite. Il testo ha ottenuto 12 voti a favore (Algeria, Russia, Cina, Francia, Guyana, Sierra Leone, Mozambico, Slovenia, Malta, Ecuador, Sud Corea, Giappone), 2 astensioni (Gran Bretagna e Svizzera) e il no degli Stati Uniti.

La brevissima bozza presentata dall’Algeria “raccomanda all’Assemblea Generale che lo stato di Palestina sia ammesso come membro dell’Onu”. Per essere ammessa alle Nazioni Unite a pieno titolo la Palestina doveva ottenere una raccomandazione positiva del Consiglio di Sicurezza (con nove sì e nessun veto) quindi essere approvata dall’Assemblea Generale a maggioranza dei due terzi.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto