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Economia

Diritti tv, Dazn attacca Sky sui diritti Tv e chiarisce: nessuna penalizzazione per i tifosi

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Lo scontro tra Sky e Dazn sui diritti tv e l’ombra del Covid animano la vigilia della nuova assemblea della Lega Serie A. La lettera della pay-tv di Comcast sull’accordo tra la piattaforma di streaming e Tim ha agitato infatti le acque, in un contrasto che ora si fa piu’ aspro e che rischia di trasformarsi anche in uno scontro legale. Il tutto mentre i club hanno ricevuto oggi la notizia che l’incontro di domani sara’ in videoconferenza, e non in presenza a Milano come inizialmente previsto, in seguito alle positivita’ riscontrate nella dirigenza dell’Inter oltre che a quelle legate al Torino. Non si potra’ arrivare allo scontro fisico tra i dirigenti come in una delle ultime assemblee, quindi, ma la situazione resta comunque calda. Anche perche’ Sky e’ passata al contrattacco, dopo la notizia della partnership tra Tim e Dazn per i diritti tv. Maximo Ibarra, ad della pay-tv di Comcast, ha infatti inviato una lettera alla Lega di Serie A ed ai club in cui contesta proprio il sodalizio: “L’accordo che Dazn avrebbe sottoscritto con Tim, un suo concorrente diretto, per i diritti tv della Serie A per il prossimo triennio e’ critico per il principio della concorrenza”, scrive Ibarra. Nella mail si afferma, tra l’altro che “limitare l’accesso al calcio danneggia il valore della Serie A”, oltre a genereare problemi “di compatibilita’ con la legge Melandri”. Una lettera (a cui Dazn starebbe valutando se rispondere o meno) che si aggiunge anche all’indiscrezione sull’offerta da parte di Eleven Sports, pronta ad affiancare Sky per la creazione del canale di Lega. La pay-tv ha infatti offerto 750 milioni per trasmettere tutte le gare con la co-esclusiva su internet, per cui la piattaforma streaming di proprieta’ di Andrea Radrizzani (patron del Leeds) offrirebbe 110 milioni per trasmettere creando il canale tematico, superando cosi’ gli 850 milioni offerti dalla sola Dazn. Una proposta che pero’ ha lasciato sorpresi molti, considerando non solo il fatto che sia arrivata fuori tempo massimo ma anche le difficolta’ che Eleven Sports ha avuto nella trasmissione delle gare di Lega Pro nella stagione in corso. Intanto, continuano le valutazioni in Lega sull’eventualita’ di rimettere in vendita il pacchetto che si integra alla proposta di Dazn con 2 gare su internet e una in chiaro in co-esclusiva, su cui ci sarebbe alla finestra non solo Sky ma anche Mediaset. Uno scontro che nell’assemblea di domani rischia di tradursi comunque in un nulla di fatto tra i club, ancora spaccati sul tema fondi e lontani da arrivare a un accordo sulle proposte per i diritti tv. Anche perche’, come detto, la riunione sara’ in videoconferenza i casi Covid che hanno colpito la dirigenza dell’Inter e in particolar modo gli ad Marotta e Antonello oltre al legale del club Capellini, che avrebbero dovuto presenziare all’assemblea. I tre erano presenti, inoltre, lunedi’ all’assemblea elettiva della Figc e i primi sintomi per Marotta (poi presente anche martedi’ al funerale di Mauro Bellugi a Milano) sarebbero comparsi proprio dopo la riunione in Federcalcio.

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Cronache

Superbonus, partiti i primi recuperi sulle compensazioni della truffa miliardaria dei bonus

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Le truffe collegate al Superbonus non sono ancora emerse tutte ma l’attività di contenimento dei danni all’erario è partita. L’Agenzia delle Entrate ha iniziato ad inviare le prime contestazioni per recuperare le somme da chi ha cercato di pagare le imposte con crediti fasulli portati in compensazione. Intanto il Mef cala la scure sui bonus edilizi del passato: agevolazioni senza controlli preventivi non sono più compatibili con il nuovo quadro di norme europee sui conti pubblici. “Sono in corso verifiche fiscali sui crediti oggetto di compensazione, che stanno portando all’emissione di atti di recupero nei confronti dei responsabili”, ha detto il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, al termine dell’audizione sull’ultimo decreto Superbonus in commissione Finanze al Senato.

