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È febbre da vigilia di Juventus-Inter, sarà battaglia tra Icardi e CR7. Il Napoli è alla finestra

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Venerdì sera, vigilia della festa dell’Immacolata, l’Italia tornerà a dividersi fra chi fa il tifo contro la Juve e chi, invece, sostiene i colori bianconeri. Fra quelli che tifano ‘contro’ ci sarà anche chi parteggia per l’incertezza del campionato, da anni ormai saldamente in mano alla Juventus, prima di Conte e poi di Allegri. “La Juve sta dominando, è la più forte ormai da anni, ma il campionato è ancora aperto”. Le parole pronunciate dal ct Roberto Mancini a Coverciano generano un auspicio, una piccola speranza che è strettamente connessa al risultato dell’anticipo di venerdì perchè se è vero, come dice Mancini, che “il campionato non è ancora finito, è difficile e competitivo anche se la Juve mostra di essere la più forte”, è altrettanto lampante come il distacco in classifica (8 punti dividono i campioni d’Italia dal Napoli) sia blindato. Certo è che una defaillance dei bianconeri potrebbe minare le loro certezze e aprire chissà quali scenari. “Mancano ancora tante partite, è ovvio che se a febbraio la classifica rimane questa, allora…”, ammette Mancini. Juve-Inter è confronto totale anche in attacco, dove la sfida nella sfida fra Icardi e Ronaldo colora i sogni e accende la passione dell’Italia intera. “Sono due giocatori completamente diversi – le parole di Claudio Marchisio, ex pilastro Juve, oggi allo Zenit San Pietroburgo -: Icardi può essere assente anche per 90′, ma gli basta un pallone in area per far gol, è uno dei più forti al mondo. Ronaldo ha cambiato il proprio modo di giocare in Italia, prende parte alla manovra, è sempre presente in qualsiasi gol, è più determinante per la Juve”. Il Napoli starà alla finestra, i suoi tifosi idem. Loro si, per una volta faranno il tifo per l’Inter, sperando che Spalletti, Icardi e compagni facciano trascorrere una serata da incubo alla Vecchia signora.

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Sinner-Alcaraz, a Pechino la sfida si rinnova

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Jannick Sinner è ad un passo dalla finale nel ‘China Open’ di Pechino, dove domani scriverà un altro capitolo del confronto con Carlos Alcaraz, sei mesi dopo l’epica semifinale a Miami. Per guadagnarsela ha dovuto battere l’avversario in campo, il bulgaro Grigor Dimitrov (in tre set: 6-4, 3-6, 6-2) e quello che aveva dentro di sé. Forse per la tensione nervosa o magari per un problema di digestione, a metà del terzo set l’azzurro ha quasi rigettato, durante un cambio di campo. “A un certo punto mi son sentito male. Forse era qualcosa che ho mangiato – ha poi spiegato – ma stavo per vomitare. Ma posso essere contento, il livello era molto alto e spero di recuperare per domani perché sarà fondamentale se voglio giocare una partita alla pari”. Il problema non gli ha impedito di condurre in porto il match (47ma vittoria stagionale) con un bellissimo passante in diagonale e volare verso la settima sfida con lo spagnolo, oggi n.2 del mondo. Al momento il confronto è in parità: 3-3.

In caso di successo a Pechino, Sinner salirebbe al numero 4 del ranking mondiale, eguagliando così la miglior classifica mai raggiunta da un italiano nell’era Open, oggi di Adriano Panatta. Contro Dimitrov è stata una vittoria anche sulla sofferenza fisica. L’altoatesino, brillante in avvio ma progressivamente risucchiato da una condizione ancora non impeccabile, ha comunque saputo reagire nei momenti difficili, a fronte di un Dimitrov confermatosi giocatore maturo e poco incline all’errore, una volta intuito uno spiraglio nel gioco dell’azzurro. Una prova di carattere che entro 24 ore dovrà però trovare il sostegno del fisico, se vuole reggere l’urto di Alcaraz. Il murciano a Pechino procede spedito ed ha eliminato Casper Ruud con un perentorio 6-4, 6-2. Nell’altra semifinale si affronteranno il russo Daniil Medvedev ed il tedesco Alexander Zverev. Medvedev, in vantaggio 9-7 nei 16 precedenti, dovrà comunque diffidare dell’avversario che sta attraversando un momento di ottima forma, con due titoli vinti, uno ad Amburgo a luglio e uno a Chengdu la scorsa settimana.

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Champions, Ancelotti: per il Real Madrid al ‘Maradona’ la partita più difficile del girone

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Nonostante l’aria serena come sempre, un piccolo tuffo al cuore Carlo Ancelotti lo avrà provato nella conferenza stampa per la partita di domani al ‘Maradona’ contro il Napoli, sua ex squadra. Il Real Madrid è in ritiro nell’hotel Vesuvio, lo stesso albergo dove ci fu il suo esonero dopo l’ammutinamento dei calciatori.

