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Derby della Mole infuocato: Torino e Juve pareggiano, espulsi gli allenatori

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Il derby della Mole tra Torino e Juventus si conclude con un pareggio 1-1, un risultato che lascia l’amaro in bocca a entrambe le squadre. Un punto a testa che somiglia più a un brodino per i due tecnici, Thiago Motta e Paolo Vanoli, entrambi espulsi nel corso della ripresa dopo un acceso diverbio a bordocampo.

La partita si apre subito con un lampo di talento: Yildiz, con un dribbling d’alta scuola, trova il gol del vantaggio bianconero sorprendendo Milinkovic-Savic con un preciso sinistro. Il Torino non tarda a reagire, sfiorando il pareggio con Linetty. Gatti, invece, va vicino al raddoppio per la Juventus con un colpo di testa che si spegne di poco a lato.

Nel recupero del primo tempo, Vlasic si inventa il gol del pareggio: un sinistro magistrale che fulmina Szczesny e riporta il Torino in partita. In precedenza, un gol di Nico Gonzalez era stato annullato per fuorigioco, mantenendo in bilico il risultato.

La ripresa si infiamma ulteriormente con l’espulsione di entrambi gli allenatori. Una rissa a bordocampo, scatenata da un intervento al limite dell’area di Savona su Karamoh, provoca l’espulsione di Motta e Vanoli. L’arbitro Fabbri, dopo aver calmato gli animi, decide di mandare entrambi i tecnici negli spogliatoi.

In campo, Milinkovic-Savic si dimostra decisivo in più occasioni, opponendosi con prontezza a un tiro insidioso di Koopmeiners. Sul finale, Mbangula crea scompiglio sulla sinistra con un gran cross per Nico Gonzalez, il cui tiro, seppur sporco, è angolato e insidioso. Milinkovic-Savic si supera con un tuffo spettacolare per evitare il gol. Poco dopo, respinge centralmente un tiro potente di Weah.

Nonostante gli sforzi della Juventus, il Torino resiste e il risultato finale resta bloccato sull’1-1. Un pareggio che rappresenta il dodicesimo stagionale per i bianconeri, un segnale che la squadra di Motta deve ancora trovare continuità per puntare più in alto.

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Serie A, sei giornate di fuoco: derby di Milano, big match a raffica e la corsa alla vetta

Derby di Milano, scontri diretti e impegni europei: le prossime sei giornate di Serie A offriranno 13 match clou che possono cambiare la corsa scudetto e la lotta Champions.

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La Serie A si prepara a sei giornate spettacolari con 13 match clou destinati a scuotere la classifica più equilibrata degli ultimi anni. Il via è immediato: c’è il derby di Milano, seguito da scontri diretti che coinvolgono tutte le squadre in corsa per scudetto, Champions e salvezza.

I big match delle prossime giornate

Le sfide di cartello scandiscono ogni turno:

  • 12ª giornata: Fiorentina-Juventus, Napoli-Atalanta, Inter-Milan

  • 13ª: Milan-Lazio, Atalanta-Fiorentina, Roma-Napoli

  • 14ª: Inter-Como, Lazio-Bologna, Napoli-Juventus

  • 15ª: Bologna-Juventus, Roma-Como

  • 16ª: Juventus-Roma

  • 17ª: Atalanta-Inter

Il menù è fitto anche per via della Supercoppa a Gedda, che coinvolgerà Inter, Milan, Napoli e Bologna.

Inter: il tour de force che può decidere la stagione

L’Inter (24 punti) affronta un mese devastante: derby, Como, Atalanta, Atletico Madrid e Liverpool in Champions, Coppa Italia e Supercoppa. Chivu avrà bisogno dell’intera rosa per reggere l’urto.

Roma: la vetta è vicina, poi tre scontri durissimi

La Roma (24) può ritrovarsi prima battendo la Cremonese, ma poi arrivano Napoli, Como e Juventus, oltre agli impegni di Europa League. Gasp dovrà gestire una rosa corta soprattutto in attacco.

Milan: partenza in salita, poi un calendario più morbido

Il Milan (22) debutta con il derby e affronta due volte la Lazio in cinque giorni. Superato questo scoglio, il cammino diventa più favorevole, con la Supercoppa che offre una nuova chance di trofeo.

Napoli: cinque settimane decisive

Atalanta, Roma, Juventus e Benfica in Champions mettono alla prova una squadra già in difficoltà. Conte dovrà blindare i risultati mentre si avvicina la trasferta di Gedda.

Bologna: occasione d’oro

Con 21 punti, Italiano può consolidare la zona Champions. Calendario buono, Europa League e Supercoppa permettono di sognare in grande.

Juventus: il percorso più complicato

Fiorentina, Napoli, Bologna e Roma: la Juve (19) ha il calendario peggiore. Champions con avversari alla portata, ma servono due vittorie per restare in corsa.

Como: pochi impegni, grande vantaggio

Fabregas gioca solo cinque partite: contro Inter e Roma gli ostacoli maggiori, ma la stanchezza altrui può favorire una scalata in classifica.

Lazio: tutto dipende dai recuperi

Sarri ritrova elementi importanti e può avvicinarsi alla zona Champions. Il doppio incrocio col Milan sarà decisivo.

Atalanta: una salita ripidissima

Per Palladino è un impatto durissimo: Napoli, Francoforte, Fiorentina, Chelsea e poi Inter. Serve una reazione immediata per risalire.