Sui bonus edilizi, ha spiegato, “abbiamo intercettato insieme alla Guardia di finanza truffe per circa 15 miliardi di euro: di questi, grazie ai nostri controlli preventivi, 6,3 miliardi di euro sono stati individuati e scartati prima che si realizzassero le frodi; 8,6 miliardi sono invece stati oggetto di decreti di sequestro da parte dell’autorità giudiziaria”. La lotta alle truffe proseguirà, ma la dimensione del fenomeno Superbonus ha spinto il Tesoro a metterci un punto. “Misure agevolative automatiche, senza una preventiva autorizzazione, non sono più compatibili col nuovo quadro di finanza pubblica a seguito delle nuove regole di governance europea”, ha detto il direttore del dipartimento Finanze del Mef, Giovanni Spalletta, nella stessa aula del Senato da dove Ruffini ha fornito i dati aggiornati sulle frodi, non tutte con ricadute per i contribuenti perché alcune sono state intercettate prima della compensazione. Spalletta ha spiegato che, da ora in poi, gli obiettivi di efficientamento energetico e di miglioramento del rischio sismico “devono tenere conto degli obiettivi di sostenibilità finanziaria nel medio-lungo periodo e della riduzione del debito pubblico sia nelle fasi congiunturali sia in ottica strutturale”.

Il Mef riflette su “una complessiva razionalizzazione delle norme in materia di agevolazioni edilizie”, in vista delle scadenze di fine anno. Non si potrà prescindere – ha spiegato Spalletta – da due lezioni frutto della recente esperienza. La prima, è che gli incentivi fiscali “devono essere congegnati evitando aliquote eccessivamente generose e prevedendo limitazioni più stringenti sui massimali di spesa, per ridurre comportamenti opportunistici ed effetti dirompenti”. La seconda lezione è che i crediti d’imposta dovranno essere “soggetti a procedure preventive di autorizzazione”, per consentire il monitoraggio della spesa e quindi l’impatto sulla finanza pubblica.

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Economia

Sangalli: a rischio target Def, tagliare Irpef e cuneo

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La crescita tiene, ma oltre non va: “Le indicazioni congiunturali non aiutano a tracciare un percorso di ripresa”. Al punto che la conferma per il 2025 del taglio del cuneo fiscale e dell’Irpef a tre aliquote, ad oggi finanziati solo fino al 2024, è indispensabile anche solo per centrare l’1,2% dello scenario ‘tendenziale’ indicato nel Documento di economia e finanza (Def). A parlare è Confcommercio, organizzatrice del tradizionale Forum che ospita a Villa Miani, in una primavera 2024 segnata da un eccezionale sovrapporsi di rischi geopolitici fra guerra fra Ucraina, Medio Oriente e ripercussioni immediate su benzina e commerci che passano per il Mar Rosso. “Senza alcun pessimismo, devo dire che questo è davvero un problema perché mette a rischio l’obiettivo di crescita per il 2024, che non può scostarsi troppo dall’1%”, dice il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli riferendosi a una crescita 2024 “ancora tutta da costruire”, pur con stime del Def (1%) che non si discostano troppo dallo 0,9% atteso dall’associazione.

Anche la previsione di crescita dell’1,2% per il 2025 nello scenario tendenziale, indicata nel Def, “appare ottimistica”. “Una bella mano” – spiega Sangalli – “potrà arrivare dalla Bce” che Confcommercio invita a dare “un segnale di coraggio”, tagliando i tassi di mezzo punto a giugno, e non di un quarto di punto come atteso. La crescita nel primo trimestre tiene, per il turismo febbraio è stato il miglior mese di sempre e numeri positivi arrivano dall’export (oltre sei miliardi di surplus commerciale a febbraio) e l’inflazione, pur risalita a marzo, è appena all’1,2%. Confcommercio, però, invita a guardare alla produzione industriale ancora debolissima, specie beni di consumo. Ai consumi, appunto, che fanno il 60% del Pil, in netto calo ancora a fine 2023 e che “continuano ad essere deboli”.

