Sono trascorsi quasi 8 mesi dai giorni in cui alle 18 in punto eravamo tutti incollati alla tv o allo smartphone per ascoltare le conferenze stampa in diretta del capo della Protezione Civile Nazionale Angelo Borrelli. Erano claustrofobiche letture dei bollettini del contagio da Coronavirus in Italia. Diciamo che Angelo Borrelli ci porgeva con toni garbati numeri tragici. Ricordo ancora con tenerezza la cortesia di Borrelli quando iniziava la conferenza stampa dandoci il numero dei guariti da Covid. Indorava la pillola che pochi secondi dopo ci avrebbe somministrato quando sul suo volto si stampavano espressioni di dolore. Ci forniva il numero dei decessi o di italiani che entravano in terapia intensiva.
Vi ho ripubblicato, in modo che possiate riascoltarla, la conferenza stampa del 9 marzo. Dura 19 minuti e 28 secondi. I primi sei minuti sono dedicati dal ministro Francesco Boccia alla denuncia di alcune miserie umane ai tempi della pandemia. Capirete perchè #andràtuttobene #neusciremomigliori #celafaremo e altri hashtag ipocriti erano minutaglia sociologica da quattro soldi venduta a buon mercato nella casbah della comunicazione e dell’informazione italiana.
Stavamo entrando in lockdown, 60 milioni di italiani sarebbero stati rinchiusi in casa dal 9 marzo al 18 maggio. Quando fummo liberati, il contagio da covid 19 era ridotto a quasi zero. Impiegammo 69 giorni per fermare il virus. Senza farmaci. Senza vaccino. Senza immunità di gregge. Impedimmo al virus di usarci come vettori per contagiare e uccidere i più deboli della nostra società. In quei 69 giorni abbiamo seppellito circa 36 mila nostri concittadini. Il 19 maggio scrissi su questo giornale che “le prossime settimane saranno fondamentali per capire se i nostri comportamenti riusciranno a tenere lontano il contagio o dovremo ritornare a fare i conti con la virulenza del Covid-19”.
Bene, i nostri comportamenti sono stati irresponsabili, insensati, idioti e ci hanno riportato indietro al giorno 8 marzo. Badate bene, ho scritto che i “nostri” comportamenti sono stati insensati. Quelli di tutti. Non solo i vostri. Inutile in questi casi prendersela con i giovani che fanno l’aperitivo, con i vecchi abbandonati nelle case di cura, con gli alunni che sono tornati a scuola, con quelli che non mettono la mascherina, con quelli che non fanno le multe. Quando un “Paese” non funziona, la colpa non è di qualcuno ma di tutti. Un sistema sano funziona quando non ci sono omissioni o commissioni che concorrono a farlo funzionare male. Voglio dire, usando parole di Fabrizio De Andrè che quand’anche qualcuno di voi si senta assolto sappia che è comunque coinvolto in questa tragedia. Non se la caverà da solo. Non se la caverà giudicando gli altri colpevoli.
Non sono un virologo. Non capisco nulla di epidemiologia. Non mi va di partecipare alle gare tra negazionisti e terroristi del covid. Ciò che mi terrorizza ancor di più delle dispute tra politici è l’insensatezza delle polemiche tra scienziati. Molti di loro, peraltro, non si capisce manco quando riescono ad entrare in un ospedale o in un laboratorio già che li vediamo in televisione o li ascoltiamo in radio dalle 6 del mattino alla mezzanotte. Sempre lì a sentenziare, terrorizzare, spiegarci che i loro colleghi che ci terrorizzano dicono stronzate senza alcuna evidenza scientifica. Mai a dare uno straccio di spiegazione semplice a milioni di persone terrorizzate perchè non riescono a capire che cos’è giusto fare, come possono davvero partecipare alla lotta al covid.
Ve la faccio breve. Sperando abbiate ascoltato quello che diceva Angelo Borrelli nel video che vi ho ripubblicato. Quando il premier Giuseppe Conte “chiuse” l’Italia, i numeri del contagio ci dicevano che la pandemia in Italia aveva prodotto 463 morti , 7985 malati di cui 733 in terapia intensiva. Erano questi i numeri del contagio e dei morti per covid 19 in Italia. Numeri prodotti dal virus da metà febbraio (quando scoprimmo i focolai di infezione a Vo’ Euganeo e Codogno) al 9 marzo, quando scoprimmo che l’intera Italia rischiava di infettarsi. Ebbene a guardare ora quei numeri di allora, sembra quasi una situazione rassicurante.
Ora, fissate bene in mente quei numeri del 9 marzo: 463 morti, 7985 malati, 733 persone nelle terapie intensive. Numeri ché raccontavano una realtà difficilissima soprattuto tra Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Al Sud il virus non esisteva. Sì c’era lo sceriffo della Campania De Luca che lo cavalcava per finalità tutt’altro che commendevoli. Ma a qualcuno un po’ più accorto e meno servile, la sua lotta al covid in Campania assomigliava alle battaglie di Don Chisciotte contro i mulini a vento. Roba da psicologia clinica. Al sud c’era qualche piccolo focolaio d’infezione quà e là subito individuati, tracciati e spenti.
