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Cronache

È morto a 54 anni Ignazio Okamoto detto “Cito”, da 31 anni era in coma dopo un incidente

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Era in coma dalla primavera del 1988 dopo un incidente stradale. È morto venerdì scorso dopo 31 anni in stato vegetativo. Ignazio Okamoto, madre bresciana e padre messicano ma di origini giapponesi, aveva 22 anni quando la notte della festa del papà del 1988 rimase gravemente ferito in un incidente stradale. E’ morto due giorni fa all’età di 54 anni. Con altri quattro amici il giovane era a bordo di un’auto che uscì di strada lungo la A22 del Brennero. Uno dei ragazzi morì mentre “Cito”, era questo il nomignolo di Ignazio Okamoto, finì in coma dal quale non si è mai piu’ ripreso. “Mio marito ha lasciato il lavoro e per 31 anni ha seguito in casa mostro figlio”, ha spiegato la madre che ha raccontato la vicenda. “Per 31 anni – ha aggiunto la donna – ci siamo isolati dal mondo”.

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Cronache

Napoli, turista di Padova colpita da un pezzi di marmo caduto da un palazzo: condizioni gravissime

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Una turista di 27 anni, originaria di Padova, è stata gravemente ferita mentre camminava per i Quartieri Spagnoli di Napoli. La giovane è stata colpita alla testa dalla caduta di un “corpo solido” non meglio specificato, presumibilmente un pezzo di marmo, secondo alcune testimonianze.

L’impatto le ha causato una grave ferita alla testa, con immediato trasporto in ospedale in condizioni critiche. La diagnosi è drammatica: emorragia subaracnoidea con edema cerebrale diffuso. La ragazza è arrivata al pronto soccorso priva di coscienza, in metamidriasi, uno stato in cui le pupille sono dilatate e non reagiscono alla luce, segno di un grave danno cerebrale.

I medici hanno deciso immediatamente di intubarla e trasferirla d’urgenza all’ospedale del Mare per un intervento neurochirurgico complesso. La procedura prevede il decalottamento cranico per ridurre la pressione intracranica. Le sue condizioni restano estremamente critiche e la prognosi è riservata.

L’incidente ha sollevato interrogativi sulla sicurezza nelle aree storiche e densamente popolate della città. Le autorità stanno cercando di ricostruire la dinamica dell’accaduto e comprendere se vi siano responsabilità dirette legate alla manutenzione degli edifici.

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Cronache

Trovati nel Piave i corpi di mamma e bimba abbracciate

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La scomparsa di Susanna Recchia e della figlioletta di 3 anni ha avuto l’epilogo a cui nessuno voleva pensare: la donna e la bimba sono morte, i loro corpi, dopo un giorno e una notte di ricerche, sono stati trovati oggi nel Piave, arenati su un isolotto. Susanna non si è buttata dal ponte di Vidor, vicino a dove ha abbandonato la sua macchina – luogo sinistro per i molti casi di suicidio in passato – ma è scesa con in braccio la bambina fin sul greto del fiume e si è lasciata scivolare nell’acqua, per morire con lei. I soccorritori le hanno trovate ancora abbracciate. La donna era scomparsa venerdì sera dalla sua abitazione di Miane (Treviso), dopo aver mandato un ultimo messaggio sul telefono dell’ex compagno, Mirko, il papà della piccola “Vieni a prendere la bimba domattina, ti aspetto alle 8.15”.

Poi più nulla. Prima di allontanarsi però, la 45enne ha scritto una lettera d’addio di cinque pagine, manifestando la volontà di uccidersi. Poi, lasciati a casa i cellulari e il portafoglio con i documenti, è salita sulla sua Volkswagen Tiguan, di colore bianco, ha messo la bimba sul seggiolino ed ha guidato fino al ponte di Vidor, dove ha parcheggiata nei pressi di un bar, le chiavi ancora sul quadro dell’auto. Ha quindi percorso qualche decina di metri a piedi, fino al greto del Piave, dove si è lasciata scivolare nell’acqua gelida. L’ipotermia potrebbe essere stata una concausa della morte di madre e figlia. La corrente ed i gorghi del fiume, ingrossato dalle recenti piogge, hanno trascinato i corpi un chilometro più a valle, fino ad un’isolotto di ghiaia vicino all’Isola dei Morti.

