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Elon Musk perde 100 miliardi in Borsa nel 2022 ma resta l’uomo più ricco del mondo

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Tesla cala ai minimi degli ultimi due anni ed Elon Musk si impoverisce. Pur restando l’uomo più ricco del mondo con una fortuna di 169,8 miliardi di dollari, Musk – secondo i calcoli dell’agenzia Bloomberg – ha perso sulla carta 100,5 miliardi nel 2022, di cui 8,6 andati in fumo solo nella seduta di lunedì. Le azioni Tesla sono calate del 52% dall’inizio dell’anno, molto più del 29% dell’indice Nasdaq 100, in seguito alla battaglia di Musk per Twitter. Con il completamento dell’operazione, la pressione sui titoli del colosso delle auto elettriche è aumentata con gli investitori preoccupati dalla possibilità di un Musk distratto dalla società che cinguetta. Il patron di Tesla sta dedicando la maggior parte del suo tempo al social media, acquistato per 44 miliardi di dollari. Da quando ne ha assunto le redini, Musk ha ridotto drasticamente, a suon di licenziamenti, la forza lavoro della società. Nell’ultimo incontro con il personale, il miliardario è stato però più conciliante e ha spiegato come al momento i licenziamenti sono finiti. Rassicurazioni sono arrivate anche sul fronte della sede: resterà a San Francisco e non sarà trasferita in Texas, ha detto spazzando via le voci che si rincorrono da settimane sulla possibilità che Twitter possa seguire le orme di Tesla e SpaceX e lasciare la California. A impegnare Musk in casa Twitter non è solo la riorganizzazione ma anche le polemiche che accompagnano ogni sua mossa, a partire dal consentire a Donald Trump di tornare sulla piattaforma.

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L’Australia esorta i suoi cittadini a lasciare Israele

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Il governo australiano ha esortato i suoi cittadini in Israele a “andarsene, se è sicuro farlo”. “C’è una forte minaccia di rappresaglie militari e attacchi terroristici contro Israele e gli interessi israeliani in tutta la regione. La situazione della sicurezza potrebbe deteriorarsi rapidamente. Esortiamo gli australiani in Israele o nei Territori palestinesi occupati a partire, se è sicuro farlo”, secondo un post su X che pubblica gli avvisi del dipartimento degli affari esteri e del commercio del governo australiano.

Il dipartimento ha avvertito che “gli attacchi militari potrebbero comportare chiusure dello spazio aereo, cancellazioni e deviazioni di voli e altre interruzioni del viaggio”. In particolare è preoccupato che l’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv “possa sospendere le operazioni a causa di accresciute preoccupazioni per la sicurezza in qualsiasi momento e con breve preavviso”.

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Esteri

Ian Bremmer: l’attacco di Israele è una sorta di de-escalation

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C’è chi legge una escalation e chi invece pensa che sia una de escalation questo attacco israeliano contro l’Iran. “È un allentamento dell’escalation. Dovevano fare qualcosa ma l’azione è limitata rispetto all’attacco su Damasco che ha fatto precipitare la crisi”. Lo scrive su X Ian Bremmer, analista fondatore di Eurasia Group, società di consulenza sui rischi geopolitici.

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Usa bloccano bozza su adesione piena Palestina all’Onu

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Gli Usa hanno bloccato con il veto la bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu che raccomandava l’adesione piena della Palestina alle Nazioni Unite. Il testo ha ottenuto 12 voti a favore (Algeria, Russia, Cina, Francia, Guyana, Sierra Leone, Mozambico, Slovenia, Malta, Ecuador, Sud Corea, Giappone), 2 astensioni (Gran Bretagna e Svizzera) e il no degli Stati Uniti.

La brevissima bozza presentata dall’Algeria “raccomanda all’Assemblea Generale che lo stato di Palestina sia ammesso come membro dell’Onu”. Per essere ammessa alle Nazioni Unite a pieno titolo la Palestina doveva ottenere una raccomandazione positiva del Consiglio di Sicurezza (con nove sì e nessun veto) quindi essere approvata dall’Assemblea Generale a maggioranza dei due terzi.

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