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Disgelo Conte-Di Maio, su deficit si punta al 2,2%

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Nove ore in cui ricucire dopo un primo, fragoroso, strappo sulla manovra: il viaggio in aereo da Roma e New York del premier Giuseppe Conte e del ministro degli Esteri Luigi Di Maio diventa la scenografia di un vero tentativo di disgelo tra i due dopo settimane di “freddo”. Lo sfondo e’ quello della manovra, su cui il governo gia’ questa settimana e’ chiamato a un test decisivo: quello della Nota di aggiornamento del Def, al centro del Consiglio dei ministri previsto giovedi’ o, al massimo, venerdi’, quando rientrera’ a Roma anche il capo politico M5S. E in un quadro di rallentamento generale dell’eurozona, il governo punta ad una manovra espansiva, considerata da Palazzo Chigi una conditio sine qua non per la ripresa, assieme all’aumento della domanda interna: in termini numerici, di fatto, il governo potrebbe chiedere all’Ue di sforare il 2% del deficit/Pil puntando, secondo alcune fonti vicine al dossier, fino al 2,2%.

Non sara’ facile. L’anno scorso il governo giallo-verde al di la’ degli slogan da battaglia arrivo’ al 2,04% e nonostante il cambio di governo e l’uscita di Matteo Salvini – entrambi fattori visti come una panacea a Bruxelles – gli eurotecnici non hanno intenzione di allargare troppo le maglie. In questo quadro, potrebbe essere importante fare asse con Emmanuel Macron, sull’onda dello sblocco anche del nodo migranti: non a caso, solo pochi giorni fa la Francia ha annunciato di prevedere un deficit del 2,1-2,2% per il 2020, anche i parametri del paese transalpino sono diversi da quelli di Roma. E “il cavallo di Troia” per una maggiore flessibilita’ potrebbe essere il fattore clima. Lo scorporo degli investimenti a favore di una conversione piu’ sostenibile dal punto di vista ambientale del ciclo produttivo e’ una proposta che, da qui alle prossime settimane, l’Italia fara’. Resta da vedere, pero’, se l’Ue l’accettera’ e, soprattutto, quando dara’ il placet per una sua applicazione. E l’impressione e’ che, come anticipato anche dal ministro Gualtieri, la manovra 2020 e la proposta dello scorporo degli investimenti abbiano tempi diversi. La data chiave, nel negoziato tra Conte e l’Ue, resta quella del Consiglio europeo del 17-18 ottobre, che avra’ luogo proprio nei giorni della stretta finale sulla legge di bilancio. Nel frattempo, pero’, il governo e’ chiamato a trovare un equilibrio innanzitutto al suo interno.

“La spaccatura tra Conte e Di Maio e’ un film che non esiste. Siamo d’accordo su una manovra che abbassi alle tasse e che si rivolga ai cittadini con delle decontribuzioni in chiave green”, spiegano i vertici del Movimento ricordando come il premier e il titolare della Farnesina, a New York, siano stati a cena assieme e si siano visti anche per un rapido pranzo. “Serve una manovra seria, basta tasse”, spiega un esponente di governo del Movimento mettendo in guardia i suoi colleghi dal finire nel mirino di Matteo Salvini. Anche se l’offensiva anti-tasse di Di Maio, arrivata a poche ore dall’intervista di Matteo Renzi, non e’ piaciuta a tutti. La tassa sulle merendine non dispiace a piu’ di un esponente del Movimento e anche a Leu. E, non caso, piu’ di un parlamentare tra i 5 Stelle si dice preoccupato sul rischio che il Movimento vada a strappi, seguendo il trend comunicativo di Renzi, cosi’ come accadeva con la Lega. E chissa’ se, tra i temi affrontati da Conte e Di Maio, ci sia stato anche quello del carcere per gli evasori, proposta sulla quale il M5S e’ d’accordo pressoche’ all’unanimita’. Per ora si tratta di un titolo ma la volonta’ e’ quella di inserire la misura in un decreto fiscale allegato alla manovra, in cui potrebbero finire anche un’ulteriore accelerazione sulla digitalizzazione del fisco, si spiega. Di certo, nel governo si guarda soprattutto all’asse M5S-Pd per concordare la misure principali. Con un obiettivo, non dichiarato: arginare eventuali passi in avanti di Renzi che potrebbero destabilizzare l’esecutivo.

