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Cronache

Desaparecidos, è stato un “imponente sterminio”: giustizia alle vittime

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Non un processo per fare la storia, ma un processo per rendere giustizia alle vittime italiane della violenta repressione che in Sudamerica, tra gli anni ’70 e ’80, fece numerosissimi morti; e tra questi 23 italiani. Sono i ‘punti cardine’ dell’intervento dei rappresentanti della pubblica accusa, ad aprile la fase conclusiva del processo a 24 tra ex capi di Stato ed esponenti delle giunte militari e dei servizi di sicurezza di Bolivia, Cile, Peru’ e Uruguay che in quegli anni secondo l’accusa ebbero un unico obiettivo: eliminare i nemici dei loro governi. La richiesta formale fatta oggi dal pm Tiziana Cugini e dal Pg Francesco Mollace e’ stata quella di riformare la sentenza di primo grado che vide otto condanne all’ergastolo, 19 assoluzioni e sei proscioglimenti; in sostanza, oggi si e’ chiesto di condannare al carcere a vita tutti i 24 imputati (due ulteriori sono stati prosciolti in corso di processo perche’ nelle more deceduti, e per uno e’ stato sospeso il procedimento). La prima Corte d’assise d’appello si pronuncera’ con sentenza il prossimo luglio (nel frattempo sono state fissate ulteriori udienze per consentire la discussione di tutte le parti processuali); e tra coloro che rischiano l’ergastolo ci saranno l’ex ministro dell’Interno della Bolivia, Luis Arce Gomez, l’ex presidente del Peru’, Francisco Morales Bermudes, l’ex ministro degli Esteri dell’Uruguay, Juan Carlos Blanco, e il tenente di vascello Jorge Nestor Fernandez Troccoli, gia’ a capo del sistema di repressione della marina militare uruguaiana, unico a vivere in Italia dopo essere scappato dal suo Paese.

“Dobbiamo rendere giustizia alle vittime e la sentenza di primo grado questa giustizia non l’ha resa – ha detto i pm Cugini nella requisitoria – In primo grado si e’ ricostruita e condannata l’esistenza del Piano Condor, ma la Corte e’ arrivata a ritenere non responsabili le mani che quello sterminio hanno attuato. E’ arrivata a considerate l’esistenza del sequestro di persona, ma non le morti che sono seguite; ha detto che le morti non erano il programma di questi soggetti”. Per il pm, in questo processo “abbiamo la distruzione con l’annientamento delle persone umane. Quello che si realizzava non era solo allo scopo di estorcere informazioni, ma era uccidere in maniera atroce. Tutti gli imputati, che sono stati bene individuati, sono responsabili di tutto cio’ che gli viene contestato. Sono stati affidabili esecutori di morte”. La fase finale della requisitoria e’ stata affidata al Pg Francesco Mollace. “Alla base della decisione di primo grado c’e’ un errore storico – ha detto – Il Piano Condor non e’ stato visto nella sua reale dimensione. Non e’ stata un’attivita’ di criminalita’ spicciola; nei documenti c’e’ scritto che l’attivita’ era quella di eliminare i nemici del governo, siamo in presenza di un imponente sterminio dei nemici del governo. Il piano omicidiario era voluto fin dall’inizio; e gli obiettivi erano gia’ individuati, ovvero sacerdoti, religiosi, sindacalisti, studenti, socialisti, comunisti”.

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Abusi e sevizie su 16enne, fermati un uomo e un 14enne

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Un 44enne e un 14enne sono stati fermati dalla Polizia perché, nella notte tra lunedì e martedì scorso, avrebbero commesso abusi con sevizie, filmandolo, su un ragazzo di 16 anni nello scantinato di un condominio a Milano. Nell’inchiesta della Procura del capoluogo lombardo si contestano i reati di violenza sessuale di gruppo, sequestro di persona, lesioni, produzione di materiale pedopornografico. I fermi sono stati effettuati ieri.

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Cronache

Torre del Greco: bracciante agricolo trovato morto, ucciso a coltellate

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Un uomo, bracciante agricolo straniero, è stato trovato morto questa mattina in via Gurgo, nella periferia di Torre del Greco. La vittima, secondo quanto emerso dalle indagini condotte dagli agenti del commissariato locale e coordinate dalla Procura di Torre Annunziata, è stata colpita da diverse coltellate all’interno dell’appartamento che occupava nella stretta arteria vesuviana.

