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Cronache

Dispersi sul Velino, maltempo ostacola ricerche

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A distanza di quattro anni dalla tragedia di Rigopiano, forse un’altra valanga ha portato la morte in Abruzzo, sul monte Velino, nel comprensorio di Avezzano (Aquila). Si aspetta l’alba di domani per ricominciare le ricerche, ma si affievoliscono le speranze di trovare vivi i quattro escursionisti che, domenica mattina erano partiti, a piedi, dal rifugio Casale da Monte per una passeggiata a Valle Majelama. Dei quattro, tre 25enni e un sessantenne tutti di Avezzano, non si hanno notizie dal pomeriggio di ieri: quando non sono rientrati a casa e’ scattato l’allarme. I soccorsi partiti gia’ dalla serata di ieri, anche con un elicottero per voli notturni hanno circoscritto una zona tra la valle Majelama e la valle del Bicchero. In quel luogo e’ stata individuata una valanga, che si teme abbia sepolto gli escursionisti. A restringere il campo delle ricerche e’ stato un segnale telefonico intercettato questa mattina da un elicottero AV169, captato con la strumentazione “Imsi Catcher” che consente di individuare i telefoni cellulari, indipendentemente dalle celle telefoniche, nel raggio di diverse centinaia di metri. Ma i soccorsi hanno potuto avvicinarsi poco a causa delle proibitive condizioni meteo, tanto che nel pomeriggio le ricerche sono state sospese a causa del vento forte e della nebbia fitta. “Siamo saliti a fatica fino a 1800 metri – ha detto il luogotenente del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza Paolo Passalacqua, comandante della stazione dell’Aquila – seguendo le indicazioni dell’elicottero. Ma per il forte vento e la mancanza di visibilita’ siamo dovuti ornare indietro”. Una corsa contro il tempo, guidati dall’unico segnale rilevato da un cellulare, che riprendera’ domani mattina presto. Torneranno sul posto gli uomini del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza, del Soccorso Alpino e Speleologico d’Abruzzo e i Vigili del Fuoco con le unita’ cinofile. Sono pronti a intervenire anche tre elicotteri (118, Gdf e Vigili del Fuoco). “Il punto di ricerca si trova a dieci chilometri a piedi dalla base di partenza”, dice Passalacqua. “Gli elicotteri servono a portare uomini e mezzi sul punto preciso, su cui e’ caduta la neve per tutto il pomeriggio. La condizione meteo e’ fortemente peggiorata per le precipitazioni nevose incessanti, il vento forte e i temporali a valle. Se non potranno volare gli elicotteri, i soccorritori piu’ allenati dovranno partire a piedi per poi scavare a mano. Faremo tutto cio’ che e’ umanamente possibile”, conclude Passalacqua. La strategia operativa e’ stata decisa in una riunione operativa che si e’ svolta in serata a Forme, frazione del Comune di Massa D’Albe, luogo da cui partono i soccorsi. Alla riunione hanno partecipato tra gli altri corpi operativi anche le autorita’ politiche e i Carabinieri. Altre tre valanghe sono state individuate nella zona delle ricerche a testimonianza dell’alta pericolosita’ della zona per l’instabilita’ del manto nevoso. Condizioni pericolose costanti in questi giorni, che stabiliscono a livello 3 (considerevole) il rischio valanghe sull’Appennino abruzzese, come segnalato dal servizio Meteomont dei Carabinieri. “Invito a rimanere a casa”, dice proprio per questo motivo il colonnello Gabriele Nastasi, comandante provinciale Guardia di Finanza dell’Aquila.

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Cronache

Svolta nel giallo del Rione Sanità: investitore identificato, si indaga su un inquietante retroscena

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Negli ultimi giorni, il Rione Sanità è stato teatro di una vicenda che ha scosso l’intera comunità. Tutto è iniziato con la protesta di 50 genitori davanti alla scuola dell’infanzia Angiulli, in piazza Mario Pagano, dopo la diffusione di voci su presunti abusi da parte di un collaboratore scolastico.

