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Cronache

Donna uccide il marito davanti al figlio di 15 anni

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Se sia stato un gesto di reazione dopo anni di soprusi subiti in silenzio o se si è trattato di una lite degenerata nel sangue, o ancora un atto di difesa nei confronti del figlio, è ancora da capire. È questo lo snodo centrale dell’omicidio avvenuto nella tarda serata di sabato a Nuvolento, in provincia di Brescia. Un uomo di 59 anni è stato ucciso in casa dalla moglie che lo ha colpito alla gola con diversi fendenti. Uno avrebbe reciso la carotide e l’uomo è morto nonostante l’intervento dei soccorritori.

La vittima è Romano Fagoni, operaio disoccupato con una serie di problemi di salute anche recenti, mentre la moglie è Raffaella Ragnoli, di tre anni più giovane, casalinga, che nella notte è stata arrestata su disposizione del pubblico ministero di turno. E che ora si trova in carcere. Di certo c’è che attorno all’ora di cena di sabato, marito e moglie hanno litigato e alla lite ha assistito il figlio quindicenne della coppia che ha chiamato i soccorsi dopo il tragico epilogo.

L’arma del delitto è un coltello da cucina che i carabinieri intervenuti hanno ritrovato e che la donna accusata di omicidio volontario ha consegnato, sotto choc, ai militari. Il contesto familiare in cui si è consumato il primo omicidio dell’anno in provincia di Brescia è sicuramente segnato da difficoltà economiche e con l’anziana madre della vittima che abita al piano inferiore della cascina dove si è verificata la tragedia, da accudire. Fino alla notte scorsa, marito e moglie erano sconosciuti alle forze dell’ordine e non ci sarebbero denunce per maltrattamenti in famiglia o per lesioni.

La coppia aveva trascorso la mattinata di sabato insieme e chi l’ha incontrata nel corso della giornata, anche poche ore prima dell’omicidio, non si sarebbe mai immaginato quello che poi è accaduto in serata. Raffaella Ragnoli dopo il provvedimento di fermo disposto dal pm Flavio Mastrototaro alle quattro del mattino è detenuta nel carcere di Verziano in attesa dell’interrogatorio di convalida, mentre il corpo del marito Romano Fagoni è a disposizione dell’autorità giudiziaria in attesa che venga eseguita l’autopsia.

La famiglia, originaria di Serle, paese a pochi chilometri dalla loro abitazione, era conosciuta a Nuvolento, anche per i brillanti risultati scolastici del figlio appassionato di letteratura, e dove la notizia dell’omicidio ha iniziato a circolare già alle sette di domenica mattina. Tra lo stupore della gente. Le domande ancora senza risposta sono infatti tante. La coppia oltre al 15enne che ha assistito all’omicidio, ha anche un’altra figlia, già maggiorenne che vive fuori casa in provincia. Anche il suo racconto sarà determinante per ricostruire le dinamiche familiari. E il contesto in cui è maturato l’omicidio.

“È un grande dolore perché conosco la famiglia e non mi sarei aspettato una cosa del genere” è il primo commento del sindaco Nuvolento Giovanni Santini. “Non me lo sarei aspettato soprattutto da lei, sempre disponile, per la parrocchia, per il Comune, quando aveva aiutato anche per il servizio pedibus. Lei si vedeva molto in paese, era attiva per la comunità, lui molto meno” racconta il sindaco. “Se c’erano tensioni tra loro erano ben nascoste tra le mura domestiche perchè non abbiamo mai saputo nulla” aggiunge il primo cittadino di Nuvolento che poi, “inorridito da quanto viene scritto sui social”, invita la gente a “non giudicare frettolosamente la situazione”. Santini conclude poi: “Raffaella si porterà dentro questo dolore a lungo. Sono vicino anche ai figli, soprattutto al 15enne che ha visto tutto. A lui va il mio abbraccio più grande”.

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Camorra: clan minorenni in Quartieri Spagnoli Napoli, 3 arresti

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Un vero mini-clan, con tanto di summit e azioni intimidatorie. Tutto formato da minorenni dei Quartieri spagnoli di Napoli. E’ la scoperta di una indagine dela polizia che ha portato a una misura di custodia cautelare del gip partenopeo con il carcere nei confronti di tre ragazzi, ritenuti vicini ai Di Biasi, meglio conosciuti come Faiano, e indagati, a vario titolo, di lesioni personali, porto e detenzione di armi da fuoco, violenza privata, rapina, reati tutti aggravati anche dalle modalita’ mafiose. Il provvedimento nasce dalle indagini sul ferimento a colpi d’arma da fuoco di Vincenzo Masiello il 5 novembre 2022.

L’agguato e’ da ricondurre alla mira espansionistica di un gruppo di giovanissimi ambiziosi che volevano ritagliarsi il loro spazio all’interno delle dinamiche criminali dei Quartieri Spagnoli. La vittima, attualmente detenuta, e’ da considerarsi elemento di spicco della camorra del quartiere. Durante le indagini e’ emerso che il nascente gruppo criminale e’ dedito a reati contro il patrimonio, ha un’ampia disponibilita’ di armi, ha stabilito la sua base operativa in vico Lungo San Matteo che e’ controllato militarmente. Gli indagati costantemente armati di pistola, per evitare attacchi da componenti di altri gruppi antagonisti, hanno in piu’ occasioni perquisito le persone che, in particolare nelle ore notturne, transitavano nella loro zona di influenza.

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Pizzaiolo ucciso: risate e gesti a fine udienza tra gli imputati

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Risate e gesti anche quello delle manette, a fine udienza, tra gli imputati al processo in corso a NAPOLI sull’omicidio di Francesco Pio Maimone, l’aspirante pizzaiolo ucciso nelle prime ore del 20 marzo 2023 sul lungomare di NAPOLI da un proiettile vagante esploso al culmine di una lite scoppiata solo per un pestone su un paio di scarpe griffate a cui la vittima era estranee. Il comportamento di alcuni degli accusati – collegati in video conferenza dalle carceri dove sono detenuti – non è passato inosservato in aula, quando ormai l’udienza, particolarmente importante quella di oggi, si era ormai conclusa. Oggi, infatti, per la prima volta uno dei testimoni, un amico della vittima, che era lì e nelle cui braccia Maimone è spirato, ha indicato colui che ha sparato, puntando il dito verso il riquadro del monitor in cui c’era Francesco Pio Valda.

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Terra dei Fuochi: M5s, fare luce su restituzione beni ai Pellini

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“I fratelli Pellini, condannati definitivamente per traffico illecito di rifiuti, sono responsabili di aver avvelenato la Terra dei Fuochi seppellendo e spargendo nelle campagne di Acerra rifiuti speciali e pericolosi. Era stata disposta la confisca del loro patrimonio per ben 222 milioni, quei soldi dovevano essere destinati alle bonifiche.

Invece, la Cassazione glieli ha restituiti perchè la Corte d’Appello di Napoli si sarebbe attivata oltre i termini previsti. Ministro, per rispetto verso tutti i cittadini e per affermare i valori della Giustizia, chiediamo che si accerti, anche tramite ispezioni, cosa è realmente successo negli uffici giudiziari di Napoli e che si faccia tutto il possibile per recuperare quei soldi alla causa collettiva. Questa non può essere solo una battaglia del Movimento 5 Stelle, deve essere un impegno di tutte le forze politiche”.

Lo ha detto il deputato M5S Sergio Costa, vice presidente della Camera, illustrando un’interrogazione al ministro Nordio. Nella replica, la deputata M5S Carmela Auriemma, prima firmataria dell’atto, ha osservato come “non sia sufficiente la risposta del ministro. 222 milioni di euro sono stati restituiti a dei delinquenti per un vizio procedurale, è doveroso che si faccia la massima chiarezza su quello che è accaduto, lo Stato lo deve a tutti i cittadini cresciuti nella Terra dei Fuochi e alle troppe famiglie che piangono le vittime di quell’inquinamento criminale. Lo Stato non può perdere così davanti agli eco-delinquenti, deve essere forte e inflessibile con questa gente. Bisogna tutelare il lavoro svolto per 15 anni dai magistrati di ben tre procure della Repubblica”.

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