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Djokovic-Alcaraz, finale da record a Wimbledon

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Non sarà solo una rivincita quella che domani andrà in scena nella finale maschile a Wimbledon tra Novak Djokovic e Carlos Alcaraz. A 37 anni, reduce dall’operazione al ginocchio destro, il serbo ha mostrato nel suo percorso verso la finale, vedi il successo di ieri su Lorenzo Musetti, di potersi riprendere lo scettro ceduto un anno fa allo spagnolo e di aggiornare il suo quasi inimitabile libro dei record.

Il n.3 al mondo, già strepitoso a 21 anni, sogna una domenica trionfale per sè a Londra e per la Spagna a Berlino, come ha inavvertitamente auspicato dopo la vittoria in semifinale su Daniil Medvedev facendosi travolgere dai ‘buu’ del pubblico inglese. La fiducia in se stesso non manca certo all’iberico, che si sente pronto per affrontare la finale e portare a casa il quarto slam in carriera, per ritirarlo di nuovo dalle mani della principessa Kate, annunciata domani al Royal Box.

“Mi sento molto bene, ho un livello di tennis davvero alto, mi muovo bene – ha detto ieri lo spagnolo -. So cosa aspettarmi, so che dovrò dare il massimo. Non mi vedo come favorito – ha sottolineato – ma cercare di vincere è nella mia natura”. Il torneo ha regalato a Djokovic un piccolo vantaggio: lo spagnolo ha giocato 23 set per raggiungere la finale e ha trascorso quattro ore in campo in più rispetto al serbo che ha giocato 17 set e ha approfittato del ritiro di De Minaur nei quarti di finale. Ma come dice Alcaraz, qualunque siano le circostanze, “ogni partita è una guerra”.

Djokovic punta al suo 25/o slam e all’ottavo titolo a Wimbledon, dove domani giocherà la sua decima finale, un traguardo che molti ritenevano impossibile dato che solo il 5 giugno il serbo è stato operato al menisco destro e fino all’ultimo non era certo di giocare a Londra.

“Non volevo dimostrare niente a nessuno, volevo solo fare di tutto per poter giocare a Wimbledon e ce l’ho fatta. Ora gioco in tutta libertà e come posso”, ha detto dopo la vittoria in tre set su Musetti. Anche lui sa che dovrà alzare il suo livello di gioco per venire a capo del problema Alcaraz ma questo è il suo avvertimento al rivale: “Wimbledon tira fuori sempre il meglio da me, mi motiva ad essere il più forte possibile”.

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Mondiale per club, Juve debutta in silenzio all’Audi Field: Tudor rilancia il nuovo corso bianconero

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Lontano dai riflettori del glamour hollywoodiano e dagli 80.619 spettatori del Rose Bowl per Psg-Atletico, la Juventussi prepara al suo esordio nel nuovo Mondiale per club in uno scenario ben più raccolto: l’Audi Field di Washington, stadio da 20mila posti che ospita i DC United di MLS. I biglietti? Ancora disponibili per tutti i settori a poche ore dalla partita, con prezzi oscillanti tra 76 e 263 dollari. Ma non sarà certo la cornice a fermare la Juve.

Tudor: “Qui per vincere, non per partecipare”

Igor Tudor, uomo della rinascita bianconera, è stato chiaro: «La Juve gioca sempre per vincere». L’obiettivo è doppio: alzare il trofeo e rilanciare l’immagine internazionale del club dopo anni difficili, in campo e fuori. Non è un dettaglio: l’accesso a questo torneo garantisce almeno 20 milioni di euro, ma andando avanti nel tabellone, il bottino può crescere notevolmente.

Il tecnico croato ha ritrovato il gruppo negli USA, lavorando a fondo tra i monti degli Appalachi, nel silenzio di White Sulphur Springs, in West Virginia. Una preparazione lontana dai clamori, ma con la mente fissa sul campo e sulla costruzione di un’identità precisa: aggressività, verticalità, spirito. Il tutto racchiuso nel suo 3-4-2-1.

Una sfida che ha il sapore della memoria

L’avversario sarà l’Al Ain degli Emirati Arabi, squadra che nel 2018 arrivò in finale del vecchio Mondiale per club, perdendo dal Real Madrid, e che nel 2003 batté la Juve in un’amichevole di lusso per 1-0. In campo allora c’erano Buffon, Del Piero, Trezeguet e… lo stesso Tudor. Un ricordo che alimenta la fame di rivincita, anche se sulla carta la differenza di livello tecnico è netta.

Dentro il nuovo cantiere Juve

Nel match d’esordio, davanti a Di Gregorio, ci sarà il ritorno di Kalulu dopo la squalifica, insieme a Gatti e uno tra il giovane Savona e il rientrante Rugani. Dietro a Kolo Muani, spazio possibile a Koopmeiners, con Tudor deciso a valorizzare un gruppo giovane e motivato.

Ma non solo tattica. Il croato ha investito sul dialogo, sullo spirito di squadra, sugli abbracci e sulle parole forti nei momenti chiave. La Juve riparte anche da qui.

“Follow the money”: la Juve riparte anche dai conti

A Washington i bianconeri alloggiano al suggestivo Watergate Hotel, storico teatro dello scandalo politico che travolse Nixon. Ironia della sorte, mentre lì scoppiarono i guai per le intercettazioni, oggi la Juve cerca solo la via del profitto. Con il motto di “Follow the money”, la dirigenza bianconera sembra sulla strada giusta: dopo i nuovi accordi con Jeep e Visit Detroit, è in arrivo un maxi rinnovo con Adidas da 40 milioni l’anno fino al 2038. Un cammino lungo, ma già ben tracciato.

