Collegati con noi

Cronache

Eco-blitz a Roma, liquido nero in fontana Barcaccia

Pubblicato

del

Le acque della fontana della Barcaccia, a piazza di Spagna a Roma, si tingono di nero in segno di protesta contro i combustibili fossili: è l’ultima azione eclatante degli eco-attivisti di Ultima Generazione, che dopo il blitz di Palazzo Vecchio a Firenze tornano a colpire, stavolta nella Capitale proprio ai piedi della scalinata di Trinità dei Monti. Tre persone – due uomini e una donna che hanno esposto lo striscione ‘Non paghiamo il fossile’ – sono state fermate dai carabinieri e ora rischiano una denuncia per danneggiamento. Per tingere l’acqua della fontana, realizzata tra il 1627 e il 1629 da Pietro Bernini, padre di Gian Lorenzo, è stato usato del liquido a base di carbone vegetale, hanno spiegato da Ultima Generazione.

Ma questo non rasserena le autorità: “Spesso – ha detto il sindaco Roberto Gualtieri, subito accorso in Piazza di Spagna – interventi con materiali che sulla carta possono essere rimossi poi possono danneggiare il monumento. L’azione tempestiva della polizia locale ha consentito di interrompere lo sversamento, e grazie a questo presidio costante si sono limitati i danni, che però ci sono, e ora cercheremo di evitare che siano permanenti”.

Assieme al sindaco arrivano il soprintendente e la funzionaria responsabile della fontana. Si ragiona sul fatto che il travertino è poroso e non deve assorbire il colore, per cui bisogna agire subito. Acea manda sul posto un macchinario per svuotare rapidamente la fontana, mentre una restauratrice si precipita alla caserma dove sono trattenuti i tre autori del gesto per capire esattamente cosa è stato usato per colorare le acque e quindi intervenire con le sostanze più adatte a rimuovere tutto. La condanna della politica è praticamente unanime.

Anche dal sindaco Gualtieri la condanna è ferma: “Siamo una città fortemente impegnata sul piano ambientale – ricorda – Condividiamo i temi della sensibilizzazione dei cittadini sul rischio dei mutamenti climatici ma questo non è il metodo giusto. Sono cose sbagliate, stupide e dannose. Noi siamo disponibili con chi vuole combattere i mutamenti climatici. Incontriamoci, parliamo di come rafforzare l’impegno contro l’uso dei combustibili fossili. Ma non così”. Carlo Calenda, leader del Terzo Polo, taglia corto e parla di “imbecilli che allontanano milioni di persone da battaglie giuste per la tutela dell’ambiente”. La Lega col segretario romano Davide Bordoni chiede “pene severe per questi scriteriati” mentre il presidente della commissione Cultura della Camera Federico Mollicone di FdI chiede che “agli ecovandali siano addebitati i costi di ripulitura”.

Unica voce tollerante quella del deputato di Avs Filiberto Zaratti: “Un grido d’allarme che non può essere criminalizzato. Si tratta di iniziative estreme, per loro natura scioccanti, come è estrema la fase attuale della crisi climatica”. Nel corso della giornata gli attivisti di Ultima Generazione hanno agito anche ad Ancona, coprendo con un telo l’antica Fontana del Calamo, nota come Fontana delle 13 Cannelle. Le forze dell’ordine hanno preso le generalità di cinque persone.

Advertisement

Cronache

Voto di scambio a Sant’Antimo, il giudice: non luogo a procedere

Pubblicato

del

“Non luogo a procedere”: si è praticamente concluso con un nulla di fatto il processo sul voto di scambio a Sant’Antimo, in provincia di Napoli, iniziato e conclusosi presso il Tribunale di Napoli Nord dopo le eccezioni sollevate dagli avvocati. I reati contestati agli imputati, complessivamente 23, erano l’associazione a delinquere e la corruzione elettorale. I fatti risalgono alle elezioni comunali dell’11 giugno 2017 e il procedimento giudiziario sarebbe dovuto iniziare al massimo entro due anni. Ma così non è stato e quindi, a iniziare dall’avvocato Pietro Rossi, i legali dei difensori hanno puntato le loro discussioni evidenziando il ritardo con il quale ha preso il via il giudizio. Alcune posizioni, comunque, sono state stralciate, per difetti di notifica, e adesso sarà necessaria un’altra udienza, dopo il nuovo invio delle convocazioni, che purtroppo non potrà avere esito diverso da quello cui si è giunti oggi. Il “non luogo a procedere” è stato riconosciuto sussistente, dal giudice, per il reato di corruzione elettorale mentre per l’associazione a delinquere sono stati ritenuti insussistenti i criteri sui quali si sono basati gli inquirenti. Per gli investigatori i presunti componenti dell’associazione a delinquere si sarebbero resi responsabili di avere contattato gli elettori (attraverso il passaparola e appostamenti nei pressi di esercizi commerciali particolarmente frequentati) proponendo denaro e altre utilità (anche posti di lavoro, in taluni casi) in cambio del voto per specifici candidati. Ma l’inizio del processo oltre i limiti prestabiliti ha vanificato gli sforzi della Procura.

