L’ex capo politico del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, interviene nel dibattito che sta scuotendo il partito, offrendo una visione critica del ruolo attuale di Beppe Grillo nello scontro interno con Giuseppe Conte. Di Maio, ora Rappresentante speciale dell’Unione Europea per il Golfo Persico, non risparmia parole forti nei confronti del fondatore del Movimento, accusandolo di aver perso il coraggio necessario per fermare le mosse di Conte, rischiando così di vedere svanire il proprio potere all’interno del partito.
Secondo Di Maio, Grillo avrebbe la possibilità di bloccare il prossimo voto sulla regola del doppio mandato e sulla modifica del simbolo del Movimento 5 Stelle, ma non lo farà. “Grillo non ha il coraggio di prendere iniziative. Altrimenti lo avrebbe già fatto”, afferma l’ex leader del Movimento, sottolineando come il comico genovese sembri ormai privo della determinazione che lo caratterizzava in passato.
Di Maio ricorda un momento cruciale nell’estate del 2021, quando negoziò l’accordo tra Grillo e Conte, conferendo al garante del Movimento un potere significativo attraverso l’articolo 12, comma 2 del nuovo statuto. Questa clausola, spiega Di Maio, attribuisce a Grillo una “prerogativa oserei dire papalina”, ovvero il potere di interpretazione autentica, non sindacabile, delle norme dello statuto. Tuttavia, Grillo non ha mai utilizzato questo strumento per fermare Conte, limitandosi a fare qualche appello agli iscritti attraverso il blog.
La ragione di questa inattività? Di Maio avanza un’ipotesi pungente: “Sembra che Grillo abbia smarrito il suo coraggio. E forse le ragioni sono almeno 300.000…”, riferendosi al contratto di consulenza da 300.000 euro all’anno che Grillo riceve per i progetti comunicativi del Movimento, un contratto rinnovato appena un anno fa. Di Maio prevede un futuro in cui Conte potrebbe privare Grillo anche di questo beneficio: “In pochi mesi Conte gli porterà via anche l’argenteria. E poi gli cancellerà il contratto di consulenza. Triste direi”, commenta con ironia l’ex ministro degli Esteri.
Sul tema della regola del doppio mandato, Di Maio esprime chiaramente la sua posizione: “Io penso da tempo che vada superata. È l’unico modo per assicurare pluralità al Movimento contro l’attuale verticisimo. Consentirebbe a persone di esperienza, se gli elettori vorranno, di tornare nelle istituzioni”, aggiungendo così un ulteriore elemento al già complesso dibattito interno ai 5 Stelle.
Lo scontro Grillo-Conte, dunque, si profila come una battaglia decisiva per il futuro del Movimento, con possibili ripercussioni non solo sulle dinamiche interne, ma anche sulla strategia politica del partito a livello nazionale.
“Le ore sono frenetiche per chi vive le frenesie, noi siamo assolutamente tranquilli”. Così Fulvio Bonavitavola, vice presidente della Regione Campania, e molto vicino a Vincenzo De Luca, ha risposto a Salerno ad un giornalista che gli chiedeva dello scontro in corso con il Pd sul tema del terzo mandato per il governatore in carica.
Nel mezzo della riunione dei consiglieri regionali dem, arriva direttamente Vincenzo De Luca. Oltre ad essere il governatore della Campania, De Luca è anche un consigliere regionale iscritto al gruppo PD, e ieri è stata una giornata intensa per il partito, riunitosi per discutere la controversa legge che potrebbe aprire la strada al terzo mandato del governatore. La norma, una trasposizione di quella nazionale del 2004 sul limite dei mandati, è stata utilizzata già da Luca Zaia in Veneto, e ora De Luca intende seguirne l’esempio. Ma la segretaria nazionale del PD, Elly Schlein, in una videocall con i consiglieri, ha ribadito che “non può esserci e non ci sarà un terzo mandato per il governatore”.
Il dilemma dei consiglieri dem: o con il Pd nazionale o con De Luca
La richiesta della Schlein di fermare l’iter della legge ha scatenato il panico tra i consiglieri campani, posti ora di fronte a un bivio: allinearsi al partito nazionale o sostenere il governatore. Per prendere tempo, i consiglieri dem hanno deciso di non presentarsi alla seduta della I commissione, dove il provvedimento avrebbe dovuto ottenere il via libera, e si sono riuniti per decidere il da farsi.
La proposta di De Luca: una via di mezzo per salvare il partito e il terzo mandato
Durante l’incontro, De Luca ha proposto una soluzione per risolvere la crisi. Secondo il governatore, il voto in aula martedì potrebbe avere un valore puramente tecnico, simile a quanto già fatto in altre regioni, con una dichiarazione che affidi la scelta del candidato presidente dei partiti e della coalizione, evitando quindi che la legge diventi automaticamente un via libera al suo terzo mandato. Il capogruppo dem Mario Casillo sta ora valutando con i vertici nazionali del PD la fattibilità di questa soluzione per placare le tensioni interne.