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Inzaghi già promesso agli arabi prima della finale di Champions, Gasperini pensa già allo scudetto

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Gian Piero Gasperini ha scelto la Roma. E ha detto no alla Juventus. Il nuovo allenatore giallorosso si è presentato ieri con parole forti, consapevole della sfida che lo attende: «So che qui potrò incidere. È una strada difficile, ma sentivo di doverla percorrere». Accanto a lui Claudio Ranieri, fautore dell’operazione, ma assente il d.s. uscente Florent Ghisolfi, ormai in rotta con la società.

Un progetto ambizioso, con i piedi per terra

«I Friedkin sono entusiasti, presenti, vogliono costruire qualcosa di forte», ha spiegato Gasperini, che punta tutto su identità, fame e lavoro. L’obiettivo minimo è la Champions, ma Gasp non chiude alla sorpresa scudetto: «Se il Napoli ha vinto due volte in tre anni, non è impossibile».

Niente rivoluzioni ma ricostruzione paziente: «Pochi top player in giro, servono emergenti che crescano qui. I miei giocatori devono voler fare la stagione migliore della loro carriera». Il mercato, condizionato dal fair play finanziario, sarà oculato. Ma Gasp vuole creare uno “zoccolo duro”.

Roma, cambio anche fuori dal campo

Con l’addio di Ghisolfi — accelerato dalla gestione Svilar e dai contrasti interni —, il nome in pole per la successione è Frederic Massara, ex d.s. nella Roma di Pallotta. In corsa anche Federico Balzaretti. E non è l’unico cambio: Jason Morrow, uomo di fiducia dei Friedkin, prende il posto di Lorenzo Vitali come Chief Administrator Officer, accentrando sempre più deleghe operative. La Roma cambia pelle, dentro e fuori.

Inzaghi, l’Al Hilal e una verità scomoda

Intanto da Los Angeles, arriva la conferma dell’ad dell’Al Hilal, Esteve Calzada: Simone Inzaghi aveva già un accordo col club saudita prima della finale di Champions. «Ci ha solo chiesto di aspettare per rispetto», ha dichiarato a BBC Sport, smentendo di fatto la versione offerta pubblicamente dal tecnico.

Durante il media day, Inzaghi aveva dichiarato: «Ho offerte dall’Arabia, ma anche dall’Italia e dall’Europa». Ma la notizia dell’accordo era nota nello spogliatoio interista, e secondo molti avrebbe potuto condizionare l’approccio mentale alla finale. «Mourinho nel 2010 partì per il Real, ma prima vinse tutto», è l’amara riflessione di chi si interroga sul finale della stagione nerazzurra.

L’Al Hilal rilancia: “Inzaghi per vincere tutto”

Ora per Inzaghi c’è un solo obiettivo: vincere. «Non siamo qui per scambiare maglie col Real. Abbiamo talento e vogliamo il massimo», dice Calzada. Il club saudita, che ha perso la finale 2022 proprio contro il Real Madrid, punta alla rivincita nel nuovo Mondiale per club. Inzaghi ha poco tempo e molte pressioni: dopo l’addio discusso all’Inter, ora tocca a lui dimostrare di meritare la fiducia araba.

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Il Napoli resta a Castel Volturno: salta il trasloco per la stagione 2025-2026

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Il centro sportivo di Castel Volturno sarà ancora per un’altra stagione la casa del Napoli. Il club ha comunicato ufficialmente all’Uefa che l’impianto resterà la base operativa della squadra almeno fino a giugno 2026. Una scelta che non sorprende, anche in assenza di una proroga formale del contratto con la famiglia Coppola, proprietaria dell’area dell’ex Holiday Inn: non c’è alcuna intenzione di interrompere bruscamente il rapporto.

Gli interventi voluti da Conte sui campi

Proprio in questi giorni sono stati avviati lavori radicali sui terreni di gioco. Come ogni fine stagione, è prevista una nuova semina, ma stavolta le indicazioni sono arrivate direttamente da Antonio Conte, che ha richiesto miglioramenti strutturali per adattare i campi alle sue esigenze. Il club sta anche valutando un potenziamento delle aree di riposo, così da favorire il recupero della squadra nelle giornate con doppia seduta.

Il progetto della nuova cittadella è fermo

La conferma di Castel Volturno è legata anche allo stallo del progetto per il nuovo centro sportivo. Il piano per l’area di Qualiano, che sembrava in pole, è bloccato: il Comune è favorevole, ma manca ancora un accordo con i privati proprietari dei terreni. De Laurentiis ha spiegato che ci sono 18 opzioni sul tavolo, e i tecnici del club stanno ancora esaminando ciascuna soluzione.

Nel frattempo, le altre aree candidate – da La Piana a Monterusciello – sono state scartate, mentre alcuni tecnici del Napoli sono tornati a visionare l’ex area della Raffineria Mobil a Napoli Est, in via Nuova delle Brecce. Restano sotto osservazione anche i terreni di Marianella e altre zone a nord della città.

L’obiettivo: nuova sede entro il 2026

De Laurentiis punta a inaugurare la prima parte della nuova casa del Napoli nel 2026, anno del centenario del club. L’obiettivo minimo è avviare i primi tre campi da gioco, la foresteria e l’area degli spogliatoi. Ma per ora, mentre il mercato azzurro infiamma l’estate, la priorità resta la stabilità logistica: si continua a Castel Volturno, senza interruzioni, e si rimanda il trasloco a data da destinarsi.

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