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Degrado urbano e spazi verdi, ecco di cosa si è discusso al convegno “Il respiro delle città. Corridoi ecologici e polmoni verdi”

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Il dibattito promosso dall’Associazione Donne Architetto di Napoli per la presentazione del libro di Emma Buondonno Progetti di risanamento ambientale e riqualificazione dei paesaggi urbani: l’asse verde di Viale Augusto a Napoli, Doppiavoce editore, ha offerto l’opportunità di riportare l’attenzione di parti sociali e responsabili dell’Amministrazione sulla questione del degrado urbano e degli spazi verdi della città che ha raggiunto livelli allarmanti. Degrado urbano, inoltre, e degrado sociale sono gli aspetti complementari del sottosviluppo strisciante che si consolida sempre di più nella nostra realtà metropolitana. Lo spunto di ragionare sul futuro assetto botanico delle aiuole del Viale Augusto in realtà ha fatto emergere soprattutto due criticità del governo del territorio di Napoli e della sua area metropolitana.

Da diversi decenni, in primo luogo, si assiste alla desertificazione degli uffici pubblici con la sistematica perdita di competenze specialistiche interne degli apparati tecnici e l’assenza del turn over necessario per la cura e la manutenzione periodica degli spazi pubblici e del patrimonio della collettività. La tendenza ormai consolidata dell’esternalizzazione dei servizi pubblici ha generato due gravi danni: il primo, di accelerare la dismissione degli uffici tecnici pubblici e, il secondo, implementare gli appalti a ditte esterne per la manutenzione ordinaria e straordinaria, sulla base di progetti anche questi esternalizzati, la cui successione temporale non riesce più a stare al passo con le reali esigenze della manutenzione e cura costante che è necessaria per la salvaguardia dei patrimoni della collettività, che siano essi edificati o costituiti da parchi e giardini e verde pubblico di varia natura. Dobbiamo ripensare il ruolo e la consistenza degli apparati dei servizi tecnici comunali e municipali.

La città di Napoli e la sua area metropolitana, in secondo luogo, per l’importanza che riveste in termini di popolazione residente e superficie territoriale, che determinano un’elevata densità edilizia e abitativa in un’area così ad elevato rischio sismico, vulcanico, bradisismico, idrogeologico e ora anche di salubrità ambientale, impone che il governo del territorio sia orientato alla rinaturalizzazione di ampie porzioni di territorio degradato, alla riqualificazione ambientale e sociale delle aree di margine o periferiche, alla riforestazione delle aree industriali dismesse piuttosto che continuare a prevedere progetti criminali di ulteriori densificazioni urbane. Da qui deriva l’importanza che riveste una capacità amministrativa di programmare, pianificare e realizzare il progetto del paesaggio dalle principali componenti naturalistiche fino alle infrastrutture verdi come corridoi ecologici e di riequilibrio tra parti costruite e parchi e giardini del territorio, dagli standard urbanistici al verde attrezzato e ai piccoli brani di spazi di risulta delle opere di infrastrutturazione della città.

Risalgono agli anni ’80 del secolo scorso le proposte di riequilibrare il territorio di Napoli attraverso la realizzazione dei tre grandi parchi urbani; i primi due da recuperare nella riconversione delle aree industriali dismesse ad est e a ovest della città: Bagnoli e Area orientale e il terzo, al centro della città, costituito dall’emergenza del Monte Sant’Erasmo con il Castel sant’Elmo e la Certosa di San Martino. I soli due grandi parchi urbani a est e a ovest avrebbero interessato circa 300 ettari ognuno. Si potrebbe ancora correggere il grande errore che si sta portando avanti da oltre trent’anni. La piana alluvionale di Bagnoli da restituire a una grande pineta così come le ex aree industriali a est per un bosco urbano al fine, entrambi, di lasciare al tempo e alla natura il progressivo disinquinamento delle aree relitte industriali. Oltretutto in questi trent’anni avremmo potuto almeno godere di due grandi polmoni verdi per aiutare l’ambiente a mitigare l’effetto del riscaldamento e della crescita dell’isola di calore urbano.