Continua a leggere

Cronache

Dieci indagati per ragazza morta nel fiume in Calabria

Pubblicato

del

Arrivano i primi indagati per la morte della studentessa 19enne trovata morta nel fiume Lao, sul Pollino, dopo una gita scolastica con professori e compagni di istituto. La Procura di Castrovillari ha iscritto nel registro dieci persone, tra cui il sindaco di Laino Borgo, Mariangelina Russo, i responsabili della “Pollino rafting” e sette guide della stessa società. Contestualmente i magistrati hanno disposto anche il sequestro della società che si è occupata dell’escursione fatale per la giovane. Si tratta del primo passo ufficiale dell’inchiesta avviata dalla procura subito dopo la scomparsa della giovane, di cui si erano perse le tracce già martedì in seguito proprio alla caduta nelle acque del fiume.

“Le indagini in corso – ha spiegato il procuratore di Castrovillari, Alessandro D’Alessio – riguardano sia l’accertamento preciso delle cause della morte della diciannovenne, sia l’esatta ricostruzione della dinamica dell’incidente e della programmazione ed esecuzione dell’attività nel corso della quale si è verificato il decesso”. Stando a quanto raccontato da professori e compagni, il gruppo del liceo statale “Rechichi” di Polistena era in gita da alcuni giorni in provincia di Cosenza. Tra le attività previste dal viaggio d’istruzione c’era anche il rafting sul fiume Lao, nel comune di Laino Borgo. Proprio durante l’escursione, stando ai racconti delle compagne della 19enne, il gommone sul quale viaggiava Denise Galatà avrebbe urtato quello che lo precedeva facendo sbalzare la ragazza in acqua. Una volta finita sott’acqua, in un punto in cui il torrente é profondo alcuni metri, la giovane non avrebbe avuto la forza di risalire in superficie e sarebbe morta annegata.

“All’inizio – ha raccontato una delle ragazze che si trovavano insieme a Denise sul gommone – le acque erano calme, ma subito dopo la forza della corrente è aumentata. I gommoni sfioravano pericolosamente enormi massi nell’alveo del fiume. Ad un certo punto siamo stati sbattuti contro uno di questi massi ed in tre siamo caduti in acqua. Io ed un’altra mia compagna siamo stati soccorsi e portati sulla terraferma, mentre di Denise si é persa ogni traccia”. La procura, che a disposto per domani l’autopsia sul corpo della giovane, assicura che procederà nel minor tempo possibile “a tutti gli accertamenti, anche tecnici, necessari per acquisire gli elementi informativi”. Contemporaneamente proseguono anche le attività del ministero dell’Istruzione che ha attende dall’Ufficio scolastico regionale i risultati delle verifiche disposte per accertare che siano state effettivamente adottate tutte le misure di sicurezza previste in questi casi.

Continua a leggere

Cronache

L’orrore e la gelida opera di depistaggio dell’assassino di Giulia Tramontano

Pubblicato

del

Una vicina di casa di Alessandro Impagnatiello, il 30enne in carcere per aver ucciso Giulia Tramontano incinta di 7 mesi, ha raccontato agli inquirenti di aver visto nel pomeriggio di domenica 28 maggio “una quantità ingente di cenere provenire dalla porta d’ingresso dell’appartamento” dell’uomo, “continuare sulle scale del condominio sino al box” della coppia. E’ un altro degli elementi agli atti dell’inchiesta. Sempre nel pomeriggio di domenica Impagnatiello, che aveva già ucciso Giulia la sera prima, le mandava messaggi sul suo telefono con scritto “baby dove sei? Ci stiamo preoccupando tutti”. E il giorno dopo: “Dicci solo che sei fuggita in qualche paese lontano”. Nel verbale della sua confessione si leggono frasi gelide come “non sono riuscito nell’intenzione di ridurre il corpo in cenere”.

E ancora: “Quando io faccio la denuncia di scomparsa il cadavere di Giulia era nel box”. E al pm che gli chiede “non ha temuto che i carabinieri aprissero il box?”, lui ha risposto: “Forse speravo lo facessero”. Lunedì avrebbe spostato, a suo dire, “il corpo dal box alla cantina”. Martedì, ha detto ancora, “porto la macchina nel box e carico il corpo nel bagagliaio” dove, stando al suo racconto, sarebbe rimasto fino alla notte successiva, prima di essere gettato in un buco vicino a dei box. Prima, ha messo a verbale l’uomo, “ho comunque usato la macchina andandoci in giro con il cadavere nel bagagliaio”. Ha detto di aver gettato il “telefono di Giulia in un tombino”, così come il bancomat, mentre il passaporto di lei lo avrebbe bruciato. Ha sostenuto di non aver chiesto aiuto ad alcuno: “Forse mia mamma ha dubitato, ma per 30 anni non ho dato mai motivo che potessi mai fare una cosa simile”. Tra le esigenze cautelari contestate il pericolo di inquinamento probatorio (riuscì a “falsificare” anche un test di paternità), quello di fuga, anche perché nei giorni dopo l’omicidio faceva ricerche per acquistare uno “zaino da trekking” per una “fuga veloce”. E infine il pericolo di reiterazione per la sua “pericolosità sociale” e per la “crudeltà” di aver ucciso con “premeditazione” anche il “figlio che ella portava in grembo”. Anche l’amante, scrivono i pm, aveva “timore” di lui: non voleva “subire la medesima sorte” di Giulia.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto