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Debutto milanese de “Il teatro al lavoro”, documentario di Massimiliano Pacifico dedicato allo spettacolo “Elvira” di Toni Servillo

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Domani, martedì 11 dicembre al cinema Mexico di Milano, il 16 dicembre al cinema Massimo di Torino, il 17 al Cinema del carbone di Mantova poi nel nuovo anno a Napoli, Firenze, Bologna, Roma seguendo le tappe della tourné e teatrale. Sono fra le prossime date d’uscita di “Il teatro al lavoro” documentario di Massimiliano Pacifico dedicato alla “costruzione” di “Elvira” di Brigitte Jacques, lo spettacolo, tratto dalle lezioni tenute dal grande attore Louis Jouvet nel 1940, con il quale Toni Servillo (che per il debutto milanese del film non fiction sarà in sala insieme al cast per un incontro con il pubblico) sta riempiendo i teatri nelle ultime stagioni, in Italia e all’estero.

Massimiliano Pacifico. Il regista del documentario “Il teatro al lavoro”

Il documentario, distribuito da Kio Films insieme al corto “L’unica lezione” di Peter Marcias, dedicato ad Abbas Kiarostami, con cui ha debuttato ‘abbinato’ anche alle Giornate degli Autori dell’ultima Mostra del Cinema di Venezia. Il teatro “nella sua dimensione di officina, nella sua capacità di lavorare sulla coscienza di una persona, dell’attore, invitandolo a considerare il personaggio come un paesaggio misterioso da attraversare, dal quale ritornare rinnovato, cambiato” ha spiegato l’attore al Lido. Fra le lezioni che traiamo da Jouvet c’è “ad esempio la necessità di ritrovare un tensione pedagogica, dove il pedagogo non mantiene la visione di adulto ma celebra nei ragazzi lo stupore dell’infanzia”. Oggi”non è facile trovare un dialogo con i ragazzi, più abituati a mezzi di comunicazione superficiali e elementari, ma chi si avvicina al teatro sa che deve affrontare la complessità”. Il cinema italiano non si avvicina spesso al racconto del teatro, “però c’è grande curiosità soprattutto dai registi delle ultime generazioni nei confronti degli attori di teatro”. Servillo, tornato in scena con Elvira al Piccolo Teatro Grassi, dove sarà fino al 22 dicembre, sarà al cinema nel 2019 con ‘5 è il numero perfetto’, debutto alla regia di un maestro del fumetto, Igort, con Valeria Golino, affresco napoletano dell’Italia degli anni ’70. Inoltre lo vedremo protagonista del prossimo film di Mario Martone, Qui rido io, ritratto di Eduardo Scarpetta.

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Francia: colpo scena a processo, Kardashian perdona rapinatore

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Da regina dei social media e abile comunicatrice, Kim Kardashian si è presa la scena oggi al processo contro le dieci persone sospettate di averla rapinata nel 2016 a Parigi. Commossa dal pentimento di uno degli imputati, l’ex modella ha preso la parola in aula per perdonarlo. Lo ha raccontato Le Parisien. “Signora, è stato dopo averla visto in uno show televisivo francese e aver realizzato il danno psicologico che le ho inflitto che ho deciso di indirizzarmi a lei”, ha scritto Omar Ait Khedache, ‘Omar il Vecchio’, nella missiva letta in aula dal presidente del tribunale.

“Mi rivolgo a lei come essere umano per dirle quanto mi pento, quanto mi ha commosso e toccato vederla in lacrime. Spero che le mie parole la aiutino a superare il trauma”, ha detto ancora. Il pianto di Omar ha mosso al pianto anche Kim, in lacrime alle parole del suo aggressore. “Apprezzo la lettera, queste parole. Io ti perdono”, ha scandito Kardashian.

Perdona, ma non dimentica. Questo “non cambia emozioni e sentimenti”, ha subito aggiunto, “la mia vita è cambiata per sempre”. Tanto che ora “negli Stati Uniti, lavoro nel sistema giudiziario, voglio diventare un avvocato e far riabilitare le persone. Ho sempre creduto nella seconda possibilita’”. Il 3 ottobre 2016 uomini armati irruppero nella stanza d’albergo dove si trovava Kardashian, a Parigi per la settimana della moda, la legarono e la tennero sotto tiro mentre si appropriavano dei preziosi gioielli che l’ex modella aveva portato con se’. Si e’ trattato della rapina a mano armata piu’ redditizia compiuta negli ultimi vent’anni nella Ville Lumier: dieci milioni di dollari la refurtiva, tra cui l’anello di fidanzamento con diamanti da 4 milioni di dollari che la regina delle influencer aveva ricevuto dall’ex marito, il rapper Kanye West.

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Addio a Samuel French, attore di Killers of the Flower Moon e The Walking Dead: è morto a 45 anni

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Samuel French, attore noto per i suoi ruoli in Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese e nella saga televisiva The Walking Dead, è morto venerdì 9 maggio a Waco, Texas, all’età di 45 anni. La notizia è stata confermata dal produttore cinematografico Paul Sinacore, che ha lavorato con French nel film in uscita Towpath.

Una carriera intensa e una passione totale per la recitazione

Sinacore ha ricordato l’attore su Instagram definendolo «un interprete magnetico, celebrato per le sue performance esplosive e per una dedizione assoluta al mestiere». French, infatti, aveva affrontato una lunga battaglia contro un cancro che negli ultimi anni si era diffuso in tutto il corpo, come riportato da The Hollywood Reporter.

«Samuel era un caro amico e un attore incredibile», ha scritto Sinacore. Nel film Towpath, ambientato nel 1964 durante il movimento per i diritti civili, French interpreta il detective Bernard Crooke, un ruolo che secondo il regista «non sarebbe mai esistito senza di lui». «Ha portato un’intensità straordinaria, ha dato tutto per dare vita alla nostra visione creativa comune».

Dal successo con Scorsese al piccolo schermo

French aveva recitato in alcune serie TV come Texas Rising, The Mark of a Killer e Fear the Walking Dead — in quest’ultima nei panni di Ben, nella sesta stagione. Il suo ruolo più importante è arrivato con Martin Scorsese, che lo ha scelto nel 2023 per interpretare CJ Robinson, agente sotto copertura nel pluripremiato Killers of the Flower Moon, accanto a Robert De Niro.

«Con De Niro ha condiviso lo schermo regalando una performance di potenza trattenuta e intensità silenziosa», ha ricordato ancora Sinacore.

L’amore per la figlia e il ricordo commosso dei colleghi

French lascia una figlia, cui era profondamente legato. «Parlava sempre di lei con orgoglio e tenerezza», ha raccontato Sinacore, aggiungendo: «La sua amicizia ha avuto un impatto sorprendentemente profondo sulla mia vita».

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Dallo choc al sogno: il Napoli ci crede

Il Napoli è sorprendentemente primo in Serie A a due giornate dalla fine. Dopo una stagione disastrosa, Antonio Conte ha ribaltato tutto. Il racconto di un’impresa.

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Mancano due partite alla fine del campionato di calcio di Serie A e il Napoli è primo, un punto sopra l’Inter di Inzaghi che è in finale di Champions League.
Un risultato insperato e insperabile solo pochi mesi fa. Dopo l’anno orribile che ha visto tre allenatori alternarsi sulla panchina azzurra, con risultati a dir poco indecenti, e giocatori smarriti e confusi. Un anno che ha visto andar via Kim, Lozano, Elmas e anche Osimhen, che pure figurava in organico. E anche qualche altro calciatore.
Risultato? Un decimo posto senza storia e una squadra depressa, con il morale sotto i piedi. E con qualche altra defezione annunciata.

Antonio Conte

IL CAMBIO DI ROTTA CON ANTONIO CONTE

Poi è arrivato Antonio Conte. Ha bloccato la partenza del Capitano Di Lorenzo e il campionato ha avuto inizio.
Lo confesso: non ero una grande ammiratrice del Mister, non tanto per i tanti anni alla Juventus quanto per i troppi campionati giocati con il 3-5-2, un modulo che non mi piace.
Dai tempi di Benitez, l’allenatore che ha cambiato la filosofia di gioco del Napoli e lo ha reso internazionale, preferisco la difesa a quattro. Ma Conte è un vincente. Professionalità, sacrificio, tanto duro lavoro anche sulla testa dei giocatori.

DA VERONA AL RILANCIO

Intanto è andato via Rui, poi alcuni giovani talenti che non riuscivano ad esprimersi. E il Napoli, dopo la brutta partita di avvio persa a Verona, grazie a Conte ha fatto “reset” ed è ripartito.

Contando sui nuovi arrivati – calciatori bravi come Lukaku, Neres, McTominay – e su quelli che c’erano: Di Lorenzo, Lobotka, Politano…, Kvaratskhelia.
Ecco, Kvara: quando arrivò al Napoli era un giovanotto georgiano di belle speranze, che si era subito messo in luce nel Napoli dello scudetto, aveva galleggiato in quello del disastro e alternava sprazzi di luce a coni d’ombra in questo campionato. In realtà voleva solo essere venduto e andare al PSG.

UN GRUPPO RITROVATO, NONOSTANTE LE VOCI

Un antefatto lungo per dire che la bella campagna acquisti del presidente, la bravura del tecnico e del suo staff – in primis Lele Oriali, che ha svolto un ruolo fondamentale di cerniera fra tecnico e società, ascoltando i ragazzi, gioendo e soffrendo con loro – hanno prodotto il risultato eccezionale che è sotto gli occhi di tutti.
E per questo, adesso, la squadra non merita le bordate di fuoco amico che continuano a dire che Conte se ne va, che non va d’accordo con De Laurentiis, che questo o quel calciatore cambieranno squadra… e lo ripetono sotto varie forme in modo ossessivo, soprattutto nella fogna – o gogna – del web.

LEZIONI DAL PASSATO, SPERANZE PER IL FUTURO

Nel 2023 il Napoli aveva così tanti punti di vantaggio che la città si organizzava giorno dopo giorno per la grande festa, ma poi la gioia per il terzo tricolore fu offuscata dalla partenza dell’allenatore, dalle tensioni… Ero a Udine e, dopo la partita, invece di mostrarci la sua felicità, Spalletti sembrava un uomo che avesse passato un guaio.
Così tutti noi a tormentarci su chi sarebbe venuto, che cosa era successo, eccetera… invece di goderci uno scudetto strameritato.
Come si dice a Napoli, ci siamo “intossicati”.

Ma ora basta con questo giochino: quello che accadrà dopo il campionato si vedrà. Guardiamo con serenità le ultime due partite e festeggiamo comunque.
Torniamo in Champions, di sicuro.
E poi… chissà. Le gioie non attese sono quelle più grandi.

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