Sono state aree sottratte a qualunque destinazione o fruizione pubblica ma, almeno, avrebbero contribuito a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici in atto. Avrebbero contribuito a dotare Napoli di due polmoni per fare respirare la città, ecco a cosa si ispirava il titolo del confronto. Ecco a cosa sono chiamati gli amministratori a prefigurare lo sviluppo di Napoli nel prossimo decennio. Bisogna continuare sulla strada della densificazione urbana o, piuttosto, rendersi conto che bisogna dare una svolta, soprattutto alla luce dell’emergenza del Covid – 19? “Cambiare rotta” deve essere l’unico vero obiettivo da perseguire per il futuro e significa adottare nuovi paradigmi per l’architettura e l’urbanistica contemporanee e nella direzione dell’European Green New Deal, dell’Agenda 2030 e del Piano Sud 2030:

  1. Consumo di suolo zero/bio-remedation, ora e non nel 2050;
  2. Costruire nel costruito lasciando alla natura il tempo di reagire;
  3. Architettura bioclimatica che produce energia piuttosto che consumarla;
  4. Architettura e Natura, architettura come protesi della natura;
  5. Cooperazione tra costellazioni di città in antitesi alla competizione tra metropoli – decentramento contro densificazione;
  6. Flessibilità e reversibilità dell’Architettura con impiego di materiali riciclabili – Riuso e Recupero prudente;
  7. Nuova etica dell’Architettura;

possono rappresentare i nuovi principi per questo nuovo secolo contro le massicce urbanizzazioni che tolgono ogni speranza di riequilibrio ambientale di Napoli e della sua area metropolitana.

I rappresentanti delle istituzioni che sono intervenuti al dibattito sapranno cogliere il significato della sfida posta in gioco? L’Assessore del Comune di Napoli al verde Luigi Felaco o i Consiglieri della X Municipalità Osvaldo Cammarota e Paola Del Giudice hanno certamente ben compreso che la questione non è soltanto stabilire quale assetto botanico sia più adeguato alle aiuole di Viale Augusto o di promulgare bandi di sistemazioni in alcuni parchi cittadini. La questione è ben più complessa e riguarda, come si è detto, la riorganizzazione degli uffici pubblici per una cura quotidiana e costante del verde urbano che è costituito di materia vivente e che richiede competenze adeguate alla sua valorizzazione e salvaguardia.

Molto importanti sono stati i richiami alla partecipazione più attiva di tutti i cittadini per la richiesta di spazi pubblici attrezzati e verdi per il tempo libero e soprattutto per vivere in un ambiente più a misura di ogni individuo dai bambini agli anziani e alle donne. Se si deve immaginare che l’emergenza sanitaria che ci ha colpito si possa riproporre anche in futuro e che l’unica strada oltre alle scoperte di vaccini di protezione è il distanziamento fisico e la salubrità ambientale allora diventa necessario rivedere i criteri fino ad oggi messi in atto nella trasformazione del territorio e andare verso modelli di riequilibrio territoriale e non concentrare masse di popolazione in aree urbane sempre più dense e sempre più prive degli spazi naturali fondamentali per la salute fisica dei cittadini e la sicurezza sanitaria.

