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Dino Viola, il genio dietro la Roma: l’eredità di un presidente visionario

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Dino Viola (foto Imagoeconomica in evidenza), il leggendario presidente della Roma, nacque in provincia di Massa Carrara, in una famiglia numerosa. Suo padre era capo stazione di Aulla e il fratello maggiore, Ettore, un eroe militare plurimedagliato. È proprio grazie a quest’ultimo che il giovane Dino si trasferisce a Roma per studiare.

Curiosamente, all’anagrafe il suo nome era Adino, un nome di origine incerta che con il tempo cambiò in Dino, diventando quello con cui è stato conosciuto nel mondo del calcio.

Il mancato calciatore e la scoperta della Roma

Da ragazzo, Viola giocava a calcio e, grazie a una conoscenza con il campione Silvio Piola, fece un provino per la Lazio. Tuttavia, rifiutò l’opportunità di unirsi ai biancocelesti.

Il suo amore per la Roma nasce quasi per caso: poco più che ventenne, Viola assiste a una partita allo stadio di Testaccio e se ne innamora perdutamente. Da quel momento, la sua vita sarà segnata indissolubilmente dai colori giallorossi.

Un uomo dal carattere forte: dalla paura di volare alla politica

Viola era noto per il suo terrore di volare. Durante le trasferte con la Roma, cercava sempre di evitare gli aerei, arrivando perfino a tornare in auto da Saragozza a Roma.

Oltre al calcio, ebbe anche una carriera politica: fu senatore della Democrazia Cristiana. Tuttavia, frequentava poco il Parlamento, poiché era un fumatore accanito e lì non si poteva fumare.

Il ritorno ai vertici della Roma e l’acquisto del club

Dino Viola entra nella dirigenza giallorossa già negli anni ‘60, diventando vicepresidente sotto Alvaro Marchini. Nel 1969, tuttavia, si dimette in seguito alla tragica morte dell’attaccante Giuliano Taccola, evento che segna profondamente la sua visione sulla gestione del club.

Ma il legame con la Roma resta intatto. Nel 1979, dopo aver venduto la sua azienda Simmel, riesce finalmente a rilevare la società per circa 3 miliardi di lire, anche grazie all’influenza di Giulio Andreotti.

La gestione della Roma: Liedholm, Conti e il sogno Scudetto

Viola era un uomo d’affari e gestì la Roma come un’azienda familiare. Non avendo risorse infinite, puntò su una guida esperta come Niels Liedholm, a cui propose un contratto triennale.

Tra le sue intuizioni ci fu il ritorno di Bruno Conti, che era stato ceduto al Genoa. Una mossa che si rivelò cruciale per il futuro della squadra.

Il caso Turone e la battaglia contro il sistema

Viola si batté per i diritti della Roma, specialmente dopo il controverso gol annullato a Turone nel 1981 contro la Juventus, episodio che costò lo Scudetto ai giallorossi.

In seguito, affrontò direttamente i vertici della FIGC, chiedendo maggiore equità arbitrale. Nei dieci anni successivi, oltre ai soliti club dominanti, riuscirono a vincere lo Scudetto anche Roma, Napoli, Verona e Sampdoria.

L’eterna rivalità con Boniperti e l’ingegno di Viola

Viola ebbe un rapporto di rivalità ma anche di stima con Giampiero Boniperti, storico presidente della Juventus. I loro battibecchi erano leggendari:

“Una volta Boniperti inviò a mio padre un righello con un bigliettino: ‘Le invio lo strumento con cui verificare ciò che è accaduto in campo’. Mio padre lo rispedì con la risposta: ‘Grazie, ma io sono ingegnere, tocca a lei, geometra, fare queste verifiche'”.

L’acquisto di Falcao e il rimpianto per Mancini e Vialli

Viola tentò di acquistare Zico, ma senza successo. Poi, grazie a una videocassetta, scoprì Paulo Roberto Falcao e lo portò alla Roma. Tuttavia, il primo incontro dal vivo con il brasiliano fu deludente e lo staff tecnico si convinse di aver puntato sul giocatore sbagliato. La storia, però, dimostrò il contrario.

Tra i suoi rimpianti ci furono Roberto Mancini e Gianluca Vialli, giocatori che avrebbe voluto portare a Roma.

Le controversie e il difficile addio a Falcao

La gestione di Falcao si concluse con tensioni. L’Inter tentò di acquistarlo, ma l’intervento di Andreotti bloccò l’operazione. Viola gli concesse un rinnovo con un ingaggio triplicato, ma successivamente, quando il brasiliano si infortunò e chiese un altro aumento, il presidente decise di interrompere il rapporto, scatenando l’ira dei tifosi.

Curiosità e superstizioni: la pastasciutta della vittoria

Viola era un uomo pieno di rituali. Prima di ogni partita, consegnava le tessere di abbonamento ai familiari, per poi riprendersele dopo il match. Inoltre, aveva un’abitudine particolare:

“Se la Roma vinceva, la domenica sera mangiava pastasciutta. Se perdeva, solo minestrina“.

L’eredità di un presidente visionario

Dino Viola ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della Roma, dimostrandosi un presidente astuto, combattivo e passionale. Ha saputo cambiare il destino del club, regalando ai tifosi una squadra competitiva e sfidando il potere calcistico nazionale.

