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Di Maio attacca ancora Conte, si parla di scissione. E Grillo dice no al terzo mandato

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Scissione. Nel Movimento Cinque stelle se ne parla parecchio. Un po’ per esorcizzarla. Un po’ per minacciarla. Pero’, insomma, il tema c’e’. D’altronde, anche Giuseppe Conte l’ha evocata: “In realta’, Di Maio si sta cacciando da solo”, ha detto in un’intervista a La Stampa. Poche ore dopo, il ministro degli Esteri ha attaccato: “Il M5s rischia di diventare la forza politica dell’odio”. Un momento della verita’ ci sara’ il 21 giugno, con la risoluzione sull’Ucraina. Ma altri temi stringono. Mentre fra l’ex premier e il ministro degli Esteri volavano gli stracci, ha fatto irruzione il fondatore. In uno di quei suoi post aperti alle interpretazioni, Beppe Grillo ha implicitamente appoggiato il no al terzo mandato per gli eletti del Movimento, sostenendo che limitarne il numero e’ cosa buona. Poi ha detto che non essere d’accordo significa arroccarsi al potere. E, infine, che il “sacrificio di qualche (vero o sedicente) Grande Uomo” andra’ messo in conto. Allusioni che hanno suggerito nomi. Che Grillo, pero’, non ha fatto. Il tema del doppio mandato non sembra comunque il piu’ stringente. Semmai, c’e’ quello della fedelta’ al governo, della solidita’ della permanenza in maggioranza. Chi sta con Di Maio non vede in Conte una garanzia per Draghi. Nei corridoi della Camera, c’e’ chi parla di un gruppo di parlamentari in attesa di capire le mosse di Di Maio e pronti a lasciare il M5s. Paiono decisivi i giorni che dividono dalla discussione sull’Ucraina, con le comunicazioni del presidente del consiglio a Camera e Senato. “Leggo in queste ore – ha detto il ministro degli Esteri – che una parte dei 5s vuole inserire nella risoluzione frasi e parole che disallineano l’Italia dalle sue alleanze storiche, la Nato, l’Ue. Noi non siamo un Paese neutrale, siamo un Paese che ha alleanze storiche”. Per Di Maio il “disallineamento” ci sarebbe se ci fosse un “No” esplicito all’invio di nuove armi in Ucraina, come auspica l’area contiana. Se cosi’ fosse, potrebbe consumarsi lo strappo. “Come potremmo votarlo?”, chiedeva un deputato vicino a Di Maio. Le distanze sono anche sulla gestione del Movimento. “Mi sono permesso semplicemente di porre dei temi – ha detto Di Maio – per aprire un dibattito su questioni come la Nato, la guerra in Ucraina, la transizione ecologica e ho ricevuto insulti personali”. Tutto strumentale – ribattono i contiani – le posizioni del Movimento sono scolpite e condivise. Fra le truppe ostili a Conte, c’e’ chi accusa il presidente di scegliere solo fedelissimi per i ruoli di vertice, di non lasciare spazio ne’ voce a quelle che nei partiti tradizionali si chiamerebbero semplicemente correnti. Ma e’ anche vero che si avvicina il 2023, con la scelta dei candidati alle prossime politiche. E questo contribuisce a innescare e a far esplodere le tensioni. Il tema dei mandati trova spazio in questo scenario. Se venisse confermato lo stop dopo due legislature, molti big del Movimento non potrebbero correre di nuovo. Ce ne sono di tutte le aree: da Roberto Fico a Paola Taverna fino allo stesso Di Maio. Il ministro degli Esteri, pero’, ha rilanciato: “Che senso ha cambiare la regola del secondo mandato? Io invito a votare gli iscritti secondo i principi fondamentali del Movimento, perche’ questa e’ una forza che si sta radicalizzando all’indietro”. Conte ha gia’ annunciato che la decisione verra’ presa con una consultazione on line. Ma questo non placa le polemiche. Perche’ intanto c’e’ da capire se ci sara’ accordo sulla formula da sottoporre agli iscritti. E magari se verranno inserite delle deroghe scappatoia. Dall’esterno, gli alleati seguono il film. Nel Pd c’e’ un po’ di apprensione, soprattutto in vista del 21 giugno: sara’ “un voto sostanzialmente di fiducia al presidente del Consiglio e al Governo – ha detto Letta – In questo momento, le divisioni sarebbero poco comprensibili”. Mentre non sembra che un cambio di schema nel Movimento possa avvicinare l’ingresso dei centristi nel campo largo, dove gia’ si stanno posizionando M5s, Pd e Sinistra. “Di Maio che attacca Conte? Siamo al paradosso del paradosso”, ha detto Matteo Renzi. Fuori dal M5s, ma con imprimatur grillino, resta Alessandro Di Battista. Che per ora non sembra toccato dalle vicissitudini degli ex: “Andro’ in Russia – ha annunciato – Scrivero’ reportage per Il Fatto Quotidiano e girero’ un documentario per TvLoft. E’ cio’ che amo fare”.