Nella sola giornata di ieri, 28 ottobre, i dati del ministero della Salute ci raccontano un’altra realtà, assai più tragica di quella che registrammo l’8 marzo. Ecco i dati che ha fornito ieri il ministero della Salute per il giorno 28 ottobre: 24.991 casi di positività al covid 19; 276.457 italiani malati di covid 19, di cui quasi 260mila in isolamento domiciliare senza sintomi o con lievi sintomi ma contagiosi. Ci sono 1536 persone in terapia intensiva, cioè persone che speriamo ce la facciano a guarire ma sappiamo che rischiano la vita.
Volendo essere pedanti con i numeri, vi forniamo un altro dato (fonte sempre Ministero della Salute) sull’evoluzione del contagio negli ultimi 30 giorni: 231.410 persone positive al covid (8.080 di questi sono operatori sanitari); 1.491 persone morte causa covid.
Ora, ripeto, senza voler partecipare alle discussioni dei virologi nei salotti televisivi. Lasciate da parte la vostra legittima fede politica che inevitabilmente vi porta a scimmiottare il vostro capataz di turno. Fate finta di essere appena atterrati in Italia dopo un soggiorno di un anno sulla Luna. La domanda è: se i numeri dell’8 marzo ci portarono a chiuderci in casa, quelli di oggi e quelli dell’ultimo mese, che numeri sono? Ripeto, numeri non dati ad capocchiam. Numeri tratti dalla fonte più autorevole in assoluto: il ministero della Salute.
Certo, molti di voi (oramai esperti virologi di fede Burionana o Zangrilliani osservanti) sapranno spiegare che il virus ha perso la sua “virulenza”, il virus non uccide come una volta, contro il virus ora abbiamo affinato alcuni farmaci benché non siano specifici. Sono sicuro che saprete fare mille obiezioni di natura sociologica, politica e persino scientifica. Ma io non sono un virologo, non sono un epidemiologo. Non capisco di virus come molti di voi. Vi ho solo fornito dei numeri. Numeri del contagio in Italia che tutti noi dovremmo conoscere. Sono dati del ministero della Salute che portano verso una sola direzione: lockdown. Ci chiuderanno in casa. Metteranno la Polizia, i Carabinieri e l’Esercito in strada a controllare che schiattiamo in casa. Che cantiamo sui balconi. Che impastiamo il pane. Che ammicchiamo con la signora o il signore vicino di balcone che fino a ieri manco conoscevamo benché vivessimo da una vita sullo stesso pianerottolo. E sapete perchè? Perchè dopo 69 giorni di chiusura in casa abbiamo dilapidato tutto con i nostri comportamenti irresponsabili che non riusciamo a correggere manco ora che siamo ad un passo dall’essere rinchiusi nuovamente in casa. Se è necessario, se è inevitabile come dicono i numeri, speriamo questo Governo faccia ora come allora scelte veloci e coraggiose. Questo vorrei ma non posso ritarda solo l’agonia, aumenta il contagio e fa arricchire solo i cassamortari. Perchè oramai mi pare assodato che il covid 19 non lo sconfiggiamo fidando sul senso di responsabilità collettivo degli italiani. Lo sconfiggeremo solo col vaccino. Oppure con farmaci specifici che non ci sono ancora. O la mitica immunità di gregge che non c’è visto che molti di noi entrano in ospedale su due piedi e ne escono in posizione orizzontale col cappotto di legno. E tra due settimane senza manco “degna” sepoltura. Siamo italiani. Inguaribili e inguardabili perdigiorno specializzati nel giudicare gli altri e dare “buoni “consigli sentendosi come Gesù nel tempio” visto che non possiamo più “dare il cattivo esempio”. Perdonatemi, ho usato ancora una volta parole di De Andrè, ma non riesco a trovarne di più educate per manifestarvi lo stupore di chi non si riesce più a stupire degli italiani. Bava gente ma…
Giornalista. Ho lavorato in Rai (Rai 1 e Rai 2) a "Cronache in Diretta", “Frontiere", "Uno Mattina" e "Più o Meno". Ho scritto per Panorama ed Economy, magazines del gruppo Mondadori. Sono stato caporedattore e tra i fondatori assieme al direttore Emilio Carelli e altri di Sky tg24. Ho scritto libri: "Monnezza di Stato", "Monnezzopoli", "i sogni dei bimbi di Scampia" e "La mafia è buona". Ho vinto il premio Siani, il premio cronista dell'anno e il premio Caponnetto.
Calano i contagi da Covid-19 in Italia. Nella settimana dal 17 al 23 ottobre si registrano 8.660 nuovi casi rispetto ai 11.433 della rilevazione precedente mentre i decessi sono 116 a fronte di 117. Il maggior numero di nuovi casi è stato registrato in Lombardia (2.693), Veneto (1.206), Piemonte (998) e Lazio (928). Mentre continua la corsa della variante Xec. E’ quanto emerge dal bollettino aggiornato e dal monitoraggio settimanale a cura del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. Nell’ultima settimana sono stati effettuati 89.792 tamponi, in calo rispetto ai 94.880 della precedente rilevazione, e scende anche il tasso di positività, da 12% a 9,6%.