A guidare i soccorritori verso il luogo della tragedia sono stati i cani molecolari, che hanno fiutato le tracce. Sempre qui, nel febbraio 2021, c’era stato il suicidio di una donna di 31 anni, che si era lanciata dal ponte con in braccio il figlio di un anno e mezzo, salvatosi miracolosamente. Sul caso di Susanna la Procura di Treviso ha aperto un fascicolo per omicidio, quello della piccola Mia, seguito dal suicidio del reo. Il Procuratore Marco Martani ha detto di ritenere la vicenda “senza ombre e dal chiaro sviluppo”, ma si è riservato di avere i dati dal primo esame necroscopico per valutare se affidare o meno l’incarico dell’autopsia sui corpi. “E’ evidente – ha aggiunto – che la donna è vittima di quella che viene definita depressione maggiore, una malattia psichica che spesso non dà avvisaglie, o quanto meno è difficile da interpretare per i non esperti”. “Una forma di depressione – conclude Martani – che fa vedere solo tragedie nel futuro e che, come probabile gesto protettivo, spinge a portare con sé quanti si amano”.

Una vita difficile, quella di Susanna, costellata da tanti dolori. Igienista dentale, la donna aveva subito un trauma dopo essere stata protagonista di un incidente d’auto – era lei alla guida – nel quale perse la vita la sua migliore amica. Un fatto in cui però non aveva avuto responsabilità: le indagini della Polizia stradale accertarono che lo scontro con un’altra vettura fu causato dal blackout del semaforo che regolava l’incrocio, in una notte di maltempo. Nel suo passato anche un matrimonio, poi naufragato, dal quale erano nati tre figli. Cinque anni fa, l’inizio di una nuova vita con il nuovo compagno, Mirko, e la nascita di Mia, bimba segnata però da un grave problema di salute. Infine l’ultimo colpo, un mese fa: ancora una separazione, pare decisa dal nuovo compagno, con la vita che pareva tornare nel buio. Un carattere chiuso, quello di Susanna, pochissimi amici: sui social, non un post, non un commento. Solo fotografie, di lei con i figli, e negli ultimi tempi solo panorami infiniti, cieli azzurri e nuvole che corrono nel cielo.

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Cronache

In vendita a Firenze Villa Palmieri, la favorita della regina Vittoria: costa 50 milioni di euro

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E’ stata messa in vendita, alla cifra di circa 50 milioni di euro, la lussuosissima Villa Palmieri, una meravigliosa residenza che si adagia sulle colline fuori Firenze.

Anche la regina Vittoria d’Inghilterra scelse questa villa come rifugio durante i suoi soggiorni in Italia. Per ben due volte, infatti, la sovrana britannica decise di trascorrere qui le proprie vacanze fiorentine. Fu proprio la sua presenza a consolidare la reputazione della villa come simbolo di lusso e prestigio. Nel 2019 Villa Palmieri ospitò la sfilata di Givenchy, mentre nel giugno 2024 la scuola di moda Polimoda in occasione dell’edizione di Pitti Uomo la selezionò come location per il suo Graduation Show di fine anno.

La villa si estende su quasi 4.000 metri quadrati, con un’area verde, dire giardino è ovviamente riduttivo, grande nove ettari, tanto che rappresenta il secondo parco più grande della città. Della vendita, come riferiscono molti media, se ne sta occupando un’agenzia immobiliare specializzata. Nel parco, gli ospiti possono arrivare tramite l’eliporto prima di godersi il campo da tennis, i rigogliosi giardini e un’antica piscina. All’interno della casa i numeri sono da record: ci sono 23 camere da letto e 19 bagni, tutti con interni decorati e disposti attorno a un cortile interno.

Giovanni Boccaccio, nella Terza Giornata del Decameron, descrisse il giardino paradisiaco alle porte di Firenze dove si riunivano i giovani che raccontano le sue novelle. Dalla descrizione pare che il giardino sia affacciato a sud verso Firenze, quindi alle pendici di Fiesole. Non sono molte le ville di origine trecentesca in quella zona e quasi certamente si tratta di villa Palmieri, già all’epoca dotata di ampi poderi, prati e fonti d’acqua descritte dal Boccaccio. La questione è che nel circondario della villa esistevano diversi edifici annessi, a loro volta poi diventate ville, che hanno pari chance della villa principale di aver dato l’ispirazione a Boccaccio. Tra queste ci sono la villa secondaria nel parco di villa Palmieri, oggi detta villa Benelli dal nome della famiglia che vi abita, oppure villa Schifanoia, che un tempo era inclusa tra le proprietà di villa Palmieri.

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