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Esteri

Mosca, annullata la marcia della Vittoria

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Mosca e altre città russe hanno annullato la marcia della Vittoria del 9 maggio per ragioni di sicurezza. Lo ha riferito la Tass citando la co-presidente del quartier generale del movimento Elena Tsunayeva. “A causa delle minacce esistenti alla pubblica sicurezza, il quartier generale del Reggimento Immortale russo ha deciso di annullare la marcia del Reggimento Immortale del 2024”, ha spiegato Tsunayeva in conferenza stampa aggiungendo che quest’anno i festeggiamenti del 9 maggio assumeranno la forma di altri eventi.

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Cronache

Caso Ferragni-Balocco, per il tribunale hanno ragione i consumatori: fu pratica scorretta

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La prima sezione civile del Tribunale di Torino ha emesso una sentenza significativa riguardante il caso Balocco, il ruolo di Chiara Ferragni, che hanno attirato l’attenzione nazionale. Il tribunale ha accolto il ricorso presentato da diverse associazioni, tra cui il Codacons, Utenti dei servizi radiotelevisivi e Adusbef, contro la campagna di beneficenza condotta dall’industria dolciaria Balocco. La campagna in questione era stata realizzata attraverso la vendita di pandori griffati dall’influencer Chiara Ferragni, a favore di un ospedale torinese.

La giudice Gabriella Ratti ha emesso una dichiarazione che conferma le accuse mosse dalle associazioni ricorrenti. Secondo quanto riportato dalle associazioni stesse, la sentenza ha accertato la pratica commerciale scorretta messa in atto dall’azienda Balocco. Inoltre, ha evidenziato l’ingannevolezza dei messaggi diffusi al pubblico riguardo alla natura benefica della campagna associata alla vendita del prodotto.

Questa sentenza rappresenta un importante punto di svolta nel panorama delle pratiche commerciali e delle campagne di beneficenza condotte dalle aziende. Mette in luce la necessità di maggiore trasparenza e responsabilità da parte delle imprese nell’affrontare iniziative di questo tipo. La decisione del tribunale di Torino sottolinea l’importanza di verificare attentamente le pratiche di marketing e di beneficenza per garantire che siano etiche e rispettose dei consumatori.

Il caso Balocco ha suscitato un dibattito su scala nazionale riguardo alla relazione tra marketing, beneficenza e trasparenza aziendale. È probabile che questa sentenza abbia un impatto significativo sul modo in cui le aziende progettano e promuovono le loro campagne di responsabilità sociale d’impresa, mettendo in evidenza la necessità di una maggiore chiarezza e autenticità nelle loro iniziative benefiche

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Economia

Ue: Italia resta vulnerabile su debito, deficit e crescita

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“L’Italia continua a far fronte alle vulnerabilità legate all’elevato debito pubblico, abbinato a consistenti deficit di bilancio e a una debole crescita della produttività in un contesto di fragilità del mercato del lavoro e di alcune debolezze residue nel settore finanziario”. E’ quanto si legge nelle conclusioni degli esami approfonditi della Commissione europea, nell’ambito della procedura per gli squilibri macroeconomici del Paese.
“Il rapporto debito pubblico/Pil dell’Italia è diminuito nettamente di circa 15 punti percentuali rispetto al suo picco durante la crisi pandemica, principalmente a causa della forte crescita del Pil nominale, mentre i deficit di bilancio sono rimasti elevati – ricorda l’esecutivo comunitario -. Tuttavia, con il 139,8% del Pil nel 2023 secondo le previsioni autunnali 2023 della Commissione, il rapporto debito pubblico è ancora elevato e si prevede che la tendenza al ribasso si invertirà quest’anno e il prossimo. Ciò è dovuto principalmente a un ampio aggiustamento stock-flussi che incrementa il debito, ancora consistente anche se in diminuzione, ai disavanzi pubblici e a un differenziale tra crescita nominale e tasso di interesse meno favorevole”.
“Inoltre, gli ingenti costi del servizio del debito limitano ulteriormente la portata del governo per quanto riguarda le politiche fiscali a sostegno della crescita. I rischi per la sostenibilità fiscale rimangono elevati nel medio e medio termine nel lungo termine”, afferma anche Palazzo Berlaymont. Sulla produttività la Commissione segnala un “andamento piatto” che riflette “persistenti carenze strutturali” con “condizioni di finanziamento più restrittive” che “smorzano le prospettive di un ulteriore incremento del capitale”.
“Le banche italiane sono ancora notevolmente esposte al rischio di credito sovrano e all’andamento dei prestiti garantiti dallo Stato nei loro bilanci – nota tra l’altro l’Idr della Commissione -. La qualità degli attivi bancari è notevolmente migliorata e la redditività è aumentata parallelamente alla normalizzazione della politica monetaria, anche se le banche potrebbero dover affrontare sfide man mano che l’impatto economico della stretta finanziaria si espande ulteriormente”. “Una materializzazione dei rischi derivanti da queste vulnerabilità potrebbe avere ripercussioni su altri Stati membri attraverso vari canali, di modo che le vulnerabilità abbiano rilevanza transfrontaliera”, afferma tra l’altro la Commissione.
Bruxelles segnala infine nelle proprie conclusioni degli esami approfonditi che “rimane essenziale mantenere il ritmo di attuazione del Pnrr, comprese le misure a sostegno delle competenze e della partecipazione al mercato del lavoro delle donne e dei giovani”.

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