L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero ospedaliero, al 15 ottobre è pari a 0,84 rispetto a 1,06 del 9 ottobre. È in lieve diminuzione, in quasi tutte le regioni, l’incidenza settimanale: la più elevata è stata in Lombardia (27 casi per 100mila abitanti) e la più bassa in Sicilia (con 0,2 casi per 100mila abitanti). Al 23 ottobre, si legge, “l’occupazione dei posti letto in area medica è pari a 3,7%, stabile rispetto alla settimana precedente (3,8% al 16 ottobre). In lieve diminuzione l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 0,9% (76 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (1,0% al 16 ottobre)”. In base ai dati di sequenziamento nell’ultimo mese si osserva la co-circolazione di differenti sotto-varianti di JN.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di KP.3.1.1. In crescita, inoltre, la proporzione di sequenziamenti attribuibili a Xec (17% nel mese di settembre contro il 5% del mese di agosto).
Dopo il calo delle ultime settimane, tornano a salire i contagi da Covid-19 in Italia. Dal 19 al 25 settembre sono stati 11.164 i nuovi positivi, rispetto agli 8.490 della settimana precedente, pari a un aumento di circa il 30%. La regione con più casi è la Lombardia (3.102), seguita dal Veneto (1.683) e Lazio (1.302). E a crescere sono anche i decessi settimanali, passati da 93 a 112. Stabile l’impatto sugli ospedali mentre cresce la variante Xec.
Questi i dati dell’ultimo bollettino settimanale pubblicato dal ministero della Salute e del monitoraggio a cura dell’Istituto superiore di Sanità. Ad aumentare sono stati anche i tamponi, passati dai 81.586 del 12-18 settembre a 85.030, mentre il tasso di positività è passato dal 10% al 13%. Stabile invece il numero di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti di area medica (pari a 3% con 1.885 ricoverati), così come quelli occupati in terapia intensiva (0,7% con 62 ricoverati). I tassi di ospedalizzazione e mortalità restano più elevati nelle fasce di età più alte.
L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero, è pari a 0,9, in lieve aumento rispetto alla settimana precedente. Mentre l’incidenza è di 19 casi per 100mila abitanti, anche questa in aumento rispetto alla settimana precedente (14 casi per 100mila abitanti). L’incidenza più elevata è in Veneto (35 casi per 100mila abitanti) e la più bassa nelle Marche (1 per 100mila). In base ai dati di sequenziamento genetico, nell’ultimo mese circolano insieme differenti sotto-varianti di Jn.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di Kp.3.1.1 (68%). In crescita, e pari a circa il 5%, i sequenziamenti del lignaggio ricombinante Xec, appartenente alla famiglia Omicron.
Dopo l’ondata di contagi estiva, anche nell’ultima settimana continua il calo di casi di Covid-19 in Italia. Dal 12 al 18 settembre sono stati 8.490 i nuovi positivi, ovvero circa il 12% in meno rispetto ai 9.670 al periodo dal 5 all’11 settembre. Calano anche i decessi, che sono stati 93 rispetto ai 97 della precedente rilevazione. Stabile il peso sugli ospedali sono stati segnalati anche nel nostro Paese alcuni sequenziamenti della variante Xec, sempre appartenente alla famiglia Omicron. Questi i numeri contenuti nell’ultimo monitoraggio a cura dell’Istituto Superiore di Sanità e nel bollettino settimanale pubblicato dal ministero della Salute. Sono stati 81.586 i tamponi effettuati in 7 giorni, in calo del 6% circa rispetto ai 86.872 della settimana precedente, il tasso di positività passa dall’11% al 10% circa.
La regione con il più elevato numero di casi in assoluto è stata la Lombardia, con 1.951, seguita dal Veneto, con 1.175. Le fasce di età più colpite dall’infezione sono gli over 80 e l’indice di trasmissibilità (Rt) è pari a 0,8 e sostanzialmente stabile. L’incidenza di casi segnalati nel periodo 12-18 settembre è pari a 14 casi per 100.000 abitanti, in lieve diminuzione rispetto alla settimana precedente. L’incidenza più elevata è stata in Veneto (24 casi per 100.000 abitanti). Al 18 settembre l’occupazione dei posti letto in area medica è stabile e pari a 2,9% (1.777 ricoverati). Stabile anche l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 0,6% (54 ricoverati).
Quanto alle varianti, i dati preliminari relativi al mese di agosto 2024 evidenziano la co-circolazione di differenti sotto-varianti di Jn.1 attenzionate a livello internazionale. “Sono stati inoltre identificati – si legge – alcuni sequenziamenti riconducibili al sottolignaggio ricombinante denominato Xec già segnalato in alcuni Paesi europei”. Quest’ultima, apparsa per la prima volta in Germania a fine giugno si è diffusa rapidamente in Europa, Nord America e Asia. I sintomi sono considerati lievi e i nuovi vaccini efficaci.