Collegati con noi

Politica

Draghi frena il vertice con i leader di partito, intesa in Parlamento sulla Legge di Bilancio

Pubblicato

del

La ricerca di un accordo sulla manovra si sposta in Parlamento: il giorno dopo la proposta di Enrico Letta di un tavolo tra i leader e il premier per mettere al riparo il percorso della legge di Bilancio dal rischio ‘Vietnam’, il governo frena sull’idea che in questo processo possa intervenire anche il premier, Mario Draghi. E lo stesso Pd fa sapere che si partira’ da un confronto tra i capigruppo della maggioranza. Anche perche’ le distanze, soprattutto sulle tasse, restano tutte e non sara’ semplice trovare una sintesi tra chi vuole un intervento sulle partite Iva (soprattutto il centrodestra) e chi chiede di concentrare gli 8 miliardi della manovra sulle buste paga dei lavoratori dipendenti (il centrosinistra). Le iniziative della politica sono sotto osservazione a Palazzo Chigi ma non appare all’orizzonte un faccia a faccia con tutti i segretari dei partiti che peraltro finora non c’e’ mai stato. La “camera di compensazione” delle differenti anime della maggioranza finora e’ sempre stata la cabina di regia con i ministri – allargata ultimamente anche ai responsabili economici dei partiti – e nei mesi scorsi gia’ era stato di fatto declinata la richiesta di Matteo Salvini di aprire tavoli coi leader su altri temi. Resta invece confermato l’incontro con i sindacati confederali a Palazzo Chigi per fare il punto su un altro delicato e controverso tema: quello delle pensioni. Tutti i partiti, comunque, sono in movimento. Antonio Tajani ha riunito ministri, sottosegretari e capigruppo. Il Pd fara’ domattina una segreteria ad hoc sulla manovra. Matteo Salvini ne parla anche con Giorgia Meloni. I margini comunque restano molto stretti perche’ l’impianto della manovra, ribadiscono dal governo, e’ quello che Draghi e Franco hanno presentato dopo l’ok del Cdm, prendendo tempo sulle tasse e assicurando che sarebbe stata coinvolto il Parlamento. Ma chiarendo che alla fine sara’ un emendamento del governo a scrivere come saranno tagliate le tasse. Letta ribadisce che e’ il momento di una “prova di maturita’” da parte delle forze politiche e si dice soddisfatto dell’accoglienza della sua proposta da parte degli altri azionisti della maggioranza. Ma sulle tasse, il vero trofeo in palio con la manovra, non si scorgono reali passi avanti. Forza Italia che per prima ha accolto l’appello del segretario Dem, mette ora i suoi paletti, e chiede di tagliare l’Irap e di andare avanti con la “flat tax” per il ceto medio. La Lega l’ampliamento della flat tax l’ha proprio gia’ messa nero su bianco con gli emendamenti al decreto fiscale e gia’ nei giorni scorsi aveva espresso una sua preferenza per la riduzione dell’Irap. Uno dei cavalli di battaglia di Italia Viva, che ha sempre chiesto di iniziare eliminando quella su auotonomi e imprese individuali ma ora e’ sul chi va la’: gli 8 miliardi per il taglio delle tasse in manovra “devono essere visti come il primo tempo di una strategia complessiva di riforma, e non come un intervento isolato” e la decisione di come usarli va presa nell’ambito di un “intervento sistemico”, avverte il responsabile economico di Iv, Luigi Marattin, che da presidente della commissione Finanze della Camera ha guidato nei mesi scorsi il lunghissimo lavoro parlamentare per preparere la delega fiscale, ora all’esame in commissione. Se non si fara’ all’interno del perimetro della delega, e’ il ragionamento, l’intervento sulle tasse rischiera’ di dividersi non in due (tra Irpef e Irap, come recita il testo della legge di Bilancio), ma in 5-6 “bandierine” una per ogni partito che sostiene il governo. Proprio il rischio che la proposta Dem di un accordo preventivo vorrebbe evitare. Il Pd peraltro, vorrebbe che la riduzione del peso del fisco si concentrasse “sulle tasse sul lavoro”. Come Leu e in larga parte anche il Movimento 5 Stelle che comunque non vedrebbe male anche un intervento sulle partite Iva e chiede da tempo una nuova rottamazione delle cartelle (come Fi e Lega). Per cercare di ridurre le distanze si starebbe valutando anche di mettere attorno a un tavolo (tecnico-politico) i responsbili economici dei partiti al Mef, con l’intento di trovare una intesa da suggellare magari alla fine con un incontro tra i leader.