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Politica

Maggioranza accelera sul ddl sicurezza: subito in Aula per il voto

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Gli scontri di piazza durante le manifestazioni per Ramy Elgaml, il 19enne morto il 24 novembre a Milano durante un inseguimento dei carabinieri, infiammano il dibattito politico. La maggioranza di governo, in testa la premier Giorgia Meloni, condanna con durezza le aggressioni agli agenti. Il Pd, per voce della segretaria Elly Schlein, si unisce al coro di chi stigmatizza le aggressioni dei manifestanti, ma chiede alla destra di non strumentalizzare. Mentre il centrodestra punta ad accelerare sul ddl sicurezza ora all’esame delle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia del Senato.

Invocando anche una nuova norma che tuteli ancora di più gli agenti nell’ esercizio delle proprie funzioni. Affinché non si ripetano casi come quello del maresciallo Luciano Masini, il carabiniere indagato per eccesso di legittima difesa per aver ucciso un uomo che, dopo aver ferito a coltellate 4 persone, stava aggredendo anche lui. Lo aveva, in qualche modo, preannunciato la premier Meloni durante l’ultimo incontro con la stampa (“Dobbiamo porci il problema che le forze dell’ordine temono di aver fatto il proprio lavoro ed entrano in un calvario”) e ora lo conferma il ministro alla Difesa ,Guido Crosetto.

“Dobbiamo immaginare interventi legislativi che tutelino ancor di più le nostre forze dell’ordine nello svolgimento del loro lavoro”, afferma. Mentre, sul fronte parlamentare, il capogruppo di FI al Senato, Maurizio Gasparri, annuncia che chiederà “di far passare direttamente in Aula il disegno di legge sulla sicurezza” per superare così “l’ostruzionismo delle opposizioni in Commissione”.

Meloni, nel commentare i disordini, punta il dito contro “l’ennesimo, ignobile episodio di caos ad opera dei soliti facinorosi scesi in piazza non per manifestare per una causa, bensì per puro spirito vendicativo”. E il suo partito sui social chiama in causa la segretaria Dem: “Elly Schlein, dove sei?”. Durissime anche le parole di Matteo Salvini che punta il dito contro i “criminali rossi” che “assaltano le forze dell’ordine”. Per Maurizio Lupi di Nm “soffiare sul fuoco è sbagliato e pericoloso”.

Dopo il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, “ferma e totale condanna per i gravissimi episodi di violenza” arriva anche dal vertice del Senato, Ignazio La Russa. Mentre il sottosegretario all’Interno, Nicola Molteni, chiede “l’ immediata approvazione del ddl sicurezza per garantire maggiori tutele alle donne e agli uomini in divisa”. Polemico, Roberto Vannacci, secondo il quale ciò che è accaduto “è il risultato di una sinistra manesca e rabbiosa che, da anni, delegittima le forze dell’ordine”. Mentre parla di “guerriglia urbana” il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè. Se il leader di Azione Carlo Calenda si schiera subito con gli agenti “senza se e senza ma”, Schlein interviene dopo qualche ora. Cita “la devastazione e le violenze” che a Bologna “hanno colpito anche alcuni esponenti delle forze dell’ordine, oltreché la Sinagoga e vari esercizi commerciali” e rimarca che il Pd “condanna sempre ogni atto violento”.