Molto significativi sono stati anche i contributi di esponenti di associazioni che si battono per la cura degli alberi in città come Maria Teresa Ercolanese di Gazebo Verde. Sono a tutti noti, infatti, i suoi interventi in favore della salvaguardia degli asseti botanici dei pochi parchi e giardini di Napoli, molto spesso anche di valore storico come il Parco della Floridiana del Vomero e altri ancora come il Parco Virgiliano a Posillipo che ha subito l’abbattimento selvaggio di circa mille pini. In merito a questa questione, inoltre, l’agronomo territorialista Rino Borriello ha messo in evidenza gli errori che si compiono con trattamenti e capitozzature che sanciscono irrimediabilmente danni alle piante irreversibili, troppo spesso gli appalti sono affidati a ditte che non si avvalgono di competenze specialistiche e addirittura fanno più danni dell’incuria stessa. L’economista Carmela Pugliese ha voluto offrire un contributo al ragionamento sull’aspetto dell’importanza che riveste la qualità dell’ambiente in termini di rivalutazione patrimoniale e sociale del territorio. La dotazione del verde inteso come eco-servizio rappresenta un fattore di pregio ma anche di servizio offerto alla comunità e che una società evoluta è una società che richiede più servizi non meno. Tornando a Borriello il concetto di eco-servizio è stato esplicitato nel senso che in relazione alla popolazione insediata in realtà andrebbe calcolato il fabbisogno di ossigeno e non solo di superficie come indice ad abitante, cioè di standard urbanistico, l’eco-servizio va oltre tale concetto e diviene un parametro che misura il fabbisogno di produzione di ossigeno e di mitigazione degli impatti inquinanti.

A Napoli, inoltre, dobbiamo considerare che quel poco di verde che sopravvive ha spesso un valore di tipo storico e artistico, Viale Augusto anche se oggi è quasi ridotto ad uno spartitraffico in realtà nasce da un’idea progettuale di epoca fascista che incarnava un ideale estetico e storico di preludio alla grande esposizione universale della Mostra delle Terre d’Oltremare. Ma senza voler andare così indietro nel tempo lo storico Francesco Soverina ha richiamato l’attenzione dei partecipanti sulla memoria dei luoghi urbani nella vita collettiva della comunità. La memoria di un assetto botanico rigoglioso che ombreggiava gli spazi della passeggiata resta un vivo ricordo tradito dalle mutilazioni di alberi, palme e pini che hanno lasciato il posto a una landa deserta e assolata. Non è solo nell’abbattimento selvaggio di alberi e arbusti che si declina il peggiore abbandono e degrado ambientale ma anche nella volgare aggressione di cartellonistica pubblicitaria e arredi che si accumulano sostituendo la presenza di alberi con una “foresta” di pali metallici e invadenti insegne. Lo squilibrio paesaggistico tra i fronti edilizi multipiano, fino anche a dieci o undici piani, e la desertificazione delle aiuole appare ancora più evidente rispetto al passato con le alte chiome a ombrello dei pini che proiettavano a terra un’ombra fino a cento metri quadrati ognuno.

Il libro di Emma Buondonno ha contribuito alla documentazione di una fase storica che sta lasciando dietro di sé una distruzione paesaggistica mai conosciuta dai tempi della guerra e oltretutto non giustificata perché non si può addebitare sempre e solo alla scarsità delle risorse economiche. Il degrado urbano, ambientale e sociale che Napoli e la sua area metropolitana stanno attraversando non è nient’altro che il risultato di decenni di politica urbanistica contro le esigenze e i fabbisogni dei suoi cittadini in nome esclusivamente del profitto drogato dell’economia del cemento e dell’asfalto di diretta emanazione del controllo criminale del territorio.

Se vogliamo realmente scrivere un nuovo capitolo della storia di questa città allora dobbiamo addestrare nuove generazioni alla cultura della cooperazione e delle responsabilità politiche e amministrative. Il ruolo dell’Università in questa direzione deve essere centrale e l’esempio della sperimentazione progettuale strettamente legata alle questioni attuali è, senza dubbio, il migliore insegnamento offerto agli studenti e per questo il segnale di incoraggiamento espresso da Leonardo Di Mauro e Pasquale Miano, rispettivamente Presidente dell’Ordine degli Architetti di Napoli e Provincia e Vicedirettore del Dipartimento di Architettura della Federico II e Responsabile scientifico del futuro Master in Architettura del Paesaggio, deve essere di buon auspicio per il prossimo futuro.