Fiorentina: serve una scossa

Ultima a 5 punti, parte con Juve e Atalanta. Solo vincendo nelle sfide successive può evitare di restare invischiata nella lotta salvezza.


Le prossime sei giornate promettono equilibrio, tensione e possibili scossoni in vetta e in coda. Il campionato entra nel suo tratto più caldo.

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Atp Finals, Binaghi avvisa il Governo: «Il futuro del torneo dipende dal decreto sport»

Binaghi rivendica il successo delle Atp Finals ma avverte il Governo: il futuro del torneo in Italia dipenderà dall’applicazione del decreto sport. Abodi rassicura: «Accordo possibile».

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Dati alla mano, le Atp Finals di Torino si chiudono con numeri imponenti: 230mila presenze, 591 milioni di impatto economico e 92,3 milioni di extra gettito, quasi sette volte l’investimento statale. Ma sul palco della conferenza finale, accanto alla soddisfazione, riecheggia anche un messaggio chiaro al Governo: il futuro delle Finals in Italia dipenderà dall’applicabilità del decreto sport varato in estate.

Binaghi: «Da domani si apre una nuova fase»

Il presidente della Fitp, Angelo Binaghi (foto Imagoeconomica), ha messo in fila i successi ma ha anche ricordato che il torneo è un asset Atp solo “in concessione” alla federazione:
«Da domani inizia la seconda fase: continuare a farle a Torino per un anno e dialogare con il Governo sull’applicabilità della nuova legge per i prossimi cinque anni. Le decisioni dovranno essere congiunte».

Sul fronte logistico, alla domanda sul duello Torino-Milano, Binaghi scherza: «Non ho mai visto il nuovo palazzetto di Milano. Torino ormai è la mia seconda casa».

Il tennis cresce, «e il Governo dovrebbe capirlo»

Binaghi non perde l’occasione per sottolineare che tennis e padel sono ormai «il secondo sport per numero di praticanti» e si avvicinano al calcio. Da qui l’“aggancio” politico:
«Il Governo dovrebbe capire che investire nel tennis è la miglior scelta possibile».

E allarga il discorso ai contributi pubblici nello sport:
«Serve un sistema che premi i risultati. Oggi è ancora basato su contributi che non tengono conto dei risultati sportivi. Forse il tennis dimostra che può esistere un modello che premia efficienza e merito, non assistenzialismo».

La partita ora si gioca nella capitale

A conti fatti, Torino ha incassato un successo sportivo ed economico indiscutibile. Ma il prossimo punto decisivo non si giocherà sul campo: si giocherà nei rapporti tra Fitp, Governo e Atp. Per capire se le Finals resteranno in Italia — e dove — occorrerà attendere le valutazioni sul decreto sport e i passi che seguiranno.

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Stadio di Napoli, Abodi avverte: «Rischio concreto di perdere Euro 2032». Comune e De Laurentiis divisi sul futuro

Il ministro Abodi avverte: senza un accordo rapido tra Comune e De Laurentiis Napoli rischia di perdere Euro 2032. Entro il 2026 la scelta degli stadi: urge una sintesi sul nuovo progetto.

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«Capisco la sacralità del Maradona, ma serve una soluzione che consegni a Napoli uno stadio all’altezza». È l’allarme del ministro per lo sport Andrea Abodi (foto Imagoeconomica), che non esclude il rischio di un Europeo 2032 senza Napoli. La città è divisa tra la linea del Comune, deciso a ristrutturare il Maradona, e la posizione di De Laurentiis, che punta a un impianto nuovo nell’area del Caramanico.

L’appello del ministro: trovare un accordo

Abodi insiste da giorni sulla necessità di una sintesi. Al convegno di Milano Finanza ha ricordato che Napoli deve trovare «una definizione precisa e un interesse condiviso». Per il ministro, il Maradona «rappresenta più il passato che il futuro» e serve uno stadio moderno, accessibile e funzionale. «Il tempo però sta finendo: se vogliamo gli Europei a Napoli, nelle prossime settimane l’intesa deve consolidarsi».

Pressioni e scadenze: ottobre 2026 è vicino

A Sky Tg24 Abodi ha rilanciato: «Nel 2026 almeno 3 stadi apriranno nuovi cantieri». Il cronoprogramma Uefa prevede che nell’ottobre 2026 vengano scelti i cinque stadi italiani ospitanti, tra progetti già approvati, finanziati e cantierabili entro marzo 2027. Napoli, invece, procede in bilico.

Le città avanti e il ruolo del commissario

Milano progredisce sul dossier, Roma migliorerà l’Olimpico e si immagina il nuovo stadio della Roma. La Lazio ha il suo percorso. «Lavoriamo su 12 progetti», afferma Abodi.

Massimo Sessa, presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, sarà il commissario per gli stadi: dovrà accelerare procedure e coordinare pubblico e privato per garantire gli impianti in tempo per Euro 2032. È già al lavoro sugli adempimenti preliminari.

I candidati a ospitare Euro 2032

Gli stadi in corsa sono:
San Siro (Milano), Olimpico (Roma), Juventus Stadium (Torino), San Nicola (Bari), Maradona (Napoli), Artemio Franchi (Firenze), Luigi Ferraris (Genova), Bentegodi (Verona), Dall’Ara (Bologna) e il nuovo impianto di Cagliari. Anche Salerno ha avanzato la sua candidatura.

L’attesa per la decisione della Zes

A Napoli si attende la decisione della Zes, prevista nelle prossime ore. Domani il Comune sarà in Conferenza: possibile un rinvio che passi oltre la scadenza elettorale della settimana successiva.

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