A rendere il caso ancora più complesso è stata la scoperta di un possibile collegamento tra questa protesta e un grave episodio avvenuto il giorno precedente: l’investimento del collaboratore scolastico da parte di un pirata della strada.

La svolta nelle indagini

Le indagini dei carabinieri della compagnia Stella hanno portato, nella giornata di ieri, all’identificazione e denuncia dell’investitore, che è risultato essere un 34enne napoletano, padre di una bimba di quattro anni iscritta alla scuola della Sanità.

Il primo intervento dei carabinieri era avvenuto mercoledì scorso, durante l’assalto dei genitori davanti all’istituto, necessario per mantenere l’ordine pubblico. Alcuni genitori, in preda alla rabbia, avevano ritirato i propri figli dalla scuola denunciando verbalmente gli abusi, senza però depositare alcuna querela formale. Nel frattempo, i militari hanno accertato che il collaboratore scolastico non era presente a scuola perché ricoverato in gravi condizioni all’ospedale Cardarelli, dopo essere stato travolto da una moto.

L’investitore si era presentato in caserma per autodenunciarsi, a distanza di alcune ore dall’incidente. Tuttavia, le immagini della videosorveglianza e le testimonianze raccolte nel Rione Stella hanno permesso ai carabinieri di confermare la sua responsabilità.

Le ipotesi investigative

L’uomo è stato denunciato a piede libero come presunto pirata della strada, ma il vero nodo dell’indagine è stabilire se l’investimento sia stato doloso. Le voci di quartiere e i post sui social ipotizzano un’azione premeditata: il padre della bambina avrebbe creato un profilo fake, fingendosi una dodicenne per attirare l’uomo in una trappola e poi investirlo con la moto.

Le indagini informatiche in corso mirano a verificare se l’uomo abbia realmente creato il falso profilo per adescare il collaboratore scolastico e attirarlo nel luogo dell’incidente.

Il ruolo dei social nella vicenda

Il racconto della vicenda si è diffuso rapidamente nel quartiere e sui social network, dove in molti hanno espresso solidarietà al padre della bimba, considerandolo autore di un atto di giustizia fai da te. L’episodio ha acceso un dibattito sull’utilizzo dei social per diffondere notizie e sulla pericolosità di processi sommari condotti al di fuori delle sedi giudiziarie.

Al momento, non risultano denunce formali nei confronti del collaboratore scolastico, mentre le forze dell’ordine proseguono gli accertamenti per fare piena luce sui fatti e stabilire l’attendibilità delle accuse diffuse online.

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Cronache

Furto di energia elettrica a Chiaia: due noti locali nel mirino dei carabinieri

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I carabinieri del comando provinciale, insieme ai tecnici dell’Enel, hanno effettuato una serie di controlli a tappeto in diversi locali di Napoli. L’obiettivo: verificare eventuali manomissioni ai contatori per il furto di energia elettrica. A sorpresa, a finire nella rete delle verifiche non sono stati cittadini in difficoltà, ma due noti esercizi commerciali nel cuore della movida di Chiaia.

Le irregolarità riscontrate

Durante i controlli, avvenuti alla vigilia di San Valentino, le forze dell’ordine hanno visitato vari locali tra Mergellina e piazza del Plebiscito. Tra questi, il ristorante Terrazza Calabritto, dove i tecnici hanno scoperto una manomissione del contatore con un errore di fatturazione del 72% rispetto ai consumi reali. Il contatore è stato immediatamente sostituito con uno nuovo.

Stessa situazione è stata riscontrata nel Caffè la Nuit, in via Nazario Sauro, dove il consumo risultava alterato per un 67% in meno rispetto ai dati reali. Anche in questo caso, è scattata la contestazione del reato di furto di energia elettrica, punito con da due a sei anni di reclusione e una multa che può variare da 927 a 1.500 euro. In presenza di aggravanti, la pena può salire fino a dieci anni.

