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Emergenza stipendi nei comuni terremotati del centro Italia, è polemica tra Commissario e sindaco di Accumoli

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E’ emergenza stipendi al Comune di Accumoli, ma il commissario alla ricostruzione Piero Farabollini replica: “non è colpa mia. Il sindaco Petrucci (nella foto col premier) poteva contattarmi, gli avrei spiegato che abbiamo erogato tempo fa un anticipo per le spese di personale e, doverosamente, visto che si tratta di soldi pubblici, richiesto a tutti gli Uffici Speciali Regionali di rendicontare per procedere al conguaglio. Ad oggi non abbiamo ricevuto nulla”. Il commissario trova deplorevoli le accuse ad una struttura che lavora con grande competenza e abnegazione per essere di supporto agli Uffici Speciali Regionali, ai Comuni e anche ai cittadini”. Piuttosto, Farabollini punta il dito contro gli Uffici Speciali regionali, “soliti attribuire al Commissario il ruolo di bancomat o quello di capro espiatorio al bisogno”. “In effetti è lui che deve dare i soldi” osserva il responsabile dell’Ufficio speciale ricostruzione delle Marche Cesare Spuri, che comunque non ha “problemi di cassa. Con la struttura commissariale c’è una normale dialettica contabile tra istituzioni”. Si va avanti con anticipazioni, dice qualche sindaco dei Comuni terremotati delle Marche, dove comunque sono tutti tranquilli “fino al 31 dicembre” e non hanno timori per il futuro, “perche’ ci sono i soldi in Finanziaria”. La tempistica tra le anticipazioni e le erogazioni non sempre collima, anzi non collima quasi mai, ma “e’ una cosa fisiologica”. I rapporti tra Farabollini e i presidenti delle Regioni sono tesi dopo l’eliminazione della famosa “intesa” (cioe’ la condivisione delle scelte) che lascia ai governatori solo un ruolo consultivo. Tanto che il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli ha impugnato gli articoli del decreto Genova relativi al terremoto davanti alla Corte Costituzionale, mentre gli uffici della Regione Umbria sono al lavoro su un’iniziativa simile. Ma questa volta la querelle si scalda sul versante laziale del cratere sismico: il governatore del Lazio Nicola Zingaretti invita a raccogliere “il grido di allarme del sindaco di Accumoli” e denuncia il rischio che la ricostruzione si blocchi. “Sono bloccati i trasferimenti per gli stipendi del personale dei Comuni – spiega – sono bloccati i trasferimenti per la rimozione delle macerie e negli ultimi giorni il commissario ha intimato all’Ufficio Ricostruzione del Lazio di bloccare la gara per la progettazione dell’ospedale di Amatrice, malgrado parere positivo dell’Anac e dopo aver acquisito tutti i pareri di idoneita’”. Zingaretti si rivolge direttamente al premier Giuseppe Conte “affinche’ intervenga con urgenza su questa situazione imbarazzante e incomprensibile che colpisce un’area martoriata del nostro Paese e dei cittadini che non devono perdere la speranza”. “Il commissario ha tutte le informazioni che occorrono per trasferire le risorse ai Comuni – rincara la dose Claudio Di Berardino, assessore alle Politiche per la ricostruzione della Regione Lazio -. L’unica novita’ della ricostruzione e’ lo stallo impresso dal suo arrivo. Le incertezze della sua capacita’ gestionale non possono essere scaricate sui Comuni”.

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Alfieri davanti al gip, ‘ha risposto a ogni domanda’

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E’ durato alcune ore l’interrogatorio di Franco Alfieri, sindaco di Capaccio Paestum e presidente della Provincia di Salerno, sospeso da entrambe le cariche dal prefetto di Salerno in seguito all’inchiesta giudiziaria che lo ha portato in carcere. Come spiega l’avvocato Domenicantonio D’Alessandro, che lo difende insieme al collega Agostino De Caro, Alfieri, 59 anni, “è sicuramente provato perché il carcere fa danni a tutti, ma non si abbatte. E’ un uomo molto forte.

Ha, peraltro, avuto tante testimonianze di stima e amicizia; stamattina ha risposto a tutte le domande, si è difeso dalle contestazioni”. La scorsa settimana, i militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Salerno hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari nei confronti suoi e di altri cinque indagati cui risultano contestati a vario titolo i reati di turbata libertà degli incanti e corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio.

L’unico indagato a finire in carcere è stato Alfieri. Nel mirino dei pm alcune procedure di affidamento di lavori e, in particolare, quella relativa all’intervento di adeguamento, ampliamento e efficientamento energetico dell’impianto di pubblica illuminazione a Capaccio Paestum e quella per l’adeguamento dell’illuminazione stradale del Comune. Entrambe le gare sono state vinte dalla stessa ditta, secondo l’accusa grazie a una serie di irregolarità. Alfieri, esponente di primo piano in Campania del Pd (che lo ha intanto sospeso dal partito), è un fedelissimo del presidente della Regione, Vincenzo De Luca: celebre la battuta del governatore, durante la campagna referendaria del 2016, sulla capacità di Alfieri di raccogliere consenso sul territorio, “anche offrendo fritture di pesce”.

