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Cronache

Emergenza casa a Napoli: servono 20mila alloggi pubblici, ma mancano i fondi

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A Napoli il fabbisogno di alloggi pubblici ha superato quota 20mila unità, ma il Comune è costretto a fare i conti con risorse limitate. A lanciare l’allarme è Laura Lieto, vicesindaca e assessore all’Urbanistica, alla vigilia del convegno all’Albergo dei Poveri, incentrato sull’emergenza abitativa e sul ruolo dei nuovi strumenti urbanistici.

Una domanda abitativa in crescita, anche tra i ceti medi

Secondo i dati ISTAT del 2019, il 38% delle 377.595 famiglie napoletane vive in affitto, una percentuale rimasta stabile anche nel 2024. A colpire, però, è il cambiamento nella composizione della domanda: sempre più famiglie che prima potevano permettersi una casa di proprietà, oggi richiedono un alloggio pubblico o un sostegno all’affitto.

Il bando della Regione Campania del 2022 ha ricevuto oltre 19.800 domande per il sostegno all’affitto da parte di famiglie con ISEE inferiore a 15mila euro. Solo 8.656 di queste sono state ammesse, lasciandone 11.200 escluse per mancanza di fondi.

Rigenerazione urbana e social housing: la strategia del Comune

La risposta del Comune passa dal nuovo Piano Urbanistico Comunale (PUC) che prevede consumo di suolo zero e punta sulla rigenerazione degli immobili pubblici in disuso. L’obiettivo è creare nuovi alloggi Erp e promuovere il social housing, cioè edilizia a prezzi calmierati in collaborazione con privati. Le aree individuate per questi interventi sono Gianturco, Poggioreale e il Centro Direzionale, nell’ambito della variante orientale che comprende anche il progetto “Porta Est”.

In parallelo, si lavora a un accordo con la ex Provincia, per pianificare l’emergenza casa su scala metropolitana. “Non vogliamo spingere fuori le famiglie – sottolinea Lieto – ma offrire nuove opportunità dentro e intorno Napoli”.

I numeri del PNRR: in cantiere 3.367 nuove case

Grazie ai fondi del PNRR sono in corso 3.367 interventi di ricostruzione e nuova costruzione, pari a circa 10mila vani, ma si tratta principalmente di abbattimenti e ricostruzioni di alloggi ERP già assegnati. Nel dettaglio:

  • Ricostruzioni: 366 a Chiaiano, 605 a Pianura, 410 a Soccavo, 360 a Taverna del Ferro, 104 ai Bipiani di Ponticelli, 433 a Scampia

  • Ristrutturazioni: 65 a Pianura, 304 a Barra, 172 a San Pietro a Patierno

  • Nuove costruzioni: 124 a Soccavo, 24 a Poggioreale, 400 a Ponticelli

Un piano che non basta però a colmare il gap abitativo, ma che sarà potenziato dal nuovo PUC, con un mix di edilizia pubblica, sociale e di mercato per affrontare strutturalmente una delle più grandi sfide di Napoli.

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Cronache

Bambini alla guida di barche e moto d’acqua tra Capri, Procida e il Golfo: il mare diventa un pericolo

Bambine senza salvagente in moto d’acqua, bimbi al timone di gommoni e barche, giovani che ballano ubriachi a bordo. È allarme sicurezza in mare tra Capri, Procida e il golfo di Napoli.

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Due bambine in moto d’acqua tra bagnanti e barche senza salvagente. Un bambino al timone di un motoscafo in mare aperto. Un altro su un gommone che lascia il porto. E poi ragazzi ubriachi che ballano pericolosamente su una barchetta a Procida. Scene tutte girate tra Capri, il Golfo di Napoli e l’isola di Arturo, postate sui social come fossero imprese eroiche.

Le immagini choc e la denuncia social

A raccogliere i video e trasformarli in denuncia è stato il deputato Francesco Emilio Borrelli di Europa Verde, che ha assemblato le clip in un filmato di denuncia diffuso sui suoi canali. “In mare è sempre più semplice violare le regole”, ha dichiarato, chiedendo controlli più severi e denunce in tempo reale. “Non bisogna aver paura di sembrare insistenti. Questi video hanno volti, nomi e profili: sono rintracciabili. Ma al momento – ha aggiunto – nessun intervento risulta da parte delle forze dell’ordine. Si aspetta il morto o la tragedia?”