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Ucraina: Polonia, favoriremo rimpatrio uomini in età militare

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Varsavia aiuterà Kiev a riportare in Ucraina i suoi uomini in età militare, in seguito alle nuove modifiche alle leggi sui passaporti e sul servizio consolare per gli uomini ucraini che vivono all’estero: lo ha detto il ministro della Difesa polacco Wladyslaw Kosiniak-Kamysz. “Penso che molti polacchi siano indignati vedendo giovani ucraini negli alberghi e nei caffè, sentendo quanti sforzi dobbiamo fare per aiutare” Kiev, ha detto ieri Kosiniak-Kamysz ai media di polacchi. Il ministro ha sottolineato anche che Varsavia si era già offerta di aiutare l’Ucraina a identificare i rifugiati che vivono in Polonia e che sono sotto obbligo militare. La Polonia ospita circa un milione di ucraini fuggiti dalla guerra totale della Russia. Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha dichiarato che le nuove misure di Kiev intendono “ripristinare atteggiamenti equi nei confronti degli uomini in età di leva in Ucraina e all’estero”.

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Ticket Venezia: 80mila prenotati oggi, uno su 10 non paga

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Nel primo giorno di sperimentazione del ticket d’ingresso a Venezia sono oltre 80mila le persone che hanno registrato la loro presenza in città oggi, 25 aprile. Solo 7mila però, uno su dieci, secondo i dati aggiornati a ieri pomeriggio’, hanno pagato il voucher di 5 euro per accedere al centro storico. Tutti gli altri accessi sono di persone esenti alla tassa (cittadini veneti, i lavoratori, gli studenti e altre categorie), tenuti a registrarsi sulla piattaforma on line ma non a pagare. Tra questi, 30.300 sono gli ospiti delle strutture ricettive, 9.450 sono i veneti, potenziali vacanzieri ‘di giornata’.

 

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Choc a Nola: marito violento, giovane ‘liberata’ dai carabinieri grazie all’intervento della suocera

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Dopo anni di soprusi e maltrattamenti, la storia di terrore vissuta da una giovane donna di Nola ha finalmente trovato un epilogo in tribunale. Un giovane di 21 anni, con un passato turbolento segnato da dipendenza da droga e violenze, è stato arrestato e accusato di sequestro di persona, maltrattamenti e lesioni personali aggravate. Le aggressioni brutali, compresa una tentata strangolazione e attacchi pericolosi anche ai passanti nel centro antico di Nola, finiranno con il suo arresto.

La Procura di Nola, con l’ausilio dei carabinieri, ha condotto un’indagine lampo che ha portato alla luce gli abusi subiti dalla donna per anni. La vittima, che aveva sopportato in silenzio gli attacchi del compagno, ha trovato la forza di parlare solo dopo l’intervento della madre dell’aggressore, che l’ha convinta a cercare aiuto e cure mediche.

Durante l’ultima aggressione, la donna ha subito gravi danni all’orecchio e all’occhio, oltre a numerose altre ferite. In ospedale, il personale ha allertato le autorità, innescando una serie di eventi che hanno portato all’arresto del giovane. Nonostante il profondo legame affettivo che la legava al suo aguzzino, il quale chiudeva la porta di casa a chiave per impedirle di scappare, la donna ha finalmente deciso di rompere il silenzio.

Il Gip del Tribunale di Nola, Teresa Valentino, ha accolto la richiesta di custodia cautelare in carcere presentata dalla Procura, segnando un decisivo punto di svolta nel caso. La giovane donna ha espresso il desiderio di vedere giustizia fatta: «Chiedo che venga punito per quello che mi ha fatto», ha dichiarato, evidenziando il lungo calvario e la paura che ha vissuto, temendo anche per la sicurezza della sua famiglia.

Questa vicenda sottolinea la tragica realtà della violenza domestica e l’importanza di supportare le vittime nel trovare la forza di parlare e denunciare i loro aggressori. L’arresto del giovane non solo mette fine a un ciclo di violenza, ma serve anche come monito sulle conseguenze legali che attendono coloro che sceglieranno di perpetrare tali crimini.

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