L’attuale sindaco di Capaccio-Paestum e presidente della Provincia di Salerno (che nel suo curriculum ha anche l’elezione a primo cittadino in due altri comuni, Torchiara e Agropoli) è stato anni fa capo della segreteria del governatore, il quale comunque non si lascia intimorire dal terremoto giudiziario nel Salernitano. Anzi, proprio in merito alla sua ipotesi di ricandidatura alla guida della Regione, nonostante l’opposizione di dirigenti dem vicini alla segretaria Schlein, De Luca ha ribadito due giorni fa: “Non so più come dirlo. Io vado avanti a prescindere, mi ricandido. Chi ci sta ci sta. Vado avanti a prescindere, l’importante è che ci stiate voi – dice rivolto ai suoi sostenitori – perché se il lavoro svolto in questi anni si ferma, la Campaniaprecipita”.

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Processo Agostino, condannato all’ergastolo Gaetano Scotto

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I giudici della Corte di assise di Palermo, presieduti da Sergio Gulotta, hanno condannato Gaetano Scotto all’ergastolo per l’omicidio dell’agente di polizia Nino Agostino e della moglie Ida Castelluccio, incinta, uccisi da un commando mafioso il 5 agosto del 1989 a Villagrazia di Carini (Palermo). La sentenza è stata pronunciata nell’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo. Il processo è stato celebrato con il rito ordinario. Assolto dall’accusa di favoreggiamento Francesco Paolo Rizzuto che era un amico dell’agente.

L’accusa, rappresentata dalla pg Lia Sava e dai sostituti Domenico Gozzo e Umberto De Giglio, presenti in aula, aveva chiesto al termine della requisitoria la condanna all’ergastolo per Scotto e l’assoluzione per Rizzuto. In aula erano presenti i parenti delle vittime, tra cui la sorella di Nino, Flora e suo figlio Nino Morana. Alla lettura della sentenza anche i giovani di Libera e Don Ciotti. La corte di assise ha inoltre deciso l’interdizione dai pubblici uffici per Scotto e la condanna, oltre al risarcimento alle parti civili, di una provvisionale in favore dei familiari di Nino Agostino e Ida Castelluccio. In aula l’abbraccio e le lacrime dell’avvocato difensore Fabio Repici con don Ciotti, e i parenti del poliziotto.

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Violentata fuori dalla discoteca, due fermati

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La serata di Ferragosto con gli amici in discoteca, i balli, i drink in uno dei locali più frequentati nella zona della movida estiva di Genova. E poi il buio e la brutalità di due sconosciuti, poco più che ragazzini. L’incubo di Gaia (nome di fantasia per tutelare la vittima) è finito sabato pomeriggio quando la squadra mobile genovese ha fermato i due autori della violenza sessuale di gruppo e delle lesioni aggravate. Si tratta di due italiani, di origini albanesi e capoverdiane, di 21 e 19 anni. Il più grande aveva comprato da poco due biglietti aerei. Sarebbe partito dall’Italia verso la Spagna per poi andare in Francia. Un giro troppo “articolato” che ha spinto la pm Valentina Grosso a emettere un decreto di fermo.

Lo stupro, è emerso, è stato ripreso con i telefonini. Tutto inizia la notte del tra il 14 e il 15 agosto. Gaia è con un gruppo di amici a ballare e bere in discoteca. I due ragazzini tentano di approcciare il gruppo, girano intorno alle donne. Ma vengono respinti più volte. A notte fonda la donna decide di tornare a casa. Non si accorge che i due la seguono e quando è fuori dal locale il più grande l’afferra per un braccio, fa un cenno col capo al suo amico, e insieme la trascinano poco lontano, in un luogo appartato e un po’ isolato. Gaia prova a reagire, ma i due hanno il sopravvento. La lasciano poi dolorante, in lacrime. A sentire i lamenti è un passante che la trova a terra rannicchiata.

Chiama i soccorsi e la donna viene portata all’ospedale Galliera, centro specializzato nelle violenze sulle donne. Viene attivato il protocollo rosa e le prime visite accertano quello che ha subito, mentre non è stato possibile ancora chiarire se sia stata anche drogata. Gli agenti della squadra mobile raccolgono poi il suo racconto. Gli investigatori partono dalle telecamere di videosorveglianza del locale e della strada e, anche grazie alle varie testimonianze, riescono a risalire al più grande. E’ già conosciuto perché autore di alcune rapine e scippi mentre il più piccolo è un operaio che è stato licenziato da poco. E’ la stessa Gaia che li riconosce poi tra una serie di fotografie che gli agenti le mostrano. Ma quando gli inquirenti scoprono che uno dei due sta lasciando l’Italia, le indagini accelerano e per i due scatta l’arresto. A inchiodarli sono state anche le immagini, durissime, di quella terribile notte riprese dai telefonini. I ragazzi sono adesso nel carcere femminile di Pontedecimo dove c’è una sezione dedicata ai sex offender.

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