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Di Maio e Di Battista, la marcia di avvicinamento a Strasburgo è cominciata con una sorta di road-movie elettorale

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Partenza ore 10 da Milano. Arrivo a Strasburgo alle 16. La trasferta  del vicepremier Luigi Di Maio, accompagnato dall’ex deputato Alessandro Di Battista, per rilanciare la campagna del M5S per le europee, diventa sui social uno dei video più visti e commentati. I due partono dall’Italia a bordo di un furgoncino grigio scuro. Alla guida c’e’ Di Maio, lato passeggeri Di Battista . Un’inquadratura fissa li mostra mentre spiegano agli utenti sul web i loro programmi. Il primo messaggio e’ “cambiare l’Ue”, e “fare una battaglia sul merito di alcuni trattati”. Il linguaggio è diretto, l’atmosfera è quella del viaggio tra amici. I due fanno delle dirette su Fb e affrontano vari dossier. Di Maio e Di Battista affrontano  il dossier autostrade ma trovano anche il tempo di scherzare quando rispondono agli utenti preoccupati per le indiscrezioni sui loro rapporti. “Rottura tra me e Luigi? Ci stiamo sui coglioni, che non si vede?” dice Di Battista. Dopo sei ore di viaggio l’arrivo nella città francese. Il nuovo appuntamento su Fb stavolta e’ davanti all’Europarlamento.

Sono da poco sono iniziati i lavori della Plenaria, quando Di Maio e Di Battista si piazzano a rue Lucien Fievre a meno di un centinaio di metri dall’edificio circolare dell’Eurocamera. E fanno la diretta. “Ci sono due parlamenti, uno a Bruxelles e uno qui. E questa e’ la marchetta francese che dobbiamo cancellare il prima possibile”, sottolinea Di Maio. La location viene immediatamente riconosciuta dai giornalisti che vanno incontro ai due. E parte la fila di domande. Poco più tardi arriva un tweet di Bruno Vespa che dual ragione ai due esponenti del M5S sul fatto che quel Parlamento a Strasburgo è uno spreco-.

 

Dalle alleanze in vista delle europee, ai rapporti con i Gilet Gialli, passando per le Tav fino alla proposta di legge sulla cannabis. Di Maio e Di Battista, in tenuta casual, si mostrano sorridenti, ironici, fanno battute e spiegano i loro propositi. “Verra’ in Parlamento?”, chiedono i reporter, “Non adesso”, ribatte il vicepremier. Meno di dieci minuti e poi si risale a bordo del furgoncino. Destinazione questa volta sconosciuta. Da fonti del Movimento a Strasburgo non filtra nulla. Bocce cucite. Lo stesso era accaduto nella trasferta a Bruxelles del ministro Di Maio qualche giorno fa. Dopo la toccata e fuga davanti all’Eurocamera seguono le reazioni di alcuni eurodeputati che commentano la missione europea. “Il vice premier italiano, se vuole far sentire la sua voce in Europa, la smetta di fare il ‘turista’ a Strasburgo al volante di un’automobile e cerchi di mettersi alla guida, se ci riesce, del suo governo che ci pare piuttosto allo sbando”, tuona Patrizia Toia, capo delegazione PD al Parlamento europeo, mentre l’eurodeputata di Forza Italia Lara Comi, ricorda che da anni si batte con tanti colleghi europei per la sede unica del Parlamento europeo. “Di Maio e Di Battista dov’erano?”.

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Economia

I Paesi Ue approvano i dazi sulle auto elettriche cinesi

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Via libera dei Paesi Ue all’introduzione dei dazi aggiuntivi definitivi fino al 36,3% sulle auto elettriche cinesi in risposta ai maxi sussidi sleali elargiti da Pechino. Lo si apprende da fonti europee a margine del voto a Bruxelles.

La votazione si è tenuta nel contesto del Comitato difesa commerciale (Tdi), composto per lo più da funzionari dei singoli governi e non dai Rappresentanti Permanenti. Tecnicamente il via libera si configura come una ‘no opinion’: la maggioranza qualificata per bocciare la proposta della Commissione sui dazi non è stata raggiunto e questo comporta che l’esecutivo Ue può approvare i dazi anti-Cina. Sulla proposta della Commissione di introdurre i nuovi dazi dieci Paesi si sono espressi a favore, cinque hanno votato contro e dodici sono stati gli astenuti. Numeri che non hanno permesso di raggiungere quindi la maggioranza qualificata necessaria per stoppare il testo. La Commissione quindi potrà procedere quando riterrà opportuno.