Rinviare la decisione alle elezioni di Emilia e Umbria
Alcuni consiglieri dem, già segnati dalle recenti difficoltà elettorali del PD in Liguria, vedono in questa proposta una possibilità di guadagnare tempo. La decisione finale potrebbe essere posticipata a dopo le elezioni regionali di Emilia e Umbria, quando si avrà un quadro più chiaro della leadership di Schlein nel partito. Intanto, il governatore ha convocato una nuova riunione di maggioranza per domani mattina alle 11, segno della delicatezza del momento. Nel pomeriggio, alle 15, è previsto un passaggio decisivo in I commissione, in vista dell’approdo del testo in consiglio regionale martedì.
Rimane anche aperta l’ipotesi di portare la norma sul terzo mandato in aula insieme alla nuova legge elettorale, anche se non c’è accordo tra i partiti sulle soglie di sbarramento e sul divieto di candidatura per i sindaci dei piccoli comuni. La situazione resta dunque incerta, e l’obiettivo è evitare che i consiglieri debbano scegliere tra il PD nazionale e De Luca nel giro di pochi giorni.
Il Partito Democratico affronta giorni di tensione sul possibile terzo mandato di Vincenzo De Luca(nella foto Imagoeconomica in evidenza) alla presidenza della Campania. Dopo settimane di indiscrezioni, la segretaria del PD Elly Schlein (nella foto Imagoeconomica assieme a Piero De Luca, deputato Pd e figlio del presidente delal Regione Campania) assieme ha chiarito la posizione del partito, definendo “fuori luogo” l’approvazione di una norma che permetterebbe a De Luca di candidarsi nuovamente. Schlein ha espresso la posizione del PD, dichiarando che “i mandati del governatore finiscono qui”. Nonostante una telefonata tra Schlein e De Luca nella quale la segretaria ha ribadito la necessità di fermarsi, il governatore ha confermato la propria volontà di continuare, aprendo una divisione interna.
Bivio per i consiglieri regionali: con il PD o con De Luca
I consiglieri regionali campani del PD sono così posti davanti a una scelta: seguire la linea del partito o sostenere il provvedimento che potrebbe riaprire le porte a De Luca. La situazione si è ulteriormente complicata durante una riunione, a cui hanno partecipato, oltre ai consiglieri regionali, il commissario PD Antonio Misiani e il responsabile dell’organizzazione Igor Taruffi. A sorpresa, si è collegata anche Schlein, la quale ha ribadito che “portare in aula questo provvedimento ora è sbagliato”. Secondo la segretaria, infatti, tale norma dovrebbe essere discussa all’inizio della legislatura e non alla fine, sollevando così dubbi sull’opportunità di procedere con il voto.
Le posizioni dei consiglieri dem: divergenze interne e pressioni del Nazareno
Durante la riunione, i consiglieri si sono sfogati. Gennaro Oliviero e Maurizio Petracca, rappresentante dell’area irpina, hanno lamentato settimane di pressioni, sottolineando che un incontro con la segretaria sarebbe stato utile in anticipo. La Schlein ha quindi affermato che, pur senza imporre un diktat, la linea del partito è quella di “stoppare la norma”. Questo, di fatto, impone ai consiglieri una scelta netta: restare allineati al PD nazionale o sostenere De Luca, mettendosi così fuori dal perimetro del partito.
Nel Nazareno si è consapevoli che il gruppo regionale, composto da otto consiglieri, potrebbe vedere due o tre membri votare comunque a favore della norma. Tuttavia, per agevolare la gestione della crisi, è stato deciso di prorogare la carica del commissario Misiani per quattro mesi, invece che per un anno, rispondendo alle richieste emerse durante il congresso.
Il nodo della legge e il confronto interno del PD
Il capogruppo Mario Casillo ha ricordato che il provvedimento è già stato incardinato e che la prima commissione consiliare si è già riunita per discuterne. Schlein ha suggerito di rallentare l’iter, offrendo ai consiglieri più tempo per trovare una soluzione interna. Così, il gruppo PD ha deciso di non presentarsi alla seduta della commissione, rinviando la decisione. Si cerca una sintesi tra chi vuole fermare il provvedimento e chi crede che si possa proseguire, sottolineando che la legge non garantisce automaticamente a De Luca un terzo mandato.
Schlein e De Luca a confronto diretto: chi seguiranno i consiglieri?
La tensione culmina con l’arrivo a sorpresa di De Luca a una riunione con i consiglieri regionali. Anche lui, come la Schlein, vuole una risposta chiara dai consiglieri: con chi intendono schierarsi? La decisione attesa per martedì potrebbe segnare una svolta per il partito in Campania e una ridefinizione dei rapporti tra il PD nazionale e le realtà regionali.