Le reazioni

Abbiamo tentato di contattare i titolari dei due locali coinvolti. Il proprietario del Caffè la Nuit non è stato reperibile. Ha invece risposto Vincenzo Politelli, titolare di Terrazza Calabritto, che ha espresso il suo rammarico: «Ci siamo resi conto solo dopo il controllo che c’era un problema al contatore. Il nostro locale ha sempre superato tutte le verifiche e non ha certo bisogno di lucrare sull’energia elettrica». Politelli ha aggiunto che la vicenda è ora nelle mani della magistratura e che la difesa è stata affidata all’avvocato Lelio Della Pietra.

I controlli sulla movida

La movida napoletana resta sotto il controllo serrato delle forze dell’ordine. I carabinieri della compagnia Napoli Centrohanno intensificato i controlli nella zona dei baretti, dichiarata “zona rossa” dal prefetto di Napoli, Michele di Bari. Particolare attenzione è stata rivolta ai parcheggiatori abusivi, con sei persone denunciate per aver occupato illegalmente le aree più affollate, tra cui largo Vasto a Chiaia e via Imbriani.

Nel corso della serata, i carabinieri hanno:

  • Identificato 138 giovani;
  • Controllato 39 veicoli;
  • Elevato 23 sanzioni al codice della strada;
  • Sequestrato 2 scooter;
  • Segnalato sei ragazzi alla Prefettura per possesso di modiche quantità di droga.

I controlli continueranno anche nei prossimi giorni, con l’obiettivo di garantire sicurezza e legalità nel cuore della movida partenopea.

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Caso Ravasio, Adilma accusata di aver ucciso anche il secondo marito

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È ufficialmente indagata anche per l’omicidio del secondo marito Michele Della Malva Adilma Pereira Carneiro, 49 anni, cittadina brasiliana, già a processo con l’accusa di aver orchestrato l’assassinio di Fabio Ravasio, suo ultimo compagno, morto lo scorso 9 agosto a Parabiago (Milano) dopo essere stato travolto da un’auto che inizialmente sembrava Pirata. Quello di Della Malva è un cold case riaperto dopo 13 anni.

Per la sua morte oggi i carabinieri, su mandato del pubblico ministero della procura di Busto Arsizio Ciro Caramore, che ha coordinato anche le indagini per la morte di Ravasio, coadiuvato dall’ispettore di Pg Antonello Ciriaci, è stato eseguito un fermo. In manette è finito l’ex cognato di Della Malva, 59 anni, con numerosi precedenti, sospettato di essere vicino alle cosche calabresi, residente in zona Quarto Oggiaro (Milano), ex marito della sorella di Della Malva, che per gli inquirenti all’epoca aveva una relazione con la 49enne. Adilma e il secondo marito si conobbero da detenuti.

Lui, appartenente a una famiglia vicina alla criminalità organizzata pugliese, scontava 29 anni per omicidio. Lei ne scontava 4 per essere stata fermata con oltre 13 chili di cocaina. I due si conoscono nel 2006 durante un incontro nell’ambito di un progetto organizzato da un’associazione che aiuta i detenuti a reinserirsi nella società. La coppia si sposa quando lei torna in libertà. Nel 2011, durante un permesso premio che vede gli sposi insieme, Della Malva muore in circostanze che, al pm Caramore, sono apparse molto misteriose.

Si parla di infarto. Dalle indagini della procura bustocca è emerso che Della Malva è morto in seguito a un’intossicazione per aver ingerito un sacchettino in plastica, di quelli che confezionano i fazzoletti di carta, con all’interno della cocaina. Secondo quanto ricostruito, Della Malva inizia a stare male alle 5 del mattino. La moglie chiamerà i soccorsi intorno alle 10, 5 ore dopo, quando era ormai troppo tardi. Il movente ipotizzato dagli inquirenti, così come per Ravasio, è economico. I due amanti avrebbero ucciso per intascare il denaro che Della Malva teneva nascosto e impossessarsi della sua collezione di orologi di valore. La 49enne ereditò, alla morte del marito, anche una villetta a Vieste.

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