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Esteri

Khamenei, le nazioni musulmane hanno un nemico comune

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Le nazioni musulmane hanno un “nemico comune” e devono “cingere una cintura di difesa” dall’Afghanistan allo Yemen e dall’Iran a Gaza e al Libano. Lo afferma il leader supremo iraniano Ali Khamenei mentre presiede le preghiere del venerdì in Iran per la prima volta in cinque anni. Lo riporta Sky News. La Guida Suprema ha aggiunto che l’attacco del 7 ottobre di Hamas contro Israele, “è stato un atto legittimo, così come l’attacco dell’Iran al Paese questa settimana”. Il raid missilistico è la “punizione minima” per i crimini di Israele, ha affermato Khamenei.

“Il brillante attacco dell’Iran – ha affermato la Guida Suprema citato dalla TV di Stato – è stata la minima punizione per i crimini senza precedenti del regime lupesco e assetato di sangue che è il cane rabbioso degli Stati Uniti nella regione. L’Iran continuerà ad adempiere al suo dovere né con fretta né con ritardo. I nostri responsabili politici e militari agiranno con logica e saggezza”.

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Amadeus e la sfida del Nove: ascolti flop, ora si spera nella Corrida

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Gli ultimi dati di ascolto sono chiari: 535.000 telespettatori e uno share del 2,7%. La nuova avventura di Amadeus sul Nove continua a essere accidentata, con numeri che non raggiungono neppure le previsioni più prudenti. Tuttavia, nonostante i risultati preoccupanti, in Warner Bros. Discovery negano categoricamente ogni ipotesi di cancellazione o spostamento del programma. Il sostegno ad Amadeus è totale, e le riflessioni attuali sono orientate verso miglioramenti del format piuttosto che cambiamenti drastici.

I motivi della crisi e le possibili soluzioni

Uno dei problemi principali risiede nella mancata risposta del pubblico abitudinario di Rai1, che sembra poco propenso a cambiare canale. Il pubblico del Nove è infatti molto diverso da quello nazionalpopolare di Rai1, a cui Amadeus era abituato. Inoltre, il conduttore si trova di fronte a un formato che non ha la stessa forza e familiarità per gli spettatori del canale. Sanremo fa storia a sé, ma i game show non fanno parte del DNA del Nove, e questa transizione non è stata facile.

Amadeus sa di dover apportare il suo valore aggiunto al programma, ma è consapevole che il successo in televisione richiede tempo e costanza. Il conduttore rimane fiducioso, consapevole che anche in passato ha vissuto momenti difficili da cui è riuscito a risollevarsi. Nel frattempo, continua a lavorare sul programma, pensando a come renderlo più adatto al pubblico di nicchia del Nove.

Le riflessioni sulla Corrida e il futuro

Nel frattempo, Amadeus deve pensare anche al prossimo progetto: la Corrida, che dovrebbe andare in onda in prima serata a fine ottobre. Anche qui, però, sorgono delle perplessità. Il format, seppur storico e apprezzato, sembra essere più adatto al pubblico di Rai1 che a quello del Nove. Il rischio di portare un programma “datato” su una rete che punta a un pubblico diverso potrebbe rivelarsi un suicidio televisivo.

Amadeus e la decisione di lasciare la Rai

La decisione di lasciare la Rai non è stata economica. Amadeus stesso ha dichiarato che le offerte contrattuali ricevute da Rai e Warner Bros. Discovery erano simili in termini di cifre e durata, ma qualcosa di affettivo si era rotto. Il conduttore aveva bisogno di una nuova sfida, ma ora deve fare i conti con un pubblico difficile da conquistare.

Conclusioni: un futuro ancora incerto

Sebbene i numeri attuali non siano incoraggianti, Amadeus non si arrende. La sua carriera ha dimostrato che può risollevarsi da momenti difficili e che la televisione è una maratona, non una corsa veloce. Con l’arrivo della Corrida, l’attenzione sarà su come il conduttore saprà reinventarsi e adattare i suoi progetti a un pubblico diverso.

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