Bambine in moto d’acqua a Capri

Il video più emblematico arriva da Capri, dove due bambine di poco più di dieci anni vengono immortalate a bordo di una moto d’acqua tra le imbarcazioni, senza protezioni. Una guida, l’altra è passeggera. Nessun adulto le segue. Nessun controllo. Nessuna consapevolezza del pericolo. La piccola, alla guida, fatica a mantenere la rotta e rischia di finire contro una barca ancorata. Intorno a loro, solo il silenzio.

Un comportamento che secondo Borrelli rappresenta l’effetto collaterale più inquietante del turismo di massa sull’isola azzurra, dove l’assenza di controlli permette tutto a tutti. “I genitori – denuncia – spesso riprendono la scena con il cellulare e la pubblicano come se fosse un’impresa da celebrare”.

I baby skipper nel golfo

Le altre immagini mostrano bambini che governano imbarcazioni come esperti skipper, guidati dagli adulti. In un caso, il padre fornisce indicazioni al figlio, che guida una barca a motore in mare aperto. Il piccolo si volta spesso verso l’adulto, distraendosi. Il rischio è enorme, tra scarsa visibilità e assenza di controllo. In un altro filmato, un bambino governa un gommone all’uscita di un porto. Ha l’aria tesa ma attenta, eppure è chiaro che non ha l’età né l’esperienzaper condurre il mezzo.

I cafoni del week end a Procida

A Procida, il clima cambia ma resta lo sconcerto. Cinque giovani – tra uomini e donne – ballano e bevono su una barchetta a Chiaiolella, a ritmo di musica altissima. Saltano, si muovono scompostamente mentre l’imbarcazione ondeggia. Hanno bottiglie in mano, bicchieri pieni e nessun rispetto per gli altri bagnanti. Un comportamento non solo incivile, ma pericoloso per loro stessi e per chi li circonda.

Anche in questo caso, nessun controllo. Nessuna sanzione. Solo la certezza che la traversata di rientro – magari fino a Napoli – verrà affrontata con lo stesso spirito irresponsabile.

Un problema di sicurezza e cultura

Questi episodi rivelano un vuoto di regole, controlli e buon senso. Il mare, da luogo di bellezza e pace, si trasforma in una giungla senza legge. I minorenni vengono esposti a rischi gravissimi da genitori compiacenti, mentre le autorità sembrano assenti. “Chi ha un cellulare e pubblica video è rintracciabile – conclude Borrelli –. Ma servono denunce, controlli e un cambio culturale radicale. Perché non è eroismo, è follia”.

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Piuma, il gatto nero di Santa Lucia che amava il mare: una scomparsa che lascia il vuoto

Piuma, il gatto nero simbolo del lungomare tra via Chiatamone e Santa Lucia, è morta in circostanze misteriose. I residenti la ricordano con affetto e chiedono giustizia.

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Era arrivata all’improvviso, in una sera d’inverno, e in breve tempo era diventata parte del paesaggio tra via Chiatamone e Santa Lucia, dove il mare si fonde con la pietra e con l’umanità. Piuma, un gatto nero dagli occhi verdi, era diventata un simbolo silenzioso ma presente della zona, accolta con affetto da residenti e commercianti, che si prendevano cura di lei ogni giorno.

Una presenza amata da tutti

Piuma viveva tra le palme e il profumo di salsedine, accarezzata dal vento e dai sorrisi di chi le portava acqua, cibo e carezze. Dormiva al fresco, osservava il mare e miagolava con un suono dolce, quasi umano, capace di aprire anche i cuori più chiusi. In poco tempo aveva conquistato tutti, tanto che era già stato deciso: sarebbe stata sterilizzata, visitata da un veterinario e adottata da una famiglia della zona.