“La richiesta di piena verità e giustizia per Ramy – è però il suo appello – non sia strumentalizzata per commettere atti violenti. E la destra che governa la smetta di fare politica” su questi episodi. Ferma condanna dal verde Angelo Bonelli che invita tutti “a raccogliere l’appello della famiglia di Ramy a respingere ogni violenza e a manifestare pacificamente per la ricerca della verità”. Ma soprattutto, incalza, “il governo non approvi nuove leggi repressive che trasformerebbero il Paese in uno Stato di polizia”. Avs, con il capogruppo Peppe De Cristofaro, assicura che continuerà a dare battaglia proprio sul ddl sicurezza augurandosi comunque che la “mobilitazione nelle piazze” continui. I responsabili degli atti di violenza contro la polizia “mi ricordano i black bloc a Genova”, osserva la collega di partito, Ilaria Cucchi. Per Davide Faraone (Iv) “chi lancia oggetti o bombe carta contro gli agenti non solo ha sempre torto” ma “offende la memoria” di Ramy.

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Il Ministro Nordio richiede la revoca degli arresti per il cittadino iraniano Abedini

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Il Ministero della Giustizia italiano, tramite una nota ufficiale, ha comunicato che il ministro Carlo Nordio ha depositato presso la Corte di Appello di Milano una richiesta di revoca degli arresti per il cittadino iraniano Abedini Najafabadi Mohammad.

La base giuridica della richiesta

La decisione si basa sull’articolo 2 del trattato di estradizione tra gli Stati Uniti e l’Italia, secondo il quale possono dar luogo all’estradizione solo quei reati che siano punibili secondo le leggi di entrambe le parti contraenti. Secondo il Ministero, questa condizione non è soddisfatta nel caso specifico.

Le accuse non corrispondenti all’ordinamento italiano

La nota del Ministero precisa che la prima condotta contestata ad Abedini Najafabadi Mohammad, ossia “associazione a delinquere per violare l’Ieepa” (International Emergency Economic Powers Act, una legge federale statunitense), non ha una corrispondenza nel diritto penale italiano.

In relazione alla seconda e terza accusa – rispettivamente “associazione a delinquere per fornire supporto materiale a un’organizzazione terroristica con conseguente morte” e “fornitura e tentativo di fornitura di sostegno materiale a un’organizzazione terroristica straniera con conseguente morte” – la nota ministeriale sottolinea che non sono stati presentati elementi probatori sufficienti.

Le attività commerciali e tecnologiche dell’accusato

Dagli atti emergerebbe che Abedini Najafabadi Mohammad avrebbe svolto attività di produzione e commercio di strumenti tecnologici attraverso società a lui riconducibili. Tali strumenti avrebbero potenziali applicazioni militari, ma non esclusive, e quindi non risultano sufficienti per confermare le accuse legate al sostegno a organizzazioni terroristiche.

Una questione di diritto e cooperazione internazionale

Questa richiesta di revoca degli arresti evidenzia la complessità delle questioni legate all’estradizione internazionale e al rispetto delle normative bilaterali tra Stati. L’iter giuridico in corso presso la Corte di Appello di Milano sarà determinante per stabilire il destino del cittadino iraniano.

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Ilaria Cucchi: i violenti al corteo per Ramy mi ricordano i black bloc al G8 di Genova, sciacalli e criminali

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“I responsabili dei gravi atti di violenza contro gli agenti di polizia durante le manifestazioni di protesta per la morte di Ramy mi ricordano quanto fecero i black bloc a Genova durante le manifestazioni pacifiche per il G8. Ritengo sciacalli e criminali coloro che usano la violenza, di qualsiasi tipo sia, approfittando della immane tragedia che ha distrutto quella famiglia. A quei violenti non interessa nulla del dolore e della morte di quel ragazzo di 19 anni. Provo tanto dolore di fronte alle immagini di ieri di Bologna e Roma e tutta la mia solidarietà agli agenti feriti”. Lo scrive in una nota la senatrice di Avs Ilaria Cucchi.

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