Luca Palamara si sfoga. Uno sfogo lungo all’ex vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini. Spesso si trovano assieme. Anche in occasioni mondane. Dopo che l’hanno cacciato dall’Anm, ora che lo trattano come un appestato, lui vuole parlare delle pratiche o se vi piace di certe pratiche molto in uso al Csm e nel mondo delle toghe. Vuole parlare con i giornalisti. Forse lo farà da Lucia Annunziata. E dice che parlerà del Csm, di Legnini, del processo disciplinare di Henry John Woodcock. Vuole parlare di Woodcock. Non è una frase buttata lì. Dato il personaggio. E che cosa vorrà dire? Che significa che vuol dire il vero motivo per cui è stato rinviato il disciplinare su Woodcock? Palamara invia “messaggi” ai naviganti. Soprattutto a quei magistrati che fino a ieri l’hanno usato per incarichi e per giochetti di potere e che oggi lo trattano da appestato, reclamano o tagliano la sua testa. Vuole raccontare quel che sa? Vuole dire la verità? Ha cose da rivelare? Vuole spiegare perché, in più di un’ occasione – parlando per esempio con l’ex ministro Pd Luca Lotti, braccio destro e amico per la pelle dell’ex premier Renzi – lega la parola “ricatto” al procedimento disciplinare su Woodcock? E allora speriamo che parli. “Cioè Luca è un ricatto da febbraio duemila cioè anzi.. da pre-Woodcock cioè questo è uno dei motivi per cui non ci fanno chiudere Woodcock”.
Che cosa signficano queste parole di Palamara? Qual sarebbe il ricatto? E perchè e chi non farebbe “chiudere” Woodcock? Occorre capire. Palamara, richiesto di spiegare il senso di queste sue parole, è ancora più sibillino. “Non avrò difficoltà a riferire nelle sedi istituzionalmente competenti il significato della mia conversazione con Giovanni Legnini” risponde Palamara. E quali sono le sedi istituzionali? Una audizione in Parlamento? Una ospitata in Tv da Vespa? Mezz’ora con la Annunziata?
Palamara vuole spiegare, così dice. Certo co ha messo anni per spiegare le sue verità, ha atteso che lo cacciassero dall’Anm, ma ora Palamara vuole parlare. Certo non sembra essere mosso da amore per la verità. L’impressione è che usi messaggi a chi deve intendere. Ma vediamo quale è il dialogo con Legnini che Palamara “minaccia” di spiegare. “È una cosa che vorrei dì, questa, cioè che il processo Woodcock non è stato fatto per ‘sto motivo” esordisce Palamara. E Legnini lo interrompe: “No, non lo puoi dì”. Ma che cos’è che Palamara non può dire?
“Lo so” risponde Palamara, “però Giovà, ho capito, non to vo (sembra dire “non ti voglio”, ndr)”. Legnini lo interrompe ancora: “Dentro pure me”. Perché “pure” Legnini finirebbe “dentro” questa storia? Palamara gli risponde: “No, ma senza mettere in mezzo te, senza mettere in mezzo te, che questa cosa già girava quando (inc.) e ma io lo devo dì”. Legnini gli da un consiglio: “Io la vicenda Woodcock non la sfruculerei, mentre invece sulle incertezze investigative, su Scafarto, vicende della Procura cioè, la parte Csm, mo’ non mi riferisco solo, ma io non la toccherei, anche perché noi abbiamo fatto esattamente il nostro dovere, alla fine abbiamo rinviato, e abbiamo fatto bene a farlo, certo per quel motivo…”.
Ma Palamara, ospite di Gaia Tortora ad Omnibus su La7, lascia intendere anche che sì, forse alcuni processi contro Silvio Berlusconi andrebbero rivalutati. Questo, in buona sostanza, il pensiero del magistrato che ora ha promesso guerra alla categoria. E dice che fara i nomi, scoperchierà il marcio. E, a modo suo, ha iniziato. A Omnibus viene interpellato su un articolo firmato da Augusto Minzolini in cui il retroscenista sostiene che, alla luce delle parole di Palamara e di alcune intercettazioni emerse nelle ultime settimane, diverse vicende giudiziarie legate alla recente storia politica italiana, da Berlusconi e fino a Salvini e Renzi, andrebbero riviste. Ed ecco piovere la “candida” confessione di Palamara: “Anche se sono stati nominati magistrati di valore, i problemi sullo sviluppo di certi processi è un tema da sviluppare”.Forti, fortissime le confezioni di Palamara. Vediamo che cosa dirà di concreto. Certi ci ha messo molti anni per ricordarsi le sue verità.