La tragica notte e la denuncia

Ma quella nuova vita Piuma non ha potuto viverla. Nella notte tra sabato e domenica scorsi, è stata trovata agonizzante sul marciapiede, con la lingua fuori e gli occhi sbarrati. Una residente ha tentato di salvarla, ma pochi minuti dopo Piuma era scomparsa. Il suo corpo non è mai stato ritrovato.

I residenti, sconvolti, hanno presentato denuncia contro ignoti ai carabinieri di Largo Ferrandina. Si ipotizza un avvelenamento oppure un investimento da parte di un’auto lanciata ad alta velocità. Le immagini delle telecamere presenti in zona potrebbero aiutare a fare chiarezza. Intanto, in base alla legge Brambilla, chi ha maltrattato o ucciso Piuma, se identificato, rischia pene severe.

Un’anima gentile

Piuma era diversa. Aveva bisogno di amore e lo cercava, forse troppo, forse con troppa fiducia. Ma proprio questo suo modo di avvicinarsi alla gente, quel suo sguardo mite, la rendeva unica. E così, come un soffio leggero, se n’è andata in silenzio, senza disturbare.

Qualcuno spera che non sia morta. Che si sia ripresa e sia andata altrove, come fanno i gatti che non vogliono farsi vedere fragili. Forse corre in un prato lontano, forse riposerà di nuovo, un giorno, di fronte a quel mare che tanto amava e che le dava pace.

 

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Cronache

Addio al professore Luigi Labruna, maestro del diritto romano e lucido intellettuale napoletano

È morto a 88 anni Luigi Labruna, raffinato giurista e professore emerito della Federico II, simbolo della scuola napoletana del diritto romano. Il ricordo dei colleghi e degli allievi.

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«Chi studia il diritto romano, studia in realtà l’universalità di una civiltà»: in questa visione si racchiudeva l’approccio scientifico e umano del professor Luigi Labruna, per tutti “Gino”, scomparso ieri all’età di 88 anni. Un male incurabile ha spento la voce di uno dei più autorevoli studiosi del diritto romano, punto di riferimento della scuola giuridica napoletana e professore emerito dell’Università Federico II.

Una carriera dedicata alla scienza giuridica

Dalla metà degli anni Sessanta fino agli ultimi giorni, Labruna ha custodito e trasmesso la grande tradizione romanistica, seguendo l’esempio di maestri come Antonio Guarino e Vincenzo Arangio Ruiz, che aveva conosciuto e sempre citato con reverenza. Tra i suoi colleghi e riferimenti, anche figure come Francesco De Martino e Francesco Casavola, che lo ha ricordato con affetto: «Ci faceva sentire sempre alunni, ancora bisognosi di apprendere».

Dalla Federico II a Camerino, tra passione e rigore

Labruna, inizialmente orientato verso Lettere o la carriera notarile, venne conquistato dal fascino della romanistica. Divenne assistente di Guarino nel 1967, insegnò a Camerino, dove fu preside e poi rettore, prima del ritorno definitivo a Napoli. Ha tenuto lezioni in tutta Europa, da Amburgo a Nizza, fino ad Alessandria d’Egitto. Dal 1993 al 2002 fu preside della Facoltà di Giurisprudenza della Federico II.

L’uomo, oltre il giurista

Ironico, chiaro nello stile e rigoroso nella conoscenza, Labruna non ha mai smesso di insegnare con passione e di scrivere, collaborando con testate come Il Mattino e, più recentemente, la Repubblica. Legatissimo a Misa, la moglie amata, lascia tre figli, nuore, genero e tanti nipoti. Era anche un grande tifoso del Napoli, cresciuto allo stadio del Vomero, con Omar Sivori nel cuore.

Un’eredità di cultura e umanità

Tra i suoi scritti, molti dedicati a giuristi e avvocati, spiccano pagine di ricordi in cui la scienza si fonde con l’umanità. Celebre il racconto del suo esordio a Camerino, ispirato alla timidezza di Arangio Ruiz: «Mi ha sempre colpito questo ricordo, di epoche in cui i professori possedevano prestigio e umanità». Parole che ben riassumono anche la sua stessa figura.

Lo ha definito il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, già rettore della Federico II: «Un raffinato giurista e un lucido intellettuale, che ha formato generazioni con dedizione e rigore».w

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