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Cronache

Due fratelli si avvicendano al comando della Folgore, sono Beniamino e Stefano Vergori

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Due anni di differenza d’eta’ e una carriera militare sviluppata sostanzialmente in parallelo, al punto che oggi il fratello piu’ giovane ha preso il posto del piu’ anziano alla guida della Brigata paracadutisti Folgore, nel corso della cerimonia di avvicendamento svoltasi a Pisa, nella caserma Gamerra sede del centro di addestramento di una delle unita’ d’elite dell’esercito italiano. E’ la storia dei generali Beniamino e Stefano Vergori, rispettivamente 52 e 50 anni, originari di Carmiano (Lecce) ed entrambi formatisi prima all’Accademia militare di Modena e poi alla Scuola di applicazione di Torino. Una famiglia di para’ della Folgore: lo e’ anche un terzo fratello, piu’ piccolo dei due generali, Stefano: e’ tenente colonnello in servizio a Livorno presso il 185/o Reggimento acquisizione obiettivi. Beniamino Vergori, dopo essere stato assegnato alla Folgore ha ricoperto gli incarichi di comandante di plotone e comandante di Compagnia fucilieri paracadutisti al 187/o Reggimento di stanza a Livorno. Il fratello Stefano, da tenente, e’ stato invece assegnato al 183/o reggimento paracadutisti Nembo di Pistoia con gli incarichi di comandante di plotone fucilieri, comandante di compagnia mortai pesanti, comandante della compagnia comando e supporto logistico, ufficiale addetto alle operazioni e addestramento e capo ufficio operazioni, addestramento e informazioni. Beniamino ha assolto anche incarichi presso distaccamenti Nato, tornando alla Folgore nel 2009 e poi nuovamente nel 2015 guidando il 186/o reggimento di Siena e diventando in seguito capo di Stato maggiore della Brigata paracadutisti, vicecomandante della Folgore nell’estate 2019 e comandante della Brigata fino a oggi. Dal 26 gennaio al 29 giugno scorsi ha comandato anche l’ultimo contingente nazionale in Afghanistan. Il fratello Roberto, dopo un periodo allo Stato maggiore dell’Esercito ha prestato servizio per un paio d’anni fino al settembre 2011 anche presso lo Stato maggiore dell’Esercito britannico. Una volta rientrato in Italia ha ricoperto prima l’incarico di capo sezione di Stato maggiore in sede vacante presso l’ufficio generale dello Stato maggiore dell’Esercito e poi ha assunto il comando del 2/o battaglione Tarquinia del 187/o reggimento paracadutisti Folgore. Colonnello dal 2016, ha assunto il comando fino al 2018 del 5/o reggimento fanteria Aosta a Messina, prima di diventare capo divisione J3 (Operazioni) del Comando operativo di vertice Interforze. E’ stato inoltre comandante della missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia.

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Camorra: clan minorenni in Quartieri Spagnoli Napoli, 3 arresti

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Un vero mini-clan, con tanto di summit e azioni intimidatorie. Tutto formato da minorenni dei Quartieri spagnoli di Napoli. E’ la scoperta di una indagine dela polizia che ha portato a una misura di custodia cautelare del gip partenopeo con il carcere nei confronti di tre ragazzi, ritenuti vicini ai Di Biasi, meglio conosciuti come Faiano, e indagati, a vario titolo, di lesioni personali, porto e detenzione di armi da fuoco, violenza privata, rapina, reati tutti aggravati anche dalle modalita’ mafiose. Il provvedimento nasce dalle indagini sul ferimento a colpi d’arma da fuoco di Vincenzo Masiello il 5 novembre 2022.

L’agguato e’ da ricondurre alla mira espansionistica di un gruppo di giovanissimi ambiziosi che volevano ritagliarsi il loro spazio all’interno delle dinamiche criminali dei Quartieri Spagnoli. La vittima, attualmente detenuta, e’ da considerarsi elemento di spicco della camorra del quartiere. Durante le indagini e’ emerso che il nascente gruppo criminale e’ dedito a reati contro il patrimonio, ha un’ampia disponibilita’ di armi, ha stabilito la sua base operativa in vico Lungo San Matteo che e’ controllato militarmente. Gli indagati costantemente armati di pistola, per evitare attacchi da componenti di altri gruppi antagonisti, hanno in piu’ occasioni perquisito le persone che, in particolare nelle ore notturne, transitavano nella loro zona di influenza.

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Pizzaiolo ucciso: risate e gesti a fine udienza tra gli imputati

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Risate e gesti anche quello delle manette, a fine udienza, tra gli imputati al processo in corso a NAPOLI sull’omicidio di Francesco Pio Maimone, l’aspirante pizzaiolo ucciso nelle prime ore del 20 marzo 2023 sul lungomare di NAPOLI da un proiettile vagante esploso al culmine di una lite scoppiata solo per un pestone su un paio di scarpe griffate a cui la vittima era estranee. Il comportamento di alcuni degli accusati – collegati in video conferenza dalle carceri dove sono detenuti – non è passato inosservato in aula, quando ormai l’udienza, particolarmente importante quella di oggi, si era ormai conclusa. Oggi, infatti, per la prima volta uno dei testimoni, un amico della vittima, che era lì e nelle cui braccia Maimone è spirato, ha indicato colui che ha sparato, puntando il dito verso il riquadro del monitor in cui c’era Francesco Pio Valda.

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Terra dei Fuochi: M5s, fare luce su restituzione beni ai Pellini

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“I fratelli Pellini, condannati definitivamente per traffico illecito di rifiuti, sono responsabili di aver avvelenato la Terra dei Fuochi seppellendo e spargendo nelle campagne di Acerra rifiuti speciali e pericolosi. Era stata disposta la confisca del loro patrimonio per ben 222 milioni, quei soldi dovevano essere destinati alle bonifiche.

Invece, la Cassazione glieli ha restituiti perchè la Corte d’Appello di Napoli si sarebbe attivata oltre i termini previsti. Ministro, per rispetto verso tutti i cittadini e per affermare i valori della Giustizia, chiediamo che si accerti, anche tramite ispezioni, cosa è realmente successo negli uffici giudiziari di Napoli e che si faccia tutto il possibile per recuperare quei soldi alla causa collettiva. Questa non può essere solo una battaglia del Movimento 5 Stelle, deve essere un impegno di tutte le forze politiche”.

Lo ha detto il deputato M5S Sergio Costa, vice presidente della Camera, illustrando un’interrogazione al ministro Nordio. Nella replica, la deputata M5S Carmela Auriemma, prima firmataria dell’atto, ha osservato come “non sia sufficiente la risposta del ministro. 222 milioni di euro sono stati restituiti a dei delinquenti per un vizio procedurale, è doveroso che si faccia la massima chiarezza su quello che è accaduto, lo Stato lo deve a tutti i cittadini cresciuti nella Terra dei Fuochi e alle troppe famiglie che piangono le vittime di quell’inquinamento criminale. Lo Stato non può perdere così davanti agli eco-delinquenti, deve essere forte e inflessibile con questa gente. Bisogna tutelare il lavoro svolto per 15 anni dai magistrati di ben tre procure della Repubblica”.

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