Dopo mesi di stallo la commissione Industria del Senato ha cominciato le votazioni sul ddl concorrenza. C’e’ anche la data per l’esame in Aula, lunedi’ prossimo, un giorno prima del termine indicato dal premier Mario Draghi. Manca l’accordo sulle nomine dei componenti delle authority ma soprattutto l’intesa finale sulle concessioni balneari: e’ “vicina”, concordano tutti sottolineando la volonta’ di evitare che sia posta la questione di fiducia, ma non si possono escludere colpi di scena nell’epilogo di questo lungo braccio di ferro, con una maggioranza in continua fibrillazione. Mentre alla Camera arriva il primo via il via libera sul codice degli appalti, in Senato e’ corsa contro il tempo sulla concorrenza. La commissione punta a licenziare il testo giovedi’, restano 48 ore. La trattativa finale parte dalla proposta di mediazione del governo, elaborata dal viceministro allo Sviluppo economico Gilberto Pichetto (FI). Dal primo gennaio 2023 scattano le gare, c’e’ tempo un anno per completarle. Con una deroga per i Comuni in caso “di ragioni che impediscano la conclusione della procedura selettiva entro” quella data, compresi, “a titolo esemplificativo” contenziosi o “difficolta’ oggettive legate all’espletamento della procedura”. Si puo’ rinviare “per il tempo strettamente necessario alla conclusione della procedura” ma non oltre il 31 dicembre 2024. Altro nodo chiave, l’indennizzo per le aziende balneari che non ottengono il rinnovo della concessione. Si calcola “sulla base delle scritture contabili” o “di perizia giurata redatta da un professionista abilitato, che ne attesta la consistenza”. L’indennizzo e’ “a carico del concessionario subentrante” per “la perdita dell’avviamento connesso ad attivita’ commerciali o di interesse turistico, del valore residuo dei beni immobili oggetto di investimenti per l’esercizio dell’impresa”. Per le spese di avviamento si deve intendere l’utile meno il costo figurativo. E sono esclusi dal calcolo i beni abusivi. La proposta non ha convinto del tutto l’intera maggioranza. M5s e Iv hanno giudicato troppo ampia la discrezionalita’ per le deroghe, criticando la formula “a titolo esemplificativo”. Dentro FI c’e’ una certa resistenza, soprattutto sull’indennizzo calcolato sul “valore residuo”, al netto degli ammortamenti. “Ci sono le elezioni di mezzo – ragiona un senatore azzurro -, la vera clausola di salvaguardia e’ il tempo, e con il Milleproroghe a fine anno basta un emendamento a cambiare tutto”. Piu’ esplicito il suo collega Massimo Mallegni: se alle prossime elezioni politiche “il centrodestra vincera’, cambieremo tutto e torneremo sulla nostra strada maestra”. “Il Pd sostiene con convinzione l’azione del governo – ha chiarito la capogruppo dem al Senato Simona Malpezzi -, ritiene positivo il lavoro compiuto dal Parlamento e auspica che tutte le forze politiche che sostengono l’esecutivo siano responsabili nel rispetto dei tempi”. Matteo Salvini e’ “fiducioso che si arrivi all’accordo” sui balneari anche se “bisogna lavorarci”. Dal suo partito, pero’, viene aperto subito un altro fronte che tocca interessi non meno caldi, quello dei taxi. E’ uno dei temi su cui spettera’ alla commissione Attivita’ produttive di Montecitorio inserire modifiche (la commissione Industria del Senato ha cominciato l’esame da questi articoli), secondo lo schema di lavoro suddiviso fra le due Camere concordato dalla maggioranza ad aprile. “Completiamo la riforma del settore” dei taxi “avviata appena 3 anni fa con la legge 12 ed emaniamo i decreti attuativi su piattaforme tecnologiche, registro delle imprese e foglio di servizio elettronico – rilanciano i deputati leghisti Elena Maccanti ed Edoardo Rixi -. Una legge delega (senza passare dal Parlamento) e’ inutile, dannosa e allungherebbe i tempi”. Secondo la road map del governo, il ddl concorrenza dovra’ essere approvato entro meta’ luglio in terza lettura al Senato: poi andranno emanati i decreti attuativi della delega entro la fine del 2022, in tempo per l’ultima tranche di quest’anno di finanziamenti del Pnrr.