Prima di lui in conferenza il centrocampista Valverde, che ha spiegato che con il nuovo modulo di Ancelotti che ha lasciato il 4-3-3 per un 4-3-1-2 o 4-3-2-1- lui si trova bene. Il calciatore ha espresso la sua stima per l’allenatore e per compagni come Modric o Casimiro. Poi è toccata ad Ancelotti che ha spiegato che giocare contro il Napoli è difficile : si tratta di una squadra forte, con buon individualità e che gioca nel ‘suo’stadio. Dovremo fare una partita molto seria, cercando di ripetere la stessa prestazione fatta contro il Girona. Quanto a Bellingham è un calciatore molto bravo, non ha importanza se è o meno il miglior calciatore del mondo perchè io ritengo che tutta la squadra sia la migliore del mondo.

Quanto a Modric dice Ancelotti, “lo rispetto come giocatore e come persona ma c’è molta concorrenza”, poi come ha spiegato l’allenatore dei blancos ci sono 7 calciatori per 4 posti, è solo una decisione tecnica.

Quanto alla partita con il Napoli, ha spiegato che si partirà come con il Girona e che bisogna saper difendere perchè solo così si può vincere. “Tornare a Napoli, città meravigliosa, mi ricorda momenti buoni e meno ma rimane il ricordo di un’esperienza positiva “. Quanto alla partita di domani per Ancelotti è la partita più difficile del girone di Champions:. la maglietta del Real pesa per noi e per gli avversari”

 

Champions, l’arrivo dei calciatori del Real Madrid a Napoli

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Assist Dybala e Lukaku-Pellegrini gol, la Roma si rialza

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Una Roma con i giri al minimo basta per superare all’Olimpico il Frosinone per 2-0 ritrovando non solo la vittoria dopo la disfatta contro il Genoa, ma anche una solidità difensiva che consente a Mourinho di chiudere la sua seconda partita stagionale senza subire gol (l’altra è stata la vittoria con l’Empoli per 7-0). Al resto pensano i soliti Dybala e Lukaku, con il primo a deliziare il secondo per l’1-0 e sempre con la Joya protagonista dell’assist del 2-0 per capitan Pellegrini. Ma neanche 72 ore dopo il crollo di Marassi, Mourinho si affida a un undici quasi uguale se non fosse per Cristante nella linea dei tre centrali (visti gli infortuni di Smalling e Lllorente) e la presenza di Karsdorp al posto di Kristensen a destra.

A cambiare, invece, è la solita routine pre partita, con il tecnico giallorosso che ha deciso di seguire il riscaldamento vicino ai suoi giocatori. Una scelta fatta per stare al fianco di una squadra in difficoltà non potendo sapere quale sarebbe stata la reazione del tifo romanista. Alla fine l’Olimpico, ancora sold out, ha risposto con l’indifferenza iniziale, ma applaudendo Mourinho alla lettura delle formazioni. Qualche timido fischio lo ha ricevuto Pellegrini, così come il Frosinone di Di Francesco, schieratosi a tre con l’inserimento di Monterisi e Romagnoli, quest’ultimo costretto a lasciare il campo al 18′ per infortunio.

Davanti spazio a Cuni per Cheddira con l’11 del Frosinone due volte vicino al gol nel primo tempo sfruttando in entrambe le occasioni una dormita di Ndicka. Più preciso Lukaku che alla prima chance segna il suo quarto gol con la maglia della Roma in sei presenze. Una rete propiziata dalla giocata di prima di Dybala per quello che è il 16° centro del 2023, rendendo Big Rom il terzo miglior marcatore dell’anno solare tra i giocatori della Serie A (meglio hanno fatto solo Lautaro e Osimhen).

Nella ripresa i 22 in campo non cambiano fino alla doppia sostituzione di Di Francesco che toglie Baez e Cuni, inserendo Caso e Cheddira. Le contromossa di Mourinho, invece, passa dall’avvicendamento Karsdorp-Kristensen, con lo Special One che fa scaldare per tutta la ripresa Belotti, Azmoun, El Shaarawy e il Primavera Joao Costa, ma fino a cinque dalla fine lascia in campo la stessa squadra anche se stanca, trovando il raddoppio con Pellegrini, ancora su assist di Dybala (questa volta su punizione). Solo nel finale dentro Aouar e Azmoun con il triplice fischio dell’arbitro che regala tre punti a una Roma che vola a 8 in classifica e che fa pace con i suoi tifosi andando sotto la Sud ad applaudire uno stadio che nonostante i risultati non ha contestato come a Genova.

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