Un uomo che, con le sue genialità e le sue battaglie, ha reso la Roma un club vincente e rispettato.

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Sci, Federica Brignone trionfa ancora: vinta anche la Coppa di gigante

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Federica Brignone continua a scrivere la storia dello sci alpino. Dopo essersi aggiudicata la Coppa del Mondo generale e quella di discesa, la campionessa valdostana ha conquistato anche la Coppa di gigante nella finale di Sun Valley. Un risultato straordinario, frutto di una stagione vissuta ai massimi livelli, con una continuità di rendimento che le ha permesso di dominare il circuito.

Il verdetto è arrivato dopo l’uscita di Alice Robinson nella prima manche. La neozelandese, che era in testa alla classifica di specialità prima dell’ultima gara, ha dovuto abbandonare la corsa al titolo, lasciando il campo libero a Brignone. L’azzurra ha poi chiuso la gara al secondo posto, alle spalle della svizzera Lara Gut-Behrami, che ha festeggiato il suo 100° podio in carriera. Terza la svedese Sara Hector, mentre Sofia Goggia non ha completato la prova.

Al termine della gara, Brignone ha espresso tutta la sua soddisfazione per questo ennesimo trionfo:

“È stata una stagione incredibile per me. Non avrei mai immaginato di sciare con questa continuità per tutto l’anno. Nella prima manche ho commesso degli errori. Nella seconda ho cercato di dare il massimo, ma ho evitato di rischiare in alcuni passaggi”.

Con questa vittoria, Federica Brignone conferma il suo status di fuoriclasse assoluta dello sci mondiale, regalando all’Italia un’altra stagione memorabile.

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Napoli Tennis Cup, Fognini eliminato da Onclin dopo una battaglia in tre set

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Fabio Fognini esce al primo turno della Napoli Tennis Cup al Circolo del Tennis, sconfitto dal belga Onclin al termine di un match estremamente combattuto, concluso in tre set.

Una partita dai continui capovolgimenti

Onclin parte bene e conquista il primo set con il punteggio di 6-3. Nel secondo set Fognini reagisce prontamente, vincendo 6-4, anche se sembrava avere l’opportunità di allungare ulteriormente il distacco.

Un terzo set combattutissimo

Nel decisivo terzo set, entrambi i giocatori si sfidano in un alternarsi di break e contro-break. Il belga Onclin sembrava inizialmente in grado di chiudere rapidamente il match, ma Fognini ha opposto una strenua resistenza, mantenendo viva la partita fino all’ultimo.

Alla fine è Onclin a prevalere, eliminando così il tennista italiano dal torneo.

Pubblico troppo rumoroso

Durante il match, il pubblico presente al Circolo del Tennis è stato più volte richiamato al silenzio dall’arbitro, evidenziando un comportamento non sempre impeccabile da parte degli spettatori.

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Meret rinnova col Napoli fino al 2027: sarà record di presenze tra i numeri uno

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Alex Meret è pronto a firmare il rinnovo del contratto con il Napoli fino al 2027. «L’accordo è totale», ha confermato con soddisfazione il suo agente Federico Pastorello, dopo mesi di lunghe trattative.

Un futuro da bandiera azzurra

Con questa firma, Meret è destinato a entrare nella storia del Napoli. Già titolare più giovane di sempre nella porta azzurra dal 2018, il portiere ha raggiunto 204 presenze e si avvia ora a superare miti del passato come Sentimenti II (235 presenze in 12 stagioni) e Di Fusco, storica riserva. Meret, da sempre sobrio e determinato, non ha mai nascosto il desiderio di restare al Napoli, nonostante le critiche periodiche ricevute dopo alcuni gol subiti.

Una scelta di cuore e lealtà

Meret avrebbe potuto lasciare Napoli a parametro zero, ma ha scelto di rimanere per riconoscenza verso la società che lo ha reso protagonista nella conquista dello scudetto, della Champions League e dell’Europeo con la Nazionale italiana. Vivendo stabilmente a Lucrino dal suo arrivo, il nuovo contratto lo porterà oltre i record di permanenza di altre stelle come Koulibaly e Mertens (8 stagioni).

La grande tradizione dei portieri azzurri

Il Napoli vanta una straordinaria storia di numeri uno. Tra i grandi predecessori di Meret c’è Ottavio Bugatti, con 256 partite e otto stagioni memorabili negli anni ’50 e ’60. Morgan De Sanctis detiene il primato di imbattibilità casalinga (799 minuti), superando il precedente record di Luciano Castellini. Indimenticabili Claudio Garella e Giuliano Giuliani, portieri dei due scudetti storici, senza dimenticare Luciano Castellini (202 partite) e Pino Taglialatela, amatissimo dai tifosi per le sue sette stagioni in azzurro.

Anche leggende come Dino Zoff e Pepe Reina hanno lasciato segni profondi, mentre Arnaldo Sentimenti resta il re dei rigori parati (9 su 31).

Meret, con il nuovo contratto, punta dunque ad entrare nell’olimpo dei portieri partenopei.

Riassunto SEO: Alex Meret rinnova con il Napoli fino al 2027 puntando a diventare il portiere con più presenze della storia azzurra, superando leggende come Sentimenti, Bugatti e Castellini.

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