Advertisement

Politica

In Basilicata Bardi vince col 56,6%, Fdi primo partito col 17,3% mentre al Pd va il 13,8%

Pubblicato

del

Il candidato del centrodestra Vito Bardi è stato confermato governatore della Basilicata con il 56,63% dei voti, secondo i risultati definitivi dello scrutinio delle elezioni regionali. Piero Marrese del centrosinistra ha ottenuto il 42,16% dei consensi. Al terzo candidato Eustachio Follia è andato l’1,21%.  Fratelli d’Italia risulta il partito più votato, con il 17,39%.  Segue il Partito democratico col 13,87%.  Nella coalizione di centrodestra Forza Italia ottiene il 13,01% dei voti, mentre la Lega si ferma al 7,81% dei consensi seguita da Azione con il 7,51%. Nel centrosinistra il Movimento 5 stelle ottiene il 7,66%, dietro a Basilicata casa comune (11,18%).

Continua a leggere

Politica

42 simboli per le Europee, tra doppioni e omonimie

Pubblicato

del

La corsa al Parlamento europeo è davvero inziata. Sulla bacheca del Viminale ci sono 42 simboli, che rappresentano altrettante forze politiche accomunate da un solo obiettivo: strappare il ticket utile per volare a Strasburgo. L’albo delle affissioni è al completo. E appare come un caleidoscopio di colori, immagini e parole che raccontano la politica italiana. Quella del presente, ma anche quella del passato. Quella dei grandi partiti e quella delle piccole formazioni che sperano nell’impresa. Spiccano i nomi: Meloni, Salvini e Berlusconi per il centrodestra. Con gli azzurri che restano ancorati al nome del Cavaliere. Personalizzazione, sì. Ma anche qualche slogan: come la parola “pace” inserita dal Movimento 5 Stelle. E poi i simboli delle famiglie europee. Il Partito democratico mette nel contrassegno il logo del Pse. Scrivono quello del gruppo di ‘Renew Europe’ sia Azione e che la lista ‘Stati uniti d’Europa’. Ed è proprio il nome della lista che vede correre in tandem +Europa e Italia Viva, insieme ad altre quattro formazioni, ad attirare l’attenzione del Viminale.

La lista lanciata da Emma Bonino non è l’unica con il nome ‘Stati uniti d’Europa’. C’è un’altro simbolo, quello con pugno e rosa rossa depositato dai Radicali Italiani, che presenta la stessa denominazione. E non si tratta del solo caso di omonimia in bacheca, su cui potrebbe essere chiamato a esprimersi il ministero dell’Interno. C’è il ‘Partito pirata italiano’, con scritta su sfondo verde, e ci sono anche i ‘Pirati’, con tibia, teschio e bandana viola su sfondo nero. E poi il ‘Movimento per l’Italexit’, in basso nel simbolo della lista ‘Libertà’, presentata da Cateno de Luca, che si contrappone a ‘Italexit per l’Italia’, in coppia nel simbolo col ‘Partito animalista’. Per le verifiche di regolarità bisognerà aspettare 48 ore. Intanto, i big possono già cominciare a scaldare i motori. Il nome della premier Giorgia Meloni, accompagnato dalla consueta fiamma tricolore, compare nel simbolo di FdI con un carattere ben più grande del nome del partito.

La Lega ha invece da tempo il nome del suo leader Matteo Salvini nel logo. Il nome di Berlusconi “è nello statuto non solo nel simbolo”, spiega Alessandro Battilocchio, responsabile elettorale di Forza Italia. Gli azzurri sono gli unici, tra i partiti di governo, a richiamare nel simbolo la famiglia europea di appartenenza, quella del Partito popolare europeo. Stesso riferimento per Stefano Bandecchi con la sua ‘Alternativa popolare’. A puntare sul nome nel contrassegno è anche Carlo Calenda, leader della lista ‘Azione-Europa Unita’. Alleanza Verdi e Sinistra ai nomi contrappone la simmetria dei due partiti che compongono la lista, Verdi Europei e Sinistra Italiana. Tra i simboli del passato non mancano ‘falce e martello’ e scudo crociato. Il Partito comunista italiano presenta una classica bandiera rossa con simbolo in giallo.

Mentre lo scudo con la parola ‘libertas’ si trova sia sul contrassegno depositato dall’Udc che su quello della Democrazia Cristiana. “Il simbolo che abbiamo presentato è quello del 1992”, spiega Carlo Leonetti della Dc. La parola pace, accompagnata da un hashtag nel contrassegno M5s, trova il suo simbolo nella lista ‘Pace terra dignità’ di Michele Santoro: colomba bianca con un ramoscello d’ulivo. E sono diversi i simboli che suscitano curiosità. Come quello degli ‘Esseritari’ di Luciano Chiappa, che è autore anche dell’omonimo libro. Oppure il ‘Movimento Poeti d’Azione’ di Alessandro d’Agostini, attore che decide di ripresentarsi con ‘spada e penna’. Alle quali si aggiungono le insegne di ‘Sacro romano impero cattolico’ di Mirella Cece e di ‘Italia reale’. Non tutti i cosiddetti ‘piccoli’, però, supereranno il vaglio degli uffici elettorali. Molti di loro potrebbero ritrovarsi nella bacheca dei ‘ricusati’.