E dunque “il Governo usi “tutte le leve possibili, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica”, dice Sangalli. Acceleri investimenti e riforme del Pnrr, e rende strutturale l’intervento sulle aliquote Irpef. “Aspettiamo conferma della riduzione de cuneo contributivo anche per il 2025” e sarebbe “una boccata d’ossigeno” se il governo estendesse la riduzione del carico fiscale al ceto medio. C’è un problema strutturale da affrontare, nello studio introdotto dal responsabile dell’ufficio studi di Confcommercio Mariano Bella. La forza lavoro in Italia perde ogni anno 100.000 unità di occupati potenziali. Unica soluzione, portare il tasso di partecipazione femminile al lavoro in Italia, pari a al 49,3%, alla media dell’Unione europea (60,2%): “Si avrebbero 2,2 milioni di occupate in più”, dice l’economista. E ancora, la bassa crescita della produttività – +4,2% fra il 1995 e il 2002 contro il +27,8% della Francia e il +19,4% della Germania – per poter far crescere gli stipendi degli italiani, rimasti fermi (+4,2%) contro il +32,4% della Francia e il 24,6% della Germania.

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Economia

Il Pil cinese accelera, a sorpresa sale del 5,3%

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La Cina cresce del 5,3% nel primo trimestre, a sorpresa oltre il 4,8-5% atteso e il 5,2% dell’intero 2023. Mentre Pechino è alle prese con gli sforzi per guidare la ripresa trainata dal settore manifatturiero. A dispetto dei dati macro contrastanti delle ultime settimane, “l’economia ha iniziato bene l’anno con fattori positivi, ponendo le solide basi per il raggiungimento degli obiettivi annuali di sviluppo”, ha affermato il vicecapo dell’Ufficio nazionale di statistica Sheng Laiyun, riferendosi al target governativo di “circa il 5%” annunciato a marzo.

Guardando al futuro, “la Cina coltiverà e svilupperà in modo attivo le nuove forze produttive di qualità”, ha detto Sheng, in un ambiente esterno che “sta diventando più complesso e incerto”. Ad esempio, c’è l’ipotesi di nuovi scontri commerciali: il presidente Xi Jinping ha respinto le critiche occidentali sulla sovraccapacità nell’incontro con il cancelliere tedesco Olaf Scholz. L’export cinese di veicoli elettrici, batterie al litio e prodotti fotovoltaici “ha arricchito l’offerta e alleviato la pressione inflazionistica globale”, dando un “grande contributo” alla lotta al cambiamento climatico, ha detto il leader comunista.

La produzione industriale è salita del 6,1% nei tre mesi e i prezzi alla produzione sono scesi del 2,7% tra le pressioni deflazionistiche su manifattura e consumi. Invece gli investimenti in immobilizzazioni sono aumentati del 4,5% grazie alla parte manifatturiera (+9,9%) a bilanciare quella immobiliare (-9,5%). Le vendite al dettaglio hanno avuto un progresso del 4,7% nel trimestre. In altri termini, il Pil è stato guidato dalle industrie per l’export (la produzione di veicoli elettrici è salita del 33%) e dagli investimenti per la nuova energia, facendo per ora accantonare i nuovi stimoli all’economia perché la crescita è in linea con gli obiettivi ufficiali.

Questo scenario ha pesato sulle Borse (Shanghai a -1,65%, Shenzhen a -3,77% e Hong Kong a -2,12%) per la percezione che l’effetto manifattura possa assottogliarsi. L’incognita resta il settore immobiliare in crisi che colpisce l’attività edilizia e la fiducia di imprese e famiglie. Gli investimenti immobiliari residenziali si sono contratti del 10,5%. La scorsa settimana Fitch ha tagliato l’outlook sulla Cina a ‘negativo’, citando la “crescita dipendente dal settore immobiliare” come fonte di maggiore incertezza. Il ministero delle Finanze cinese in risposta ha lamentato che l’agenzia “non è riuscita ad anticipare in modo efficace il ruolo positivo delle politiche fiscali nel promuovere la crescita economica”.

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