Le indagini

Gli investigatori, che stanno cercando di ricostruire l’esatta dinamica dei fatti, hanno ascoltato alcuni testimoni presenti nella zona al momento dell’accaduto. Le prime ricostruzioni suggeriscono che l’uomo potrebbe essere stato ucciso al culmine di una lite.

Grazie alle testimonianze raccolte e agli elementi acquisiti, la polizia è riuscita a individuare un altro soggetto, anche lui straniero, ritenuto coinvolto nell’omicidio.

Un caso che scuote la comunità

L’episodio ha scosso profondamente la comunità di Torre del Greco, una città già alle prese con le sfide legate all’integrazione e alle condizioni di vita dei lavoratori stranieri, spesso impiegati in agricoltura. Le indagini proseguono per chiarire le motivazioni che hanno portato alla violenta aggressione.

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Cronache

Cede il tetto, un operaio morto ed un altro ferito

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La struttura in cemento armato del tetto è venuta giù ed è crollata un’intera porzione del solaio. Il soffitto del capannone sul quale stavano lavorando ha ceduto facendo precipitare da un’altezza di circa sei metri i due lavoratori della ditta romagnola che questa mattina stava operando alla Lamberet SpA. È la filiale in provincia di Frosinone del colosso francese specializzato nella realizzazione di rimorchi – frigorifero e nella trasformazione di furgoni adattandoli al trasporto alimentare in ambiente coibentato. Uno di loro è morto, l’altro è stato trasferito in elicottero al San Camillo di Roma: la prognosi è riservata. È successo poco dopo le 11 nella zona industriale che sta a due passi dall’Autostrada A1 ed a cavallo tra le province di Frosinone e Caserta.

Un punto strategico. Su quell’impianto sono in corso lavori di ampliamento ed adeguamento che prevedono anche la rimozione dell’amianto da un vecchio stabile. È quello che stavano facendo i due specialisti: assunti in modo regolare, protocollo operativo approvato dalla Asl di Frosinone, appalti e sub appalti assegnati in base alle norme accerteranno più tardi i carabinieri. Venivano dalla Romagna i due lavoratori: entrambi stranieri e dipendenti di una ditta di Imola che li aveva inviati in trasferta. La vittima si chiamava Lulzim Buci, aveva 53 anni ed era di nazionalità albanese: abitava a Fiorenzuola d’Arda, un centro di 15mila abitanti in provincia di Piacenza. È morto prima dell’arrivo in ospedale.

Con lui c’era un cittadino del Marocco di 31 anni: è stato trasferito a Roma in eliambulanza. I carabinieri e gli ispettori Asl stanno accertando ora se siano state rispettate tutte le norme in materia di prevenzione. In serata il sindacato Filca-Cisl di Frosinone ha chiesto con urgenza “la convocazione di un tavolo di emergenza”. I carabinieri e gli ispettori Asl del Servizio di Prevenzione sul lavoro hanno acquisito questa sera il ‘Certificato di Calpestabilità’ del tetto del capannone: dal documento risulta che la copertura era sicura e poteva reggere senza difficoltà il peso dei due specialisti. Invece la struttura in cemento armato è venuta giù.

Spresal e carabinieri hanno inoltre esaminato la documentazione presentata dalla società imolese per la quale i due lavoratori infortunati lavoravano regolarmente. Il fascicolo è già stato sottoposto ad un primo esame dalla Asl, risulta completo in ogni sua parte. Tutto era stato regolarmente notificato alla Asl, accompagnato dalla documentazione necessaria. Incidente sul lavoro anche a Fano. Un uomo di circa 50 anni, imbarcato su un peschereccio della flotta di Ancona, è morto stamattina a seguito di un incidente avvenuto durante le operazioni di pesca a quattro miglia al largo di Fano (Pesaro Urbino). Secondo una prima ricostruzione il marinaio sarebbe finito in mare dopo essere stato colpito da un cavo; quando è stato riportato a bordo non c’era più nulla da fare.

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