Continua a leggere

Politica

Bardi bis in Basilicata, nuovo exploit del centrodestra

Pubblicato

del

Il centrodestra resta alla guida della Basilicata. In un voto segnato dal forte astensionismo (alle urne il 49,8%), Vito Bardi ottiene la riconferma con largo distacco (58-40% la forchetta provvisoria) su Piero Marrese, su cui il centrosinistra ha puntato dopo una serie di retromarce. Lo spoglio iniziato a rilento toglie la corona di partito più votato al M5s, che alle Regionali del 2019 e alle Politiche del 2022 era andato oltre il 20% e ora vede più che dimezzati i consensi (attorno all’8%). I dati provvisori vedono primeggiare FdI (oltre il 16%), tallonato da FI che va in doppia cifra (12%), soglia sotto cui potrebbe restare la Lega (8%), alle spalle anche di Azione: un sorpasso che rischia di infiammare il derby tra alleati da qui alle Europee. Rispetto alle Politiche cala di circa un punto anche il Pd (15%), che paga anche errori di strategia e nei prossimi mesi dovrà fare i conti con il complicato rapporto con il Movimento di Giuseppe Conte.

“Ringrazio di cuore tutti i cittadini che hanno voluto confermare il loro sostegno alle nostre politiche – esulta Giorgia Meloni -. La vostra fiducia è il motore che ci spinge avanti ogni giorno”. Il suo partito con ironia parla di “Effetto monologo in Basilicata”, con un riferimento al caso Scurati: “Non ci hanno visti arrivare perché impegnati a rileggere il famoso monologo”. “Grande soddisfazione” arriva dalla Lega, per “l’ennesimo largo successo del centrodestra unito”. Ma soprattutto da FI. “Ha vinto il centrodestra unito. Hanno vinto i lucani che hanno scelto di sostenere il nostro Buon Governo per altri 5 anni”, il tweet di Antonio Tajani, che è riuscito a convincere gli alleati a puntare ancora sull’ex generale della Guardia di finanza che nel 2019 ottenne l’investitura da Silvio Berlusconi.

In attesa dei dati definitivi e dopo aver ricevuto le congratulazioni dello sfidante Marrese, Bardi in serata parla di “una vittoria chiara”, e ringrazia “i lucani per la fiducia che mi hanno accordato, per la seconda volta”. “É una grande responsabilità che sento verso tutti loro, anche verso i lucani che non mi hanno votato o che non si sono recati alle urne. Continuerò ad essere il Presidente di tutti”, il messaggio del governatore che, dopo l’istant poll con 12 punti di vantaggio, nel pomeriggio ha visto crescere la sua coalizione, allargata ad Azione e Iv un mese fa, quando andava in cortocircuito il centrosinistra. Uno psicodramma politico che ha portato Pd, M5s, Avs, Psi e +Europa a convergere su Marrese dopo i dissidi su Angelo Chiorazzo e poi incassare il passo indietro di Domenico Lacerenza, il chirurgo rimasto in corsa solo 72 ore. Il centrosinistra negli ultimi sedici mesi ha vinto solo due appuntamenti regionali (Lazio e Sardegna), perdendo in Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Molise, Abruzzo, a Trento e infine in Basilicata.

Un ruolino di marcia che consente a Giorgia Meloni di considerare solido il consenso del suo governo. A differenza dei rivali, lei e gli altri leader di centrodestra, nonostante tensioni e piccoli incidenti parlamentari, riescono a dare un’idea di coesione, premiata nelle urne. Anche in Basilicata, dove pure fino a un paio di mesi fa erano espliciti i dubbi interni sulle chance di successo di Bardi. Poi, di fronte al caos nel campo largo e alla scelta perdente di candidare in Sardegna Paolo Truzzu di FdI anziché puntare sulla riconferma del governatore in quota Lega Christian Solinas, la coalizione ha fatto quadrato intorno all’ex generale. Una scelta che ora è rivendicata soprattutto da Forza Italia, che a Potenza per seguire i risultati ha schierato le prime linee, fra gli altri la ministra Elisabetta Casellati, coordinatrice regionale, e il capogruppo alla Camera Paolo Barelli.

Il risultato, nota il portavoce azzurro Raffaele Nevi, è “frutto del lavoro fatto dal governatore in questi anni, anche nell’allargare la coalizione a forze più riformiste che hanno riconosciuto nel buongoverno di Bardi un approdo migliore per i loro progetti e programmi”. Iv sottolinea la “grande soddisfazione di Matteo Renzi che è stato il primo a sostenere Bardi anche in virtù di un’antica amicizia”. “Il centro si dimostra determinante per vincere”, è la tesi dell’ex premier, la stessa del leader di Noi moderati, Maurizio Lupi.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto