Sono ragazzi cosiddetti normali quelli che avrebbero stuprato in gruppo e senza pietà una ragazza sola nella stazione della Circumvesuviana di San Giorgio a Cremano
Oggi c’è udienza di convalida del fermo dei tre giovani accusati di aver violentato una 24enne nell’ascensore di una stazione della Circumvesuviana a San Giorgio a Cremano, in provincia di Napoli. Questi tre giovani sono accusati altresì di aver già molestato e forse anche violentato la stessa ragazza 20 giorni prima. Violenze e molestie che la giovane, condizionata e assoggettata dalla paura di subire ulteriori gravi conseguenze potrebbe non aver denunciato. L’inchiesta che per ora porta in cella questi tre presunti orchi o porci accusati di aver violentato una ragazza di 24 anni dentro un vano ascensori di una stazione della Circum a San Giorgio a Cremano, è solo alle battute iniziale. Gli investigatori della polizia che ha stretto subito il cerchio intorno ai presunti violentatori vogliono capire se hanno commesso altre scorreire criminali da predatori sessuali come nel caso della giovane che infine ha trovato il coraggio di denunciare.
La comunità di San Giorgio a Cremano, città vesuviana, ha dato dimostrazione di una straordinaria capacità di ribellarsi ad ogni forma di violenza manifestando in migliaia non solo una scontata solidarietà alla giovane e alla sua famiglia ma anche per ringraziare la polizia per il lavoro fatto e chiedere ai sindaci (ce n’erano tantissimi del comprensorio vesuviano) maggiore sicurezza per i cittadini. Ed anche la presenza di tanti sindaci non era scontata ed è segno di comunità di intenti e di impegno tra politici locali e loro amministrati. Eravamo titubanti, pensavamo fosse giusto aspettare l’udienza di convalida del fermo prima di pubblicare le foto dei tre presunti predatori sessuali. Poi, davanti ad un quadro accusatorio grave che suppone che questi tre giovani abbiano potuto commettere altri reati della stessa natura, abbiamo deciso di pubblicare le foto dei tre arrestati. La ragazza violentata (per due volte) li ha a riconoscere grazie anche al contributo di un quarto soggetti, un amico dei predatori sessuali.
Le immagini di una genuina fiaccolata di solidarietà verso la ragazza stuprata. La gente scese in piazza perchè assai scossa dalla storia
San Giorgio a Cremano. Sit in e fiaccolata dei cittadini fuori la stazione della Circum
Sarebbe stato lui giorni prima a presentare la ragazza a quei tre. Quella della ragazza è stata una testimonianza da donna forte, lucida, che grazie alle telecamere di sorveglianza e alle immagini su facebook li ha riconosciuti senza ombra di dubbio. Almeno così lei ha riferito ai poliziotti. La ragazza ha spiegato nel dettaglio le violenze subite dal branco. “Ero terrorizzata, senza forze, non riuscivo neppure ad urlare, ero annientata dalla paura, temevo che mi picchiassero, ero completamente incapace di reagire. Solo quando mi hanno lasciata, sono tornata nella zona dei binari, mi sono seduta su una panchina e ho iniziato a piangere. Accanto a me, si è avvicinato un ragazzo che mi ha aiutato a contattare mia madre”. Poche ore dopo la violenza, l’inchiesta macina i primi sviluppi. Blitz all’alba di ieri mattina, finiscono in cella Alessandro Sbrescia (classe 18 anni), Raffaele Borrelli (classe 19 anni), Antonio Cozzolino (classe 19 anni), accusati di violenza sessuale di gruppo, per giunta nei confronti di una ragazza fragile, molto delicata, quindi in condizioni di difesa minorata. Sono di San Giorgio a Cremano, non lavorano ma vengono indicati come habitué della stazione. Inchiesta dei pm Cristina Curatoli e Salvatore Prisco, sotto il coordinamento dell’aggiunto Raffaello Falcone (pool fasce deboli).
Un 44enne e un 14enne sono stati fermati dalla Polizia perché, nella notte tra lunedì e martedì scorso, avrebbero commesso abusi con sevizie, filmandolo, su un ragazzo di 16 anni nello scantinato di un condominio a Milano. Nell’inchiesta della Procura del capoluogo lombardo si contestano i reati di violenza sessuale di gruppo, sequestro di persona, lesioni, produzione di materiale pedopornografico. I fermi sono stati effettuati ieri.
Un uomo, bracciante agricolo straniero, è stato trovato morto questa mattina in via Gurgo, nella periferia di Torre del Greco. La vittima, secondo quanto emerso dalle indagini condotte dagli agenti del commissariato locale e coordinate dalla Procura di Torre Annunziata, è stata colpita da diverse coltellate all’interno dell’appartamento che occupava nella stretta arteria vesuviana.
Le indagini
Gli investigatori, che stanno cercando di ricostruire l’esatta dinamica dei fatti, hanno ascoltato alcuni testimoni presenti nella zona al momento dell’accaduto. Le prime ricostruzioni suggeriscono che l’uomo potrebbe essere stato ucciso al culmine di una lite.
Grazie alle testimonianze raccolte e agli elementi acquisiti, la polizia è riuscita a individuare un altro soggetto, anche lui straniero, ritenuto coinvolto nell’omicidio.
Un caso che scuote la comunità
L’episodio ha scosso profondamente la comunità di Torre del Greco, una città già alle prese con le sfide legate all’integrazione e alle condizioni di vita dei lavoratori stranieri, spesso impiegati in agricoltura. Le indagini proseguono per chiarire le motivazioni che hanno portato alla violenta aggressione.
La struttura in cemento armato del tetto è venuta giù ed è crollata un’intera porzione del solaio. Il soffitto del capannone sul quale stavano lavorando ha ceduto facendo precipitare da un’altezza di circa sei metri i due lavoratori della ditta romagnola che questa mattina stava operando alla Lamberet SpA. È la filiale in provincia di Frosinone del colosso francese specializzato nella realizzazione di rimorchi – frigorifero e nella trasformazione di furgoni adattandoli al trasporto alimentare in ambiente coibentato. Uno di loro è morto, l’altro è stato trasferito in elicottero al San Camillo di Roma: la prognosi è riservata. È successo poco dopo le 11 nella zona industriale che sta a due passi dall’Autostrada A1 ed a cavallo tra le province di Frosinone e Caserta.
Un punto strategico. Su quell’impianto sono in corso lavori di ampliamento ed adeguamento che prevedono anche la rimozione dell’amianto da un vecchio stabile. È quello che stavano facendo i due specialisti: assunti in modo regolare, protocollo operativo approvato dalla Asl di Frosinone, appalti e sub appalti assegnati in base alle norme accerteranno più tardi i carabinieri. Venivano dalla Romagna i due lavoratori: entrambi stranieri e dipendenti di una ditta di Imola che li aveva inviati in trasferta. La vittima si chiamava Lulzim Buci, aveva 53 anni ed era di nazionalità albanese: abitava a Fiorenzuola d’Arda, un centro di 15mila abitanti in provincia di Piacenza. È morto prima dell’arrivo in ospedale.
Con lui c’era un cittadino del Marocco di 31 anni: è stato trasferito a Roma in eliambulanza. I carabinieri e gli ispettori Asl stanno accertando ora se siano state rispettate tutte le norme in materia di prevenzione. In serata il sindacato Filca-Cisl di Frosinone ha chiesto con urgenza “la convocazione di un tavolo di emergenza”. I carabinieri e gli ispettori Asl del Servizio di Prevenzione sul lavoro hanno acquisito questa sera il ‘Certificato di Calpestabilità’ del tetto del capannone: dal documento risulta che la copertura era sicura e poteva reggere senza difficoltà il peso dei due specialisti. Invece la struttura in cemento armato è venuta giù.
Spresal e carabinieri hanno inoltre esaminato la documentazione presentata dalla società imolese per la quale i due lavoratori infortunati lavoravano regolarmente. Il fascicolo è già stato sottoposto ad un primo esame dalla Asl, risulta completo in ogni sua parte. Tutto era stato regolarmente notificato alla Asl, accompagnato dalla documentazione necessaria. Incidente sul lavoro anche a Fano. Un uomo di circa 50 anni, imbarcato su un peschereccio della flotta di Ancona, è morto stamattina a seguito di un incidente avvenuto durante le operazioni di pesca a quattro miglia al largo di Fano (Pesaro Urbino). Secondo una prima ricostruzione il marinaio sarebbe finito in mare dopo essere stato colpito da un cavo; quando è stato riportato a bordo non c’era più nulla da fare.